Incastonato in un ambiente incontaminato, che racchiude foreste e boschi, pascoli, torrenti e laghetti, piccole valli abbandonate e montagne, il Comune di Bagno di Romagna, con i suoi 23.344 ettari è tra i più estesi della Provincia di Forlì-Cesena.
La natura è così ben conservata in quest'angolo di Appennino. che una consistente parte del territorio (5.503 ettari) la più pregiata ed incontaminata (la Foresta della Lama, la Riserva naturale integrale di Sassofratino, le Valli di Pietrapazza e di Ridracoli) rientra nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna.
Fra acque termali e natura, fra storia ed arte, fra religiosità e folklore, in questo territorio appenninico, si incontrano e si fondono le tradizioni culturali e gastronomiche della Romagna e della Toscana.
Importante centro termale e turistico, ubicato sulla strada per Roma, in una felice posizione geografica tra l'Alta Valle del Savio e l'Alta Valle del Bidente, delimitato dal crinale dell'Appennino che segna il confine con la Toscana, Bagno di Romagna (492 mt s.l.m.) è ormai facilmente raggiungibile grazie alla superstrada E45 che, tagliando le curve e addolcendo le salite della tortuosa Strada Statale 71, collega il Nord Italia alla Capitale.
La storia
Da sempre questa è stata terra di passaggio di eserciti, pellegrini e mercanti, ma anche terra di scambio e d'incontro tra popoli e culture, ove si sono susseguiti Umbri, Romani, Feudatari, Monaci, Granduchi.
I primi stanziamenti umani nel territorio dell'Alta Valle del Savio risalgono all'età del bronzo, come testimoniano i reperti archeologici rinvenuti in varie località del territorio.
Intorno al VI secolo. a. C. nella media ed alta valle s'insedia una popolazione di origine umbra, dedita all'agricoltura ed alla pastorizia, gli Umbri Sapinates, il cui ricordo è tuttora tramandato dal nome del fiume Savio (Sapis).
I Romani conquistarono il territorio nel 266 a.C. e Balneum, posto lungo la strada che da Cesena risale il Savio diretta in val Tevere e a Roma, divenne un frequentato luogo di sosta in prossimità dei valichi, dotato di un santuario dedicato ad una ninfa ed un vasto ed articolato impianto termale, le cui acque, secondo Marziale, non hanno nulla da invidiare a quelle della più celebre Baia nel golfo di Napoli.
Le terme furono frequentate fino alla caduta dell'Impero Romano, quando i Goti nel 542 d. C. distrussero Bagno.
Le invasione barbariche portarono alla disgregazizone dell'unità territoriale e culturale della valle e alla sua frantumazione in tanti ambiti giurisdizionali.
Mancano testimonianze del primo Medioevo ma nella seconda metà del Xl secolo compaiono a Bagno i conti Guidi, che per tre secoli rappresenteranno il potere civile nell'Alta Valle del Savio.
Tra Trecento e Quattrocento, Firenze si proietta oltre lo spartiacque appenninico strappando territori ai vari feudatari romagnoli, e formando una lunga fascia pedemontana che da Marradi giunge a Verghereto: la cosiddetta "Romagna toscana", resa omogenea dalla plurisecolare dominazione fiorentina.
E così, fin dal 1404, prevalendo sulla potenza dei Conti Guidi di Bagno, Firenze instaura il proprio dominio anche su questo territorio, dato dapprima in accomandigia alla famiglia Gambacorti di Pisa, e solo nel 1454 organizzato nel "Capitanato della Val di Bagno", dotato di Statuti autonomi ma soggetto direttamente a Firenze.
Tra '700 e '800 sotto il Granducato di Toscana Bagno riceve nuovo impulso turistico diventando un frequentato luogo di cura, anche se l'economia è sempre in massima parte delegata all'agricoltura, all'allevamento e alla lavorazione del legno grazie alle circostanti foreste.
Con l'Unità d'Italia il territorio rimane parte integrante della Provincia di Firenze e sarà solo nel 1923, primo anno dell'era fascista, che con Regio Decreto il Comune di Bagno verrà trasferito dalla Provincia di Firenze a quella di Forlì (ora Forlì-Cesena).
Le terme
Conosciute fin dal tempo dei Romani, le acque termali di Bagno trovarono sviluppo nel Rinascimento quando i grandi personaggi dell'epoca, da Cellini ai Medici usufruendo dei loro benefici effetti contribuirono a dar loro lustro, consolidandosi poi all'inizio del '900 con la realizzazione di nuove strutture turistiche di accoglienza.
Anche il Granduca di Toscana Leopoldo II e prima di lui suo padre Pietro Leopoldo, nel '700-'800 contribuirono con fondi e donazioni a favorirne lo sviluppo.
Nel 1828 si creò per le terme un'azienda autonoma che divenne Opera Pia nel 1890.
Le sue acque sulfuree e bicarbonato-alcaline fluiscono da una sorgente nella roccia ad una profondità di 8 metri e ad una temperatura di 45°. I geologi affermano
che sono piovute 700 anni fa ed è la permanenza nelle falde sotterranee ad aver dato loro le caratteristiche magiche che le hanno rese famose.
Tre sono gli stabilimenti termali a Bagno: Terme di Sant'Agnese che è lo stabilimento più antico ed è anche il proprietario delle acque termali, Euroterme e Terme Roseo.
Cantate e lodate da Marziale in epoca romana le "acque calidae" di Balneum erano poste sotto la protezione della ninfa Regina ma il Cristianesimo, per cancellarne la memoria pagana, legò invece il loro nome a quello di Santa Maria, cui aveva già dedicato la Basilica.
Tra 1500 e 1600 la dizione Bagni di Santa Maria venne sostituita da Bagni di Sant'Agnese e da allora la figura della Santa è il simbolo delle Terme di Bagno di Romagna.
Così un Medico Condotto, in un documento datato 18 agosto 1740, racconta la leggenda del ritrovamento delle acque termali:
"Per quanto riguarda la di loro origine, per tradizione e per memoria degno di non poca credenza si ha, che i detti Bagni fossero anticamente ritrovati, e scoperti da Sant'Agnese, figlia di un Nobile di Sarsina (il cui corpo si venera nel castello di Pereto) quale dopo essere stata scacciata dal suo Genitore, per non avere essa voluto aderire ed acconsentire ad un Maritaggio, ritirossi, in questi luoghi, vestiti e ricoperti allora di folte, ed orride boscaglie colla sola compagnia di un suo fedel cagnolino, quale arrivato al sito, sotto di cui stavano nascose l' Acque Termali, cominciando, a razzolar co' suoi piedi in breve tempo ne scaturirono (effetti tutti della Provvidenza Divina) le mentovate acque cotanto efficaci, e salubri, nelle quali interamente lavatosi la detta santa, rimase perfettamente sanata, e liberata da un fiera lebbra, che tutto il suo gentil corpo ricopriva, ed affligeva."
Il centro storicoLa Via Fiorentina è la strada principale di Bagno, interdetta al traffico veicolare. Un tempo era racchiusa tra la Porta Fiorentina e la Porta Romana: la prima fu abbattuta nel 1871 l'altra nel 1888. Su di essa si affacciano diversi palazzi antichi fra cui il settecentesco Palazzo Salvetti, il sei-settecentesco Palazzo Malvisi, il Palazzo del Capitano già Palazzo dei Conti Guidi.
La parte opposta della strada è tutta occupata dallo stabilimento termale Hotel Terme Sant'Agnese che, ingranditosi nel corso dei secoli, ha finito per occupare l'intero isolato, inglobando il settecentesco Teatro dei Ravviati, la Cancelleria, e il seicentesco palazzo Grisolini.
La chiesa di Santa Maria Assunta è stata per secoli il fulcro della vita sociale, religiosa e culturale dell' Alta Valle del Savio. Lo storico camaldolese Fortunio ne fa risalire la fondazione all'anno 860 d.C. ma la prima testimonianza storica risale ad una bolla di Papa Adriano II diretta a Giovanni Vescovo di Arezzo e datata 13 novembre 872 d.C.
La fonte battesimale risale all'anno Mille.
Accanto alla secolare Basilica romanica si erge un campanile austero e compatto alto 32 metri, costruito in tre fasi distinte. Si presume che nel periodo feudale facesse parte dei sistemi difensivi del "castrum" di Bagno, con funzioni di torre.
All'interno della Basilica numerose e pregevolissime opere d'arte di ambito toscano. Tra i vari dipinti ci sono: una Madonna col Bambino (1400-1405) attribuita al Maestro di Sant’Ivo; un trittico di Neri di Bicci (1467); una Madonna col Bambino e Santi (1560) attribuito a Michele Tosini.
Anche le sculture ivi conservate sono di artisti illustri: un rilievo in stucco policromo della Madonna col Bambino attribuito alla scuola di Donatello (secondo decennio XV sec.); una straordinaria terracotta invetriata, policroma, alta 135 cm., raffigurante Sant’Agnese, opera di Andrea di Marco della Robbia (fine XV sec.).
Il Palazzo del Capitano è uno degli edifici più antichi e significativi di Bagno di Romagna.
Costruito in stile tipicamente toscano, in posizione privilegiata lungo la via Fiorentina, è stato sede del potere politico fin dal Medioevo. Dapprima residenza dei Conti Guidi di Bagno, feudatari del luogo, fu poi sede del Capitanato della Val Bagno; da qui il Capitano esercitava il potere di Firenze e la sua austera facciata rappresenta una pagina di storia, attraverso i 74 stemmi lapidei con la data del loro mandato, lasciati dai Capitani succedutisi dal 1404 al 1775 nel governo del territorio.
Nell’antico palazzo dei Conti Biozzi, situato nella piazza principale di Bagno di Romagna e fin dal Cinquecento residenza della famiglia Biozzi, ha sede oggi il Grand Hotel Terme Roseo.
Il palazzo, che si accrebbe soprattutto nel Seicento, inglobando e modificando precedenti ed attigue costruzioni ed anche parti delle mura castellane, ha assunto la forma definitiva nel 1888 quando fu abbattuta la porta medievale, detta arco Biozzi, che correva tra il palazzo e la Basilica di Santa Maria Assunta. Nel 1890 vi fu costruito l'elegante balcone e, attorno ad esso, vennero collocati gli stemmi lapidei che ornavano l'esterno della porta.
Le passeggiate
Sorgente del Chiardovo - Piacevole e comoda passeggiata che inizia appena oltre l'abitato di Bagno di Romagna e conduce alla Fonte del Chiardovo dove sgorga una fresca acqua sulfureo-bicarbonata, oligominerale, dal caratteristico sgradevole odore di uovo ma dai salutari benefici.
Il bel viale, ombreggiato da tigli e ad intervalli fornito di panchine su cui riposare, è stato realizzato nel 1936. Asfaltato e interdetto al traffico di autoveicoli, si snoda per circa un chilometro con un leggero dislivello, in un ameno paesaggio tra campi coltivati e orti.
Sentiero degli Gnomi - Da qualche anno è tornata d'attualità un'antica credenza bagnese secondo la quale il bosco dell'Arminia, vicinissimo al centro storico, sarebbe abitato dai fantastici Gnomi, qui emigrati dalle foreste del Nord Europa.
Per iniziativa della Pro-Loco che ha cavalcato questa fantasiosa leggenda, è stato realizzato il Sentiero degli Gnomi che, partendo dai giardini pubblici della cittadina dopo aver attraversato un ponte sul fiume Savio si inoltra nel bosco tra scogli e massi, costeggiando il torrente Arminia. Il sentiero, arredato a misura di bambino con cartelli colorati, sculture di pietra e sagome di animali, è agevole, sicuro e di facile percorrenza. E' lungo circa un chilometro e mezzo ed è frequentato da persone di ogni età anche se ovviamente i bambini sono i più entusiasti di questa immersione nel mondo delle favole e della fantasia.
La gastronomiaQui la ricca gastronomia romagnola (lasagne, tortellini, passatelli, tagliatelle, ravioli) si incontra e si sposa con quella più sobria della tradizione toscana.
Una cucina strettamente legata alle stagioni e ai prodotti del territorio e alla base di molti piatti ci sono prodotti locali di grande qualità: porcini, tartufi, castagne, insaccati e prosciutti, cacciagione, formaggi freschi o stagionati.
Fra i prodotti tipici della zona troviamo:
- le carni di razza bovina Romagnola;
- la Focaccia dolce, caratterizzata dalla mancanza di lieviti e tramandata da oltre 200 anni; ha forma cilindrica di 15/18 cm. di altezza, crosta croccante e sottile con interno soffice e spugnoso.
- la Salsiccia Matta o Sambudello, che è una sorta di salume che si produce con un impasto assai simile a quello della salsiccia, ma composto prevalentemente da carni suine ricavate dalle parti meno pregiate, quali lingua, ritagli della gota e della testa, cuore, orecchie e altre frattaglie, che si consuma fresco cotto sulla griglia.
- il Raviggiolo, che è un formaggio crudo acidulo e leggero, bianco e morbido da gustare fresco, che si produce fra ottobre e marzo, con latte intero di mucca o pecora e poi messo a scolare su foglie di felce.
Altri piatti tipici:
- i Tortelli alla lastra, pasta imbottita con un ripieno "povero" di patate lessate unite a un battuto di lardo e aglio e cotti su una lastra ben calda ma a seconda delle stagioni come ripieno si può usare la zucca, oppure erbe di campo o spinaci insaporiti con pancetta o lardo e uniti a ricotta o raviggiolo.
- la minestra di castagne, fagioli e patate è una gustosa minestra, che va servita fumante in una terrina, e che viene ottenuta aggiungendo ad un soffritto di cipolla, erbe aromatiche e pancetta, dei fagioli lessati, delle castagne secche e delle patate e facendo poi bollire il tutto per un'ora.
- i basotti, per i quali le ossa del maiale vengono usate per ricavarne un brodo in cui scottare dei tagliolini disposti in una teglia su un fondo di pangrattato; spolverati con parmigiano e bagnati ancora col brodo vengono poi gratinati in forno e serviti croccanti, tagliati a quadrettoni.
In queste zone il pane è quello tipico toscano, confezionato in grosse pagnotte e completamente privo di sale.
Alcune delle immagini di questo post sono state reperite nel Web.