Entra anche tu NEL MONDO DI KRILU',
un viaggio nel mio mondo che potrai continuare visitando anche
il mio sito

domenica 21 novembre 2010

Niente di nuovo sul fronte occidentale

Capitatomi casualmente fra le mani, ho riletto un vecchio libro della Collana "I Libri del Pavone" Mondadori, stampato nel 1962.





Titolo: Niente di nuovo sul fronte occidentale

Autore: Erich Maria Remarque

Titolo originale: Im Westen nichts Neues

Traduzione: Stefano Jacini




Trama:
Scritto in prima persona dal protagonista, questo romanzo narra le vicende di un soldato tedesco durante la Prima Guerra Mondiale. Paul Bäumer è uno studente diciannovenne che si arruola volontario insieme ad alcuni suoi compagni di classe. Questi giovani, spinti dalla propaganda del militarismo imperversante, si illudono che la guerra sia una eroica e bella avventura che però, giorno dopo giorno, si trasforma in una orrenda tragedia, vissuta sulla loro pelle di ragazzi, che vedono le loro illusioni spegnersi fra le atrocità e le difficoltà quotidiane della guerra di trincea, fino al sacrificio della vita.
Narrato in modo crudo e oggettivo il romanzo non nasconde niente della vera faccia della guerra.



Se la mia edizione di questo libro è del '62, vuol dire che è più o meno quella l'epoca in cui l'ho letto per la prima volta, e pur rammentandone molto vagamente la drammaticità, non ricordavo assolutamente più nulla nè della trama nè dei protagonisti, e nemmeno se fosse ambientato nella prima o nella seconda guerra mondiale.
Lo stesso dicasi per il film che da questo romanzo era stato tratto (All'Ovest niente di nuovo), che io avevo visto, ancora ragazzina, con ogni probabilità negli anni '50-60.

Dunque, affrontandone, o meglio riaffrontandone la lettura, sapevo solo di dovermi aspettare un romanzo molto crudo. Ho ritrovato un capolavoro, denso di pagine altamente drammatiche, che a squarciagola urla l'orrore di una guerra che "macinò" nel suo efferato ingranaggio milioni di vittime.


Scritto da Erich Maria Remarque (pseudonimo di Erich Paul Remark), nel 1929, questo romanzo costituisce una vibrata e drammatica accusa contro la guerra, orrendo falò nel quale vengono bruciate selvaggiamente le più alte conquiste civili e morali del nostro tempo. Attraverso una spietata documentazione del più vero e tragico volto dei conflitti moderni, palesa l'ipocrisia di certi presunti valori ideali grazie ai quali intere generazioni vengono sacrificate nella più feroce carneficina.
Remarque sottolinea che la distinzione nemico-amico, comunque travestita o rimodernata, è puramente fittizia. L'altissima testimonianza che egli ci offre viene unanimemente riconosciuta come uno dei più validi esempi della letteratura moderna e purtroppo il messaggio di quest'opera continua ad essere di scottante attualità.
Nei paesi dominati dal fascismo e dal nazismo, ne fu vietata la pubblicazione perché giudicato profondamente antimilitarista ma, tradotto in tutte le lingue, ebbe un successo trionfale.



Di questo capolavoro della letteratura ho trascritto per voi questo brano:

[...]"Kantorek era il nostro professore: un ometto severo, vestito di grigio con un muso da topo. Aveva press'a poco la stessa statura del sottufficiale Himmelstoss, il terrore di Klosterberg. Del resto è strano che l'infelicità del mondo derivi tanto spesso dalle persone piccole, di solito assai più energiche e intrattabili delle grandi. Mi sono sempre guardato dal capitare in reparti che avessero dei comandanti piccoli: generalmente sono dei pignoli maledetti.
Nelle ore di ginnastica Kantorek ci tenne tanti e tanti discorsi, finché finimmo col recarci sotto la sua guida, tutta la classe indrappellata, al Comando di presidio, ad arruolarci come volontari. Lo vedo ancora davanti a me, quando ci fulminava attraverso i suoi occhiali e ci domandava con voce commossa: "Venite anche voi, nevvero, camerati" ?.
Codesti educatori tengono spesso il loro sentimento nel taschino del panciotto, pronti a distribuirne un po' ora per ora. Ma allora noi non ci si dava pensiero di certe cose.
Ce n'era uno, però, che esitava, non se la sentiva. Si chiamava Giuseppe Behm, un ragazzetto grasso e tranquillo. Si lasciò finalmente persuadere anche lui, perché altrimenti si sarebbe reso impossibile. Può darsi che parecchi altri la pensassero allo stesso modo; ma nessuno potè tirarsi fuori; a quell'epoca persino i genitori avevano la parola "vigliacco" a portata di mano. Gli è che la gente non aveva la più lontana idea di ciò che stava per accadere. In fondo i soli veramente ragionevoli erano i poveri, i semplici, che stimarono subito la guerra una disgrazia, mentre i benestanti non si tenevano dalla gioia, quantunque proprio essi avrebbero potuto rendersi conto delle conseguenze.
Katzinski sostiene che ciò proviene dalla educazione, la quale rende idioti; e quando Kat dice una cosa, ci ha pensato su molto.
Per uno strano caso, fu proprio Behm uno dei primi a cadere. Durante un assalto fu colpito agli occhi, e lo lasciammo per morto. Portarlo con noi non si poteva, perché dovemmo ritirarci di premura. Solo nel pomeriggio lo udimmo a un tratto gridare, e lo vedemmo fuori, che si trascinava carponi; aveva soltanto perduto coscienza. Poiché non ci vedeva, ed era pazzo dal dolore, non cercava affatto di coprirsi, sicchè venne abbattuto a fucilate, prima che alcuno di noi potesse avvicinarsi a prenderlo.
Naturalmente non si può far carico di questo a Kantorek: che sarebbe del mondo, se già questo si dovesse chiamare una colpa? Di Kantorek ve n'erano migliaia, convinti tutti di far per il meglio nel modo ad essi più comodo.
Ma qui appunto sta il loro fallimento.
Essi dovevano essere per noi diciottenni introduttori e guide all'età virile, condurci al mondo del lavoro, al dovere, alla cultura e al progresso; insomma all'avvenire. Noi li prendevamo in giro e talvolta facevamo loro dei piccoli scherzi, ma in fondo credevamo a ciò che ci dicevano. Al concetto dell'autorità di cui erano rivestiti, si univa nelle nostre menti un'idea di maggior prudenza, di più umano sapere. Ma il primo morto che vedemmo mandò in frantumi questa convinzione. Dovemmo riconoscere che la nostra età era più onesta della loro; essi ci sorpassavano soltanto nelle frasi e nell'astuzia. Il primo fuoco tambureggiante ci rivelò il nostro errore, e dietro ad esso crollò la concezione del mondo che ci avevano insegnata.
Mentre essi continuavano a scrivere e a parlare, noi vedevamo gli ospedali e i moribondi; mentre essi esaltavano la grandezza del servire lo Stato, noi sapevamo già che il terrore della morte è più forte. Non per ciò diventammo ribelli, disertori, vigliacchi - espressioni tutte ch'essi maneggiavano con tanta facilità; - noi amavano la patria quanto loro, e ad ogni attacco avanzavamo con coraggio; ma ormai sapevamo distinguere, avevamo ad un tratto imparato a guardare le cose in faccia. E vedevamo che del loro mondo non sopravviveva più nulla. Improvvisamente, spaventevolmente ci sentimmo soli, e da soli dovevamo sbrigarcela." [...]




29 commenti:

  1. TORNO Kri..e mi leggo tutto con calma...per ora ti lascio solo un saluto.ciaooooooo e buona settimana

    RispondiElimina
  2. Ho inizito a leggere quello che hai postato e mi piace il modo di scrivere semplice dell'autore, mi sa che mi hai convinto, mi piacerebbe leggerlo.. anche perchè la guerra non è affascinante come molti specie ragazzi possano pensare, ma è terrore violenza e frustrazione^^

    Buona serata ^^

    RispondiElimina
  3. Deve essere un libro molto interessante e drammatico da come ne parli.La guerra è sempre orrore e miseria sia per chi la fà e per chi la subisce.Ciao Krilù buon inizio settimana,Bacione,Liza.Grazie per il tuo commento sul mio post...mi ha molto colpito .Grazie per aver condiviso con me il tuo pensiero.Ti abbraccio.

    RispondiElimina
  4. Lo trovo assolutamente meraviglioso (anche se non è l'aggettivo più adatto!)!!!!!E quanto ha ragione!!!. L'anno scorso ho letto un romanzo autobiografico che pure parlava della guerra "terra matta", il cui autore non era uno scrittore professionista ma semplicemente colui che aveva vissuto quella storia e l'aveva scritta su un diario. Furono i suoi figli, in seguito, a farla pubblicare tale e quale, errori di sintassi compresi: se non l'hai letto te lo consiglio!

    RispondiElimina
  5. Ciao carissima!

    ...è sempre un piacere passare a trovarti.

    Non ho letto questo libro...

    Sono sincera. Per deformazione professionale ne ho dovuti scrivere ed impaginare tanti, anche con immagini...è sempre è stato un momento di transizione, di riflessione e di oblio che nessuno di noi può permettersi.

    Grazie per la narrazione...

    Un bacio grande!

    Kisses. Ciao e buonissima settimana. NI

    RispondiElimina
  6. L'ho letto da ragazzo e mi era piaciuto molto!
    Bel post,molto interessante!

    Notte!

    RispondiElimina
  7. Forse il libro più importante della mia formazione!

    RispondiElimina
  8. Non ho letto il libro ma ho letto il brano da te riportato. E' spaventosamente attuale, nonostante la distanza temporale potrebbe benissimo parlare di una delle tante guerre in corso in questo momento. Grazie per aver condiviso. Ciao, Giada

    RispondiElimina
  9. Dalle tue parole sembra un testo molto interessante.La guerra è la cosa più orrida che ha inventato l'essere umano.Ti auguro un buon inizio settimana,saluti a presto

    RispondiElimina
  10. Non ho letto il libro e non penso neanche di aver visto il film, anche se ne ho sentito parlare. Di solito, pur con delle eccezioni, questo è un genere che non ha mai attirato molto la mia attenzione, non dico per mancanza di interesse, ma perchè nella lettura e nella visione di un film cerco forse emozioni diverse. Il brano che ci hai trascritto è molto crudo e l'episodio di Behm fa accapponare la pelle. Dev'essere un libro stupendo, comunque! Tu l'hai letto in lingua originale?

    RispondiElimina
  11. Grazie dei tuo commento, molto completo! Un caro saluto

    RispondiElimina
  12. Ciao Louise! Non ho letto il libro ma ne avevo molto sentito parlare da amici!Il pezzo che hai riportato colpisce in effetti per la crudezza specialmente dove parla dell'amico colpito agli occhi e poi finito a fucilate!


    Ciao baci tua Thelma

    RispondiElimina
  13. Ma sai che ce l'ho anch'io sepolto da qualche parte nelle librerie in questa stanza o nell'altra...letto al tempo delle superiori, quindi una vita fa. Lo devo cercare ...in alcuni ripani ho i libri in doppia fila :(
    In vece non ho visto il film.

    RispondiElimina
  14. Non ho letto questo libro, deve essere molto interessante! Purtroppo drammatico, ma il vero dramma sta nel fatto che ciò che è scritto è reale!

    RispondiElimina
  15. Ciao Carla. Ti avevo risposto immediatamente dopo che avevi lasciato il tuo commento, ma non c'è più. Chissà che ho combinato ...
    Comunque adesso ti lascio un bacio.

    RispondiElimina
  16. Ciao Titty. Questo romanzo è stato preso ad emblema dai pacifisti di tutto il mondo, proprio perché fa comoprendere quanto sia orrida e inutile la guerra.

    Ti abbraccio.

    RispondiElimina
  17. Cara Liza, forse per te non è bene leggere un romanzo così drammatico col tuo attuale stato d'animo. Stai serena e sorridi. Ti lascio un sorriso anch'io, con un abbraccio.

    RispondiElimina
  18. Ciao Marina. Sentire che anche tu hai apprezzato tanto la grandezza di questo libro mi fa piacere.

    Prendo nota del titolo da te segnalato: grazie!

    RispondiElimina
  19. Ciao Ni, frizzante e inarrestabile ragazza!!
    E' sempre un piacere per me vederti qui.
    Ricambio il tuo bacio.

    RispondiElimina
  20. Grazie per le tue visite Franz e per aver considerato interessante questo post.
    Ciao, a presto.

    RispondiElimina
  21. Lieta di vederti, Adriano.
    Così come questo libro è stato importante per la formazione di tanti di noi, sarebbe opportuno lo diventasse anche per quei giovani che hanno per la testa strane idee.

    RispondiElimina
  22. Quanto è vero Giada! Eppure l'umanità non riesce a fare tesoro delle esperienze del passato.
    Un bacio.

    RispondiElimina
  23. Si Cavaliere, questo libro è una drammatica testimonianza degli orrori della guerra e della presa di coscienza di chi la credeva una bella avventura.
    A presto, spero.

    RispondiElimina
  24. Ciao Ninfa. Devo dire che nemmeno per me questo è il genere di letture che prediligo. E ancor più evito di vedere film di guerra perché mi lasciano in cuore una grande angoscia.
    Ma questo capolavoro della letteratura mondiale racchiude in sè un significato talmente profondo di rifiuto della guerra, che non potevo accantonarlo.
    A domanda, rispondo: l'ho letto in edizione integrale, ma nella traduzione italiana.

    RispondiElimina
  25. Grazie a te Mirta, per la tua gradita visita.
    Torna quando vuoi. Ciao.

    RispondiElimina
  26. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  27. Ciao Thelma, grazie di aver letto il brano che ho trascritto; (già, perchè non l'ho trovato in Internet e trasferito col copia-incolla, ma l'ho scritto tutto io, parola per parola, con i miei ditini ... eheh).

    Un bacione dalla tua Louise.



    N.B. il commento precedente l'ho cancellato perché avevo "paciugato" un po'. ;)

    RispondiElimina
  28. Sandra, come ti capisco riguardo i libri ovunque e in doppia-tripla fila. Questo di cui parlo mi è proprio ricapitato fra le mani per caso: se lo avessi cercato figurati quando lo trovavo ...! Infatti adesso che lo stavo cercando per fotografarne la copertina da mettere sul post .. non lo trovo piuuuuuuuu' :(

    RispondiElimina
  29. E' proprio com dici, Alessandra.
    Le terribili esperienze che Remarque ha raccontato nel romanzo, le ha vissute davvero, nella sua giovinezza e come lui, tutti coloro che hanno combattuto quella inutile guerra, sugli opposti fronti.

    RispondiElimina

Vi prego di scusarmi se non sempre riuscirò a rispondervi e Vi ringrazio fin d'ora per la gradita visita e per i commenti che vorrete eventualmente lasciarmi.