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martedì 17 gennaio 2012

17 gennaio: S. Antonio Abate

Oggi 17 gennaio la Chiesa ricorda Sant'Antonio Abate, detto anche tradizionalmente "Sant'Antonio del porco", per quel suo essere sempre rappresentato nell'iconografia con accanto un porcello.

Altri suoi attributi iconografici sono il fuoco e la croce a T con la campanella.
Secondo tradizione il legame fra la figura del Santo e il maiale sarebbe riferito all'uso terapeutico del suo grasso da parte dei frati Antoniani per la cura dell' "ignes sacer" ovvero "fuoco di S. Antonio" (Herpes zoster).
In alcune zone italiane, in occasione della sua festa c'era l'uso, talora ancora presente, di accendere grandi falò la sera della vigilia.


Nel cristiano culto di S. Antonio Abate traspare la reminiscenza di quello pagano e arcaico del Signore degli Animali, divinità propria sia delle civiltà di cacciatori che di quelle successive di pastori-allevatori. Il Signore degli Animali era l'essere supremo dal quale veniva fatto dipendere l'esito della caccia; era il signore delle foreste e della selvaggina e da lui dipendeva il benessere e l'esistenza stessa della comunità in quanto la mancanza di prede sottintendeva mancanza di sostentamento.



Un tempo, quando ancora l'allevamento degli animali rappresentava un elemento molto importante nell'economia della famiglia contadina, nelle campagne di varie zone d'Italia, la festa di sant'Antonio Abate era una delle ricorrenze più sentite, in quanto considerato santo protettore degli animali domestici.

Anche in Romagna, regione prevalentemente agricola, la devozione verso S.Antonio Abate era tenuta in particolare considerazione, tanto che, come hanno scritto in passato alcuni folkloristi romagnoli, "la divozione e la fede che i contadini hanno a S.Antonio è veramente singolarissima: né si può negare che essa non ecceda a quella di un qualunque altro Santo loro Avvocato o Protettore"
e ancora:
"fra i santi venerati dai contadini viene prima S. Antonio Abbate lor particolar Protettore, tanto che essi non si fanno gran scrupolo di giurare il falso sopra il Santo Vangelo, ma sopra l'immagine di S. Antonio Abbate non giurerebbero, sebbene fossero sicuri di perdere la vita".

L'immagine del Santo non mancava mai all'interno di stalle e porcili, dove di solito veniva affissa sopra la porta, a guardare i suoi protetti, dei quali doveva favorire la buona crescita e moltiplicazione. Ogni anno, nella ricorrenza del 17 gennaio l'immagine veniva sostituita da una nuova, mentre la vecchia veniva bruciata, per evitarne la profanazione in caso venisse calpestata o imbrattata.
In questo giorno gli animali venivano lasciati a riposo ed accuditi con particolare cura, mentre il prete passava nelle grosse fattorie a benedire le stalle oppure erano gli animali stessi ad essere condotti alla benedizione sul sagrato della chiesa.
In chiesa veniva anche distribuito il pane benedetto, ovvero il "pane di Sant'Antonio" che, offerto agli animali come cibo rituale, si credeva li avrebbe preservati dalle malattie.
In alcune zone della Romagna si pensava che nella notte di S. Antonio Abate le bestie avessero la facoltà di parlare, predicendo il futuro ma che avrebbe certamente "portato male" stare ad ascoltarle. Credenza che, in altre zone, era invece riferita alla notte dell'Epifania oppure alla notte di Natale.



Breve biografia di S. Antonio Abate.
Nato presso Eracleopoli, nel Medio Egitto, nel 251 circa, morì presso Afroditopoli nel 356.
Essendo ritenuto uno dei fondatori del monachesimo è detto "padre dei monaci".
Secondo la sua biografia, scritta da Sant'Atanasio nel IV secolo, si ritirò verso i vent'anni nel deserto della Tebaide, dove lo raggiunsero numerosi discepoli. Fondò varie comunità anacoretiche in Egitto. Fu due volte ad Alessandria a sostenere i cristiani durante le persecuzioni del 311 e a combattere l'Arianesimo. Ritornò quindi nel suo eremo nel deserto, dove morì a 105 anni. Da lui ricevette eccezionale incremento il monachesimo orientale.
La tradizione vuole che nel deserto subisse terribili tentazioni, variamente rappresentate nell'iconografia e nell'arte.

11 commenti:

  1. Ciao Krilù, sai che a pochi km di distanza da dove abito si festeggia S. Antonio del Porco?
    Un abbraccio e buona serata

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  2. Per noi di campagna era una festa importante.

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  3. SANTANTONIO DALLA BARBA BIANCA
    SE LA NEVE NON C'è POCO CI MANCA.

    SAN LORENZO GRAN CALURA SANTANTONIO GRAN FREDDURA
    L'UNO E L'ALTRO POCO DURA.
    due proverbi ma in Toscana c'era anche un brutto detto. se moriva un vitello, un pollo, un coniglio di malattia e ce lo facevano mangiare: s'è mangiato un Saltantonio.
    TI SALUTO

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  4. ciao....che bello questo post...hai scritto molte cose su sant'Antonio Abate...
    ciao..buona serata..luigina

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  5. Ricordo da piccola i falò nel mio paesino natale.
    Baci, Krilù.

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  6. sempre interessanti i tuoi post,come stai?un abbraccio

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  7. Intendevo proprio in questo periodo approfondire un po' di storia degli antichi eremiti. Ce né stato uno anche qui a Bordighera in quel lontano torno di tempo. E veniva dalla Tebaide. Ampelio ...

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  8. Come sempre, venirti a leggere è un pò tuffarsi nella cultura. Bel post Krilù! Un abbraccio.

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  9. Chi è cresciuto con una nonna come la mia...questi testi se li legge in totale beatitudine! Grande festa qui a Modena....ma faceva un FREDDO!!!!
    Buon fine settimana Krilù.
    Sandra
    P.S.: quanto mi piace quel Dalì!!!

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  10. @ Simo.
    Allora anche dalle tue parti S. Antonio Abate viene detto S.Antonio del porco, come da me.

    @ Costantino.
    Qui in Romagna, dopo l'abbandono degli allevamenti bovini questa ricorrenza è ora molto meno sentita ma, come ho scritto nel post, un tempo aveva una grande valenza per la gente di campagna.

    @ Maresco.
    Grazie per i due proverbi su S. Antonio, diffusi anche in Romagna.
    Non conoscevo invece il detto toscano sul mangiare animali morti per malattia.

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  11. @ Luigina.
    grazie per aver letto ed apprezzato questo post.

    @ Gianna
    Nella zona dove vivo io non c'è, e non ricordo nemmeno ci fosse in passato, l'uso dei falò per S.Antonio, che vengono invece accesi in diverse altre occasioni tradizionali.

    @ Graziella (Gabe)
    Ciao mia cara e grazie per il tuo commento. Io purtroppo sto sempre peggio e questo mi rende ancora latitante dal mondo blogger.

    @ Adriano
    é un argomento interessante quello degli antichi anacoreti e se lo affronterai sono certa che lo farai con la tua abituale competenza e profondità.

    @ Tito.
    Grazie! sei sempre molto gentile.

    @ Sandra.
    Condividendo l'interesse per certi argomenti "campagnoli", i tuoi commenti mi danno sempre grande soddisfazione. Grazie!

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