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martedì 27 aprile 2010

La libartê (La libertà)



In occasione delle celebrazioni del 25 Aprile, il Comune di Ravenna - Circoscrizione di Castiglione ha indetto un concorso di poesia inedita avente come tema "La libertà", al quale ho partecipato con una poesia in dialetto romagnolo.

Questa la poesia che ho presentato e che è stata segnalata dalla giuria:


LA LIBARTÊ

E monument a i cadù int e’ mëz dla piaza,
imburnê d’ scaraboc
d’ “viva” e d’ “abbasso”
cun la varnisa sprai,
e’ fa da trampulen
a i zugh d’un brânch d’ tabëc.

E pasa da lè un vec cun la zaneta
e i oc inacvarì, celest coma spec d’acva cêra,
i careza chi nom
scolpì in te merum a culp d’ mitraja
ch’ j éra ste tot i su cumpëgn d’ bataja.

“Tabëc – u j dis – parchè
an andì piò in là a zughêr?
Parchè an purtì rispët
a chi c’le môrt par la nostra libartê?”
“ …azzo vuoi? Mica è il tuo!”
u j fa e’ piò sbrengh de brânch.

“E no, i mi tabëc, acve av sbaglì
parchè ste monument l’ e’ nench e’ mi,
coma ch ‘ l’e’ d’ tot cvi ch’ j a a côr la libartê
mo an ‘n avì colpa vò
se nisòn u v’ l’ a insignê.
Avì stugê la stôria d’ Annibale e d’ Napuliòn
mo d’ la Resistânza av al mai scort nisòn?

E alè int e’ mez d’ la piaza
dacânt a un monument scarabucê
un vec cun la zaneta
e cun j oc celest coma spec d’acva cêra
u j fa una leziòn d’ stôria e d’ libartê.

© Carla Castellani
Krilù

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Opera segnalata
Concorso di poesia inedita
sul tema "La libertà"
anno 2010
Comune di Ravenna - Circ. di Castiglione
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(Traduzione)

LA LIBERTA'

Il monumento ai caduti in mezzo alla piazza / imbrattato di scarabocchi, / di “viva” e di “abbasso” / con la vernice spray / fa da trampolino / ai giochi di un gruppo di ragazzi. // Passa un vecchio col bastone / e gli occhi annacquati, celesti come specchi d’acqua chiara / accarezzano i nomi / scolpiti nel marmo a colpi di mitraglia / che tutti erano stati suoi compagni di battaglia. // “Ragazzi – dice – perché non andate più in là a giocare? / Perché non rispettate / chi è morto per la nostra libertà?” / “…azzo vuoi? Mica è il tuo!” gli risponde il più sfacciato del gruppo. / “E no, ragazzi miei, qui vi sbagliate / perché questo monumento è anche mio / come di tutti coloro che hanno a cuore la libertà / ma non è colpa vostra se nessuno ve l’ha insegnato. // Avete studiato la storia di Annibale e di Napoleone, / ma della Resistenza vi ha mai parlato nessuno?” // E lì in mezzo alla piazza / accanto a un monumento imbrattato / un vecchio col bastone / e con gli occhi celesti come specchi d’acqua chiara / gli fa una lezione di storia e di libertà.

lunedì 19 aprile 2010

Le mie Nozze di smeraldo

Qualcuno mi ha detto che, quando si festeggiano 40 anni di matrimonio, si tratta di "nozze di smeraldo".
Se è così, allora vi annuncio che mio marito ed io oggi festeggiamo le nozze di smeraldo.
Se invece si trattasse di "nozze di qualche altro materiale più o meno prezioso", sempre 40 preziosi anni di vita in comune sono.
E credo che 40 anni vissuti insieme in buona armonia, rappresentino un risultato di cui andare giustamente fieri.
Ad un amico di forum che mi ha chiesto come ci si sente al raggiungimento di questo traguardo, ho dato questa risposta:
"Ci si sente emozionati.
E si ripercorre a ritroso col pensiero il cammino fin qui fatto.
E ci si stupisce che 40 anni siano passati così in fretta.
E, se si ha avuto la fortuna di una serena vita coniugale, pur con tutte le inevitabili difficoltà e preoccupazioni del quotidiano vivere, si rivolge un grato pensiero a Dio o alla sorte, per averci condotti insieme fino a questo traguardo.
E si spera ardentemente di poter arrivare, sempre amorevolmente uniti, a festeggiare anche le Nozze d'Oro."



Qualche anno fa, traendo spunto da questa mia fotografia di emozionatissima neo-sposina, il Dott. Romeo Aracri, amico di forum, ha composto questi delicati versi, che mi ha dedicato e che oggi, in questa speciale occasione, mi è gradito condividere con voi.

sabato 17 aprile 2010

Facciamo che eravamo...

Questo libro è consigliato per lettori dai 9 ai 14 anni, ma perchè porre limiti?
E' una fiaba senza tempo e, purtroppo, una situazione sempre più dolorosamente frequente nelle famiglie italiane.



Titolo: Facciamo che eravamo...

Autore: Silvia Roncaglia

Editore: San Paolo Ediz.

Collana: Parole per dirlo

Anno: 2006


Trama:
Paolino e nonno Aldo vanno ogni pomeriggio a giocare ai giardini. Paolino si diverte un mondo perché il nonno ha inventato il gioco del facciamo che eravamo pirati o cavalieri, cuochi o maghi. Un giorno però accade un fatto strano: nonno Aldo non ricorda più la strada per tornare a casa. È l'inizio di una bruttissima malattia che si chiama Alzheimer. Passa il tempo e i ricordi volano via sempre più veloci dalla testa di nonno Aldo che certi giorni non riconosce neanche chi ha di fronte. Paolino, che adesso è grande, lo fa giocare e gli dice: «Facciamo che eravamo nonno e nipote. Io mi chiamavo Paolino e tu nonno Aldo, va bene?».




mercoledì 7 aprile 2010

La natura a portata di ... piatto


Arriva la primavera e con la primavera anche i più pigri riscoprono la gioia di una passeggiata in campagna o nei boschi. Sempre più numerosi sono gli escursionisti domenicali che a piedi o in bicicletta scelgono luoghi lontani dall’inquinamento delle città per godere l’aria pura e il verde dei prati.
Perché allora, nel corso di queste escursioni non unire l’utile al dilettevole, dedicandosi alla raccolta delle erbe spontanee che la natura ci offre a piene mani?
Fra quelle che comunemente vengono definite “erbacce” vi sono moltissime specie commestibili, senza parlare poi delle loro proprietà curative. Sono piante semplici che l’uomo non ha modificato con l’uso di ormoni, ricche di vitamine e di minerali. Certo il loro gusto può essere a volte diverso da quello stereotipato dei cibi elaborati e sofisticati cui siamo abituati e a volte si rifugge dall’assaggiare un nuovo cibo per partito preso.


Con queste premesse non so quanti si accosteranno alle umili insalatine di campo o ad una fumante minestra fatta con erbe spontanee.
Le piante selvatiche sono ovunque e sono presenti in ogni stagione anche se la primavera è la stagione ottimale per la loro raccolta, prima dello spuntare dei primi boccioli, quando foglie e germogli sono più teneri. Alcune specie sono endemiche in certi luoghi e rare in altri ma dappertutto è possibile trovare erbe selvatiche. Le troviamo anche fra le verdure dell’orticello di casa, dove vengono normalmente estirpate in quanto considerate infestanti. Invece è proprio lì che possiamo essere più sicuri che non sono inquinate.
Infatti l’inquinamento del terreno è uno degli elementi da tenere più in considerazione quando si voglia accingersi alla raccolta delle erbe spontanee. Si cercherà quindi di evitare i luoghi ad alta concentrazione umana; la vicinanza di stabilimenti industriali; i campi coltivati e i frutteti che vengono irrorati con pesticidi, erbicidi, anticrittogamici; i bordi delle strade che subiscono l’inquinamento degli scarichi degli autoveicoli e della polvere; i luoghi abitualmente frequentati da cani, gatti e altri animali. In ogni caso è sempre opportuno lavare accuratamente le erbe raccolte. Purtroppo l’inquinamento atmosferico è una triste realtà: le piogge acide provocano la distruzione dei boschi e il pulviscolo ricco di veleni viene trascinato da esse al livello del suolo originando ulteriori inquinamenti.


Pensare pertanto che i prodotti del suolo siano biologicamente puri è una vera utopia, ma è facilmente intuibile che c'è una notevole differenza fra l'inquinamento assorbito da una pianta cresciuta vicino ad un insediamento industriale e una cresciuta in un prato o in un bosco di montagna.
La raccolta dovrà essere effettuata in modo da non danneggiare la pianta, rispettando lo stelo fiorito e tenendo sempre presente la finalità della conservazione delle specie. Ricordiamoci che una pianta estirpata o recisa è morta, mentre una pianta a cui sia stata spiccata qualche foglia o un rametto tornerà a germogliare. Evitiamo pure di fare man bassa di tutti gli esemplari di una specie.
Nel caso di incertezza sull’identità del vegetale è bene ricorrere al consiglio di un esperto o ad una guida botanica perché non va dimenticato che fra le tantissime buone erbe ve ne sono alcune che possono essere tossiche.


Amare la natura significa conoscerla e rispettarla, sapere cosa si può e non si può fare, essere di esempio per gli altri. E’ pertanto consigliabile informarsi se nel luogo di raccolta vi sono specie protette o limiti di quantità, perché ogni zona può avere le sue regole.
Camminare, cercare, riconoscere, raccogliere: ecco un buon modo di avvicinarsi alla natura riscoprendo i gusti di un tempo che appartenevano ad una civiltà più parca ma certamente più salutare.

Se a questo punto non avete ancora smesso di leggere vi chiederete: “Ma nel piatto, in concreto, cosa ci mettiamo?”
Aspraggine, aspraggine lattaiola, tarassaco, rosolaccio, senape bianca, cicoria selvatica, stoppione, scarpigno, ortica, piattello, borsapartore, barba di becco, farinaccio, buon enrico, sono solo alcune delle erbe che normalmente non degniamo di uno sguardo e che invece possono trovare in cucina un degno utilizzo.

Eccovi allora alcune ricette fatte con erbe spontanee molto comuni e conosciute da tutti, tanto per cominciare a familiarizzare con i sapori di una volta, augurandovi che possiate appassionarvi come me al riconoscimento e all’uso delle buone erbe, che la natura spontaneamente e gratuitamente ci offre, da mettere nel piatto.


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Bibliografia consigliata:
Buone Erbe Selvatiche - riconoscimento ed uso - Ed. Demetra
Le piante aromatiche - M.L. Sotti M.T. Della Beffa - Ed. Giorgio Mondadori


© Carla Castellani





RISOTTO ALL’ORTICA

Occorrente:
400 g. di riso Vialone Nano,
2 manciate di germogli teneri di ortica,
una cipolla piccola,
brodo leggero q.b.,
olio extra vergine d’oliva,
sale,
parmigiano grattugiato.

Lavate accuratamente i germogli freschi d’ortica. Rosolate la cipolla tagliata finemente, in un po' d’olio; unitevi, a questo punto i germogli. Appena le foglie sono scottate aggiungete brodo caldo e portate ad ebollizione. Salate. Versate quindi il riso, lasciatelo tostare per qualche istante nel condimento, quindi portatelo a cottura aggiungendo di tanto in tanto piccole quantità di brodo caldo, quando è necessario. Questo delicato risotto, il cui gusto ricorda vagamente quello con i carciofi, può essere servito spolverizzato con parmigiano grattugiato.

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TARASSACO SAPORITO

Occorrente:
700 g. di tarassaco (meglio conosciuto come piscialetto, soffione o dente di leone), 100 g. di pancetta affumicata in un solo pezzo,
2-3 spicchi di aglio,
aceto di vino rosso,
olio extravergine di oliva,
sale e pepe q.b.

Mondate e lavate il tarassaco, quindi scottatelo per alcuni minuti in poca acqua salata portata ad ebollizione; scolatelo, fatelo intiepidire e poi strizzatelo. In un tegame fate rosolare nell’olio gli spicchi d’aglio e la pancetta tagliata a dadini, unite il tarassaco e lasciate insaporire spruzzandolo con un po' d’aceto. Condite con sale e una buona macinata di pepe nero. Servite come accompagnamento a carne o anche, più semplicemente, con della polenta grigliata.

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BOCCIOLI DI BORRAGINE SOTT'OLIO

Occorrente:
Boccioli di borragine,
aceto bianco,
sale grosso,
olio extra vergine di oliva.

Raccogliere i boccioli teneri di borragine prima che si aprano.
Lavarli bene e asciugarli, poi metterli a bollire per 5 minuti in aceto e sale grosso (un cucchiaio di sale grosso ogni due bicchieri di aceto).
Scolarli e lasciarli asciugare su un canovaccio, quindi sistemarli in barattoli di vetro ricoprendoli di olio extravergine di oliva.
Possono essere usati come i capperi per antipasti, pizze, panini.



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Questo mio articolo è stato pubblicato su:
GAM Gruppo Amici della Montagna
Anno XIII N.2 - aprile 1998

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giovedì 1 aprile 2010

I proverbi di primavera



Vi siete mai soffermati a considerare come gran parte dei proverbi sia legata alla metereologia?
Ma non solo alla metereologia: anche alla campagna, che un tempo era la principale fonte di sostentamento, per cui una annata inclemente significava fame.


✿ Per S.Giuseppe (19 marzo) vecchierello, ancor fuoco e mantello.
✿ Per San Benedetto (21 marzo) la rondine sotto il tetto.
✿ Per l'Annunziata (25 marzo) la rondine è tornata.
✿ La prima rondine non fa primavera.
✿ Le api sagge in Marzo dormono ancora.
✿ Non c'è Marzo così bello, senza neve sul cappello.
✿ Neve marzolina dura dalla sera alla mattina.
✿ Marzo pazzerello esci col sole, ma porta l'ombrello.
✿ Vento di Marzo non termina presto.
✿ Marzo ventoso frutteto maestoso.
✿ Chi nel Marzo non pota la sua vigna, perde la vendemmia.
✿ Marzo secco, villan ricco.
✿ Se Gennaio sta in camicia, Marzo scoppia dalle risa.
✿ Marzo asciutto e April bagnato, beato l'uomo che ha seminato.
✿ Nebbia di Marzo mal non fa, ma in Aprile pane e vino a metà.
✿ Aprile è di Marzo fratello, ora brutto, ora bello
✿ Aprile freddo sera e mane, dà gran copia di vino e pane.
✿ Aprile, ogni giorno un barile.
✿ Vigna ad April potata ha mai sete al vignaiol levata.
✿ Se vai a potar d'Aprile, contadino, molt'acqua beverai e poco vino.
✿ Tralcio nato in Aprile poco vino mette in barile.
✿ La gemma d'Aprile non empie il barile.
✿ Aprile quando piange e quando ride.
✿ Aprile carciofaio.
✿ Aprile sparagiaio.
✿ Aprile, dolce dormire.
✿ Per tutto Aprile non ti scoprire.