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mercoledì 25 gennaio 2017

"L'uomo che piantava gli alberi" di Jean Giono



L'UOMO CHE PIANTAVA GLI ALBERI
(L'Homme qui plantait des Arbres - 1953)
 di Jean Giono

è una delicata, poetica storia che viene presentata come un libro per ragazzi ma che mi sembra più giusto definire una "favola per adulti".

Se finora non vi è mai capitata l'occasione di leggere questo bellissimo libro in modalità cartacea, potreste almeno ritagliarvi una mezz'oretta di tempo per guardare questo suggestivo filmato d'animazione di Frédérick Black del 1987, vincitore nel 1988 del premio Oscar per il miglior cortometraggio d'animazione, tratto dal sopracitato racconto.

In questa prima versione italiana, ormai introvabile, la voce narrante è di Omero Antonutti che lo leggerà per voi.

Siete pronti ad emozionarvi?


venerdì 20 gennaio 2017

Un gradito regalo




In questo nuovo inizio d' anno, inaspettato e molto gradito, ho ricevuto un dono da parte di Tiziano Scarpel del blog Non tutto ma di tutto, un simpatico amico blogger che qualche anno fa ho avuto il piacere di conoscere anche di persona, in occasione di una sua visita nella mia città.

Ci eravamo ripromessi di incontrarci nuovamente ma finora problemi di salute da parte di entrambi ce lo hanno impedito.
Però come suol dirsi? "finché c'é vita c'é speranza".



Tiziano è un pittore che conoscendo il mio grande amore per la montagna e il mio rimpianto di non poterla più frequentare come un tempo, mi ha fatto un dono molto significativo: un suo dipinto che rappresenta un angolo delle Dolomiti. E le parole che lo accompagnano esprimono tutta la sensibilità del suo animo: "... un angolo delle Dolomiti che hai tanto amato e che ami tuttora. Ti auguro che il prossimo anno tu possa se non passeggiare almeno ammirarle da vicino."



Grazie Tiziano!
e voglia il cielo che il tuo augurio possa avverarsi.


lunedì 16 gennaio 2017

Nel bene e nel male ... 7 anni di blog



E così nel bene e nel male, un passo dopo l'altro, questo mio blog ha raggiunto 7 anni di vita.
Da non crederci quando, quella lontana sera del 10 gennaio 2010, cincischiando cincischiando, ero riuscita a creare questo contenitore, incuriosita dal mondo Blogger che avevo appena conosciuto grazie alla mia amica Carla Colombo.
Un "contenitore" dove inserire una parte di me, dei miei pensieri, dei miei interessi, da condividere in questo poliedrico mondo dove nel corso degli anni ho conosciuto tante diverse realtà e incontrato tante persone interessanti.

Questo interagire con persone sconosciute, che poi sono diventate presenze importanti nella mia vita, si è rivelata a tutt'oggi una piacevole avventura che spero potrà continuare ancora a lungo nel tempo, nonostante tutti i problemi che spesso mi hanno obbligata a disertare il blog per periodi più o meno lunghi.

Anche quest' ultimo anno di vita del mio blog è stato caratterizzato da un periodo piuttosto critico che non mi ha vista assiduamente presente, ma soprattutto che ha segnato la dolorosa scomparsa, a breve distanza l'una dall'altra, di due amiche Blogger, Graziella del blog Colori e parole di Gabe e Ambra del blog Tra sogni e realtà , la cui mancanza avverto in modo intenso dopo aver interagito con loro per anni, in condivisione di pensieri e parole.

Ma così è la vita ... e poichè oggi siamo qui per festeggiare un compleanno, bando alla tristezza e uniamoci in un brindisi per augurare a questo blog una ancor lunga vita e a noi di continuare ad incontrarci per tanto tempo ancora in questo mondo virtuale e, perché no, qualora se ne presentassero le condizioni, anche nel mondo reale.





domenica 8 gennaio 2017

Ti ci abituerai ...

- Ti ci abituerai ...- mi dicevano.
No. Non ci si può abituare all'assenza delle persone che per tutta la vita abbiamo intensamente amato.
Col tempo si impara a sopravvivere, ma è un'altra cosa.
Oggi sono 18 anni che sopravvivo alla tua assenza, Mamma mia adorata, ma alla tua mancanza non mi ci sono ancora abituata.

 © Carla Castellani

mercoledì 4 gennaio 2017

"La vispa Teresa" di Trilussa

Iniziamo l'anno con un sorriso.
Credo che non sia ignota a nessuno la simpatica filastrocca della "vispa Teresa", scritta per i bambini  da Luigi Sailer, intorno al 1850,  ma forse non tutti sanno che anche Carlo Alberto Salustri (più noto come Trilussa) nel 1917 si cimentò con questo testo, scrivendone, con la sua consueta ironica mordacità, l'ideale continuazione.

Io, che  non ne ero a conoscenza,  mi sono casualmente imbattuta in questo testo pubblicato da un'amica su Facebook e poichè l'ho trovato molto divertente ho voluto condividerlo con voi.

Spero non vi dispiaccia questa dissacrazione compiuta da Trilussa, di un personaggio che ci fu caro nella nostra infanzia.




LA VISPA TERESA

Se questa è la storia,
che sanno a memoria
i bimbi di un anno,
pochissimi sanno
che cosa le avvenne
quand'era ventenne!

Un giorno di festa,
la vispa Teresa
uscendo di Chiesa
si alzava la vesta
per farsi vedere
le calze chiffonne,
ché a tutte le donne
fa tanto piacere.

Armando il pittore,
vedendola bella,
le chiese il favore
di far da modella.
Teresa arrossì
ma disse di sì.
“Verrete?” “Verrò:
ma badi però...!”
“Parola d'onore!”
rispose il pittore.
Il giorno seguente,
Armando, l'artista,
stringendo furente
la nuova conquista,
gridava a distesa:
“T'ho presa, T'ho presa!”

A lui supplicando
Teresa gridò
“Su, su, mi fa male
la spina dorsale,
mi lasci ché anch'io
son figlia di Dio..."
“Se ha qualche programma
ne parli a la mamma...”
A tale minaccia
Armando tremò,
dischiuse le braccia...
ma quella restò.

Perduto l'onore,
sfumata la stima,
la vispa Teresa
più vispa di prima,
per niente pentita,
per niente confusa,
capì che l'amore
non è che una scusa.

Per circa tre lustri
fu cara a parecchi:
fra giovani e vecchi,
fra oscuri ed illustri,
la vispa Teresa
fu presa e ripresa.
Contenta e giuliva
soffriva e s'offriva.
(La donna che s'offre
se apostrofa l'esse
ha tutto interesse
di dire che soffre).

Ma giunta ai cinquanta,
con l'anima affranta,
col viso un po' tinto,
col resto un po' finto
per torsi d'impaccio
dai prossimi acciacchi,
apriva uno spaccio
di sale e tabacchi.

Un giorno un cliente,
chiedendo un toscano
le porse la mano,
così... casualmente:
Teresa la prese,
la strinse e gli chiese:
“Mi vuole sposare?
Farebbe un affare!”
Ma lui, di rimando,
rispose: “No, No!...
Vivendo fumando
che male ti fo?”
Confusa e pentita
Teresa arrossì,
dischiuse le dita
e quello fuggì.

Ed ora Teresa,
pentita davvero,
non ha che un pensiero:
d'andarsene in Chiesa.
Con l'anima stracca
si siede e stabacca,
offrendo al Signore
gli avanzi di un cuore
che batte la fiacca.

Ma spesso fissando
con l'occhio smarrito
la polvere gialla
che resta sul dito,
le sembra il detrito
di quella farfalla
che un giorno ghermiva
stringendola viva.

Così, come allora,
Teresa risente
la voce innocente
che prega ed implora:
“Deh! Lasciami! Anch'io
son figlia di Dio!”
“Fu proprio un bel caso!
- sospira Teresa,
fiutando la presa
che sale nel naso -
Se qui non son lesta
mi scappa anche questa!”

E fiuta e rifiuta,
tossisce e sternuta:
il naso è una tromba
che squilla e rimbomba
e pare che l'eco
si butti allo spreco...

Fra un fiotto e un rimpianto,
tra un soffio e un eccì!
la vispa Teresa...
lasciamola lì!

(Trilussa)