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domenica 29 gennaio 2012

Detti e proverbi vari in dialetto romagnolo

Avendo terminato la serie dei proverbi mensili a carattere meteo-agricolo in dialetto romagnolo, visto il gradimento espresso da alcuni dei miei lettori, ho frugato nella mia memoria per offrirvi anche questi proverbi generici, sempre in dialetto romagnolo, che spero vi saranno graditi.



S' un sbaglies neca i sapiènt, un 'i sarèb piò post par ij ignurènt.

Se non sbagliassero anche i sapienti non ci sarebbe più posto per gli ignoranti.


Un basta avèr rasòn, bsogna ch'i t'la dèga.

Non basta avere ragione: bisogna che te la riconoscano.


Al don in prinzìpi a gli è tot mel, e dop a gli è tot fel.

Le donne all'inizio sono tutto miele e dopo sono tutto fiele.


L'a piò côran lò che un zezt d'lumêgh.

Ha più corna lui di un cesto di lumache.


S'am met a f ê e' caplêr la zenta la ness senza la testa.

Se mi metto a fare il cappellaio la gente nasce senza testa.


La brasùla 'd chietar la pê sèmpar piò grânda.

La braciola degli altri sembra sempre più grande.


U j è chi ch' mâgna par campê e chi ch'mâgna par s-ciupê.

C'è chi mangia per vivere e chi mangia per scoppiare.


A pânza pina u' s rasòna mej.

A pancia piena si ragiona meglio.


Tri cvel ji è bel da znèn: e' sumàr, e' pôrc e e' cuntadèn.

Tre cose sono belle quando sono piccine: l'asino, il maiale e il contadino.


Bon temp, salut e quatrèn i n' stofa mai.

Buon tempo, salute e quattrini, non stancano mai.


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Aggiornamento del
1 settembre 2012


Con questo post partecipo al
Link Party # 24
by Topogina
Ho un dialetto per capello





giovedì 26 gennaio 2012

27 Gennaio: Giornata della memoria



Il 27 gennaio ricorre la Giornata della Memoria, istituita dal Parlamento italiano con la Legge 20 luglio 2000, n. 211, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 177 del 31 luglio 2000.
Come recita la legge, questa data è stata scelta, in quanto corrisponde alla data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, per ricordare la tragedia della Shoàh e per assicurare che le nuove generazioni, sempre più lontane cronologicamente dagli eventi storici, non ne perdano la memoria e l'insegnamento che ne scaturisce.

La stessa ricorrenza viene commemorata in molti altri paesi dell'Unione Europea ed è divenuta anche una data di rilevanza mondiale, in seguito alla risoluzione approvata dall'ONU il 1° novembre 2005, accogliendo un'iniziativa di Israele.


Non voglio aggiungere commenti. L'orrore per le nefandezze a cui cosiddetti "esseri umani" hanno sottoposto altri esseri umani, pur dopo tutti questi anni è ancora troppo intenso, così come l'indignazione verso chi, nonostante le inconfutabili prove e testimonianze, ha la spudoratezza di volerle negare.

Per celebrare la Giornata della Memoria mi affiderò invece alle parole della poetessa Joyce Lussu che, con questi intensi versi ci fa rabbrividire d'orrore e di pietà, nel ricordo di tutte le piccole vittime della follia nazista.




SCARPETTE ROSSE

C'è un paio di scarpette rosse
numero ventiquattro
quasi nuove:
sulla suola interna si vede ancora la marca di fabbrica
"Schulze Monaco"
c'è un paio di scarpette rosse
in cima a un mucchio di scarpette infantili
a Buchenwald
più in là c'è un mucchio di riccioli biondi
di ciocche nere e castane
a Buchenwald

servivano a far coperte per soldati
non si sprecava nulla
e i bimbi li spogliavano e li radevano
prima di spingerli nelle camere a gas
c'è un paio di scarpette rosse per la domenica
a Buchenwald

erano di un bambino di tre anni e mezzo
chi sa di che colore erano gli occhi
bruciati nei forni
ma il suo pianto lo possiamo immaginare
si sa come piangono i bambini
anche i suoi piedini
li possiamo immaginare
scarpa numero ventiquattro
per l'eternità
perchè i piedini dei bambini morti non crescono

c'è un paio di scarpette rosse
a Buchenwald
quasi nuove
perchè i piedini dei bambini morti
non consumano le suole.

(Joyce Lussu)

sabato 21 gennaio 2012

Hanno detto: sui cani

Anche se io sono una convinta gattofila, come non sciogliersi di tenerezza guardando questo dolce musetto?
E come non condividere le opinioni che questi noti personaggi hanno espresso sul migliore amico dell'uomo?



✿ Se raccogliete un cane affamato e lo nutrite non vi morderà. Ecco la differenza fra l'uomo e il cane.
(Mark Twain)

✿ Chi non ha mai posseduto un cane, non può sapere che cosa significhi essere amato.
(Arthur Schopenhauer)

✿ L'amore per un cane dona grande forza all'uomo.
(Seneca)

✿I cani amano gli amici e mordono i nemici, a differenza degli esseri umani, che sono incapaci di amore puro e confondono l'amore con l'odio nelle loro relazioni.
(Sigmund Freud)


✿ Più conosco gli uomini, più amo i cani."
(Madame de Sévigné)


✿ l cane possiede la bellezza senza la vanità. La forza senza l'insolenza. Il coraggio senza la ferocia. E tutte le virtù dell'uomo senza i suoi vizi.
(Lord Byron)

✿ "Recita come un cane." Ma tutti i cani che ho visto recitare erano bravissimi.
(Roberto Gervaso)

✿ Il sorriso del cane sta nella coda.
(Victor Hugo)

✿ Meticolosamente addestrato l'uomo può diventare il miglior amico del cane.
(Ford)

✿ I cane resta accanto al padrone nella prosperità e nella povertà, nella salute e nella malattia. pur di stare al suo fianco dorme sul terreno gelido, quando soffiano i venti invernali e cade la neve. Bacia la mano che non ha cibo da offrirgli, lecca le ferite e le piaghe causate dallo scontro con la rudezza del mondo. Veglia sul sonno di un povero come se fosse un principe.
(G.G. Vest)

martedì 17 gennaio 2012

17 gennaio: S. Antonio Abate

Oggi 17 gennaio la Chiesa ricorda Sant'Antonio Abate, detto anche tradizionalmente "Sant'Antonio del porco", per quel suo essere sempre rappresentato nell'iconografia con accanto un porcello.

Altri suoi attributi iconografici sono il fuoco e la croce a T con la campanella.
Secondo tradizione il legame fra la figura del Santo e il maiale sarebbe riferito all'uso terapeutico del suo grasso da parte dei frati Antoniani per la cura dell' "ignes sacer" ovvero "fuoco di S. Antonio" (Herpes zoster).
In alcune zone italiane, in occasione della sua festa c'era l'uso, talora ancora presente, di accendere grandi falò la sera della vigilia.


Nel cristiano culto di S. Antonio Abate traspare la reminiscenza di quello pagano e arcaico del Signore degli Animali, divinità propria sia delle civiltà di cacciatori che di quelle successive di pastori-allevatori. Il Signore degli Animali era l'essere supremo dal quale veniva fatto dipendere l'esito della caccia; era il signore delle foreste e della selvaggina e da lui dipendeva il benessere e l'esistenza stessa della comunità in quanto la mancanza di prede sottintendeva mancanza di sostentamento.



Un tempo, quando ancora l'allevamento degli animali rappresentava un elemento molto importante nell'economia della famiglia contadina, nelle campagne di varie zone d'Italia, la festa di sant'Antonio Abate era una delle ricorrenze più sentite, in quanto considerato santo protettore degli animali domestici.

Anche in Romagna, regione prevalentemente agricola, la devozione verso S.Antonio Abate era tenuta in particolare considerazione, tanto che, come hanno scritto in passato alcuni folkloristi romagnoli, "la divozione e la fede che i contadini hanno a S.Antonio è veramente singolarissima: né si può negare che essa non ecceda a quella di un qualunque altro Santo loro Avvocato o Protettore"
e ancora:
"fra i santi venerati dai contadini viene prima S. Antonio Abbate lor particolar Protettore, tanto che essi non si fanno gran scrupolo di giurare il falso sopra il Santo Vangelo, ma sopra l'immagine di S. Antonio Abbate non giurerebbero, sebbene fossero sicuri di perdere la vita".

L'immagine del Santo non mancava mai all'interno di stalle e porcili, dove di solito veniva affissa sopra la porta, a guardare i suoi protetti, dei quali doveva favorire la buona crescita e moltiplicazione. Ogni anno, nella ricorrenza del 17 gennaio l'immagine veniva sostituita da una nuova, mentre la vecchia veniva bruciata, per evitarne la profanazione in caso venisse calpestata o imbrattata.
In questo giorno gli animali venivano lasciati a riposo ed accuditi con particolare cura, mentre il prete passava nelle grosse fattorie a benedire le stalle oppure erano gli animali stessi ad essere condotti alla benedizione sul sagrato della chiesa.
In chiesa veniva anche distribuito il pane benedetto, ovvero il "pane di Sant'Antonio" che, offerto agli animali come cibo rituale, si credeva li avrebbe preservati dalle malattie.
In alcune zone della Romagna si pensava che nella notte di S. Antonio Abate le bestie avessero la facoltà di parlare, predicendo il futuro ma che avrebbe certamente "portato male" stare ad ascoltarle. Credenza che, in altre zone, era invece riferita alla notte dell'Epifania oppure alla notte di Natale.



Breve biografia di S. Antonio Abate.
Nato presso Eracleopoli, nel Medio Egitto, nel 251 circa, morì presso Afroditopoli nel 356.
Essendo ritenuto uno dei fondatori del monachesimo è detto "padre dei monaci".
Secondo la sua biografia, scritta da Sant'Atanasio nel IV secolo, si ritirò verso i vent'anni nel deserto della Tebaide, dove lo raggiunsero numerosi discepoli. Fondò varie comunità anacoretiche in Egitto. Fu due volte ad Alessandria a sostenere i cristiani durante le persecuzioni del 311 e a combattere l'Arianesimo. Ritornò quindi nel suo eremo nel deserto, dove morì a 105 anni. Da lui ricevette eccezionale incremento il monachesimo orientale.
La tradizione vuole che nel deserto subisse terribili tentazioni, variamente rappresentate nell'iconografia e nell'arte.

venerdì 13 gennaio 2012

Buon 2012

Bon de e bon ân,
ch'aviva la furtona par tot l'ân.

(Buon giorno e buon anno, che abbiate la fortuna per tutto l'anno).

Questo era l'augurio che dalle mie parti si soleva rivolgere nel giorno di Capodanno.




Ormai il Capodanno è passato ed io, come mi accade da un po' di mesi in qua, non sono riuscita ad affacciarmi al blog a tempo debito ma, anche se in ritardo, voglio ugualmente porgere il mio augurio di un Buon 2012 a tutti i miei lettori:
- a tutti coloro che ho avuto il piacere di conoscere di persona durante la Festa Blogger di Bologna;
- a tutti coloro coi quali, in questi due anni (già, infatti il 16 gennaio sarà il mio secondo compli-blog), si è instaurato un bel feeling che, nonostante le mie frequenti assenze, spero di riuscire a mantenere nel tempo;
- a tutti coloro che hanno ritenuto in qualche modo interessanti i miei post e mi hanno regalato la loro assidua ed incondizionata attenzione;
- a tutti coloro che si sono affacciati, chi più chi meno frequentemente, per ricambiare le mie visite.

Ma, oltre all'augurio di Buon Anno, voglio rivolgere anche un sentito ringraziamento a tutte le amiche e gli amici che, nel post precedente, mi hanno lasciato un commento di saluto e di augurio.