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venerdì 26 marzo 2010

Violette nell'arte, musica e poesia

Un piccolo, timido fiore, la violetta, che non ha lasciato indifferente la sensibilità di tanti artisti, che l'hanno celebrata in dipinti, poesie e canzoni.

Eccovi un delicato acquerello che la cara amica Carla Colombo, pittrice di Imbersago (CO) mi ha gentilmente messo a disposizione: non pare anche a voi di sentirne il profumo?



Carla Colombo
"Profumo di violetta"
acquerello su carta Fabriano gr.300 grana grossa





Ma anche poeti di rilievo hanno citato nelle loro liriche questo modesto fiore che annuncia la primavera:

Da: "L'Aquilone" di Giovanni Pascoli

C'è qualcosa di nuovo oggi nel sole,
anzi d'antico: io vivo altrove, e sento
che sono intorno nate le viole [...]

~ ° ~


Da: "Il sabato del villaggio" di Giacomo Leopardi

La donzelletta vien dalla campagna,
In sul calar del sole,
Col suo fascio dell'erba; e reca in mano
Un mazzolin di rose e di viole,
Onde, siccome suole,
Ornare ella si appresta
Dimani, al dì di festa, il petto e il crine [...]

~ ° ~


"Le violette" di Ada Negri

Anche quest’anno andrai per violette
lungo le prode, nel febbraio acerbo.
Quelle pallide, sai: che han tanto freddo,
ma spuntano lo stesso, appena sciolte
l’ultime nevi; e fra uno scroscio e un raggio
ti dicono: «Domani è primavera.»
Ogni anno ti confidi al tuo tremante
cuore: «È finita», e pensi: «Non andrò
per violette, non andrò mai più
per violette – ché passò il mio tempo –
lungo le prode, nel febbraio acerbo.»
Invece (e donde ignori, e da qual bocca)
una voce ti chiama alla campagna:
e vai; e i piedi ti diventano ali,
sì alta è la promessa ch’è nell’aria.
E per amor dell’esili corolle
quasi senza fragranza, ma beate
d’esser le prime, avidamente schiacci
con gli steli la zolla entro le dita.
O sempre nuova, o non guarita mai
dell’inquieto mal di giovinezza,
a chi dunque darai le tue viole?
A nessuno: a te stessa: o, forse, ad una
fanciulla che ti passi, agile, accanto,
e ti domandi dove tu l’hai colte:
sola n’è degna, ella che fresca ride
come il febbraio; e non si sa qual sia
più felice, se ella, o primavera.

~ ° ~


"Filastrocca di primavera" di Gianni Rodari

Filastrocca di primavera
più lungo è il giorno,
più dolce la sera.
Domani forse tra l’erbetta
spunterà la prima violetta.
O prima viola fresca e nuova
beato il primo che ti trova,
il tuo profumo gli dirà,
la primavera è giunta, è qua.
Gli altri signori non lo sanno
E ancora in inverno si crederanno:
magari persone di riguardo,
ma il loro calendario va in ritardo




E non mancano le viole nelle canzoni, come per esempio, in questo tango di Padilla - Montesinos - Lombardo





La violetera

I.

La siepe di viole
e' rifiorita...
Chi mai da Carmencita
comprar le vuole?
Ne ho colmi i cesti.
Venite, siate lesti!
Orsu', signori,
comprate i fiori!

O señores, señoritas
le violette mi comprate,
che la man di Carmencita
ha raccolte ed intrecciate
per recarle alla città.
Adornatevi, signore,
del sereno fior gentile:
nel silenzio, al vostro cuore,
in un fascino sottile
dolci cose vi dirà.

II.

Voi, bella signorina
cosi' galante,
sareste piu' carina
ed elegante,
se sulla veste
a profusion metteste
i fiorellini
dei miei cestini

O mia bella señorita,
dalla man di Carmencita
accettate la violetta
col color della toeletta
assai ben si sposerà.
Dalle ceste ancora piene
un bouquet prendete almeno
e colui che vi vuol bene
poi, guardandole sul seno,
queste viole invidierà.

III.

Señor, voi siete triste
ed annoiato.
Cercate far conquiste?
Volete a lato
un cuore amante?
E' cosa assai seccante.
cosi soletto,
andare a letto

Señor senza señorita,
dalla man di Carmencita
accettate la violetta
nella vostra cameretta
tante cose vi dirà
In mancanza di signora,
alle viole un bacio date!
Pria che spunti in ciel l'aurora
forse mentre voi sognate,
donna il fior diventerà.

IV.

E voi, bel giovanotto
ben pettinato,
perche' così soletto?
Guardate a lato
c'è una signora
che vi sorride e implora
e chiede e vuole
delle viole

Bei señor e señoritas,
dalla man di Carmencita
ora vola in tutta fretta
fin quest'ultima violetta:
ben felice chi l'avrà.
Mi dovete perdonare,
non ho altro questa sera;
cosa mai vi potrei dare?
La piu bella violetera
può dar solo quel che ha.


Le violette in cucina




Fra i fiori eduli (cioè commestibili) la violetta è uno dei più apprezzati ed utilizzati.
Se ne possono utilizzare i fiori per fare canditi, confetture, gelati, liquori, insalate miste di erbe e fiori, per aromatizzare dolci.



Violette candite

Occorrente:
una tazza di violette di Parma (quelle piccole gialle e viola)
300 grammi di zucchero
colorante alimentare viola (facoltativo).

Lavate le violette e mettetele in una casseruola, coperte con lo zucchero.
Aggiungete un po' d' acqua, quella appena necessaria a scioglierlo e ottenere uno sciroppo molto denso.
Mettete la casseruola sul fornello, a fiamma bassissima per un'ora mescolando solo due volte. A fine cottura, se volete, potete aggiungere il colorante alimentare.
Con un mestolo forato sgocciolate le violette e lasciatele asciugare su carta oleata o carta da forno, tenendole ben distanziate perchè non si attacchino.
Quando sono ben asciutte ripassatele ancora una volta nello zucchero.
Si conservano in una scatola di metallo. Potete usarle per decorare dolci o gustarle come caramelle.



Confettura di viole mammole

Occorrente:
100 grammi di viole mammole (solo fiori privi di gambo)
1 tazza di acqua calda
350 grammi di zucchero

Mettete 75 dei 100 grammi di fiori nell'acqua calda e lasciate riposare tutta la notte; il giorno seguente unite lo zucchero e gli altri 25 grammi di fiori e fate bollire; passate al setaccio e invasate.
Si può variare la quantità di zucchero secondo il proprio gusto, per avere una confettura più o meno dolce.


Liquore di violette

Occorrente:
150 grammi di viole mammole (solo fiori privi di gambo)
350 grammi di zucchero
500 grammi di acqua
250 grammi di alcool a 90°

Fare uno sciroppo portando ad ebollizione l'acqua con lo zucchero.
Versarlo sulle violette e lasciare in infusione per 24 ore.
Unire l'alcool, filtrare e imbottigliare, lasciando riposare per un mese prima di consumarlo.


Zucchero profumato alla violetta


Per  preparare lo zucchero profumato alla violetta si procede in questo modo:
  
Raccogliere i capolini dei fiori nelle prime ore del mattino e  dopo averli puliti e ben asciugati mescolarli con lo zucchero semolato in una ciotola di vetro che poi si terrà al sole per una settimana o una decina di giorni,  rimescolando ogni tanto, finché i fiori risulteranno totalmente secchi, rimpiccioliti, sfarinati, e avranno rilasciato il loro profumo allo zucchero.
Lo zucchero così ottenuto potrà essere conservato a lungo in barattoli di vetro chiusi e potrà essere utilizzato nella preparazione di  dolci e biscotti  a cui conferirà un particolare profumo di viole.
 

Violette: fiori di primavera

Umile, tenera, deliziosa, profumatissima, la viola mammola è fra i primi fiori a segnalarci l'arrivo della primavera.
Quanti mazzolini di violette, raccolti lungo le prode dei fossi, quand'ero bambina !!!
Ancora ne risento il profumo...
Ma quanti tipi di viole spontanee esistono? Davvero tante!

Iniziamo col dire che le viole appartengono alla Famiglia delle Violacee e al Genere Viola, quanto alle Specie, potrei riportarne almeno un centinaio, senza contare gli ibridi (incroci), comunque le differenze di specie sono irrilevanti all'occhio del profano e di solito per la gente esistono solo due tipi di violetta: quella profumata e quella inodore.



Viola mammola (nome botanico: Viola odorata)

E' la specie più riconoscibile fra tutte le viole spontanee perchè è l'unica viola che ha i fiori intensamente profumati.
E' una specie diffusa in tutta l'Italia e cresce sotto le siepi e nei prati.

~ ° ~



Viola canina (nome botanico: Viola riviniana)

Questa viola assomiglia molto anche alla Viola reichenbachiana, pure lei popolarmente nota come Viola canina).
Anche questa specie è diffusa in tutta Italia, particolarmente nei boschi collinari e montani.
Il nome botanico Viola canina, invece designa oggi una specie diversa che cresce nei boschi montani.

~ ° ~



Viola del pensiero (nome botanico: Viola tricolor)

Il termine latino tricolor riferito alla specie, allude al fatto che questi fiori possono essere gialli, blu-viola o, più raramente, rosa. Molto spesso queste combinazioni di colore compaiono nello stesso fiore.
Le grandi viole del pensiero da giardino, sono nate ibridando le specie spontanee.
E' una specie diffusa in tutta Italia, ai margini delle strade, dei boschi e dei campi.

~ ° ~



Viola campestre: (nome botanico Viola arvensis)

E' simile alla Viola tricolor, però con fiori più piccoli, per lo più bianchi o crema.

~ ° ~



La viola nel linguaggio dei fiori

Probabilmente il linguaggio dei fiori è sempre esistito ma raggiunse il massimo del suo successo in Inghilterra, in epoca vittoriana.
Infatti a quel periodo risalgono quasi tutti i manuali che riportano il significato dei fiori, guide indispensabili per l'invio di veri e propri messaggi pieni di malizia e di sottintesi.

Viola del pensiero: Riflessività e Ricordo d'amore

Viola mammola: Pudore e Modestia

Volete dire a una persona: "Il tuo ricordo mi sarà sempre prezioso." ?
Regalatele un mazzo composto con questi tre fiori:
Camelia ( talento modesto)
Viola del Pensiero (ricordo)
Viola Mammola ( modestia, prudenza)

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Le violette in profumeria


Maria Luisa d'Austria, seconda moglie di Napoleone Buonaparte e Imperatrice dei francesi dal 1810 al 1814, e poi Duchessa di Parma, Piacenza e Guastalla dal 1815 al 1847, amava molto le violette.
Ed è proprio al suo amore per questo fiore che si deve l'esistenza del profumo "Violetta di Parma".
Infatti fu lei ad incoraggiare e a sostenere le ricerche dei frati del Convento dell'Annunciata che, dopo un lungo e paziente lavoro, riuscirono ad ottenere un'essenza del tutto uguale a quella del fiore, destinata unicamente all'uso personale della Duchessa Maria Luigia.

Fu verso il 1870 che, ottenuta dai frati la formula segreta, Ludovico Borsari ebbe l'idea di produrre questo profumo per un più vasto pubblico, dando vita alla prima grande industria italiana di profumi, che divenne nota in tutto il mondo.

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Le violette in erboristeria

Anche le violette fanno parte della vasta gamma di piante dotate di proprietà curative.


Campi di applicazione della viola mammola (Viola odorata):
pelle, vie respiratorie, stomaco, reni, articolazioni.
Uso esterno: una miscela formata con fiori di viola mammola , e foglie di rosmarino e di rosa, il tutto posto a nacerare in acquavite di grano, prima di aggiungervi alcune gocce di essenza di lavanda, viene utilizzata con notevole successo per impacchi e soluzioni per lavaggi o risciacqui in caso di lussazioni, slogature, contusioni, dolori dovuti a reumatismi o a gotta.
Uso interno: l'infuso ottenuto con i fiori e le foglie agisce come valido rimedio espettorante: viene quindi somministrato come bevanda per combattere tosse, raffreddore e catarro brionchiale.
L'infuso preparato solo con i fiori della viola mammola viene spesso consigliato come leggero diuretico.
Il rizoma da solo, invece, un tempo veniva utilizzato come emetico.


Campi di applicazione della viola del pensiero (Viola tricolor):
pelle, vie respiratorie, vescica.
Uso esterno: L'estratto pressato della viola viene utilizzato in caso di eruzioni cutanee e crosta lattea.
Uso interno: il succo dell'erba viene utilizzato, grazie alle sue proprietà espettoranti, per curare le varie malattie delle vie respiratorie.
Le sue caratteristiche diuretiche e sudorifere engono sfruttate in caso di malattie alla vescica.
E' inoltre uno dei componenti principali di molti infusi per purificare il sangue.


Paracelso, alla domanda su quale farmaco fosse da preferire affermò : "Tutti i campi e i prati, tutte le montagne e le colline, sono famacie".
Meglio però non cedere alla tentazione di diagnosticare e curare da sè i propri mali e ricorrere all'esperienza del medico e dell'erborista.

mercoledì 24 marzo 2010

Hanno detto: sulla diplomazia


Eccovi dieci punti di vista sulla diplomazia:

✿Il diplomatico è un uomo che sa tacere almeno in tre lingue.
(S. Lec)

✿ Diplomazia: la via più lunga fra due punti.
(Adrien Decaurcelle)

✿ Un diplomatico è un uomo che si ricorda sempre del compleanno di una donna ma non si ricorda mai della sua età.
(Robert Lee Frost)

✿ Quando un diplomatico dice "Si'", vuol dire "Forse". Quando dice "Forse", vuol dire "No". E quando dice "No", non e' un diplomatico.
(H.L. Mencken)

✿ Un diplomatico e' uno che riflette due volte prima di non dire niente.
(Fredrick Sawyer)

✿I diplomatici tradiscono tutto, tranne che le loro emozioni.
(Victor Hugo)

✿ La diplomazia consiste nel fare la cosa peggiore nel modo migliore.
(Isaac Goldberg)

✿ Come cominciano le guerre? I diplomatici raccontano bugie ai giornalisti, poi credono a quello che leggono.
(Karl Kraus)

✿La diplomazia e' l'arte di permettere a un altro di fare a modo tuo.
(David Frost)

✿ Fare una buona insalata vuol dire essere un diplomatico brillante. Il problema è identico in entrambi i casi: sapere esattamente quanto olio bisogna mettere assieme all'aceto.
(Oscar Wilde)

Mostra: Histrionica - Ravenna

Nel complesso di S. Nicolò, dal 20 marzo al 12 settembre 2010, RavennAntica mette in scena "Histrionica. Teatri, maschere e spettacoli del mondo antico", una interessante esposizione archeologica sul teatro delle origini, con i suoi personaggi e allestimenti scenici, con le sue architetture e ritualità.


Il titolo gioca con il termine latino di origine etrusca histrio, che indica la figura dell'attore di teatro, e l'allestimento valorizza e declina in tutte le sue forme una modalità di intrattenimento che presso gli antichi godeva di fortissima popolarità e aveva un grandissimo rilievo sociale.

Il percorso espositivo conduce il visitatore ad ammirare reperti soprattutto di età romana, provenienti dall’area vesuviana e presenti nelle collezioni del Museo Archeologico Nazionale di Napoli e nei musei dell’Emilia-Romagna, in particolare dal Museo Nazionale di Ferrara, che conserva il patrimonio della necropoli di Spina, con i suoi materiali di tradizione greca legati anche alle origini del teatro.


Affresco con attore e maschera
Napoli, Museo Archeologico Nazionale

Cinque sono le sezioni nelle quali è suddivisa la mostra:
- i soggetti teatrali che arredavano la casa romana;
- la bottega dell'arte, ovvero i modelli originali per la produzione di maschere teatrali;
- gli edifici teatrali;
- il teatro romano: la commedia, la tragedia ed i vari personaggi stereotipati protagonisti delle opere;
- le origini del teatro, partendo dal mito di Dioniso.

Il visitatore può ammirare un notevole corpus di maschere legate ai generi teatrali. Gli oggetti provengono in gran parte dagli scavi delle antiche città sepolte dall'eruzione del vesuvio nel 79 d.C. e destinati alla decorazione architettonica di edifici pubblici e domus.


Maschera tragica in marmo

Non si sono purtroppo conservate maschere originali antiche, realizzate in materiali deperibili. Ma un'ampia documentazione in merito proviene dalle produzioni antiche su marmo e terracotta.
In particolare il visitatore può entrare nella bottega di un artigiano di Pompei e osservare da vicino quindici maschere in gesso di duemila anni fa, probabilmente modelli di cui ci si serviva per la realizzazione di esemplari destinati agli attori.

Oltre alle maschere sono esposte due grandi statue bronzee di Livia, seconda moglie di Augusto, e del notabile L. Mammius Maximus, che adornavano l'antico teatro romano di Ercolano. Completano il quadro una ventina di suggestivi affreschi e mosaici con rappresentazioni di maschere e scene di teatro.


Emblema musivo policromo circolare
con lira circondata da otto cigni
Piacenza, Museo Civico, Palazzo Farnese

I miei hobby: Pillole di saggezza



Da qualche tempo mi diletto a raccogliere aforismi, massime, citazioni, proverbi; insomma piccoli brandelli di saggezza di tutti i tempi.

E’ una collezione che richiede veramente poco spazio e può indurre a profonde riflessioni.

mercoledì 10 marzo 2010

Sera

Una piacevole e gratificante sorpresa, mi ha riservato l'invito ad assistere alla serata organizzata dalla Circoscrizione Seconda del Comune di Ravenna in occasione dell'8 marzo, presso la Sala Forum.

Ma andiamo con ordine. "Parole e Musica" era il titolo della gradevole serata, ingentilita da una profusione di mimose, il cui programma era imperniato sulla lettura di brani elaborati dalle partecipanti al laboratorio di scrittura autobiografica "Una stanza tutta per sè", intervallati da alcuni brani musicali eseguiti dagli allievi dell'Istituto Superiore di Studi Musicali "G. Verdi" di Ravenna e da una performances di canzoni popolari cantate da Graziella Pagani.
La cosa che mi ha sorpresa ed emozionata? Beh ... è stata una loro performances di poesia intitolata "Conosco", in pratica un lavoro di rielaborazione a livello personale, che le signore del laboratorio di scrittura hanno fatto sulla mia poesia "Sera".
Poesia che riporto qui di seguito.




SERA

Conosco
il respiro profondo del bosco
al calar della sera
quando immerso in liquida luce
d’un tratto sommerso è dall’ombra
che scura invade ogni anfratto
e d’un velo riveste ogni fronda.

Conosco
il languore del cielo
al calar della sera
quando il sole ratto scompare
e dietro le crode a lungo
rimane un bagliore
con toni di rosso e di viola.

Conosco
il fremito arcano che sfiora la valle
al calar della sera
retaggio di arcaici timori
e anch’io creatura di queste montagne
con l’ultimo squarcio di luce
trepida attendo
che la notte mi avvolga.

© Carla Castellani

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Opera 1ª classificata
19° Concorso di Poesia inedita - V Sezione
Comune di Faenza
anno 2004
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domenica 7 marzo 2010

Il sogno


Con questo mini-racconto, ho partecipato al Concorso indetto dal Comune di Ravenna Circoscrizione di Piangipane,

"Voci di Donna - Un racconto in 30 righe"
avente come tema "Il sogno"

Il racconto è stato selezionato per la lettura pubblica nel corso di una serata dedicata alle donne, che ha avuto luogo giovedì 5 marzo 2010 presso il Teatro Socjale di Piangipane.


IL SOGNO

“Svegliati Ginetta!” La voce perentoria della nonna, oltrepassando le barriere del sonno, frantumava l’ultimo sogno, che si dissolveva come una bolla di sapone, mentre la luce che entrava dalle imposte spalancate con foga, le feriva gli occhi.
Quando a svegliarla era la mamma il risveglio era meno traumatico, ché lei la svegliava con un bisbiglio e una carezza lieve sui capelli, e delle imposte apriva appena uno spiraglio, permettendole di abituarsi con gradualità alla variazione di luce. Ma anche in questo caso il sogno svaniva, lasciandole la vaga sensazione di essere stata defraudata di qualcosa che le apparteneva.
Ah come avrebbe voluto, almeno una volta, potersi svegliare con calma, quando il sonno avesse compiuto il suo tempo e il sogno fosse giunto a termine. Ma anche i bambini, nell’economia della famiglia contadina, avevano ben precise mansioni da svolgere e non era permesso poltrire nel letto.

E tanti erano stati i sogni interrotti, nel corso della sua vita, come quando, ormai ragazza, a svegliarla non erano più le voci della nonna o della mamma, ma il rombo minaccioso dei bombardieri o il fragore delle bombe.
In seguito, a strapparla al sonno, era stato il pianto dei suoi bambini e poi, per molti anni, il trillo insistente della sveglia, ché l’aspettava il lavoro in fabbrica.

E’ di nuovo una voce umana ora, una voce maschile, bassa e autorevole, quella che sta cercando di violare la barriera del suo sonno: “Apri gli occhi Ginetta! Svegliati!”
“No! - vorrebbe rispondere lei - Lasciami dormire!”. Ma il grosso tubo che da alcuni giorni si perde dentro la sua gola le impedisce di parlare. Allora stringe con forza gli occhi e, con determinazione, si aggrappa al suo sogno: è un bel sogno, e stavolta non permetterà a nessuno di portarglielo via.
La voce finalmente tace e mentre i picchi del diagramma, sul monitor a capo del letto, si trasformano in una linea piatta, Ginetta continua ad avanzare verso la luce che illumina l’orizzonte, sulla verde prateria fiorita del suo ultimo sogno.


© Carla Castellani