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martedì 31 agosto 2010

Hanno detto: sulla felicità




✿ La felicità è come una farfalla: se l'insegui non riesci a prenderla, però se ti siedi tranquillo può anche posarsi su di te.
(Nathaniel Hawthorne)

✿ Il ricordo della felicità non è più felicità, il ricordo del dolore è ancora dolore.
(George Byron)

✿ La felicità è una ricompensa che giunge a chi non l'ha cercata.
(Pavlovic Cechov)

✿ Non c'è cosa più vitale, per la felicità degli uomini, che la libera scelta della propria carriera.
(Stuart Mill)

✿ Le persone che ci sembrano felici spesso sono più infelici di noi.
(Smiles)

✿ La felicità è qualcosa che si moltiplica quando viene condivisa.
(Paulo Coelho)

✿ La felicità è un delicato equilibrio tra quello che si è e quello che si ha.
(G. Pollard)

✿ La felicità spesso s'insinua attraverso una porta che non sapevate di aver lasciato aperta.
(John Barrymore)

✿Cercando una grande felicità quante piccole felicità si perdono!
(A. de Vigny)

✿ Qualunque viaggio noi intraprendiamo, noi inseguiamo la felicità. Ma la felicità è qui.
(Quinto Orazio Flacco)

mercoledì 25 agosto 2010

Centauro ribelle



CENTAURO RIBELLE


Si stempera e dissolve
il tuo respiro
nell’alba rugiadosa
di un’estate al finire

e il sangue tuo innocente
sotto le stelle chiare
linfa vitale sarà
al mito del centauro
impavido e ribelle
che in una notte di luna
si giocava la vita

e rombo di motore
ruggiva la sua sfida
mentre lanciavi i dadi
per l’ultima partita

Riposa in pace
figlio
nel cuore di tua madre
che per te si fa culla
che per te si fa altare

riposa in pace
figlio
e lieve ti sia la terra
che di te rifiorisce

Echi di pianto
seguono
le orme del tuo andare
nel vento
e rombo di motori
veglia
sul tuo silenzio.



© Carla Castellani




E' accaduto 6 anni fa, in una calda notte di fine agosto.
Max era l'amico più caro dei miei figli.

lunedì 23 agosto 2010

E le altre sere verrai?

In un tardo pomeriggio domenicale di fine estate, nell'atmosfera rarefatta di un bar semi-deserto in cui pochi personaggi (alcuni presenti ed alcuni solamente evocati) si muovono appena, Philippe Besson dipana questo romanzo che, nonostante la lentezza dell'andamento narrativo, non ho trovato affatto noioso.
Merito certamente della penna felice dell'autore, più che della storia, in definitiva molto lieve.


Titolo: E le altre sere verrai?

Titolo originale:
L'arrière-saison
Autore: Philippe Besson

Traduzione: Francesco Bruno

Editore: Ugo Guanda


Trama:
Una donna e un uomo in un bar di Cape Cod. Lei indossa un abito rosso e sorseggia un Martini. Lui pulisce con cura il bancone. Sono Louise, autrice teatrale, e Ben, barman del Phillies. Louise non rinuncia da anni al suo cocktail in quel locale un po' appartato dalla folla, Ben non si perde nessuna messa in scena delle pièce di lei. Ma è anche lo spettatore, discreto e intelligente, della vita e degli amori della donna. Conosce Norman, attore passionale e uomo sposato, e sa che è da lui che Louise sta attendendo una telefonata, un cenno. Ma quando si apre la porta e sulla soglia compare Stephen Townsend, ex di Louise, il Phillies si affolla dei ricordi di un grande amore finito. Ma è finito davvero?



Affascinato da questo famosissimo quadro di Edward Hopper, Philippe Besson ne acquista la riproduzione e una sera, per caso, inizia a immaginare la vita dei personaggi che vi sono ritratti, mescolando con grande sapienza narrazione e suggestioni pittoriche.
E' così che è nato questo romanzo.




sabato 21 agosto 2010

Dolomiti: patrimonio naturale dell'umanità

Ancora permeata dell'incanto dei paesaggi dolomitici, dove ho appena trascorso una lunga vacanza, ho voluto dedicarmi ad una appassionante, anche se non approfondita, ricerca.



Le Dolomiti, che dal 26 giugno 2009 l' Unesco ha inserito nella lista dei beni "patrimonio naturale dell'umanità", devono il loro nome allo scienziato Déodat de Dolomieu, geologo ed avventuroso viaggiatore francese.
Nell'estate del 1879, nel corso di un suo rocambolesco viaggio di più di 1.300 chilometri compiuto a piedi attraverso le Alpi per rilevare le particolarità orografiche e geologiche della regione alpina orientale, Déodat de Dolomieu rileverà l'eccezionalità della roccia di cui sono composte queste montagne, che descriverà come una pietra iridescente che al tramonto trattiene i raggi del sole.
Inviati all'Università di Ginevra alcuni campioni di questa particolarissima roccia, il minerale verrà esaminato dal naturalista e chimico svizzero Théodore-Nicolas De Saussure, figlio di quell' Horace-Bénédict de Saussure, pioniere dell'alpinismo che, già nel 1787 per poterne misurare l'altezza, fu uno dei primi a raggiungere la vetta del Monte Bianco.
Al minerale, riconosciuto con la formula MgCa (Co3)2, cioè carbonato doppio di calcio e magnesio, in onore del suo scopritore verrà attribuito il nome di dolomia.

Déodat (o Dieudonné) de Dolomieu
(Dolomieu, 23 giugno 1750
Châteauneuf, 26 novembre 1801)



Il termine Dolomiti come toponimo per definire queste montagne però apparirà solo dopo circa 70 anni, su una guida della collana "Murrey's Handbooks", intitolata appunto "The Dolomite Mountains", e questo grazie a due facoltosi viaggiatori inglesi, Josiah Gilbert e George Churchill.
Infatti questi due avventurosi gentleman, incaricati di inserire informazioni inedite nella nuova guida Murrey in fase di stesura, considerato che era proprio questo tipo di strana roccia (la dolomia) l'elemento più caratteristico di queste singolarissime montagne, decisero di attribuire loro il toponimo che ritenevano più indicato: e così Dolomiti furono.


La dolomia è roccia sedimentaria formatasi nelle ere geologiche sul fondo di mari caldi e sollevatasi in grossi banchi, che sono rimasti isolati nel contesto di altre formazioni calcaree sedimentarie o vulcaniche.
Da quando sono emerse alla luce, le rocce dolomitiche hanno subito l'incessante azione disgregatrice degli agenti atmosferici che, a differenza dell'effetto su altri tipi di minerale, le hanno erose in senso verticale, modellandole in fantastici aspetti di torri, campanili, guglie, blocchi fessurati, enormi gradoni, terrazze sovrapposte.

Così si sono formate le Dolomiti, gruppi di montagne nettamente isolati in mezzo alle Alpi del Trentino, dell'Alto Adige e del Bellunese.
Fenomeno unico al mondo, di incomparabile fascino oltre che per le loro forme anche per i loro colori che vanno dal grigio al rosa, dal rosso al cenere, le Dolomiti costituiscono uno spettacolo cromatico di arcana bellezza.
Sono state definite "i monti pallidi" perchè sotto la luce sfolgorante dell'estate i loro toni tendono a schiarirsi, qualsi fossero ricoperti di polvere, e attorno all'incanto di queste straordinarie montagne sono fiorite tante suggestive leggende.
Ne segnalo solo qualcuna, fra le tante che ho raccolto nel mio sito:
La leggenda delle rose
Lusor di luna
Dona Dindia e Zan de Rame
L'usignolo del Sassolungo
Soreghina





Ed ecco, in un rapido excursus, alcuni gruppi dolomitici, la cui ubicazione è distribuita fra le province di Trento, Bolzano e Belluno:


Il Gruppo del Brenta, nel Trentino occidentale, tra la Valle Rendena e la Val di Sole, con cime famose come il Campanile Basso, il Crozzòn di Brenta, la Tosa, gli Sfulmini.


Gruppo del Brenta,
con gli Sfulmini e il Campanile Basso

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Il Gruppo delle Pale di San Martino, nel Primiero, con il Cimòn della Pala, la Vezzana, la Rosetta, il Sass Maor.


Le Pale di San Martino al tramonto

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Il Gruppo della Marmolada, considerata la regina delle Dolomiti, in Val di Fassa, con la vetta e il ghiacciaio più alti di tutto il mondo dolomitico (m. 3342).


Gran Vernel

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Il Gruppo del Catinaccio, in Alto Adige, con il Latemar, le Torri del Vajolet, la Roda di Vael.


Il Catinaccio

Le Torri del Vajolet

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Il Gruppo del Sassolungo e il Gruppo delle Odle e Puez, tra la Val Gardena e la Valle di Funes.


Il Sassolungo visto dall'Alpe di Siusi

Le Odle di Funes

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Il Gruppo del Sella tra il Passo Gardena e il Passo Pordoi.


Gruppo del Sella visto dalla Val Gardena

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In provincia di Belluno le Dolomiti di Cortina, con le Tofane, il Pomagagnon, il Sorapis, il Cristallo e le Dolomiti del Cadore, con il Pelmo, l'Antelao, il Civetta.


Il Cristallo

Il Pelmo

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Le Dolomiti di Sesto, tra Dobbiaco e il Cadore, con i Tre Scarperi, la Croda dei Toni, il Popera, ma soprattutto con la più famosa triade di montagne dolomitiche del mondo: le Tre Cime di Lavaredo.


Le Tre Cime di Lavaredo

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Paradiso degli escursionisti, dei rocciatori e degli sciatori, le Dolomiti offrono sia in estate che in inverno, l'incanto di un mondo fiabesco e lo scenario più emozionante che la montagna possa dare.




* Fonte delle notizie:
- Guida turistica, Ed. F.lli Orenpuller (TN)
- In viaggio sulle Alpi, di M.A.Ferrari

* Tutte le fotografie presenti in questo post sono state reperite nel Web e sono di proprietà dei loro autori.


venerdì 20 agosto 2010

Risotto ai finferli


Per chi non lo sapesse, i finferli sono ottimi funghi, che vengono chiamati anche gialletti, galletti o gallinacci, ed il cui nome scientifico è Cantharellus cibarius.
Per il risotto io li trovo migliori perfino dei porcini, e poichè dei porcini, durante il mio soggiorno in montagna, non ho visto nemmeno l'ombra, per ben 4 volte il risotto l'ho fatto con i finferli.
Ecco qui la mia ricetta:


RISOTTO AI FINFERLI

Ingredienti per 4 persone:
400 g. di finferli appena raccolti, accuratamente puliti e tagliati a pezzetti
pochissimo olio extra vergine d'oliva
due spicchi d'aglio tritati finisssimi
400 gr di riso Arborio o Carnaroli
mezzo bicchiere di vino bianco secco
brodo di carne o di dado q.b.
una noce di burro
parmigiano grattugiato
prezzemolo tritato
sale e pepe q.b.

Preparazione:
Tritate molto finemente l'aglio e fatelo appena rosolare in pochissimo olio, quindi aggiungete i funghi e fateli cuocere per 10 minuti circa.
Mettete sul fornello un'altra casseruola più grande, senza alcun condimento e tostate leggermente il riso, mescolandolo continuamente.
Sempre mescolando, bagnate con un pò di vino bianco, che evaporerà immediatamente e quindi unite i funghi che intanto avete cotto a parte.
Salate, pepate e e portate a cottura il riso aggiungendo a poco a poco il brodo necessario.
A cottura ultimata, mantecate col burro e il parmigiano, aggiungete una spolveratina di prezzemolo tritato e servite il risotto ben caldo.





Buon appetito!

martedì 17 agosto 2010

A Francesca, che scala le montagne

Eccomi ritornata dalle mie vacanze montanare e, tanto per respirare ancora per un po' l'aria di montagna, mi permetto proporvi questi versi, che ho scritto qualche anno fa, e che sono dedicati a mia figlia, appassionata di free-climbing e alpinismo.



A FRANCESCA CHE SCALA LE MONTAGNE

Tenero come cipria il tuo incarnato
che il sole segna di efelidi leggere.

Pozze d’ambra lucente nel tuo sguardo
dove si specchia il volto mio di ieri
ancora indenne dalle ingiurie del tempo
ancora teso ad inseguir chimere.

Strano connubio di dolcezza e forza
nel tuo esile corpo di ragazza
dove la donna volitiva e fiera
ancor conserva l’anima leggera
della bimba vulnerabile di un tempo.

L’agile corpo di silfide
proteso sull’abisso
con movenze aggraziate
quasi danzando sulla roccia scabra
con muscoli d’acciaio
sfida l’incombente parete
e giunge alfine alla sofferta meta.

E sulla vetta violata
come polena stagliata contro il cielo
canta il tuo cuore un peana di vittoria
mentre appesa alle nuvole
rubi un frammento di eternità.



© Carla Castellani