Mi rivedo bambina, e poi adolescente, pedalare con i capelli al vento per strade sterrate e carraie erbose nelle campagne intorno al mio paese natale.
Sia pure in un così piccolo lembo di terra, nel dopoguerra erano spuntati come funghi malefici, 23 cippi di pietra, disseminati sulle aie, nei campi o sui cigli delle strade, a segnare altrettanti luoghi di memoria dove, in seguito ad esecuzioni sommarie o scoppi di mine, uno o più civili - donne, uomini, bambini, a volte intere famiglie - avevano perso tragicamente la vita.
Uno di questi cippi, posto in piena campagna, lungo la strada che porta al paese, ricorda il luogo dove il mio nonno materno morì dilaniato da una mina lasciata dai tedeschi in ritirata. Di questo drammatico episodio vi ho parlato qui alcuni mesi fa.
Quel cippo, durante la mia infanzia e adolescenza, fu la settimanale meta di un pellegrinaggio dove, insieme a mia mamma e a mia nonna, ci recavamo per portare fiori freschi e strappare erbacce, in modo che il luogo fosse sempre ben curato, a testimonianza del nostro cordoglio e profondo rispetto.
E la frase incisa sulla pietra l'ho letta talmente tante volte che ancora, dopo 70 anni, la porto incisa nel cuore e nella mente:
"Qui il giorno 5 dicembre 1945 chiudeva gli occhi alla vita Guerra Carlo di anni 44 straziato dallo scoppio di un insidioso ordigno che il barbaro tedesco lasciò nella via dell'ultima fuga."
Di recente questo cippo è stato restaurato, rendendo nuovamente visibile la scritta divenuta negli anni ormai illeggibile, ed è stata ricostruita la passerella che lo collega alla strada, dopo che la notte dell'Epifania 2012 un'auto carica di ubriachi, uscendo di strada, l'aveva demolita.
Da ragazza, finchè ho abitato al paese prima di trasferirmi con la famiglia in città, anch'io ho sempre fatto parte della delegazione che, in una sorta di via crucis, ogni 25 Aprile in occasione della Festa della Liberazione passava in bicicletta di cippo in cippo, per deporvi garofani rossi.
Ora la maggior parte di quei cippi di pietra sparsi per le campagne sono ormai erosi dal tempo e invasi dai licheni ma, anche ove le scritte risultino illeggibili, continuano a rivolgere ai passanti il loro muto grido di denuncia contro le atrocità della guerra.
Sia pure in un così piccolo lembo di terra, nel dopoguerra erano spuntati come funghi malefici, 23 cippi di pietra, disseminati sulle aie, nei campi o sui cigli delle strade, a segnare altrettanti luoghi di memoria dove, in seguito ad esecuzioni sommarie o scoppi di mine, uno o più civili - donne, uomini, bambini, a volte intere famiglie - avevano perso tragicamente la vita.
Uno di questi cippi, posto in piena campagna, lungo la strada che porta al paese, ricorda il luogo dove il mio nonno materno morì dilaniato da una mina lasciata dai tedeschi in ritirata. Di questo drammatico episodio vi ho parlato qui alcuni mesi fa.
Quel cippo, durante la mia infanzia e adolescenza, fu la settimanale meta di un pellegrinaggio dove, insieme a mia mamma e a mia nonna, ci recavamo per portare fiori freschi e strappare erbacce, in modo che il luogo fosse sempre ben curato, a testimonianza del nostro cordoglio e profondo rispetto.
E la frase incisa sulla pietra l'ho letta talmente tante volte che ancora, dopo 70 anni, la porto incisa nel cuore e nella mente:
"Qui il giorno 5 dicembre 1945 chiudeva gli occhi alla vita Guerra Carlo di anni 44 straziato dallo scoppio di un insidioso ordigno che il barbaro tedesco lasciò nella via dell'ultima fuga."
Di recente questo cippo è stato restaurato, rendendo nuovamente visibile la scritta divenuta negli anni ormai illeggibile, ed è stata ricostruita la passerella che lo collega alla strada, dopo che la notte dell'Epifania 2012 un'auto carica di ubriachi, uscendo di strada, l'aveva demolita.
Da ragazza, finchè ho abitato al paese prima di trasferirmi con la famiglia in città, anch'io ho sempre fatto parte della delegazione che, in una sorta di via crucis, ogni 25 Aprile in occasione della Festa della Liberazione passava in bicicletta di cippo in cippo, per deporvi garofani rossi.
Ora la maggior parte di quei cippi di pietra sparsi per le campagne sono ormai erosi dal tempo e invasi dai licheni ma, anche ove le scritte risultino illeggibili, continuano a rivolgere ai passanti il loro muto grido di denuncia contro le atrocità della guerra.
Dio mio Carla, nono oso immaginare il dolore terribile che un cuore può sopportare nel perdere un proprio caro in quelle circostanze… e soprattutto il cuore di una madre già provata in precedenza.
RispondiEliminaLa vita da… la vita toglie…
La tua nascita ha portalo nuovamente luce in quella casa, dove le tenebre avevano oscurato gli animi…
Grazie per la commovente testimonianza
Purtroppo l’uomo non ha ancora capito nulla, e innocenti continuano a morire.
Ti abbraccio con il cuore
Ciao Carla, buona Festa del 25 aprile e un grande abbraccio!!
RispondiEliminaCarmen
Cara Krilù, oggi possiamo ricordare tante cose!!!
RispondiEliminala storia delle mine lasciate dai tedesco nella ritirata purtroppo anche da noi ci sono stati parecchi morti. Oggi tutti dobbiamo ricordare e le scuole dovrebbero insegnare ha tutti il sacrificio di tante vittime per la libertà che oggi abbiamo. Ciao e buon 25 aprila cara amica, con un forte e sentito abbraccio.
Tomaso
Carissima è giusto ricordare questi momenti nel rispetto dei nostri cari.Un caloroso abbraccio
RispondiEliminaho pianto,bellissima storia....grazie <3
RispondiEliminaStoria straziante. Gli orrori della guerra e le mine hanno sconvolto l'esistenza di migliaia di famiglie. Purtroppo ci sono ancora individui che inneggiano a quel periodo.
RispondiEliminaBuona settimana, un abbraccio
enrico
Purtroppo sono ricordi tristi e tragici questi, ma ci fanno maggiormente capire quali atrocità ci passavano cosi' vicino da farci spesso perdere la vita!
RispondiEliminaUn pensiero per il tuo amato e sfortunato nonno mia cara e a te tanti baci!
Che brutta cosa le guerre! Quanti lutti, quanti dolori, quanti sconvolgimenti si portano dietro.....perchè? perchè? Il mio sogno? Titolo d'apertura di tutti i tg : E' scoppiata la pace mondiale!!!!!!!!! Purtroppo per i sogni c'è poco spazio in questo mondo, ma quanto sarebbe tutto più semplice e bello. Un abbraccio carissima amica
RispondiEliminaEmi
Ti ringrazio per averci donato questo episodio che ricorda la guerra e le sue atrocità, le stesse che la società vorrebbe farci dimenticare. Siamo ancora in guerra, una guerra economica terribile, e le vittime non sanguinano ma muoiono ugualmente senza che nessun cippo le ricordi. Sono tempi duri, questi, e noi i nuovi barbari.
RispondiEliminaBuona giornata.
Tristi simboli dell'orrore della guerra, ma importanti a ricordare sempre a chi passa cosa è stato, per non dimenticare mai! Dovrebbero essere monito per il presente....dico dovrebbero, perchè purtroppo, in modi diversi anche oggi si perpretano atrocità simili....
RispondiEliminaUn ricordo bellissimo, hai fatto bene a raccontarlo.
RispondiEliminaSara