E' ormai tempo di vacanze e il Web trabocca di allettanti immagini di luoghi di villeggiatura.
Ma ciò che cattura il mio sguardo non sono le azzurre acque dei mari tropicali o delle nostre belle coste, ma i verdi boschi e le eccelse cime delle Dolomiti, le mie amatissime montagne, quelle che io chiamo "i miei luoghi del cuore", e dove veramente ho lasciato il cuore.
Per problemi di salute già da 5 anni ho dovuto rinunciare completamente alle mie vacanze montanare e soffro al pensiero che non potrò più inoltrarmi in un bosco in cerca di funghi, affrontare un ripido sentiero per raggiungere un rifugio, respirare l'aria sopraffina dell'alta quota, bearmi di panorami mozzafiato, vivere l'emozione di scoprire rari fiori di montagna e di sbirciare gli animali selvatici nel loro habitat.
Ma ognuno ha il suo destino e a me che abito praticamente in riva al mare, il mare non piace e per raggiungere le montagne che amo ho sempre dovuto sobbarcarmi percorsi di centinaia di kilometri, che ormai il mio stato fisico non mi permette più di affrontare.
Così vivrò la mia estate in poltrona, sul balcone della mia nuova abitazione, che per fortuna è circondata da frondosi e annosi alberi che mi faranno vivere l'illusione di trovarmi in un bosco.
E ricorderò le mie montagne con questi miei versi a loro dedicati.
SERA
Conosco
il respiro profondo del bosco
al calar della sera
quando immerso in liquida luce
d’un tratto sommerso è dall’ombra
che scura invade ogni anfratto
e d’un velo riveste ogni fronda.
Conosco
il languore del cielo
al calar della sera
quando il sole ratto scompare
e dietro le crode a lungo
rimane un bagliore
con toni di rosso e di viola.
Conosco
il fremito arcano che sfiora la valle
al calar della sera
retaggio di arcaici timori
e anch’io creatura di queste montagne
con l’ultimo squarcio di luce
trepida attendo
che la notte mi avvolga.
© Carla Castellani
Conosco
il respiro profondo del bosco
al calar della sera
quando immerso in liquida luce
d’un tratto sommerso è dall’ombra
che scura invade ogni anfratto
e d’un velo riveste ogni fronda.
Conosco
il languore del cielo
al calar della sera
quando il sole ratto scompare
e dietro le crode a lungo
rimane un bagliore
con toni di rosso e di viola.
Conosco
il fremito arcano che sfiora la valle
al calar della sera
retaggio di arcaici timori
e anch’io creatura di queste montagne
con l’ultimo squarcio di luce
trepida attendo
che la notte mi avvolga.
© Carla Castellani
Opera 1ª classificata al 19° Concorso di Poesia inedita - V Sezione - Comune di Faenza - anno 2004.