Quella lunga, tragica guerra era finalmente finita ma, a distanza di 8 mesi dalla completa Liberazione dell'Italia, anche il territorio ravennate recava ancora le tracce delle devastazioni causate dai bombardamenti alleati, e le mine piazzate dai tedeschi in ritirata rendevano estremamente pericoloso avventurarsi nei campi incolti. Il bestiame era stato razziato dai tedeschi, le strade erano dissestate e le case sbrecciate o ridotte ad ammassi di macerie.
Benché la città di Ravenna già dal 4 dicembre 1944 fosse stata liberata dai partigiani, che avevano preceduto di qualche ora le truppe canadesi, il fronte si era fermato per tutto l'inverno sulla linea del fiume Senio. Solo ad aprile l'incubo era definitivamente cessato, e tutta la Romagna era stata liberata, come il resto d'Italia.
Carlo, detto Carluccio, aveva 44 anni e 6 figli di età compresa fra i 22 e gli 11 anni. Viveva con la sua numerosa famiglia in una casa colonica nella campagna a nord di Ravenna e ora che un altro inverno era alle porte la sua casa portava ancora gli squarci delle granate che avevano ucciso uno dei suoi fratelli. La maggiore dei suoi figli stava per renderlo nonno e, con una creaturina in arrivo, occorreva provvedere al più presto almeno alle riparazioni più indispensabili.
Quel giorno - era il 5 dicembre 1945 - Carluccio attaccò la somara al barroccio e si diresse alla volta di Alfonsine per prendere un carico di mattoni dalla fornace.
Sul far della sera un boato squarciò il silenzio della campagna e la sua vecchia madre, che nell'aia stava dando il becchime al pollame, si portò le mani sulla testa esclamando "pôr fiôl!" (povero figlio), perché, come tutti, conosceva bene il significato dei sinistri scoppi che ogni tanto laceravano l'aria facendo gelare il sangue nelle vene.
Quello che invece ancora non sapeva era che quel "pôr fiôl" dilaniato da una mina era il suo figliolo. Il secondo figlio che la guerra le portava via nel giro di un anno.
Circa tre settimane più tardi, in una famiglia devastata dal lutto, nasceva quella sua nipotina che Carluccio mai avrebbe conosciuto e che, in sua memoria, fu chiamata Carla.
Benché la città di Ravenna già dal 4 dicembre 1944 fosse stata liberata dai partigiani, che avevano preceduto di qualche ora le truppe canadesi, il fronte si era fermato per tutto l'inverno sulla linea del fiume Senio. Solo ad aprile l'incubo era definitivamente cessato, e tutta la Romagna era stata liberata, come il resto d'Italia.
Carlo, detto Carluccio, aveva 44 anni e 6 figli di età compresa fra i 22 e gli 11 anni. Viveva con la sua numerosa famiglia in una casa colonica nella campagna a nord di Ravenna e ora che un altro inverno era alle porte la sua casa portava ancora gli squarci delle granate che avevano ucciso uno dei suoi fratelli. La maggiore dei suoi figli stava per renderlo nonno e, con una creaturina in arrivo, occorreva provvedere al più presto almeno alle riparazioni più indispensabili.
Quel giorno - era il 5 dicembre 1945 - Carluccio attaccò la somara al barroccio e si diresse alla volta di Alfonsine per prendere un carico di mattoni dalla fornace.
Sul far della sera un boato squarciò il silenzio della campagna e la sua vecchia madre, che nell'aia stava dando il becchime al pollame, si portò le mani sulla testa esclamando "pôr fiôl!" (povero figlio), perché, come tutti, conosceva bene il significato dei sinistri scoppi che ogni tanto laceravano l'aria facendo gelare il sangue nelle vene.
Quello che invece ancora non sapeva era che quel "pôr fiôl" dilaniato da una mina era il suo figliolo. Il secondo figlio che la guerra le portava via nel giro di un anno.
Circa tre settimane più tardi, in una famiglia devastata dal lutto, nasceva quella sua nipotina che Carluccio mai avrebbe conosciuto e che, in sua memoria, fu chiamata Carla.
Mi commuovono sempre le storie della guerra, ma come contrasto vedo volentieri i film bellici...
RispondiEliminaGrazie per questo delicato racconto..
Bacio soave Krilù!
Ciao Carla, che momenti terribili....eppure anche tra quei drammi la vita continuava...e..sei nata tu?! Tantissimi auguri di buon compleanno allora e un abbraccio!!
RispondiEliminaCarmen
un post da far studiare a memoria a quelli che ancor oggi predicano guerre ed interventi armati ( tanto non sono loro che rischiano la pelle ).
RispondiEliminaMi vuoi proprio far piangere,che tenerezza e benvenuta al mondo! Un bacione tua Thelma!
RispondiEliminaQueste sono emozioni vere e forti. Auguri
RispondiEliminaMalinconica e bellissima la storia della tua nascita!
RispondiEliminaMolto bella anche se triste la tua storia. Un abbraccio ed auguroni
RispondiEliminaQuanta dolcezza in questo racconto, Carla.
RispondiEliminaAuguri di vero cuore.
Oh Carla ... ho letto solo adesso ...
RispondiEliminaBella e triste la tua storia!
Che piccola e tenera quella bambina ... E' una foto meravigliosa .. Auguri Carla ... di cuore : )
Tenera e triste questa storia. E' stato emozionante leggerla. Ciao.
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