E' già passato molto tempo da quando vi ho proposto gli ultimi detti e proverbi in dialetto romagnolo.
Ricordando il gradimento che le varie serie di proverbi avevano riscosso fra i miei followers, eccovene altri, corredati dalla doverosa traduzione letterale e dal relativo significato, ad uso e consumo dei miei lettori che romagnoli non sono.
✿ L' a una cârta par tot i zugh.
(Ha una carta per tutti i giochi).
Si dice di persona che se la cava bene in tutto quello che intraprende.
✿ L'ha fat la fen de garnadèl.
(Ha fatto la fine dello scopino.)
Si dice di qualcuno che è finito male.
Il detto è riferito alla fine ingloriosa dello scopino di saggina, che quando era nuovo e integro veniva utilizzato per spazzare via i residui di farina dal tagliere dove si faceva la sfoglia, quando era vecchio e consumato si usava per spazzare la cenere dall'arola del camino e dal forno e quando era completamente consumato e quasi inservibile veniva deputato alla pulizia del gabinetto.
✿ E' fa i pi al mosch.
(Fa i piedi alle mosche).
Si dice di qualcuno dotato di straordinaria abilità, visto che i piedi delle mosche sono alquanto piccoli.
✿ E' curtel e' chepa cun la chêrna di cvajon.
(Il coltello vive con la carne dei coglioni)
Detto rivolto a chi si taglia un dito, al quale a mo' di consolazione si da pure dello stupido.
✿ U j da fastìdi nech e' vent de dvanadùr .
(Gli da fastidio perfino il vento dell'arcolaio).
Si dice di persona molto cagionevole di salute.
✿ E' ciaparèb néca int un fër infughì.
(Afferrerebbe anche un ferro rovente).
E' riferito a chi è sempre pronto ad appropriarsi di ogni cosa.
✿ J' interess dla pignata uj sa sol e' cverc.
( Gli interessi della pentola li sa solo il coperchio).
E' un chiaro invito a non voler giudicare senza conoscere la realtà dei fatti.
✿ S' us môr i bel lo un ciapa gnech e' fardòr.
(Se muoiono i belli lui non prende nemmeno il raffreddore).
Si dice di persona decisamente brutta.
✿ La balareb a la veta d'un fus.
(Ballerebbe in cima a un fuso.)
Essendo il fuso notoriamente appuntito, si dice di una ragazza con tanta voglia di ballare che non si fermerebbe davanti a nulla.
Ricordando il gradimento che le varie serie di proverbi avevano riscosso fra i miei followers, eccovene altri, corredati dalla doverosa traduzione letterale e dal relativo significato, ad uso e consumo dei miei lettori che romagnoli non sono.
✿ L' a una cârta par tot i zugh.
(Ha una carta per tutti i giochi).
Si dice di persona che se la cava bene in tutto quello che intraprende.
✿ L'ha fat la fen de garnadèl.
(Ha fatto la fine dello scopino.)
Si dice di qualcuno che è finito male.
Il detto è riferito alla fine ingloriosa dello scopino di saggina, che quando era nuovo e integro veniva utilizzato per spazzare via i residui di farina dal tagliere dove si faceva la sfoglia, quando era vecchio e consumato si usava per spazzare la cenere dall'arola del camino e dal forno e quando era completamente consumato e quasi inservibile veniva deputato alla pulizia del gabinetto.
✿ E' fa i pi al mosch.
(Fa i piedi alle mosche).
Si dice di qualcuno dotato di straordinaria abilità, visto che i piedi delle mosche sono alquanto piccoli.
✿ E' curtel e' chepa cun la chêrna di cvajon.
(Il coltello vive con la carne dei coglioni)
Detto rivolto a chi si taglia un dito, al quale a mo' di consolazione si da pure dello stupido.
✿ U j da fastìdi nech e' vent de dvanadùr .
(Gli da fastidio perfino il vento dell'arcolaio).
Si dice di persona molto cagionevole di salute.
✿ E' ciaparèb néca int un fër infughì.
(Afferrerebbe anche un ferro rovente).
E' riferito a chi è sempre pronto ad appropriarsi di ogni cosa.
✿ J' interess dla pignata uj sa sol e' cverc.
( Gli interessi della pentola li sa solo il coperchio).
E' un chiaro invito a non voler giudicare senza conoscere la realtà dei fatti.
✿ S' us môr i bel lo un ciapa gnech e' fardòr.
(Se muoiono i belli lui non prende nemmeno il raffreddore).
Si dice di persona decisamente brutta.
✿ La balareb a la veta d'un fus.
(Ballerebbe in cima a un fuso.)
Essendo il fuso notoriamente appuntito, si dice di una ragazza con tanta voglia di ballare che non si fermerebbe davanti a nulla.
✿ Ades se che t' e voja d' fis-cê!
(Adesso si che hai voglia di fischiare!)
Detto come palese invito ad anticipare i soldi quando si chiede a qualcuno di fare un acquisto per conto d'altri.
Questa l'origine dell'espressione: chi andava alle fiere dove venivano venduti dei fischietti di zucchero (come per esempio la Fiera di San Giovanni a Cesena), poteva capitare che qualcuno gli chiedesse di portargliene uno, ma poi spesso succedeva che non venisse rimborsato.
Ma che belli Krilù! Mi piacciono soprattutto perché non ne ho mai sentito uno, nemmeno un po' diverso, anche se quello delle pentole e dei coperchi, mi è in qualche modo familiare, ma forse solo per il significato "evergreen" ;)
RispondiEliminaCiao Krilù, che forti..sono modi di dire che non conoscevo, e il dialetto poi li rende più incisivi!
RispondiEliminaBuona giornata e buona domenica
Carmen
La grande saggezza popolare.
RispondiEliminaSaluti a presto.
Esempi di saggezza popolare di una terra che non si finisce mai di conoscere e di ammirare.
RispondiEliminaBellissimi, tutti molto azzeccati!
RispondiEliminaChe belli questi detti romagnoli Krilù mia , mi ci vedo molto nel
RispondiElimina✿ La balareb a la veta d'un fus.
fantastico!!!!
Un bacione!
Adoro la Romagna...indovina perche'?
RispondiEliminaIl vostro dialetto è veramente difficile e poi parlano del barese.....
RispondiEliminaCiaooo
Nei detti popolari c'è sempre molta saggezza! Grazie per questo assaggio, cara Krilù.
RispondiEliminaInteressantissimo! ti aspetto da me, vorrei una tua opinione! Grazie.
RispondiEliminaChissà perchè, detti in dialetto sembrano avere ancor più significato... forse sembrano più spontanei! Anche se oggi parlare dialetto è spontaneo per pochi... Ecco, mi si è ingarbugliato il ragionamento, ha ha ha ha!
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