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domenica 28 novembre 2010

I miei hobby: Uncinetto


Fu un’anziana vicina di casa ad insegnarmi ad usare l'uncinetto, quando avevo 15 anni.

Per tanti anni è stato il mio hobby preferito e, avendo nel tempo acquisito un’ottima manualità, questo mi ha permesso di realizzare miriadi di cose, fra cui anche alcune piuttosto pregevoli, riservate al corredo dei miei figli.
Visto però che le giovani donne d'oggi sono (giustamente) più propense alla praticità dell'usa e getta che all'eleganza di pizzi e trine, io già soffro all'idea che tutta la biancheria da corredo che ho abbellito con ricami e uncinetto in cinquant'anni di dedizione a questo mio amatissimo hobby, rimarrà inutilizzata.

E' un passatempo che tuttora coltivo, ma con assai minore assiduità, sia per la quantità di interessi di vario genere che nel tempo si sono andati sovrapponendo, sia perchè le mie dita e i miei polsi doloranti ora si ribellano all'uso troppo frequente dell'uncinetto.


Il tipo di lavorazione che fra tutte prediligo è il filet. Purtroppo col passare del tempo la vista è peggiorata e diventa sempre più problematico seguire sulla carta il disegno di uno schema complesso.


Quello che invece mi piace meno è il lavoro fatto di pezzi da unire, proprio perchè poi mi annoia dedicarmi al loro assemblaggio.


Una cosa cui adesso mi dedico volentieri, perché poco impegnativa, è fare un pizzo direttamente su stoffa.

martedì 23 novembre 2010

Cannelloni di magro



Io li faccio così:


Occorrente per 6 persone:
18 cannelloni secchi

per il ripieno:
ricotta g. 250
parmigiano grattugiato g.200
erbette lessate e ben strizzate, una generosa manciata
un uovo
un pizzico di noce moscata
sale e pepe q.b.

per la besciamella:
latte 1 litro
burro g. 50
farina g. 50
un pizzico di noce moscata
sale e pepe q.b.




Tritare finemente le erbette, già lessate e ben strizzate (che possono essere spinaci o foglie di bieta, ma quando mi è possibile raccoglierle, io preferisco usare un misto di erbe di campo (ortica, tarassaco, crespino, aspraggine, etc.)




Unire la ricotta, il parmigiano grattugiato, la noce moscata, l'uovo, sale e pepe amalgamando bene il tutto e con l'impasto ottenuto farcire i cannelloni.




Poichè io di solito uso i cannelloni secchi che si trovano in commercio, la besciamella deve essere un po' più liquida del normale, per cui la preparo secondo le dosi sopraindicate.




Ungere di burro una teglia da forno e versare sul fondo una parte della besciamella su cui disporre i cannelloni in un solo strato. Versarci sopra la rimanente besciamella, assicurandosi che tutti i cannelloni siano ben coperti e terminare con una abbondante spolverata di parmigiano grattugiato.

Infornare in forno già caldo e cuocere a 200° per 20 minuti.
Lasciare riposare per una decina di minuti e servire.




Buon appetito!

domenica 21 novembre 2010

Niente di nuovo sul fronte occidentale

Capitatomi casualmente fra le mani, ho riletto un vecchio libro della Collana "I Libri del Pavone" Mondadori, stampato nel 1962.





Titolo: Niente di nuovo sul fronte occidentale

Autore: Erich Maria Remarque

Titolo originale: Im Westen nichts Neues

Traduzione: Stefano Jacini




Trama:
Scritto in prima persona dal protagonista, questo romanzo narra le vicende di un soldato tedesco durante la Prima Guerra Mondiale. Paul Bäumer è uno studente diciannovenne che si arruola volontario insieme ad alcuni suoi compagni di classe. Questi giovani, spinti dalla propaganda del militarismo imperversante, si illudono che la guerra sia una eroica e bella avventura che però, giorno dopo giorno, si trasforma in una orrenda tragedia, vissuta sulla loro pelle di ragazzi, che vedono le loro illusioni spegnersi fra le atrocità e le difficoltà quotidiane della guerra di trincea, fino al sacrificio della vita.
Narrato in modo crudo e oggettivo il romanzo non nasconde niente della vera faccia della guerra.



Se la mia edizione di questo libro è del '62, vuol dire che è più o meno quella l'epoca in cui l'ho letto per la prima volta, e pur rammentandone molto vagamente la drammaticità, non ricordavo assolutamente più nulla nè della trama nè dei protagonisti, e nemmeno se fosse ambientato nella prima o nella seconda guerra mondiale.
Lo stesso dicasi per il film che da questo romanzo era stato tratto (All'Ovest niente di nuovo), che io avevo visto, ancora ragazzina, con ogni probabilità negli anni '50-60.

Dunque, affrontandone, o meglio riaffrontandone la lettura, sapevo solo di dovermi aspettare un romanzo molto crudo. Ho ritrovato un capolavoro, denso di pagine altamente drammatiche, che a squarciagola urla l'orrore di una guerra che "macinò" nel suo efferato ingranaggio milioni di vittime.


Scritto da Erich Maria Remarque (pseudonimo di Erich Paul Remark), nel 1929, questo romanzo costituisce una vibrata e drammatica accusa contro la guerra, orrendo falò nel quale vengono bruciate selvaggiamente le più alte conquiste civili e morali del nostro tempo. Attraverso una spietata documentazione del più vero e tragico volto dei conflitti moderni, palesa l'ipocrisia di certi presunti valori ideali grazie ai quali intere generazioni vengono sacrificate nella più feroce carneficina.
Remarque sottolinea che la distinzione nemico-amico, comunque travestita o rimodernata, è puramente fittizia. L'altissima testimonianza che egli ci offre viene unanimemente riconosciuta come uno dei più validi esempi della letteratura moderna e purtroppo il messaggio di quest'opera continua ad essere di scottante attualità.
Nei paesi dominati dal fascismo e dal nazismo, ne fu vietata la pubblicazione perché giudicato profondamente antimilitarista ma, tradotto in tutte le lingue, ebbe un successo trionfale.



Di questo capolavoro della letteratura ho trascritto per voi questo brano:

[...]"Kantorek era il nostro professore: un ometto severo, vestito di grigio con un muso da topo. Aveva press'a poco la stessa statura del sottufficiale Himmelstoss, il terrore di Klosterberg. Del resto è strano che l'infelicità del mondo derivi tanto spesso dalle persone piccole, di solito assai più energiche e intrattabili delle grandi. Mi sono sempre guardato dal capitare in reparti che avessero dei comandanti piccoli: generalmente sono dei pignoli maledetti.
Nelle ore di ginnastica Kantorek ci tenne tanti e tanti discorsi, finché finimmo col recarci sotto la sua guida, tutta la classe indrappellata, al Comando di presidio, ad arruolarci come volontari. Lo vedo ancora davanti a me, quando ci fulminava attraverso i suoi occhiali e ci domandava con voce commossa: "Venite anche voi, nevvero, camerati" ?.
Codesti educatori tengono spesso il loro sentimento nel taschino del panciotto, pronti a distribuirne un po' ora per ora. Ma allora noi non ci si dava pensiero di certe cose.
Ce n'era uno, però, che esitava, non se la sentiva. Si chiamava Giuseppe Behm, un ragazzetto grasso e tranquillo. Si lasciò finalmente persuadere anche lui, perché altrimenti si sarebbe reso impossibile. Può darsi che parecchi altri la pensassero allo stesso modo; ma nessuno potè tirarsi fuori; a quell'epoca persino i genitori avevano la parola "vigliacco" a portata di mano. Gli è che la gente non aveva la più lontana idea di ciò che stava per accadere. In fondo i soli veramente ragionevoli erano i poveri, i semplici, che stimarono subito la guerra una disgrazia, mentre i benestanti non si tenevano dalla gioia, quantunque proprio essi avrebbero potuto rendersi conto delle conseguenze.
Katzinski sostiene che ciò proviene dalla educazione, la quale rende idioti; e quando Kat dice una cosa, ci ha pensato su molto.
Per uno strano caso, fu proprio Behm uno dei primi a cadere. Durante un assalto fu colpito agli occhi, e lo lasciammo per morto. Portarlo con noi non si poteva, perché dovemmo ritirarci di premura. Solo nel pomeriggio lo udimmo a un tratto gridare, e lo vedemmo fuori, che si trascinava carponi; aveva soltanto perduto coscienza. Poiché non ci vedeva, ed era pazzo dal dolore, non cercava affatto di coprirsi, sicchè venne abbattuto a fucilate, prima che alcuno di noi potesse avvicinarsi a prenderlo.
Naturalmente non si può far carico di questo a Kantorek: che sarebbe del mondo, se già questo si dovesse chiamare una colpa? Di Kantorek ve n'erano migliaia, convinti tutti di far per il meglio nel modo ad essi più comodo.
Ma qui appunto sta il loro fallimento.
Essi dovevano essere per noi diciottenni introduttori e guide all'età virile, condurci al mondo del lavoro, al dovere, alla cultura e al progresso; insomma all'avvenire. Noi li prendevamo in giro e talvolta facevamo loro dei piccoli scherzi, ma in fondo credevamo a ciò che ci dicevano. Al concetto dell'autorità di cui erano rivestiti, si univa nelle nostre menti un'idea di maggior prudenza, di più umano sapere. Ma il primo morto che vedemmo mandò in frantumi questa convinzione. Dovemmo riconoscere che la nostra età era più onesta della loro; essi ci sorpassavano soltanto nelle frasi e nell'astuzia. Il primo fuoco tambureggiante ci rivelò il nostro errore, e dietro ad esso crollò la concezione del mondo che ci avevano insegnata.
Mentre essi continuavano a scrivere e a parlare, noi vedevamo gli ospedali e i moribondi; mentre essi esaltavano la grandezza del servire lo Stato, noi sapevamo già che il terrore della morte è più forte. Non per ciò diventammo ribelli, disertori, vigliacchi - espressioni tutte ch'essi maneggiavano con tanta facilità; - noi amavano la patria quanto loro, e ad ogni attacco avanzavamo con coraggio; ma ormai sapevamo distinguere, avevamo ad un tratto imparato a guardare le cose in faccia. E vedevamo che del loro mondo non sopravviveva più nulla. Improvvisamente, spaventevolmente ci sentimmo soli, e da soli dovevamo sbrigarcela." [...]




giovedì 18 novembre 2010

Tex Willer, il mio eroe

In questi ultimi tempi, girellando di blog in blog, mi è capitato di frequente, chissà per quale strana casualità, di imbattermi in post o commenti in cui veniva citato Tex Willer (per i Navajo Aquila della Notte), eroe dei fumetti da me molto amato.

Ho quindi pensato di proporvi anche il mio ricordo di Tex Willer, tramite questi versi che ho scritto alcuni anni fa.




TEX WILLER, IL MIO EROE

Nella cartella di cuoio un po’ consunta
a scuola mi seguiva ben celato
fra dizionario di latino e antologia
il fumetto di Tex, mio eroe diletto.

Fra genitivi e passeri solitari
fra cavalline storne e congiuntivi
ho salvato dallo sterminio molti indiani
cavalcando con Tex e coi suoi pards

eroina della carta stampata.


© Carla Castellani


martedì 16 novembre 2010

I proverbi di novembre

Ecco una cospicua, raccolta di proverbi legati al mese di novembre, da cui principalmente si evince che: è tempo di semina, il vino nuovo è pronto da spillare, il freddo avanza a grandi passi.




✿ Trenta dì conta novembre, con april, giugno e settembre; di ventotto ce n'è uno tutti gli altri ne han trentuno.
✿ Novembre va in montagna e abbacchia la castagna.
✿ Novembre vinaio.
✿ Il mese di bruma (cioè novembre), dinnanzi mi scalda, e di dietro mi consuma.
✿ Se di novembre non avrai arato tutto l'anno sarà tribolato.
✿ Se di Novembre tuona l'annata sarà buona.
✿ Novembre bagnato, in aprile fieno al prato.
✿ La neve di novembre fa bene alla semente.
✿ Novembre gelato addio seminato.

(1 Novembre)
✿ Per i Santi manicotto e guanti.
✿ Per Ognissanti mantello e guanti.
✿ Per i Santi la neve è per i campi.

(2 Novembre)
✿ Prima o dopo i Morti la burrasca è alle porte.
✿ Per i Morti la neve negli orti.

(11 Novembre)
✿ L'estate di San Martino dura tre giorni e un pocolino.
✿ A San Martino si sposa la figlia del contadino.
✿ A San Martino il grano va al mulino.
✿ Da San Martino l'inverno è in cammino.
✿ Chi vuol far buon vino zappi e poti a San Martino.
✿ A San Martino si lascia l'acqua e si beve il vino.
✿ Per San Martino si buca la botte del miglior vino.
✿ A San Martino ogni mosto è vino.
✿ Per San Martino si spilla il botticino.
✿ Per San Martino cadon le foglie e si spilla il vino.
✿ Per San Martino si mangia la castagna e si beve il buon vino.
✿ Oca castagne e vino per festeggiare San Martino.
✿ Per San Martino nespole e vino.
✿ Per San Martino castagne e buon vino.

(12 Novembre)
✿ Per San Renato stura la botte anche il curato.

(13 novembre)
✿ Per Sant'Omobono o neve o tempo buono.

(18 Novembre)
✿ Per San Frediano c'è il vino e manca il grano.
✿ Per San Frediano si semina a piena mano.
✿ Per San Frediano la neve al monte e al piano.

(23 Novembre)
✿ San Colombano con la neve in mano.

(23 Novembre)
✿ Per San Clemente l'inverno mette un dente.
✿ Per San Clemente smetti la semente.

(25 Novembre)
✿ Per Santa Caterina la neve si avvicina.
✿ Per Santa Caterina la neve alla collina.
✿ Per Santa Caterina o neve o brina.
✿ Da Santa Caterina il freddo si raffina.
✿ A Santa Caterina tien pronta la fascina.

(27 Novembre)
✿ Per San Valeriano, finisce la semina sul monte e sul piano.

(29 Novembre)
✿ A San Saturnino la neve sul camino.

(30 Novembre)
✿ Per Sant' Andrea ti levi da pranzo e ti metti a cena.
✿ A Sant'Andrea la neve è per la via.
✿ Sant'Andrea porta o neve o bufera.
✿ Da Sant' Andrea del maiale venticinque giorni a Natale.

lunedì 15 novembre 2010

Mail art da ... Sandra Maccaferri

Credo proprio che la mia portalettere in questi giorni si stia ponendo degli interrogatiivi: che sarà mai questo viavai di pacchetti e buste-bustine-bustone imbottite, quando la corrispondenza che è solita recapitarmi è costituita prevalentemente da bollette di luce-gas-acqua-telefono-rifiuti?



Autore: Sandra Maccaferri
Titolo: Crepuscolo invernale
Tecnica: acquerello
Data: Novembre 2010
Mail Art N. 5



Dentro l'ultima busta che la postina mi ha recapitato, giunta assolutamente inaspettata e quindi aperta con grande sorpresa e altrettanto piacere, ho trovato una bellissima mail art inviatami da Sandra Maccaferri che, abbandonati stavolta i colori vivaci ed esplosivi delle due precedenti mail art che abbiamo già ammirato in altri blog, si è dedicata alla poetica tenerezza di questo delicatissimo acquerello.






Grazie Sandra!

domenica 14 novembre 2010

Marottina streghetta Bozzolina

Marottina strega Bozzolina!
dipinto di Mariarita Brunazzi
tecnica: matite colorate, acquarello, tempera e un po' di tutto



♥♥♥

La streghetta Marottina
qui arrivò l'altra mattina
di una scopa a cavalcioni:
ricci neri e begli occhioni.

Una foto voglio fare
perché a tutti vo' mostrare
la creazione deliziosa
della Thelma generosa
che non una, bensì quattro
ne ha dipinte "detto-fatto".

♥♥♥



Si, anche la mia streghetta Marottina è arrivata a destinazione ed ora sono una delle quattro fortunate detentrici della bellissima streghetta, dipinta dalla pittrice Mariarita Brunazzi (Thelma per me).
Marottina la streghetta Bozzolina rappresentava il premio in palio fra tutti coloro che avessero risolto i divertenti ma anche abbastanza ostici indovinelli proposti in dialetto bozzolese sul blog ...a Bozzolo.
Poiché solo 4 concorrenti sono riusciti a risolvere il quiz, a sorpresa e molto generosamente, 4 sono state le streghette gemelle inviate in premio alle solutrici.




Grazie Thelma!

giovedì 11 novembre 2010

Tempo di castagne

Vi piacciono le castagne? a me moltissimo! ed era un rito e un'avventura, la giornata che un tempo, con mio marito e i figli, dedicavamo all' "andare a castagne".
Si partiva all'alba, coi bambini ancora semi-addormentati, e attraverso la Statale Tosco-Romagnola si raggiungeva il Passo del Muraglione, per scendere in Toscana dove il proprietario di un grande castagneto ci permetteva di raccogliere tutte le castagne che volevamo, facendocene pagare la metà.
Si entrava nel bosco che faceva ancora buio ma già il castagneto era brulicante di figure chine,  intente a cercare la posizione più ricca di castagne, magari aiutandosi con una pila.
A sera eravamo, oltre che carichi di castagne, ubriachi di ossigeno e di fatica, ma la giornata trascorsa all'aria aperta e il pic-nic nel bosco vestito dei colori autunnali, era vissuta dai miei bimbi, ma anche da noi, come una vera festa.





Il castagno (Castanea sativa) è una pianta di origine antichissima, essendo tra le latifoglie che fecero la loro comparsa sulla terra nel Cenozoico, popolando di foreste vastissime regioni.
La sua zona di diffusione originaria è molto estesa, comprende infatti l'intero bacino del Mediterraneo, i litorali atlantici dell'Europa meridionale e dell'Africa settentrionale, l'arco alpino, l'Asia Minore, spingendosi fino a lambire il Mar Caspio.




Presente nella dieta dell'uomo fin dalla preistoria, ha rappresentato, per moltissimo tempo, la principale fonte di alimentazione delle popolazioni residenti nelle aree montane.
La definizione di "albero del pane" gli è stata attribuita poichè dai suoi frutti si ricava la farina di castagne, elemento base dei piatti poveri di un tempo.




Prima della scoperta dell'America, quando in Europa non esistevano ancora nè le patate nè il mais, materia prima della polenta, la castagna era infatti l'alimento che più di ogni altro preservava dalla fame e permetteva di superare i periodi di carestia. Questo non soltanto grazie alla sua abbondanza e alla sua facilità di conservazione allo stato essiccato, ma anche alle sue virtù nutrienti e al senso di sazietà che dà il suo consumo.




Le castagne sono un tipico prodotto autunnale: cadono spontaneamente dall'albero e la loro raccolta avviene generalmente nel mese di ottobre. Deve essere effettuata giornalmente, perchè le castagne non possono rimanere sul terreno, dove possono essere intaccate da funghi e vermi.

I metodi tradizionali di conservazione delle castagne sono:
- la ricciaia: le castagne ancora avvolte nel loro riccio, vengono disposte in cumuli nel bosco e coperte di foglie, ricci e terra. Le pioggie, o in mancanza di esse le innaffiature, permettono di mantenere un'umidità costante e la loro conservazione per buona parte dell'inverno.
- la curatura, che consiste nell'immergere i frutti in acqua a 15°C per una settimana e successiva asciugatura. In questo modo le castagne possono essere conservate per alcuni mesi.

Volendo si possono anche surgelare, meglio se arrostite e già sgusciate, e durano in freezer circa 6 mesi.

Oltre che ad essere consumate semplicemente arrostite sul fuoco o nel forno (caldarroste) o bollite in pentola con alloro, le castagne secche sbucciate e la farina di castagne vengono utilizzate in cucina per la preparazione di minestre, pietanze e dolci.




Le castagne sono una miniera di risorse nutrizionali: sono infatti ricche di zuccheri, fibre, proteine, aminoacidi, lipidi, sali minerali (potassio, fosforo, zolfo, magnesio, calcio, ferro) e diverse vitamine del gruppo B (B1 e B2) ma anche C e PP.
Una curiosità: contengono più potassio delle banane.
Sono un frutto atipico, poichè ricche di carboidrati complessi (amido) come i cereali.
Inoltre, essendo ricche di fibre influiscono favorevolmente sulla motilità intestinale, sulla microflora batterica e sulla riduzione della colesterolemia.




Il contenuto di acqua è relativamente modesto, si aggira intorno al 50%.
Hanno un elevato contenuto calorico: 160 Kcal ogni 100 g. di prodotto edibile.
Queste caratteristiche, unite all'ottima digeribilità rendono la castagna un alimento ideale anche per gli sportivi.
Poichè durante la cottura buona parte dell'amido, presente nelle castagne, si riduce in zuccheri semplici, responsabili anche del tipico sapore dolciastro, sono sconsigliate per chi soffre di diabete.
La farina di castagne, che viene usata per la preparazione di creme, minestre, gnocchi e polenta, sopperisce ai fabbisogni di carboidrati anche nei soggetti che presentano intolleranza ai cereali.

In Italia esistono moltissime varietà di castagne. Tra le più pregiate quelle del Mugello, di Castel del Rio (Imola), di Marradi, di Cuneo.




La differenza fra castagne e marroni consiste in un innesto. Infatti le castagne sono il frutto dell'albero selvatico ed hanno forma, dimensione e sapore molto variabili, anche se prodotte dallo stesso albero, mentre i marroni sono prodotti dall'albero coltivato e selezionato ed hanno caratteristiche standardizzate. I marroni sono da sempre considerati più pregiati per le maggiori dimensioni, la pellicola interna più facilmente asportabile, il sapore più dolce e delicato. Vengono usati sorattutto in pasticceria per ricette come i marron glacé, confetture, gelati e altre prelibatezze.



Tutte le e immagini di questo post sono state tratte da Internet.

mercoledì 10 novembre 2010

Mail art da ...Carla Colombo

Ecco la bellissima sorpresa che, con grande emozione, ho ricevuto ieri.
Anche se la giornata era piovosa, si è acceso il sole grazie a questi splendenti riflessi rosso e oro.




Artsta: Carla Colombo
Titolo: Attimi immensi (4)
Tecnica: mista
Anno: 2010


Vedere queste mail art materiche di Carla dal vivo è qualcosa di assolutamente straordinario, inimmaginabile guardandole solo in fotografia, dove i colori non sono mai completamente fedeli all'originale.
Non oso pensare cosa saranno i quadri.




Grazie Carla!

Hanno detto: sul pessimismo

"Il pessimista si fascia la testa prima di essersela rotta" recita un proverbio popolare; ebbene io sono sempre stata proprio così: pessimista ad oltranza.
Se pessimismo congenito o pessimismo indotto dai tanti eventi negativi che hanno segnato la mia vita, non saprei dirlo, fatto sta che ho sempre visto il mio bicchiere "mezzo vuoto".




Questo hanno detto sul pessimismo alcuni illustri personaggi:

✿ Il pessimista è uno che sa già come andrà a finire.
(Roberto Gervaso)

✿ Un pessimista va incontro solo a sorprese piacevoli, mentre un ottimista ne ha soltanto di spiacevoli.
(Rex Stout)

✿ L'ottimista vede opportunità in ogni pericolo, il pessimista vede pericolo in ogni opportunità.
(Wiston Churchill)

✿ Ho smesso di fumare: vivrò una settimana di più e in quella settimana sicuramente pioverà.
(Woody Allen)

✿ Un pessimista è uno che, quando sente profumo di fiori, si guarda in giro per vedere dov'è la bara.
(Henry Louis Mencken)

✿ Le cose non sono mai così terribili da non poter peggiorare.
(Antonio Fogazzaro)

✿ E' meglio essere ottimisti ed avere torto piuttosto che pessimisti ed avere ragione.
(Albert Einstein)


E voi, il bicchiere come lo vedete? mezzo pieno o mezzo vuoto?

lunedì 8 novembre 2010

I miei hobby: Cucina


Fra le mie tante passioni, c'è anche quella della cucina.
I miei commensali dicono che io sia una brava cuoca, ma ho scoperto il piacere di stare davanti ai fornelli solo dopo aver lasciato il mondo del lavoro. Fino ad allora cucinavo solo per dovere e per ... sopravvivenza.
Fin da bambina amavo però occuparmi di dolci e torte, che restano tuttora il mio cavallo di battaglia (che sia perchè sono vergognosamente golosa?).

Nella preparazione di alcuni piatti mi piace utilizzare le erbe selvatiche commestibili, che mio padre mi insegnò a riconoscere fin dall'infanzia. Per il loro utlizzo, conoscerle è importante, perché occorre tenere presente che fra le tantissime buone erbe ve ne sono alcune di nessun pregio o che, addirittura, potrebbero essere tossiche.

Inoltre, nonostante io sia astemia, mi diletto a preparare liquori, principalmente a base di erbe aromatiche o frutti, che sono molto apprezzati dai miei ospiti, fra i quali sono ormai noti come "I liquorini di Krilù".

domenica 7 novembre 2010

L'arte di Silvia Di Domenico

Nella seconda quindicina di ottobre il blog La vostra arte di Carla Colombo ha ospitato una mostra personale della pittrice genovese Silva Di Domenico, di cui è possibile visionare QUI l'intera vetrina.
Ho avuto così modo di approfondire ed apprezzare ulteriormente il personalissimo stile con cui Silvia esprime la sua arte, permeata da atmosfere magiche e incantate.


Titolo: "Normalmente"
Anno: 2010
Tecnica: Acrilico
Supporto: tela su pannello simil MDF 10x15
Autore: Silvia Di Domenico



Da sorteggiare, fra i visitatori che hanno commentato le opere esposte, l'artista aveva gentilmente messo a disposizione due coppie di piccoli dipinti, da lei stessa definiti "miniature".
Ebbene io sono stata una dei due fortunati visitatori designati dalla sorte, e sono molto felice ed onorata di essere ora in possesso di questi 2 deliziosi dipinti (miniature su tela su pannello dim. cm. 10x15), che vi mostro con molto orgoglio e con un grosso grazie alla gentilissima Silvia.


Titolo: "Incandescente"
Anno: 2010
Tecnica: Acrilico
Supporto: tela su pannello simil MDF 10x15
Autore: Silvia Di Domenico


Guardando queste opere, non sembra anche a voi di entrare in un sogno, o in una fiaba?

Riporto qui uno dei miei commenti alla vetrina di Silvia Di Domenico:
"Bravissima Silvia, grazie a questo tuo personalissimo stile pittorico riesci a traslare sulla tela poetiche visioni di fiaba così come solo è possibile sognarle, prima che dal risveglio vengano contaminate e distorte in prosaica realtà".




Grazie Silvia!

venerdì 5 novembre 2010

Foto d'autore: Edward Steichen

Lussemburghese di nascita ma naturalizzato statunitense, Edward Steichen (1879-1973 ) è stato un prolifico fotografo che eccelse in tutti i generi a cui si dedicò: nella fotografia di moda, in quella pubblicitaria, nella ritrattistica, nei nudi, nelle nature morte, nei paesaggi, nelle immagini delle città, nel reportage di eventi teatrali e come fotografo di guerra.

Negli anni Venti-Trenta era di gran moda per i divi di Hollywood farsi ritrarre da Steichen.
Ecco alcuni esempi della sua produzione artistica di quel periodo:



Fred Astaire (1927)




Gloria Swanson (1924)




Greta Garbo (1928)




George Gershwin (1927)




Joan Bennet (1928)




Anna May Wong (1930)




Gary Cooper (1930)




Joan Crawford (1932)




Marlene Dietrich (1934)




Noel Coward (1932)

Ancora crisantemi dipinti

Per concludere in bellezza questa serie di post dedicati al crisantemo - fiore d'oro secondo la sua etimologia; fiore d'autunno che sfida i primi freddi; fiore da molti ritenuto il fiore dei defunti; fiore talmente pregiato per gli orientali, al punto da essere preso a simbolo dell'Impero Giapponese - mi piace esporre qui, col consenso dell'artista, un trittico di fiori che la pittrice Carla Colombo, amica di molti fra noi blogger, ha dipinto con la sua abituale maestria.
La cosa curiosa è che la nostra Carla, pur senza saperlo ha dipinto dei bellissimi ... crisantemi!



Sono infatti tantissime le specie appartenenti al genere Chrysanthemum, in una moltitudine di varietà che sono state selezionate nel tempo, in forme e colori sempre più raffinati e originali.
Ma forse non tutti sanno che anche quei fiori molto simili a grandi e allegre margherite con infiorescenza semplice o doppia, che si trovano in commercio in una vasta gamma di piacevoli colori, sono pure loro crisantemi.

Ed eccovi le opere di Carla: non trovate anche voi che i suoi "crisantemi" siano deliziosi?



Carla Colombo
Titolo: "Fiori ...ed una parte di me"
olio a spatola su tavola - dim. cm. 32,5x32,5
anno 2010



Carla Colombo
Titolo: "Fiori ...ed una parte di me 2"
olio a spatola su tavola - dim. cm. 32,5x32,5
anno 2010



Carla Colombo
Titolo: "Fiori..ed una parte di me 3"
olio a spatola su tavola dim.cm. 32,5x32,5
anno 2010