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venerdì 3 dicembre 2010

Antonia Pozzi

In questo giorno, in cui ricorre il 72° anniversario della sua tragica morte, voglio qui ricordare una grande poetessa italiana:


Antonia Pozzi


Antonia Pozzi nacque a Milano il 13 febbraio 1912, in una famiglia dell'alta società lombarda (per parte di madre era pronipote di Tomaso Grossi) e pose volontariamente fine alla sua vita il 3 dicembre 1938, all'età di soli 26 anni, abbandonandosi all'abbraccio di un gelido mattino d'inverno, nella campagna milanese vicino all' Abbazia di Chiaravalle.
Poetessa di grande sensibilità, donna di grande intelligenza e di grande cultura, la sua opera "Parole" fu pubblicata postuma in forma privata (incompleta e censurata a cura del padre), per la prima volta nel 1939.
A questa seguirono altre edizioni più complete.
Fino ad oggi sconosciuta al grande pubblico, ma apprezzata da grandi poeti quali T.S. Eliot e Montale, che scrisse la prefazione alla quarta edizione di "Parole", è stata considerata dalla critica una delle voci femminili più importanti della poesia italiana del 1900.



Il mio amore per questa poetessa, che mi era fino a quel momento totalmente ignota, risale al 2000, quando ebbi modo di apprezzarla per merito della docente di uno dei laboratori di scrittura poetica che ho frequentato.
Ed è proprio grazie a questa lirica, che ho incontrato per la prima volta la poetica di Antonia Pozzi.


Nostalgia

C'è una finestra in mezzo alle nubi:
potresti affondare
nei cumuli rosa le braccia
e affacciarti
di là
nell'oro..
Chi non ti lascia?
Perchè
Di là c'è tua madre
- lo sai -
tua madre col volto proteso
che aspetta il tuo volto.

Kingston, 25 agosto 1931



L'immediato interesse che provai (oserei definirlo quasi una folgorazione), mi condusse ad approfondire la sua tormentata vita e la sua poetica, ricercando nelle Biblioteche pubbliche libri, saggi ed articoli specifici sull'argomento.
Questi i libri su cui mi sono documentata:
“Parole” – Antonia Pozzi – a cura di A. Cenni e O. Dino - Ed. Garzanti
“La vita sognata e altre poesie inedite” –Antonia Pozzi – a cura di A. Cenni e O.Dino – Ed. Scheiwiller
“L’età delle parole è finita. Lettere 1923-1938”- A.Pozzi - a cura di A.Cenni e O.Dino – Ed. Archinto
“Mentre tu dormi le stagioni passano” – Antonia Pozzi - a cura di A.Cenni e O.Dino – Ed. Viennepierre
“Diari” -Antonia Pozzi - a cura di A. Cenni e O. Dino – Ed. Scheiwiller
“In riva alla vita - Storia di Antonia Pozzi poetessa” – Alessandra Cenni – Ed. Rizzoli



Da quelle ricerche è poi scaturito il mio articolo, La poetessa che amava le montagne, che venne pubblicato sulla rivista della Associazione G.A.M. Gruppo Amici della Montagna.

Nel mio sito, oltre al suddetto articolo, ho inoltre dedicato una intera sezione alle poesie di Antonia Pozzi.


Da quanto emerso dalla sua biografia, ho potuto constatare che Antonia Pozzi era proprio così, come appare in questa poesia: una commistione di vitalità e di tristezza, un carattere contrastato: brillante e timida, espansiva e riservata.
E mentre il testo è quasi per intero una esplosione di gioia, arrivano gli agghiaccianti versi finali:
Poi restare, a notte,
stesa nel prato, con le vene vuote:
le stelle - a lapidare imbestialite
la mia carne disseccata, morta.
Confesso che, conoscendo le modalità del suo suicidio, ho avuto un lungo brivido, la prima volta che ho letto questi versi, scritti nel 1929: quasi una premonizione di ciò che si sarebbe poi avverato nel 1938!


Canto selvaggio

Ho gridato di gioia, nel tramonto.
Cercavo i ciclamini fra i rovai:
ero salita ai piedi di una roccia
gonfia e rugosa, rotta di cespugli.
Sul prato crivellato di macigni,
sul capo biondo delle margherite,
sui miei capelli, sul mio collo nudo,
dal cielo alto si sfaldava il vento.
Ho gridato di gioia, nel discendere.
Ho adorato la forza irta e selvaggia
che fa le mie ginocchia avide al balzo;
la forza ignota e vergine, che tende
me come un arco nella corsa certa.
Tutta la via sapeva di ciclami;
i prati illanguidivano nell'ombra,
frementi ancora di carezze d'oro.
Lontano, in un triangolo di verde,
il sole s'attardava. Avrei voluto
scattare, in uno slancio, a quella luce;
e sdraiarmi nel sole, e denudarmi,
perché il morente dio s'abbeverasse
del mio sangue. Poi restare, a notte,
stesa nel prato, con le vene vuote:
le stelle - a lapidare imbestialite
la mia carne disseccata, morta.

Pasturo, 17 luglio 1929




Quando mi interessai per la prima volta ad Antonia Pozzi (correva l'anno 2000), cercando su Internet non mi riuscì di trovare che un paio di siti che la citavano, dando di lei poche sparute notizie, talora perfino inesatte, mentre noto invece adesso, con grande piacere e soddisfazione, quanto sia stata rivalutata, anche su Internet, la sua figura di grande poetessa.

Infatti proprio oggi, una ricerca con Google mi ha rimandato a una miriade di siti che la citano, riportando biografie, bibliografie, poesie, fotografie, saggi e commenti.
Un link fra i tanti segnalati da Google: un bellissimo articolo sul Corriere della Sera di Isabella Bossi Fedrigotti.

Mi fa inoltre piacere linkare qui il trailer del film-documentario "Poesia che mi guardi" della regista Marina Spada, presentato alla Biennale del Cinema di Venezia 2009.
Grazie ad un efficace montaggio e al pregevole impiego di filmati di repertorio, Marina Spada delinea con spassionata lucidità la tormentata avventura poetica di Antonia Pozzi, nel tentativo di risarcire l’autrice per gli anni in cui è stata ignorata dalla critica e dal pubblico.




Hanno scritto di lei:

"L'immagine che lascia di sé è tra le più vivide e inquietanti che la musa femminile abbia espresso negli ultimi anni".
(Giacinto Spagnoletti - critico letterario)

"Numerosi e caldi sono stati i consensi e i riconoscimenti che l'unico libro di versi di Antonia Pozzi è andato raccogliendo".
(Maria Luisa Spaziani - poetessa)

"Forse la più grande voce femminile della poesia italiana del Novecento".
(Alessandra Cenni - critica letteraria)






La porta che si chiude
Tu lo vedi, sorella: io sono stanca,
stanca, logora, scossa,
come il pilastro d'un cancello angusto
al limitare d'un immenso cortile;
come un vecchio pilastro
che per tutta la vita
sia stato diga all'irruente fuga
d'una folla rinchiusa.
Oh, le parole prigioniere
che battono battono
furiosamente
alla porta dell'anima
e la porta dell'anima
che a palmo a palmo
spietatamente
si chiude!
Ed ogni giorno il varco si stringe
ed ogni giorno l'assalto è più duro.
E l'ultimo giorno
- io lo so -
l'ultimo giorno
quando un'unica lama di luce
pioverà dall'estremo spiraglio
dentro la tenebra,
allora sarà l'onda mostruosa,
l'urto tremendo,
l'urlo mortale
delle parole non nate
verso l'ultimo sogno di sole.
E poi,
dietro la porta per sempre chiusa,
sarà la notte intera,
la frescura,
il silenzio.
E poi,
con le labbra serrate,
con gli occhi aperti
sull'arcano cielo dell'ombra,
sarà
- tu lo sai -
la pace.

Milano, 10 febbraio 1931




Esempi

Anima, sii come il pino:
che tutto l’inverno distende
nella bianca aria vuota
le tue braccia fiorenti
e non cede, non cede,
nemmeno se il vento,
recandogli da tutti i boschi
il suono di tutte le foglie cadute,
gli sussurra parole d’abbandono;
nemmeno se la neve,
gravandolo con tutto il peso
del suo freddo candore,
immolla le fronde e le trae
violentemente
verso il nero suolo.
Anima, sii come il pino:
e poi arriverà la primavera
e tu la sentirai venire da lontano,
col gemito di tutti i rami nudi
che soffriranno, per rinverdire.
Ma nei tuoi rami vivi
la divina primavera avrà la voce
di tutti i più canori uccelli
ed ai tuoi piedi fiorirà di primule
e di giacinti azzurri
la zolla a cui t’aggrappi
nei giorni della pace
come nei giorni del pianto.

Anima, sii come la montagna:
che quando tutta la valle
è un grande lago di viola
e i tocchi delle campane vi affiorano
come bianche ninfee di suono,
lei sola, in alto, si tende
ad un muto colloquio col sole.
La fascia l’ombra
sempre più da presso
e pare, intorno alla nivea fronte,
una capigliatura greve
che la rovesci,
che la trattenga
dal balzare aerea
verso il suo amore.
Ma l’amore del sole
appassionatamente la cinge
d’uno splendore supremo,
appassionatamente bacia
con i suoi raggi le nubi
che salgono da lei.
Salgono libere, lente
svincolate dall’ombra,
sovrane
al di là d’ogni tenebra,
come pensieri dell’anima eterna
verso l’eterna luce.

Pasturo, 10 aprile 1931



Sfiducia

Tristezza di queste mie mani
troppo pesanti
per non aprire piaghe,
troppo leggere
per lasciare un'impronta.-
tristezza di questa mia bocca
che dice le stesse
parole tue
altre cose intendendo-
e questo è il modo
della più disperata
lontananza.

16 ottobre 1933




Pensiero

Avere due lunghe ali
d'ombra
e piegarle su questo tuo male;
essere ombra, pace
serale
intorno al tuo spento
sorriso.

Maggio 1934




Lieve offerta

Vorrei che la mia anima ti fosse
leggera
come le estreme foglie
dei pioppi, che s'accendono di sole
in cima ai tronchi fasciati
di nebbia -

Vorrei condurti con le mie parole
per un deserto viale, segnato
d'esili ombre -
fino ad una valle d'erboso silenzio,
al lago -
ove tinnisce per un fiato d'aria
il canneto
e le libellule si trastullano
con l'acqua non profonda -

Vorrei che la mia anima ti fosse
leggera,
che la mia poesia ti fosse un ponte,
sottile e saldo,
bianco -
sulle oscure voragini
della terra.

5 dicembre 1934


12 commenti:

  1. che poetessa misteriosa, anche nelle sue poesie è molto intimista e criptica, facendo al tempo stesso percepire le sensazioni che provava..effettivamente, come dice la critica di Giacinto Spagnoletto è un po' inquietante, soprattutto se provo a immaginare il turbinio dei suoi pensieri...mi ha trasmesso queste impressioni leggere questo post, e mi ha incuriosita parecchio!

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  2. Mi sono immersa in questi versi così forti e fragili al contempo.
    Tornerò ad approfondire meglio, magari con meno stanchezza addosso.
    Ora però Kri..mi incuriosisce molto la modalità del suo suicidio...e se hai approfondito soprattutto la causa.
    ciaoo e dolce notte. ciaooo

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  3. Per quanto mi riguarda non l'avevo mai sentita nominare,molto interessante la sua storia,un vero peccato che un talento come il suo sia andato perso in quel modo.
    Grazie per avermela fatta conoscere.

    Ciao Krilù

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  4. Leggere di buon mattino queste parole non possono che riempirmi il cuore....grazie Krilù! un abbraccio

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  5. Krilù questo articolo è meraviglioso! Non conscevo la poetessa di cui narri con tanta passione e ammirazione. E dire che sono abituata a "scavare" nel web e tutto ciò che ha a che fare con la poesia mi affascina da sempre. Quindi ti sono molto grata per questa scoperta. Da oggi ho un interesse in più da approfondire.

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  6. Bellissimo questo post, Krilù. Grazie per avermi fatto conoscere Antonia Pozzi, davvero una grande poetessa ed una figura estremamente interessante! Un abbraccio.

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  7. Anch'io l'ho conosciuta da poco. Un sensibile cuore d'artista moderna.

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  8. Krilù, ho conosciuto la poetessa , grazie a te!

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  9. Sono sempre molto felice quando posso divulgare la poetica di Antonia Pozzi presso chi non la conosceva e nel contempo condividere il mio entusiasmo con chi già ha avuto modo di apprezzarla.
    Grazie Barchetta, Carla, Franz, Graziella, Sandra, Tito, Adriano, Stella, per avermi regalato questa gioia.

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  10. Che grande donna!!!! GRazie Krilù per avercela presentata: per quanto mi riguarda non la conoscevo affatto e già mi ha conquistato!!!

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  11. ciao...mi piace molto come hai esposto le poesie e la storia della sua vita... tutto bene descritto in modo dettagliato... e soprattutto con tanta delicatezza...ciao...luigina

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  12. Anche a Marina e Luigina un sentito grazie per aver letto ed apprezzato questo post.

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Vi prego di scusarmi se non sempre riuscirò a rispondervi e Vi ringrazio fin d'ora per la gradita visita e per i commenti che vorrete eventualmente lasciarmi.