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lunedì 19 giugno 2017

Tempo di vacanze



E' ormai tempo di vacanze e il Web trabocca di allettanti immagini di luoghi di villeggiatura.
Ma ciò che cattura il mio sguardo non sono le azzurre acque dei mari tropicali o delle nostre belle coste, ma i verdi boschi e le eccelse cime delle Dolomiti, le mie amatissime montagne, quelle che io chiamo "i miei luoghi del cuore", e dove veramente ho lasciato il cuore.


Per problemi di salute già da 5 anni ho dovuto rinunciare completamente alle mie vacanze montanare e soffro al pensiero che non potrò più inoltrarmi in un bosco in cerca di funghi, affrontare un ripido sentiero per raggiungere un rifugio, respirare l'aria sopraffina dell'alta quota,  bearmi di panorami mozzafiato, vivere l'emozione di scoprire rari fiori di montagna e di sbirciare gli animali selvatici nel loro habitat.


Ma ognuno ha il suo destino e a me che abito praticamente in riva al mare, il mare non piace e per raggiungere le montagne che amo ho sempre dovuto sobbarcarmi percorsi di centinaia di kilometri, che ormai  il mio stato fisico non mi permette più di affrontare.
Così vivrò la mia estate in poltrona, sul balcone della mia nuova abitazione, che per fortuna è circondata da frondosi e annosi alberi che mi faranno vivere l'illusione di trovarmi in un bosco.
E ricorderò le mie montagne con questi miei versi a loro dedicati.


SERA

Conosco
il respiro profondo del bosco
al calar della sera
quando immerso in liquida luce
d’un tratto sommerso è dall’ombra
che scura invade ogni anfratto
e d’un velo riveste ogni fronda.

Conosco
il languore del cielo
al calar della sera
quando il sole ratto scompare
e dietro le crode a lungo
rimane un bagliore
con toni di rosso e di viola.

Conosco
il fremito arcano che sfiora la valle
al calar della sera
retaggio di arcaici timori
e anch’io creatura di queste montagne
con l’ultimo squarcio di luce
trepida attendo
che la notte mi avvolga.


© Carla Castellani
Opera 1ª classificata al 19° Concorso di Poesia inedita - V Sezione - Comune di Faenza - anno 2004.


domenica 4 giugno 2017

Dozza, un museo a cielo aperto.



Tra verdi colline dolcemente digradanti verso la Via Emilia, la grande strada consolare che, dritta come una spada, divide la Romagna del monte da quella del piano e del mare, sorge il borgo medievale di Dozza.
Posto sul crinale di una collina che domina la valle del fiume Sellustra si trova a sud di Bologna, a 6 km da Imola. Geograficamente è in terra di Romagna, anche se amministrativamente si trova in provincia di Bologna.



Sulle case del borgo medievale e sulle strade che portano alla piazza si erge la possente Rocca Sforzesca, che mantiene inalterata la sua struttura medievale. Fu Caterina Sforza, che tenne il feudo dal 1494 al 1499, che la volle come baluardo a difesa della Romagna dalle mire grifagne del Duca Valentino Cesare Borgia, facendola riedificare alla fine del XV secolo sulle precedenti rovine di fortezze bolognesi del 1250 ca.
I bolognesi Campeggi la trasformarono da edificio puramente militare in palazzo signorile sul finire del ‘500. La Rocca passò in seguito alla famiglia Malvezzi-Campeggi che vi dimorò fino al 1960.


Nella Rocca si possono visitare gli appartamenti del piano nobile, il salone, i salottini e le camere da letto, la cucina con i relativi utensili databili al 1500, la sala delle armi, le prigioni, le stanze di tortura, il caratteristico pozzo a rasoio, i camminamenti sulle torri.


Al secondo piano si trovano il Centro Studi e Documentazione del Muro Dipinto e la Collezione d'Arte Mascellani, mentre situata nei suggestivi sotterranei, si trovano esposte e in vendita oltre 800 etichette selezionate ed un wine bar per degustazioni guidate da sommeliers professionisti.


Ingentiliscono il paese oltre un centinaio di grandi affreschi murali dipinti sulle case dal pennello sapiente di nomi prestigiosi quali Sassu, Purificato, Brindisi, Sughi, Cappelli e di tanti altri artisti contemporanei. Si tratta di un vero e proprio museo a cielo aperto.






Le immagini presenti in questo post sono state reperite sul Web.