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domenica 26 febbraio 2017

Il mangiare in detti e proverbi in dialetto romagnolo


E' gia da qualche tempo che ho interrotto la presentazione dei detti e proverbi in dialetto romagnolo, che tanto erano stati apprezzati dai miei vecchi followers, nonostante il mio dialetto non fosse per loro così facilmente comprensibile. Per facilitarne la comprensione, anche stavolta li ho corredati da adeguata traduzione letterale e, ove opportuno, anche da un breve chiarimento esplicativo sulle usanze e tradizioni alimentari romagnole.



Sot j urcion, i caplet int e' brôd d'mânz e gapon.
(Asciutti gi orecchioni, i cappelletti in brodo di manzo e cappone.)
Par fe un brôd bon: costa, zampa d' bo e un mez gapon, test d' videl, os d' schinêl, panduren, udur e un bel pogn d' sêl.
(Per fare un buon brodo costa, zampa di bue e mezzo cappone, testa di vitello, ossa di schienale, pomodorini, odori e un bel pugno di sale.)
Così consigliavano le brave "azdore" di Romagna..

Par i Set Dulur belecot e canèna nôva int e' got.
(Per i Sette Dolori bellecotto (cotechino) e canina nuova nel gotto.)
La canina è un vino ricavato da un'uva nera, non molto pregiata, da non confondersi con la cagnina, vino più pregiato ma poco alcolico, di colore rosso intenso, da consumarsi d'inverno con le castagne arrosto o con dolci a base di castagne.
La "Fira di set dulur" è una Fiera che da diversi secoli si svolge a Russi (RA), in onore della Madonna Addolorata, la terza domenica di settembre.

La galena de mert lov, che se la n' s' mâgna, la va in malor.
(La gallina del martedì grasso, che se non si mangia, va in malora.)
La galena d' Carnevêl,  se la n' s' mâgna, la va da mêl.
(La gallina di Carnevale se non si mangia, va a male.)
La tradizione prevedeva che il martedì grasso si uccidesse e si servisse in tavola la gallina più vecchia del pollaio.

Se e' pân t' vu cusar ben, schêlda e foran cun di spen.
(Se vuoi cuocere bene il pane scalda il forno con degli spini.)
Nei casolari di campagna il pane si faceva una volta alla settimana e si cucinava in un rustico forno che andava prima scaldato con fascine di stecchi ben asciutti.

Zuzeza fresca, d'maz i salem, d'satembar la copa, i parsot ad du en.
(Salsiccia mangiata fresca, in maggio i salami, in settembre la coppa, i prosciutti di due anni.)
La panzeta de majel la's mâgna a Carnevêl.
(La pancetta del maiale si mangia a Carnevale).
E' dolz-môrs l'è e' mej de pôrc.
(Il pancreas è il meglio del maiale.)
Questi tre proverbi sono riferiti a quando nelle nostre campagne  si allevava il maiale per poi ucciderlo in dicembre, ricavandone scorte di cibo per l'anno a venire).

A scota dida la saraghena, da fê clazion a la matena.
(A scottadito la saraghina per far colazione la mattina.)
Se t' vu sintì l'amor dla sardela, socia la testa e mâgna la budela.
(Se vuoi sentire il sapore della sardella, succhia la testa e mangia le budella)
Sono questi due tipi di pesce azzurro piccoli e molto simili fra loro,  di cui si può mangiare tutto, in un sol boccone.

Pân d'un dè, furmaj d'un mes, ven d'un ân, dona d' vent en.
(Pane di un giorno, formaggio di un mese, vino di un anno, donna di vent'anni.)

Par Sân Jusef ov duri e radec.
(A San Giuseppe (19 marzo) uova sode e radicchi di campo.)

La zola d' Sân Zvan l'è e' furmaj di puret.
(La cipolla di San Giovanni (24 giugno) è il formaggio dei poveri.)

Par Sân Lurenz la cocla t'la pu stache parché l'e fata da magnê.
(Per San Lorenzo (10 agosto) la noce la puoi staccare perché è matura da mangiare)

Dop ala Madona d'agost (15 agosto) i còmar j a pers e' gost.
(Dopo la Madonna d'agosto i cocomeri hanno perso il gusto.)

Setembar uva e figh la pânza la tira e e' cul e' rid.
(Settembre, uva e fichi, la pancia si tende e il culo ride.)

giovedì 16 febbraio 2017

Aneddoti letterari

Spigolando qua e là nel Web ho trovato alcune curiosità ed alcuni piccoli e talvolta divertenti aneddoti legati a personaggi della letteratura che potranno forse strapparvi un sorriso.


MARCO TULLIO CICERONE - (106 a C. - 43 a C.)
Nel corso di una causa, Metello Nepote si scagliò con una certa acrimonia contro Cicerone rimproverandogli di essere un plebeo. Di tanto in tanto gli rivolgeva la domanda: "Chi è tuo padre?" Cicerone per un po’ lasciò correre, poi gli rispose: "A te non posso chiedere la stessa cosa, o Metello, perché tua madre ha reso questa domanda estremamente delicata".

DANTE ALIGHIERI - (1265 -1321)
Si dice che Dante fosse dotato di una memoria eccezionale.
Un giorno uno sconosciuto incontrato per strada gli chiese "Qual'è l'alimento più buono del mondo?"
"L' ovo" rispose Dante.
Dopo un anno lo stesso uomo incontrò nuovamente Dante nello stesso luogo e gli chiese: "Con che cosa?" "Col sale" rispose Dante.

VICTOR HUGO - (1802 - 1885)
Dopo aver pubblicato "I miserabili", Victor Hugo era impaziente di sapere come era stato accolto dal pubblico. Così inviò all'editore una lettera con un semplice punto interrogativo. L'editore, per comunicargli il grande successo dell'opera, gli rispose inviandogli un foglio con un punto esclamativo.

ALESSANDRO MANZONI - (1785 - 1873)
Una prima versione de "I promessi Sposi" aveva per titolo "Fermo e Lucia". Si dice che Manzoni decise di cambiare il nome del protagonista per evitare di scrivere "Qui Fermo si fermò" oppure "Qui Fermo si mise a correre".

CARLO COLLODI - (1826 - 1890)
Carlo Lorenzini, vero nome dell'autore di Pinocchio, era gaudente e spensierato. Dopo aver perso al gioco una forte somma di denaro un suo amico editore si offrì di versargli tutto l'importo purché, entro l'anno, gli avesse scritto un libro per ragazzi. Lo scrittore mantenne l'impegno e realizzò uno dei più bei libri di narrativa per i ragazzi.

HONORE' DE BALZAC - (1799 - 1850)
Un giovanissimo Balzac portò a un editore un romanzo intitolato "L'ultima fata". L'editore, entusiasta, decise di acquistarne i diritti offrendogli 3000 franchi. Quando seppe che viveva in un quartiere popolare in periferia, pensò che 2000 franchi sarebbero stati sufficienti. Mentre saliva al sesto piano della casa dove lo scrittore viveva, pensò che si sarebbe accontentato di 1000 franchi. Quando entrò nel povero appartamento dell'autore, gli disse: Signor Balzac, eccovi 300 franchi per la proprietà del vostro romanzo.
Balzac accettò.

HEINRICH HEINE - (1797 - 1856)
Ormai moribondo, il poeta confidò ad un amico che era andato a fargli visita:
//7"Ho lasciato tutto in eredità a mia moglie, purché si risposi subito, così ci sarà qualcuno che mi rimpiangerà tutti i giorni".

RICHARD BENTLEY - (1662 - 1742)
Era un uomo molto colto ma piuttosto impacciato in società. Invitato a una festa a casa di una contessa in una sala affollata, avvertì un tale disagio da andar via dopo pochi minuti. A chi le chiese chi fosse quel tipo, la contessa rispose: "E' un uomo così colto da sapere come si chiama una sedia in tutte le lingue del mondo, ma non sa come ci si deve sedere".

GIOSUE' CARDUCCI - (1835 - 1907)
Del Carducci sono famose le sue "ribotte", pantagrueliche mangiate, che cominciavano al mattino e finivano al crepuscolo, dove con gli amici di Castagneto discuteva e recitava poesie, pasteggiando con dell'ottimo vino.
E il vino fu un suo compagno tutt'altro che sgradito tant'è che la sua collaborazione alla rivista quindicinale "Cronaca Bizantina" veniva pagata con un barile di Vernaccia.
Quanto alle sue preferenze culinarie aveva una forte passione per i tordi, il pesce fritto e le fettuccine con l'abbacchio.
Da Napoli così scriveva descrivendo i suoi pasti quotidiani: "Tutti i giorni mangio dodici ostriche e bevo una bottiglia e mezzo o due di Posillipo o di Vesuvio, con un piatto di pesce o di carne, maccheroni e frutta e non altro".

BEPPE FENOGLIO - (1922 - 1963)
Costretto a lavorare, lo scrittore trovò un impiego presso un’azienda vinicola come corrispondente con l’estero. Vedendolo sempre intento a scrivere, molti si meravigliavano per il suo zelo nel lavoro. In realtà Fenoglio si dedicava alla sua attività letteraria, utilizzando per i suoi manoscritti il retro dei fogli intestati della ditta.

GABRIELE D'ANNUNZIO - (1863 - 1938)
Un giorno il grande Vate, pranzando con il giornalista Jarro, si lamentò di non sentirsi troppo bene e di aver fatto indigestione.
"Sì, - gli rispose Jarro - sei troppo pieno di te".

BASILIO PUOTI - (1782 - 1847)
Trovandosi sul letto di morte circondato dai suoi amici, Basilio Puoti, intransigente purista napoletano, disse: "Amici, muoio" e chiuse gli occhi. Subito dopo li riaprì per esclamare: "Però si può anche dire: Me ne muoio!" E questa volta spirò davvero.

ERNEST HEMINGWAY - (1899 - 1961)
Un amico, il quale era a conoscenza della vita piuttosto irrequieta dello scrittore, gli inviò una lettera, scrivendo come indirizzo: "A Ernest Hemingway, Dio sa dove".
Pochi giorni dopo l'amico ricevette il seguente telegramma: "Dio lo sapeva".

TRUMAN CAPOTE - (1924 - 1984)
Era molto superstizioso: non iniziava e non terminava mai un libro di venerdì, cambiava stanza d’albergo se il suo telefono aveva il numero tredici e non lasciava mai più di tre mozziconi di sigarette nel posacenere: quelli in più se li infilava nella tasca della giacca.

FRIEDRICH SCHILLER - (1759 - 1805)
Aveva una curiosa mania. Goethe, una volta che si era seduto alla scrivania di Schiller in attesa del suo ritorno, si mise a buttare giù qualche appunto. A un certo punto, un odore opprimente si era insinuato nella stanza. Goethe, seguendolo, scoprì un cassetto della scrivania pieno di mele marce. Per lui l’odore era insopportabile ma per Schiller l’aroma in qualche modo era fonte di ispirazione e, secondo la moglie, non poteva vivere o lavorare senza di esso.

EDGAR ALLAN POE - (1809 - 1849)
Non si separava mai dal suo gatto Catterina che riteneva il suo “tutore letterario”: infatti riteneva le sue fusa un segno di approvazione di ciò che stava scrivendo.

ALEXANDRE DUMAS (padre) - (1802 - 1870)
L'autore dei Tre moschettieri e del Conte di Montecristo era per un quarto di ascendenza africana, in quanto suo padre era figlio di un  marchese francese e di una schiava africana di Haiti. Per questo motivo dovette sopportare ogni sorta di frecciate e insulti razzisti per tutta la sua vita,  cosa neanche troppo sorprendente, nella Francia del XIX secolo.
Una sua replica a uno di questi insulti suonava più o meno così: "Mio padre era un mulatto, mio nonno era un negro, e mio bisnonno era una scimmia. Come vedete, monsieur, la mia famiglia comincia dove la vostra finisce".

GEORGE SIMENON - (1903 - 1989)
Fino a quando assai tardi si rassegnò all'uso della macchina da scrivere, si preparava al lavoro appuntando 50 matite che allineava sulla scrivania, e se si spezzava la punta ad una cambiava direttamente matita senza perdere tempo. Per molti dei suoi libri aveva poi il rituale di segnare su una busta gialla da corrispondenza l'elenco dei personaggi per ricordarsi il nome man mano che la trama continuava a svolgersi.

MARK TWAIN - (1835 - 1910)
Durante uno dei suoi tanti viaggi in treno attraverso gli Stati Uniti, Mark Twain s'imbattè in un controllore, il quale gli chiese di vedere il biglietto. Lo scrittore, già noto, annaspava cercandolo in ogni tasca e nella valigia. Il controllore, dopo qualche minuto, lo riconobbe e disse con gentilezza "so chi siete, sono certo che abbiate acquistato il biglietto, non importa". Twain sorrise e rispose "la ringrazio, ma se non trovo il biglietto non ho idea di dove dovrò scendere".

ANTONIO MACHADO - (1875 - 1939)
Il poeta e scrittore spagnolo, viveva e insegnava senza molta passione a Segovia. Durante i fine settimana si recava a Madrid da suo fratello, col quale componeva opere teatrali. Per giustificare le sue assenze e i mancati rientri in istituto, inviava il telegramma: "Perso treno oggi e domani".




martedì 14 febbraio 2017

14 Febbraio: Valentine's Day



Così eravamo quando ancora credevamo che fosse doveroso e irrinunciabile celebrare il giorno di San Valentino con fiori, regalini e cenette romantiche.
Da allora sono passati gli anni, tanti anni.
E ci siamo resi conto che in fondo non è poi così importante, perché quando una coppia è legata da amore, amicizia e rispetto, per lei è San Valentino ogni giorno e non c'è bisogno di segni esteriori e spenderecci per celebrare degnamente questa ricorrenza.
Così,  anche  trascurando il lato prettamente commerciale di questa giornata,  ci basta essere ancora e sempre insieme, legati dal sentimento che ci unisce fin dal lontano tempo in cui fu scattata questa fotografia.


A tutte le coppie che si amano 

l'augurio di un

dolcissimo San Valentino


sabato 11 febbraio 2017

Mostra: Art Déco. Gli anni ruggenti in Italia - Forlì


Art Déco. Gli anni ruggenti in Italia

Sede: Musei San Domenico
Piazza Guido da Montefeltro - Forlì


Periodo: dal 11 febbraio al 18 giugno 2017




La mostra propone un viaggio attraverso i fenomeni artistici italiani ed europei maturati negli anni tra il primo dopoguerra e la crisi del 1929.
Art Decò è una stagione dell’arte incantevole, un fiorire di industrie, tecniche, vezzi e decori all’insegna di un rinnovamento dei linguaggi e dell’estetica.

Alberto Martini
"Ritratto di Wally Toscanini" (1925)
pastello su carta, collezione privata




Anselmo Bucci
"Rosa Rodrigo (La bella)" (1923)
olio su tela, courtesy Matteo Mapelli 
Galleria Antologia, Monza


Pittura e scultura saranno accompagnati dai migliori risultati raggiunti dall’architettura, dall’industria, dall’oreficeria, dal cinema, dalla musica e dalla letteratura di quel tempo. Un viaggio affascinate in uno dei decenni più trasognati e delicati della storia italiana.

Tamara de Lempicka
"La sciarpa blu" (1930)
olio su tavola, collezione privata


Gio Ponti, Gigi Supino
"Busto femminile" (1923)
terraglia policromata
Milano, Castello Sforzesco,
Civiche Raccolte d’Arte Applicata 

Il fenomeno Decò attraversò il decennio 1919-1929, un periodo storicamente carico dove si sviluppò molto più armoniosamente di altri aspetti una corrente aggraziata come l’Art Decò, che comprese arredi, ceramiche, vetro, metalli lavorati, stucchi, bronzi, gioielli, argenti, abiti.


Gio Ponti
"Urna serliana"  (1924-1925)
maiolica
Sesto Fiorentino, Museo Richard-Ginori
della Manifattura di Doccia 

Libero Andreotti
"Coppia di levrieri"  (1914-1927)
bronzo. Firenze, collezione privata  

Il tutto fu caratterizzato dall'altissimo livello della produzione artigianale e industriale, contribuendo alla nascita del design e del made in Italy.

Francesco Nonni
"Coppia di fanciulle (Riccioli d'oro)" (1925)
maiolica
Faenza, MIC – Museo Internazionale delle Ceramiche 

Gio Ponti
"Vaso Fabrizia"  (1925)
maiolica
Cerro di Laveno, collezione privata 

La prospettiva proposta vuole valorizzare le opere Art Decò nel territorio italiano con le sue cartoline, locandine e manifesti a firma di autori che propongono rari esempi di Art Nouveau nelle sue diverse sfaccettature.


Galileo Chini
"Studio preparatorio per la decorazione dello scalone
delle Terme Berzieri a Salsomaggiore" (1922)
tempera su carta. Mugello, collezione privata 

Guido Balsamo Stella
per Manifattura SALIR, Venezia,
"Coppa sirena e luna"  (1925-1928)
  vetro inciso. Venezia, SALIR


Autovettura Isotta Fraschini, 1931
appartenuta a Gabriele D'Annunzio



Questa Esposizione è collegata a
Ceramica Dèco, il gusto di un'epoca
18 febbraio - 1 ottobre 2017
Faenza,  MIC -Museo Internazionale delle Ceramiche
Viale Baccarini, 19 - Faenza (RA)

La mostra allestita al MIC di Faenza si inserisce nell'ambizioso progetto Art Déco. Gli anni ruggenti in Italia dei Musei San Domenico di Forlì.
Se nella sede forlivese tutte le arti dialogheranno per fornire uno spaccato quanto più esaustivo di questo eclettico gusto, con rappresentazioni italiane ma anche europe e statunitensi, nella sede faentina il focus sarà dedicato a figure di spicco locali ma di assoluto spessore internazionale.