A tutti voi, che durante l'anno che sta per terminare, siete stati una gradita presenza in questo blog, il mio più sincero augurio di
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lunedì 30 dicembre 2013
martedì 24 dicembre 2013
sabato 21 dicembre 2013
Filastrocche e acquerelli: I regali
E con dicembre termina la serie dei dodici acquerelli di Mariarita Brunazzi, che mi ero QUI
ripromessa di presentarvi nel corso dell'anno, insieme
alle mie filastrocche.
Mariarita ed io ci auguriamo di avervi piacevolmente fatto compagnia con questa specie di "calendario" illustrato, dedicato alle peculiarità più rilevanti di ognuno dei 12 mesi.
In tema con il periodo natalizio, la filastrocca e l'acquerello di dicembre sono dedicati a:
Mariarita ed io ci auguriamo di avervi piacevolmente fatto compagnia con questa specie di "calendario" illustrato, dedicato alle peculiarità più rilevanti di ognuno dei 12 mesi.
In tema con il periodo natalizio, la filastrocca e l'acquerello di dicembre sono dedicati a:
I regali
Sotto l’albero lucente
di festoni e lumicini
tutti stanno allegramente
fra pacchetti e pacchettini.
Splendon gli occhi dei bambini
che si chiedono chissà
se la loro letterina
Babbo Natale letta avrà.
Poi con impazienti mani
strappan carte, lacci e fiocchi
e felici a tutti mostran
i loro nuovi balocchi.
Sotto l’albero lucente
di festoni e lumicini
tutti stanno allegramente
fra pacchetti e pacchettini.
Splendon gli occhi dei bambini
che si chiedono chissà
se la loro letterina
Babbo Natale letta avrà.
Poi con impazienti mani
strappan carte, lacci e fiocchi
e felici a tutti mostran
i loro nuovi balocchi.
© Castellani Carla
(Krilù)
martedì 17 dicembre 2013
E mi Nadêl d'na vôlta
Abbagliati, come siamo tutti, dallo sfavillio delle vetrine natalizie e presi nel vortice degli acquisti per regali, strenne e cenoni, mi sorprendo a rimpiangere sempre più i Natali della mia infanzia, quando questa ricorrenza aveva un significato molto più mistico e molto meno spendereccio (anche perché soldi da spendere ce n'erano davvero pochi ...) e le tradizioni popolari avevano ancora un loro profondo significato.
Nella campagna della mia infanzia era ancora del tutto sconosciuto l'uso dello scambio di doni natalizi e degli addobbi esterni. Il Natale, che non era ancora la festa del consumismo, si celebrava con molto rispetto sia verso l'evento religioso in sé che verso le tradizioni popolari che osservavano ancora i loro arcaici riti.
Si faceva il presepe con le statuine di gesso colorato un po' sbrecciate, la cometa di cartone verniciata d'argento, il muschio raccolto lungo i fossi e una spolveratina di farina a simulare la neve.
Per fare l'albero di Natale non si utilizzava l'abete (che non c'erano abeti dalle nostre parti) ma il ginepro "rubato" in pineta e addobbato con qualche pallina di vetro colorato e stelle filanti luccicanti, ma più che altro con caramelle e boeri e con arance e mandarini, frutti allora abbastanza infrequenti sulle nostre tavole e quindi apprezzati come speciali leccornie.
Nel giorno che precedeva il Natale tutti, anche coloro che non erano particolarmente legato ai dettami della religione, "facevano vigilia" rispettando rigorosamente la regola di mangiare di magro.
La tavola ben imbandita era riservata al pranzo di Natale, quando tutta la famiglia vestita a festa, dopo essere stata alla S. Messa, si riuniva intorno al desco apparecchiato con la tovaglia fresca di bucato e con le stoviglie "buone".
Il menù natalizio era molto più ricco del solito: un buon brodo di gallina vecchia o, per chi poteva, di cappone, dove venivano cucinati i caplèt (i cappelletti) che l'azdòra (la massaia), coadiuvata dalle altre donne di casa e dai bambini più grandicelli, aveva preparato il giorno prima.
Veniva poi servito il lesso, accompagnato da patate bollite e altre verdure cotte. Sulle tavole delle famiglie più abbienti seguiva anche un arrosto, di pollo o altro animale da cortile, con contorno di patate arrosto.
Panettoni o pandori non ne avevo mai visti, finché adolescente non mi sono trasferita in città; i nostri dolci erano i soliti dolci romagnoli della tradizione: zamblòn (ciambellone), zucarèn (zuccherini ovvero biscotti di pasta frolla), grustê (crostata con marmellata fatta in casa), past sechi (scroccadenti), sopa inglesa (zuppa inglese). Un dolce speciale riservato al Natale era e' pân d' Nadêl (il pane di Natale) una sorta di panpepato molto speziato con fichi , mandorle e noci, che si appiccicava ai denti. Ma non crediate mica che ci fossero tutti insieme questi dolci! no... no... o l'uno o l'altro.
Ai bambini della mia generazione a scuola la maestra faceva scrivere la "letterina di Natale", piena di promesse e di buoni propositi per il futuro, che poi nascondevano sotto il piatto del papà il quale trovandola manifestava piacere e sorpresa e regalava loro qualche soldino.
Intanto, a cominciare dal giorno della vigilia, nel camino ardeva e' zoc d' Nadêl (il ciocco di Natale) che più era grande e meglio era, dovendo bruciare fino all'Epifania. La tradizione di bruciare il ceppo natalizio si ricollega alla tradizione pagana che attribuiva al ceppo bruciato nei giorni del solstizio invernale poteri magici di fertilità, abbondanza, fecondità, ed era proprio per propiziare buoni raccolti che i suoi resti venivano poi sparsi nei campi.
Nella campagna della mia infanzia era ancora del tutto sconosciuto l'uso dello scambio di doni natalizi e degli addobbi esterni. Il Natale, che non era ancora la festa del consumismo, si celebrava con molto rispetto sia verso l'evento religioso in sé che verso le tradizioni popolari che osservavano ancora i loro arcaici riti.
Si faceva il presepe con le statuine di gesso colorato un po' sbrecciate, la cometa di cartone verniciata d'argento, il muschio raccolto lungo i fossi e una spolveratina di farina a simulare la neve.
Per fare l'albero di Natale non si utilizzava l'abete (che non c'erano abeti dalle nostre parti) ma il ginepro "rubato" in pineta e addobbato con qualche pallina di vetro colorato e stelle filanti luccicanti, ma più che altro con caramelle e boeri e con arance e mandarini, frutti allora abbastanza infrequenti sulle nostre tavole e quindi apprezzati come speciali leccornie.
Nel giorno che precedeva il Natale tutti, anche coloro che non erano particolarmente legato ai dettami della religione, "facevano vigilia" rispettando rigorosamente la regola di mangiare di magro.
La tavola ben imbandita era riservata al pranzo di Natale, quando tutta la famiglia vestita a festa, dopo essere stata alla S. Messa, si riuniva intorno al desco apparecchiato con la tovaglia fresca di bucato e con le stoviglie "buone".
Il menù natalizio era molto più ricco del solito: un buon brodo di gallina vecchia o, per chi poteva, di cappone, dove venivano cucinati i caplèt (i cappelletti) che l'azdòra (la massaia), coadiuvata dalle altre donne di casa e dai bambini più grandicelli, aveva preparato il giorno prima.
Veniva poi servito il lesso, accompagnato da patate bollite e altre verdure cotte. Sulle tavole delle famiglie più abbienti seguiva anche un arrosto, di pollo o altro animale da cortile, con contorno di patate arrosto.
Panettoni o pandori non ne avevo mai visti, finché adolescente non mi sono trasferita in città; i nostri dolci erano i soliti dolci romagnoli della tradizione: zamblòn (ciambellone), zucarèn (zuccherini ovvero biscotti di pasta frolla), grustê (crostata con marmellata fatta in casa), past sechi (scroccadenti), sopa inglesa (zuppa inglese). Un dolce speciale riservato al Natale era e' pân d' Nadêl (il pane di Natale) una sorta di panpepato molto speziato con fichi , mandorle e noci, che si appiccicava ai denti. Ma non crediate mica che ci fossero tutti insieme questi dolci! no... no... o l'uno o l'altro.
Ai bambini della mia generazione a scuola la maestra faceva scrivere la "letterina di Natale", piena di promesse e di buoni propositi per il futuro, che poi nascondevano sotto il piatto del papà il quale trovandola manifestava piacere e sorpresa e regalava loro qualche soldino.
Intanto, a cominciare dal giorno della vigilia, nel camino ardeva e' zoc d' Nadêl (il ciocco di Natale) che più era grande e meglio era, dovendo bruciare fino all'Epifania. La tradizione di bruciare il ceppo natalizio si ricollega alla tradizione pagana che attribuiva al ceppo bruciato nei giorni del solstizio invernale poteri magici di fertilità, abbondanza, fecondità, ed era proprio per propiziare buoni raccolti che i suoi resti venivano poi sparsi nei campi.
martedì 10 dicembre 2013
Filastrocche e acquerelli: Le caldarroste
Come avete visto sono stata, per molto tempo, totalmente assente e questo mi ha impedito di pubblicare a tempo debito la filastrocca di novembre con il relativo acquerello di Mariarita Brunazzi, come QUI mi ero ripromessa di fare nel corso dell'anno.
Ma, essendo arrivata quasi al termine della serie, non vorrei interrompermi proprio ad un passo dalla fine, quindi vi propongo anche la penultima tappa del calendario, dedicata a:
Ma, essendo arrivata quasi al termine della serie, non vorrei interrompermi proprio ad un passo dalla fine, quindi vi propongo anche la penultima tappa del calendario, dedicata a:
Le caldarroste
Nell’aria frizzantina
che accompagna il mio andare
di vetrina in vetrina
sul Corso a passeggiare
mi giunge un buon odore
che sa di nostalgia,
di dolcezza e calore,
d’infanzia e di magia.
Che sarà che ha destato
emozioni nascoste?
Ma certo ... c’è il vecchietto
che vende caldarroste!.
Nell’aria frizzantina
che accompagna il mio andare
di vetrina in vetrina
sul Corso a passeggiare
mi giunge un buon odore
che sa di nostalgia,
di dolcezza e calore,
d’infanzia e di magia.
Che sarà che ha destato
emozioni nascoste?
Ma certo ... c’è il vecchietto
che vende caldarroste!.
© Castellani Carla
(Krilù)
giovedì 5 dicembre 2013
2013: un anno disastroso
Comossa per il vostro interessamento, da cui mi sento affettuosamente circondata, ritengo doveroso da parte mia (anche perché me lo avete chiesto in molti) raccontarvi le ultime vicissitudini che mi hanno tenuta lontana da questo nostro mondo virtuale.
Forse ricorderete che avevo concluso il mio post del 3 ottobre con questa frase: « (...) perché "l'uomo propone ma Dio dispone", perciò chi vivrà vedrà".»
Ebbene, mai frase doveva rivelarsi tanto profetica ...
Come avevo brevemente riassunto nel suddetto post, questo 2013 è stato per me un anno disastroso sotto diversi aspetti ma ... è proprio vero che al peggio non c'è limite! e certo non potevo immaginare che per aver banalmente inciampato in uno zerbino dovessi subire conseguenze tanto catastrofiche.
Riassumendo, nella caduta avevo battuto violentemente il capo in una fioriera e l'impatto mi aveva causato una vasta lacerazione al padiglione auricolare per cui sono occorsi un sacco di punti, oltre a trauma cranico e distorsione cervicale, nonché diversi traumi in tutta la parte destra del corpo (torace, ginocchio, mano) dove però non vennero riscontrate fratture. Dopo un ricovero di 24 ore in osservazione sono stata dimessa e sono rimasta in paziente e fiduciosa attesa di miglioramenti, ma nonostante ce la stessi mettendo tutta per rimettermi in piedi, consapevole che la ripresa dovesse dipendere anche dalla mia volontà, i dolori aumentavano in modo lancinante, interessando ora anche la parte sinistra del torace.
Anche una ulteriore radiografia alle costole di sinistra non rilevava fratture, ma col passare dei giorni il dolore al torace stava ormai diventando intollerabile, così mi sono di nuovo rivolta al Pronto Soccorso dove una radiografia, stavolta alla colonna vertebrale rivelava la frattura di due vertebre dorsali. Così ho passato 30 lunghi giorni immobile nel letto, sempre distesa sul dorso, ingabbiata dentro un busto rigido di alluminio, a fissare il soffitto della mia stanza, (che altro non mi era dato vedere). Da qualche giorno, dopo una radiografia di controllo da cui è emerso che le fratture si sono stabilizzate, nonostante persista un certo dolore, posso anche alzarmi un poco, ma sempre ingabbiata dentro la mia scomodissima corazza metallica che spero ardentemente a Natale potrò definitivamente abbandonare. Ma sicuramente, dopo tanta immobilità, ci vorrà del tempo prima che possa rimettermi del tutto in forze.
Purtroppo da tanto tempo non mi è possibile seguire i vostri blog e sicuramente altro ne passerà prima che possa riprendere le mie abituali frequentazioni, perché è molto disagevole per me stare alzata e soprattutto stare al PC, ma sappiate che siete stati sempre tutti nei miei pensieri. E sempre lo sarete.
Lascio un caro abbraccio a tutti voi che mi avete dato tanto conforto facendomi sentire il calore della vostra presenza.
Forse ricorderete che avevo concluso il mio post del 3 ottobre con questa frase: « (...) perché "l'uomo propone ma Dio dispone", perciò chi vivrà vedrà".»
Ebbene, mai frase doveva rivelarsi tanto profetica ...
Come avevo brevemente riassunto nel suddetto post, questo 2013 è stato per me un anno disastroso sotto diversi aspetti ma ... è proprio vero che al peggio non c'è limite! e certo non potevo immaginare che per aver banalmente inciampato in uno zerbino dovessi subire conseguenze tanto catastrofiche.
Riassumendo, nella caduta avevo battuto violentemente il capo in una fioriera e l'impatto mi aveva causato una vasta lacerazione al padiglione auricolare per cui sono occorsi un sacco di punti, oltre a trauma cranico e distorsione cervicale, nonché diversi traumi in tutta la parte destra del corpo (torace, ginocchio, mano) dove però non vennero riscontrate fratture. Dopo un ricovero di 24 ore in osservazione sono stata dimessa e sono rimasta in paziente e fiduciosa attesa di miglioramenti, ma nonostante ce la stessi mettendo tutta per rimettermi in piedi, consapevole che la ripresa dovesse dipendere anche dalla mia volontà, i dolori aumentavano in modo lancinante, interessando ora anche la parte sinistra del torace.
Anche una ulteriore radiografia alle costole di sinistra non rilevava fratture, ma col passare dei giorni il dolore al torace stava ormai diventando intollerabile, così mi sono di nuovo rivolta al Pronto Soccorso dove una radiografia, stavolta alla colonna vertebrale rivelava la frattura di due vertebre dorsali. Così ho passato 30 lunghi giorni immobile nel letto, sempre distesa sul dorso, ingabbiata dentro un busto rigido di alluminio, a fissare il soffitto della mia stanza, (che altro non mi era dato vedere). Da qualche giorno, dopo una radiografia di controllo da cui è emerso che le fratture si sono stabilizzate, nonostante persista un certo dolore, posso anche alzarmi un poco, ma sempre ingabbiata dentro la mia scomodissima corazza metallica che spero ardentemente a Natale potrò definitivamente abbandonare. Ma sicuramente, dopo tanta immobilità, ci vorrà del tempo prima che possa rimettermi del tutto in forze.
Purtroppo da tanto tempo non mi è possibile seguire i vostri blog e sicuramente altro ne passerà prima che possa riprendere le mie abituali frequentazioni, perché è molto disagevole per me stare alzata e soprattutto stare al PC, ma sappiate che siete stati sempre tutti nei miei pensieri. E sempre lo sarete.
Lascio un caro abbraccio a tutti voi che mi avete dato tanto conforto facendomi sentire il calore della vostra presenza.
lunedì 2 dicembre 2013
Prendere la vita con ironia
La zirudela (in italiano zirudella) è un tipico componimento scherzoso in versi, in dialetto romagnolo, caratterizzata da versi ottonari in rima baciata, suddivisi in quartine.
Benché venga considerata un genere di poesia "minore" rappresenta un gradevole modo di affrontare gli eventi della vita prendendo le cose con ironia.
Confesso che il mio verseggiare, anche quando si esprime in dialetto romagnolo, non è che sia molto orientato verso un tipo di composizione "brillante", ma anche se non è il mio genere preferito, un paio di volte mi ci sono provata anch'io.
Recentemente ho partecipato al Concorso di zirudelle "La vita con ironia" - anno 2013 - indetto dalla Pro-Loco di Bagnacavallo con questa mia zirudela, per la verità non molto aderente allo schema metrico della zirudella, che però è stata selezionata fra le venti migliori presentate al concorso, per essere premiate nel corso di una serata e pubblicate in un apposito volumetto.
Benché venga considerata un genere di poesia "minore" rappresenta un gradevole modo di affrontare gli eventi della vita prendendo le cose con ironia.
Confesso che il mio verseggiare, anche quando si esprime in dialetto romagnolo, non è che sia molto orientato verso un tipo di composizione "brillante", ma anche se non è il mio genere preferito, un paio di volte mi ci sono provata anch'io.
Recentemente ho partecipato al Concorso di zirudelle "La vita con ironia" - anno 2013 - indetto dalla Pro-Loco di Bagnacavallo con questa mia zirudela, per la verità non molto aderente allo schema metrico della zirudella, che però è stata selezionata fra le venti migliori presentate al concorso, per essere premiate nel corso di una serata e pubblicate in un apposito volumetto.
SUPARSTIZION
Jèsu! S’aràl
mai da zuzèdar
che stanot l’à cantê la zveta so int la ca.
L’azdòra, che d’la Rumâgna
la cnos toti agli usânz
e dal superstizion un gn-in scapa ona
cun ste pinsir ch’ u j frola par la tësta
la s’ da da fê in cusena:
la prapêra e’ sufret
la tira la sfoja
e pu la fa i strichet
mo cun ste pinsir dla zveta
l’è un pô distrata
e la met do vôlt
e sêl int la pignata.
La zveta, la pureta
sa vut ch’la sepa li
che cun la su cantêda
la s’ areb fat magnê
l’amnëstra trop salêda!
Traduzione:
Gesù! che succederà mai/ che stanotte ha cantato la civetta sul tetto!// La massaia che della Romagna/ conosce tutte le usanze/ e crede a tutte le superstizioni/ con questo pensiero che le frulla in testa/ s’affaccenda in cucina:/ prepara il soffritto/ fa la sfoglia/ e poi fa gli strichetti// ma con questo pensiero della civetta/ è un po’ distratta/ e mette due volte/ il sale nella pentola.// La civetta, poveretta/ che poteva saperne lei/ che con il suo canto/ ci avrebbe fatto mangiare/ la minestra troppo salata!
Gesù! che succederà mai/ che stanotte ha cantato la civetta sul tetto!// La massaia che della Romagna/ conosce tutte le usanze/ e crede a tutte le superstizioni/ con questo pensiero che le frulla in testa/ s’affaccenda in cucina:/ prepara il soffritto/ fa la sfoglia/ e poi fa gli strichetti// ma con questo pensiero della civetta/ è un po’ distratta/ e mette due volte/ il sale nella pentola.// La civetta, poveretta/ che poteva saperne lei/ che con il suo canto/ ci avrebbe fatto mangiare/ la minestra troppo salata!
lunedì 14 ottobre 2013
Filastrocche e acquerelli: Il volo
Proseguo con la carrellata dei dodici acquerelli di Mariarita Brunazzi, che QUI avevo promesso di presentarvi, mese per mese da gennaio a dicembre insieme alle mie filastrocche. Ed eccoci ora arrivati al mese di ottobre, che è dedicato a:
Il volo
Spiccano il volo a frotte
gli uccelli migratori
e seguono le rotte
pei Paesi del sole.
Sorvolan monti e valli
attraversano il mare
per approdare ai lidi
dove vanno a svernare.
Un atavico istinto
guida il loro volare
fino a raggiunger quel nido
che li attende oltremare.
Spiccano il volo a frotte
gli uccelli migratori
e seguono le rotte
pei Paesi del sole.
Sorvolan monti e valli
attraversano il mare
per approdare ai lidi
dove vanno a svernare.
Un atavico istinto
guida il loro volare
fino a raggiunger quel nido
che li attende oltremare.
© Castellani Carla
(Krilù)
Anche stavolta come avrete notato, pur trattando lo stesso tema, le interpretazioni della filastrocca e dell'acquerello si sono ispirate a soggetti diversi; infatti mentre io ho pensato ad un volo di uccelli migratori, Mariarita si è ispirata al volo delle foglie autunnali.
venerdì 11 ottobre 2013
Hanno detto: sui fiori
✿ Il segreto non è correre dietro alle farfalle. E' curare il giardino perché esse vengano da te.
(Mario Quintana)
✿ Il fiore si nasconde nell'erba, ma il vento sparge il suo profumo.
(Rabindranath Tagore)
✿ Potranno recidere tutti i fiori ma non potranno fermare la primavera.
(Pablo Neruda)
✿ Dammi due cose, Signore, nella vita, una casa piena di libri e un giardino colmo di fiori e non avrò più nulla da chiederti.
(Confucio)
✿ Una rosa non ha bisogno di predicare: si limita a diffondere il proprio profumo.
(Mahatma Gandhi)
✿ Una delle cose più affascinanti dei fiori è il loro meraviglioso riserbo.
(Henri David Thoreau)
✿ I fiori sono poesie che parlano al cuore delle anime sensibili.
(E. Paes)
✿ Per chi vuole vederli ci sono dei fiori dappertutto.
(Henri Matisse)
✿ Se qualcuno ama un fiore, di cui esiste un solo esemplare in milioni e milioni di stelle, questo basta a farlo felice quando lo guarda.
(Antoine de Saint-Exupéry)
✿ I fiori della primavera sono i sogni dell'inverno raccontati, la mattina, al tavolo degli angeli.
(Khalil Gibran)
(Mario Quintana)
✿ Il fiore si nasconde nell'erba, ma il vento sparge il suo profumo.
(Rabindranath Tagore)
✿ Potranno recidere tutti i fiori ma non potranno fermare la primavera.
(Pablo Neruda)
✿ Dammi due cose, Signore, nella vita, una casa piena di libri e un giardino colmo di fiori e non avrò più nulla da chiederti.
(Confucio)
✿ Una rosa non ha bisogno di predicare: si limita a diffondere il proprio profumo.
(Mahatma Gandhi)
✿ Una delle cose più affascinanti dei fiori è il loro meraviglioso riserbo.
(Henri David Thoreau)
✿ I fiori sono poesie che parlano al cuore delle anime sensibili.
(E. Paes)
✿ Per chi vuole vederli ci sono dei fiori dappertutto.
(Henri Matisse)
✿ Se qualcuno ama un fiore, di cui esiste un solo esemplare in milioni e milioni di stelle, questo basta a farlo felice quando lo guarda.
(Antoine de Saint-Exupéry)
✿ I fiori della primavera sono i sogni dell'inverno raccontati, la mattina, al tavolo degli angeli.
(Khalil Gibran)
sabato 5 ottobre 2013
Amori a 4 zampe
Ieri 4 ottobre, in occasione della celebrazione del Word Animal Day, la Giornata Mondiale degli animali, mi è venuto in mente che non vi ho mai parlato delle mie adorabili "nipotine" a 4 zampe.
Posso presentarvele?
Questa è Micia "Myo", la prima arrivata in ordine di tempo, adottata già adulta da mia figlia. Anche se il suo nome in realtà sarebbe June da subito è diventata Micia "Myo" per quel suo unico ed isolato "myo" che a seconda delle intonazioni esprime i suoi diversi stati d'animo: fastidio quando non gradisce le coccole perché preferirebbe dormire, richiesta d'attenzione, richiesta di cibo...
Quando è arrivata in casa di mia figlia era molto timorosa ed assai poco socievole, oltre che molto taciturna (se si può definire taciturno un gatto), forse perché assai stressata dalle spiacevoli vicissitudini cui era incorsa prima della sua adozione.
Piano piano, amorevolmente accudita e curata, ha ritrovato una certa serenità e fiducia e ora è un grosso e tranquillo batuffolo di lucidissimo pelo nero con gli occhi verdi, la cui attività principale è dormire sul divano o sul letto, occupazione interrotta saltuariamente solo per chiedere cibo e divorarlo.
Dopo qualche tempo è arrivata anche una seconda "nipotina", Sheena, una vispa gattina tigrata, che aveva solo 3 mesi quando è stata adottata da mio figlio.
E' una buffissima, graziosa micetta piena di voglia di giocare, che ama fare agguati, appostandosi dietro gli stipiti delle porte e dietro i mobili per poi balzare all'improvviso sui piedi di chi le passa vicino.
Ma anche la sua grande vitalità ogni tanto ha bisogno di qualche momento di tregua.
Da qualche mese Sheena ha anche una compagna di giochi, Frida, dolcissima cucciolotta chihuahua tutta occhi e orecchie, ultima arrivata nella famiglia di mio figlio.
E' molto divertente vederle rincorrersi per il corridoio (all'andata è una a rincorrere l'altra mentre al ritorno le parti si invertono), oppure fingere di azzuffarsi per la conquista del cesto dove alla fine insieme si accoccolano a dormire.
Fra tutti gli animali io ho sempre nutrito una particolare predilezione per i gatti, verso i quali provo una irresistibile attrazione (forse che in una vita precedente sono stata un gatto?). Ma quando questa tenerissima e minuscola creaturina si è abbandonata piena di fiducia al mio abbraccio ho provato per lei un trasporto infinito ... insomma, me ne sono proprio innamorata, anche se non era un gatto.
Posso presentarvele?
Questa è Micia "Myo", la prima arrivata in ordine di tempo, adottata già adulta da mia figlia. Anche se il suo nome in realtà sarebbe June da subito è diventata Micia "Myo" per quel suo unico ed isolato "myo" che a seconda delle intonazioni esprime i suoi diversi stati d'animo: fastidio quando non gradisce le coccole perché preferirebbe dormire, richiesta d'attenzione, richiesta di cibo...
Quando è arrivata in casa di mia figlia era molto timorosa ed assai poco socievole, oltre che molto taciturna (se si può definire taciturno un gatto), forse perché assai stressata dalle spiacevoli vicissitudini cui era incorsa prima della sua adozione.
Piano piano, amorevolmente accudita e curata, ha ritrovato una certa serenità e fiducia e ora è un grosso e tranquillo batuffolo di lucidissimo pelo nero con gli occhi verdi, la cui attività principale è dormire sul divano o sul letto, occupazione interrotta saltuariamente solo per chiedere cibo e divorarlo.
Dopo qualche tempo è arrivata anche una seconda "nipotina", Sheena, una vispa gattina tigrata, che aveva solo 3 mesi quando è stata adottata da mio figlio.
E' una buffissima, graziosa micetta piena di voglia di giocare, che ama fare agguati, appostandosi dietro gli stipiti delle porte e dietro i mobili per poi balzare all'improvviso sui piedi di chi le passa vicino.
Ma anche la sua grande vitalità ogni tanto ha bisogno di qualche momento di tregua.
Da qualche mese Sheena ha anche una compagna di giochi, Frida, dolcissima cucciolotta chihuahua tutta occhi e orecchie, ultima arrivata nella famiglia di mio figlio.
E' molto divertente vederle rincorrersi per il corridoio (all'andata è una a rincorrere l'altra mentre al ritorno le parti si invertono), oppure fingere di azzuffarsi per la conquista del cesto dove alla fine insieme si accoccolano a dormire.
Fra tutti gli animali io ho sempre nutrito una particolare predilezione per i gatti, verso i quali provo una irresistibile attrazione (forse che in una vita precedente sono stata un gatto?). Ma quando questa tenerissima e minuscola creaturina si è abbandonata piena di fiducia al mio abbraccio ho provato per lei un trasporto infinito ... insomma, me ne sono proprio innamorata, anche se non era un gatto.
giovedì 3 ottobre 2013
Rieccomi qui ... forse
... e dopo diversi mesi di presenza discontinua nel mondo Blogger, torno a scrivere sul mio blog, innanzitutto e specialmente per rivolgere un doveroso e grato ringraziamento a tutti coloro che in questi mesi non mi hanno dimenticata, e si sono anzi preoccupati per le mie condizioni fisiche, lasciandomi saluti e messaggi, sia qui che in privato. Con loro in particolare devo scusarmi di non aver risposto tempestivamente, ma data la sensibilità dimostrata sono certa che comprenderanno le mie ragioni.
Facendo un veloce bilancio mi accorgo che negli ultimi 5 mesi (da maggio ad oggi) ho pubblicato solo 12 post e se ci sono riuscita è solamente perché la maggior parte di essi li avevo già precedentemente preparati in bozza. Se in questi mesi mi è stato possibile mantenere un minimo di contatti con alcuni di voi è stato solo grazie a Facebook, che non apprezzo eccessivamente ma che ha il pregio di non richiedere troppo impegno di dialogo e talvolta è sufficiente un semplice click sul "mi piace" per dire «ci sono anch'io». Nei momenti in cui mi sentivo meglio ho anche cercato di lasciare qualche veloce commento qua e là (random) sui vostri blog.
Questi sono stati per me mesi alquanto pesanti da superare. Volendo sorvolare sui miei ormai cronici problemi e sui mesi della piena estate, che quest'anno sono stata costretta a passare in pianura, rinunciando al sollievo che sempre mi aveva portato la montagna, in questo periodo mi si sono accumulati diversi problemi grandi e piccoli, fra cui due interventi agli occhi, un Day Hospital all'Ospedale di Ferrara per accertamenti vari aperto ad inizio giugno e non ancora terminato e -dulcis in fundo- una rovinosa caduta che ha comportato anche un breve ricovero in Ospedale, con trauma cranico, vasta lacerazione di un padiglione auricolare, distorsione cervicale e traumi contusivi vari. Da quest'ultimo accidente ancora non mi sono completamente ripresa.
Spero che la mitezza di questo inizio autunno mi aiuti a sopportare meglio le mie persistenti difficoltà consentendomi di seguire con maggior frequenza queste mie pagine che sempre hanno rappresentato un sollievo e un conforto alle mie giornate.
Insomma, avrete capito che sarebbe mia intenzione d'ora in poi essere più presente, cosa che purtroppo non dipende solo dalla mia volontà ... perché "l'uomo propone ma Dio dispone", perciò "chi vivrà vedrà".
Facendo un veloce bilancio mi accorgo che negli ultimi 5 mesi (da maggio ad oggi) ho pubblicato solo 12 post e se ci sono riuscita è solamente perché la maggior parte di essi li avevo già precedentemente preparati in bozza. Se in questi mesi mi è stato possibile mantenere un minimo di contatti con alcuni di voi è stato solo grazie a Facebook, che non apprezzo eccessivamente ma che ha il pregio di non richiedere troppo impegno di dialogo e talvolta è sufficiente un semplice click sul "mi piace" per dire «ci sono anch'io». Nei momenti in cui mi sentivo meglio ho anche cercato di lasciare qualche veloce commento qua e là (random) sui vostri blog.
Questi sono stati per me mesi alquanto pesanti da superare. Volendo sorvolare sui miei ormai cronici problemi e sui mesi della piena estate, che quest'anno sono stata costretta a passare in pianura, rinunciando al sollievo che sempre mi aveva portato la montagna, in questo periodo mi si sono accumulati diversi problemi grandi e piccoli, fra cui due interventi agli occhi, un Day Hospital all'Ospedale di Ferrara per accertamenti vari aperto ad inizio giugno e non ancora terminato e -dulcis in fundo- una rovinosa caduta che ha comportato anche un breve ricovero in Ospedale, con trauma cranico, vasta lacerazione di un padiglione auricolare, distorsione cervicale e traumi contusivi vari. Da quest'ultimo accidente ancora non mi sono completamente ripresa.
Spero che la mitezza di questo inizio autunno mi aiuti a sopportare meglio le mie persistenti difficoltà consentendomi di seguire con maggior frequenza queste mie pagine che sempre hanno rappresentato un sollievo e un conforto alle mie giornate.
Insomma, avrete capito che sarebbe mia intenzione d'ora in poi essere più presente, cosa che purtroppo non dipende solo dalla mia volontà ... perché "l'uomo propone ma Dio dispone", perciò "chi vivrà vedrà".
lunedì 30 settembre 2013
L'orribile Karma della Formica
Prestatomi da un'amica l'ho letto tutto d'un fiato in una giornata: è un romanzo surreale, spassoso, ironico, proprio quello che mi ci voleva per tirarmi su il morale in un momento particolarmente NO, dopo un doloroso trauma cranico e una breve degenza in ospedale.
E' un libro che si legge senza impegnare troppo il cervello e una volta letto lo si può tranquillamente scordare, ma intanto mi ha regalato alcune ora di divertente relax.
E' un libro che si legge senza impegnare troppo il cervello e una volta letto lo si può tranquillamente scordare, ma intanto mi ha regalato alcune ora di divertente relax.
Titolo: L'ORRIBILE KARMA DELLA FORMICA
Autore: DAVID SAFIER
Editore: Sperling & Kupfer
TRAMA:
Kim Lange è una donna in carriera disposta a sacrificare tutto, famiglia compresa, per mantenere il successo. Ma il destino è sempre in agguato, ed ecco che un assurdo incidente pone fine alla sua vita. O no? Quando Kim riemerge dal blackout, si sente strana, il suo corpo non è quello di sempre, ha una testa gigantesca... un addome assurdo... sei gambe... Con orrore Kim si accorge di essere diventata un insetto, e precisamente una formica! La sua vita mal spesa dovrà essere espiata, e sarà costretta a percorrere faticosamente la scala delle reincarnazioni per tentare la difficile risalita da insetto a essere umano.
L'AUTORE:
David Safier è nato a Brema nel 1966. E un affermato sceneggiatore tedesco, autore fra l'altro della premiatissima serie tv Lolle, vincitrice anche del Grimme-Preis della televisione tedesca e di un International Emmy Award.
Ha scritto cinque romanzi:
L'orribile Karma della Formica (2007)
L'orribile Attesa del Giudizio Universale (2008)
Delirio di una Notte di Mezza Estate (2010)
La mia Famiglia e altri Orrori (2012)
L'Insostenibile leggerezza della Mucca Innamorata (2013)
Kim Lange è una donna in carriera disposta a sacrificare tutto, famiglia compresa, per mantenere il successo. Ma il destino è sempre in agguato, ed ecco che un assurdo incidente pone fine alla sua vita. O no? Quando Kim riemerge dal blackout, si sente strana, il suo corpo non è quello di sempre, ha una testa gigantesca... un addome assurdo... sei gambe... Con orrore Kim si accorge di essere diventata un insetto, e precisamente una formica! La sua vita mal spesa dovrà essere espiata, e sarà costretta a percorrere faticosamente la scala delle reincarnazioni per tentare la difficile risalita da insetto a essere umano.
L'AUTORE:
David Safier è nato a Brema nel 1966. E un affermato sceneggiatore tedesco, autore fra l'altro della premiatissima serie tv Lolle, vincitrice anche del Grimme-Preis della televisione tedesca e di un International Emmy Award.
Ha scritto cinque romanzi:
L'orribile Karma della Formica (2007)
L'orribile Attesa del Giudizio Universale (2008)
Delirio di una Notte di Mezza Estate (2010)
La mia Famiglia e altri Orrori (2012)
L'Insostenibile leggerezza della Mucca Innamorata (2013)
domenica 22 settembre 2013
Filastrocche e acquerelli: L'autunno
Proseguendo con la carrellata dei dodici acquerelli di Mariarita Brunazzi, che QUI avevo promesso di presentarvi, mese per mese da gennaio a dicembre insieme alle mie filastrocche, eccoci giunti al mese di settembre, che è dedicato a:
L'autunno
L’equinozio d’autunno abbrevia il giorno
e nell’incipiente sera
una bruma leggera
vela dei colli il contorno.
Esplode la natura
di toni rossi e gialli
che accendono le valli
dal monte alla pianura.
Ma al freddo che s’avanza
ogni pianta si spoglia
e nell’estrema danza
plana l’ultima foglia.
L’equinozio d’autunno abbrevia il giorno
e nell’incipiente sera
una bruma leggera
vela dei colli il contorno.
Esplode la natura
di toni rossi e gialli
che accendono le valli
dal monte alla pianura.
Ma al freddo che s’avanza
ogni pianta si spoglia
e nell’estrema danza
plana l’ultima foglia.
© Castellani Carla
(Krilù)
Come potete vedere pur trattando lo stesso tema l'interpretazione mia e di Mariarita divergono, perché la filastrocca descrive l'autunno nella sua manifestazione stagionale, mentre l'acquerello poeticamente illustra l'autunno della vita.
lunedì 19 agosto 2013
Filastrocche e acquerelli: La città deserta
Siamo arrivati ad agosto e dei dodici acquerelli di Mariarita Brunazzi, che mi sono QUI ripromessa di presentarvi, mese per mese da gennaio a dicembre insieme alle mie filastrocche, è arrivato il turno dell'acquerello dedicato a:
LA CITTA' DESERTA
Pigreggia la città al sole cocente,
sale arsura dall’asfalto rovente,
nel riverbero le strade son deserte,
negozi chiusi, finestre semi-aperte.
Fra le persiane sbircio nella piazza:
il sagrestano sul sagrato spazza,
c’è la fontana che invitante chioccia
e un passero accaldato fa la doccia,
c’è un gatto appisolato che sogna chissà ché
e qualche pensionato nell’ombra di un Caffè.
E’ agosto e finalmente la città riposa
ma presto tornerà ancor rumorosa.
Pigreggia la città al sole cocente,
sale arsura dall’asfalto rovente,
nel riverbero le strade son deserte,
negozi chiusi, finestre semi-aperte.
Fra le persiane sbircio nella piazza:
il sagrestano sul sagrato spazza,
c’è la fontana che invitante chioccia
e un passero accaldato fa la doccia,
c’è un gatto appisolato che sogna chissà ché
e qualche pensionato nell’ombra di un Caffè.
E’ agosto e finalmente la città riposa
ma presto tornerà ancor rumorosa.
© Castellani Carla
(Krilù)
mercoledì 14 agosto 2013
martedì 16 luglio 2013
Un poeta da ricordare: Vittorio Sereni
Un poeta da ricordare:
Vittorio Sereni
Luino (Varese) 27 luglio 1913
Milano 10 febbraio 1983
Una poesia da non dimenticare:
Viaggio di andata e ritorno
Andrò a ritroso della nostra corsa
di poco fa
che tanto bella mai ti sorprese la luna.
Mi resta una città prossima al sonno
di prima primavera.
O fuoco che ora tu sei
dileguante, o ceneri confuse
di campagna che annotta e si sfa,
o strido che sgretola l'aria
e insieme divide il mio cuore.
(Da: Gli strumenti umani)
René Magritte
The happy donor (1966)
Vittorio Sereni
Luino (Varese) 27 luglio 1913
Milano 10 febbraio 1983
Una poesia da non dimenticare:
Viaggio di andata e ritorno
Andrò a ritroso della nostra corsa
di poco fa
che tanto bella mai ti sorprese la luna.
Mi resta una città prossima al sonno
di prima primavera.
O fuoco che ora tu sei
dileguante, o ceneri confuse
di campagna che annotta e si sfa,
o strido che sgretola l'aria
e insieme divide il mio cuore.
(Da: Gli strumenti umani)
René Magritte
The happy donor (1966)
lunedì 15 luglio 2013
Filastrocche e acquerelli: Il sole
Eccoci arrivati al settimo dei dodici acquerelli di Mariarita Brunazzi, che mi sono QUI ripromessa di presentarvi, mese per mese da gennaio a dicembre insieme alle mie filastrocche. E col mese di luglio è arrivato il turno dell'acquerello dedicato a:
IL SOLE
S'accende il cielo a oriente
e il sol sorge fulgente.
La natura si desta
e al nuovo dì s'appresta.
Cinguettan gli augelletti
impazzano gli insetti
sui variopinti fiori
che già ai primi chiarori
dischiudon le corolle
per salutare il sole
che sembra dire intorno:
"Svegliatevi, è già giorno!"
S'accende il cielo a oriente
e il sol sorge fulgente.
La natura si desta
e al nuovo dì s'appresta.
Cinguettan gli augelletti
impazzano gli insetti
sui variopinti fiori
che già ai primi chiarori
dischiudon le corolle
per salutare il sole
che sembra dire intorno:
"Svegliatevi, è già giorno!"
© Castellani Carla
(Krilù)
venerdì 12 luglio 2013
Dolomiti: I luoghi del cuore
Voglia di vacanze?
Sì ... ma non in un luogo qualsiasi.
Sì ... ma non in un luogo qualsiasi.
E' esattamente qui che vorrei essere in questo momento. In questi luoghi magici dove negli ultimi vent'anni, da metà luglio a metà agosto, ogni mattina ho aperto gli occhi su una corona di maestosi picchi rocciosi, foreste di abeti e verdi pascoli.
Questi sono i miei luoghi del cuore ... queste sono le Dolomiti... che forse non avrò più l'occasione di rivedere. E non so dirvi quanto questa prospettiva mi rattristi. Troppo lontano e troppo in alto, loro. Troppo malandata, io.
Questo è il suggestivo panorama che, aprendo le finestre della mia stanza, nell'antica casa dalle spesse mura, aggrappata sul fianco della montagna a 1400 m. slm, ogni mattina si offriva al mio sguardo mai sazio di tanta bellezza.
Solo un vetusto fienile, a frapporsi alla vista, che spaziando a semicerchio scivolava dalle imponenti vette rocciose fin giù, a fondo valle, su pendii coperti di selve verde cupo e di prati smeraldini.
Solo un vetusto fienile, a frapporsi alla vista, che spaziando a semicerchio scivolava dalle imponenti vette rocciose fin giù, a fondo valle, su pendii coperti di selve verde cupo e di prati smeraldini.
E questa è la mia camera da letto, una graziosa bomboniera costruita ad inizio '800, con pareti e soffitto rivestiti in legno decorato e dipinto in bianco ghiaccio, celeste e azzurro, dove mi era oltremodo piacevole crogiolarmi nell'antico lettone,
sotto un piumone ben imbottito, ricordando la soffocante calura lasciata in città e fantasticando su chi, nel corso degli ultimi due secoli, avesse vissuto fra quelle mura e guardato quelle stelle di legno sul soffitto.
Non so se ci saranno vacanze per me nel corso di questa estate, oberata come sono da malanni e da impegni medici. Forse riuscirò anche a ritagliarmi qualche giorno di relax, ma certamente non sarà per andare lassù, dove mi sospinge il cuore e mi trascina la nostalgia.
A tutti voi, ovunque abbiate stabilito di trascorrere le vostre ferie estive, auguro una felice e rilassante vacanza.
domenica 7 luglio 2013
Il Grand Hotel di Rimini ha 105 anni.
Ufficialmente inaugurato nel Luglio del 1908, il Grand Hotel di Rimini, con le sue lussuose stanze, ampie terrazze, giardini esotici, sale sfarzose
e una facciata in elegante stile Liberty, ideata dall'architetto
sudamericano Paolo Somazzi, diverrà meta preferita delle vacanze
estive delle più celebri personalità dell'alta società e del mondo
dell'arte e della cultura internazionali.
Ancora oggi le camere del Grand Hotel conservano gli arredi francesi e veneziani, il parquet e i lampadari dell'arredamento originale mentre nelle sale ristorante arredi, dipinti e luci rievocano le inimitabili e suggestive atmosfere del passato.
Così Federico Fellini rievocava il Grand Hotel della sua adolescenza in "La mia Rimini":
"Quando le descrizioni nei romanzi che leggevo non erano abbastanza stimolanti da suscitare, nella mia immaginazione, scenari suggestivi, tiravo fuori il Grand-Hotel, come certi scalcinati teatrini che adoperano lo stesso fondale per tutte le situazioni.
Delitti, rapimenti, notti di folle amore, ricatti, suicidi, il giardino dei supplizi, la dea Kalì: tutto avveniva al Grand-Hotel.
Le sere d'estate il Grand-Hotel diventava Istanbul, Bagdad, Hollywood.
Sulle terrazze, protette da cortine di fittissime piante, forse si svolgevano feste alla Ziegfield.
Si intravvedevano nude schiene di donne che ci sembravano d'oro, allacciate da braccia maschili in smoking bianco, un venticello profumato ci portava a tratti musichette sincopate, languide da svenire.
Erano i motivi dei film americani: Sonny boy, I love you, Alone, che l'inverno prima avevamo sentito al cinema Fulgor e che poi avevamo mugolato per interi pomeriggi, con l'Anabasi di Senofonte sul tavolino e gli occhi perduti nel vuoto, la gola stretta.
Soltanto d'inverno, con l'umidità, il buio, la nebbia, riuscivamo a prendere possesso delle vaste terrazze del Grand-Hotel fradice d'acqua..."
Ancora oggi le camere del Grand Hotel conservano gli arredi francesi e veneziani, il parquet e i lampadari dell'arredamento originale mentre nelle sale ristorante arredi, dipinti e luci rievocano le inimitabili e suggestive atmosfere del passato.
Una vecchia immagine del Grand Hotel di Rimini come appariva prima del 14 luglio 1920, quando un grande incendio divampò ai piani superiori distruggendo le due cupole ornamentali che sovrastavano il tetto, e che non furono più ripristinate.
Il Grand Hotel di Rimini com'è oggi.
Così Federico Fellini rievocava il Grand Hotel della sua adolescenza in "La mia Rimini":
"Quando le descrizioni nei romanzi che leggevo non erano abbastanza stimolanti da suscitare, nella mia immaginazione, scenari suggestivi, tiravo fuori il Grand-Hotel, come certi scalcinati teatrini che adoperano lo stesso fondale per tutte le situazioni.
Delitti, rapimenti, notti di folle amore, ricatti, suicidi, il giardino dei supplizi, la dea Kalì: tutto avveniva al Grand-Hotel.
Le sere d'estate il Grand-Hotel diventava Istanbul, Bagdad, Hollywood.
Sulle terrazze, protette da cortine di fittissime piante, forse si svolgevano feste alla Ziegfield.
Si intravvedevano nude schiene di donne che ci sembravano d'oro, allacciate da braccia maschili in smoking bianco, un venticello profumato ci portava a tratti musichette sincopate, languide da svenire.
Erano i motivi dei film americani: Sonny boy, I love you, Alone, che l'inverno prima avevamo sentito al cinema Fulgor e che poi avevamo mugolato per interi pomeriggi, con l'Anabasi di Senofonte sul tavolino e gli occhi perduti nel vuoto, la gola stretta.
Soltanto d'inverno, con l'umidità, il buio, la nebbia, riuscivamo a prendere possesso delle vaste terrazze del Grand-Hotel fradice d'acqua..."
L'albergo tanto amato da Federico Fellini, che con i suoi film (in particolare Amarcord) ha contribuito a diffondere in tutto il mondo il mito del Grand Hotel di Rimini, nel 1984 è stato dichiarato monumento nazionale.
domenica 23 giugno 2013
Voglia di gelato
Ora che l'estate è "scoppiata", bypassando completamente le miti temperature primaverili e tuffandoci direttamente nella calura, il desiderio di qualcosa di fresco si fa sentire.
Eccomi quindi ad offrirvi, con questo gelato, il mio primissimo tentativo di realizzazione grafica che risale a qualche anno fa, quando ancora ci provavo e col quale ho partecipato ad un contest fra amici.
Eccomi quindi ad offrirvi, con questo gelato, il mio primissimo tentativo di realizzazione grafica che risale a qualche anno fa, quando ancora ci provavo e col quale ho partecipato ad un contest fra amici.
martedì 18 giugno 2013
Filastrocche e acquerelli: Lo spaventapasseri
Fra i dodici acquerelli di Mariarita Brunazzi, che mese per mese, da gennaio a dicembre, mi sono ripromessa QUI di presentarvi, a corredo delle mie filastrocche, è arrivato il turno dell'acquerello N. 6.
Il tema di GIUGNO è dedicato a un personaggio particolare che in questo mese aveva l'incombenza di difendere il raccolto nelle campagne:
Il tema di GIUGNO è dedicato a un personaggio particolare che in questo mese aveva l'incombenza di difendere il raccolto nelle campagne:
LO SPAVENTAPASSERI
Suo compito proteggere i raccolti
dalle razzìe dei passeri e dei tordi
apparve in mezzo al campo un bel mattino:
glielo aveva portato il contadino.
Due bastoni incrociati per supporto,
lungo pel corpo e per le braccia corto,
una vecchia zimarra rattoppata
imbottita di paglia ben pressata,
una testa di stracci col cappello
per essere il terrore d’ogni uccello.
Sapete cosa ha fatto un cardellino?
Si è costruito il nido in un taschino!
Suo compito proteggere i raccolti
dalle razzìe dei passeri e dei tordi
apparve in mezzo al campo un bel mattino:
glielo aveva portato il contadino.
Due bastoni incrociati per supporto,
lungo pel corpo e per le braccia corto,
una vecchia zimarra rattoppata
imbottita di paglia ben pressata,
una testa di stracci col cappello
per essere il terrore d’ogni uccello.
Sapete cosa ha fatto un cardellino?
Si è costruito il nido in un taschino!
© Castellani Carla
(Krilù)
lunedì 10 giugno 2013
Hanno detto: sulla musica
Certamente non tutti sono in grado di impadronirsi dei segreti e della magia celati in uno spartito musicale, di comporre musica o di liberarla nell'aria facendola scaturire da uno strumento musicale, ma chi, almeno una volta nella vita non si è lasciato trasportare nel magico mondo della musica, sognando ad occhi aperti sull'onda di una indimenticabile melodia?
✿ La pittura trasforma lo spazio in tempo, la musica il tempo in spazio.
(Hugo Von Hofmannthal)
✿ Chi sa fare la musica la fa, chi la sa fare meno la insegna, chi la sa fare ancora meno la organizza, chi la sa fare così così la critica.
(Luciano Pavarotti)
✿ Il segreto del canto risiede tra la vibrazione della voce di chi canta ed il battito del cuore di chi ascolta.
(Kahlil Gibran)
✿ Dove le parole finiscono, inizia la musica.
(Heinrich Heine)
✿ Il pittore dipinge su tela: I musicisti dipingono invece i loro quadri sul silenzio.
(Stokousley)
✿ La musica è il vincolo che unisce la vita dello spirito alla vita dei sensi, ed è l'unico immateriale accesso al mondo superiore della conoscenza. Nella musica l'uomo vive, pensa e crea.
(Ludwig Van Beethoven)
✿ Chi canta prega due volte.
(Sant' Agostino)
✿ I fiori, la musica e i bambini sono i gioielli della vita.
(Pyotr Ilyich Tchaikovsky)
✿ Là dove si arresta il potere delle parole, comincia la musica.
(Richard Wagner)
✿ La musica è l'unica lingua veramente internazionale. Un lied di Schubert, di Schumann o di Hugo Wolf non è tedesco. E' umano.
(Charles Regismanser)
(Hugo Von Hofmannthal)
✿ Chi sa fare la musica la fa, chi la sa fare meno la insegna, chi la sa fare ancora meno la organizza, chi la sa fare così così la critica.
(Luciano Pavarotti)
✿ Il segreto del canto risiede tra la vibrazione della voce di chi canta ed il battito del cuore di chi ascolta.
(Kahlil Gibran)
✿ Dove le parole finiscono, inizia la musica.
(Heinrich Heine)
✿ Il pittore dipinge su tela: I musicisti dipingono invece i loro quadri sul silenzio.
(Stokousley)
✿ La musica è il vincolo che unisce la vita dello spirito alla vita dei sensi, ed è l'unico immateriale accesso al mondo superiore della conoscenza. Nella musica l'uomo vive, pensa e crea.
(Ludwig Van Beethoven)
✿ Chi canta prega due volte.
(Sant' Agostino)
✿ I fiori, la musica e i bambini sono i gioielli della vita.
(Pyotr Ilyich Tchaikovsky)
✿ Là dove si arresta il potere delle parole, comincia la musica.
(Richard Wagner)
✿ La musica è l'unica lingua veramente internazionale. Un lied di Schubert, di Schumann o di Hugo Wolf non è tedesco. E' umano.
(Charles Regismanser)
domenica 2 giugno 2013
venerdì 31 maggio 2013
Le rose in cucina
Già, proprio così: perché anche in cucina le rose trovano un adeguato utilizzo. A scopo alimentare, si possono usare sia i petali che i frutti (cinorrodi).
Mondati del calice e dei numerosi semi, i frutti della rosa canina si prestano per confezionare ottime marmellate e conserve, assai ricche di Vitamina C e sali minerali.
Posti a macerare in acquavite e zucchero danno un eccellente liquore, mentre essiccati e tritati possono essere impiegati in infusione come bevanda.
Poiché i cinorrodi sono ricchi di peli interni, prima di usarli è bene aprirli e pulirli accuratamente, ed in caso vengano utilizzati per preparare infusi si consiglia di filtrare con cura i liquidi.
Mondati del calice e dei numerosi semi, i frutti della rosa canina si prestano per confezionare ottime marmellate e conserve, assai ricche di Vitamina C e sali minerali.
Posti a macerare in acquavite e zucchero danno un eccellente liquore, mentre essiccati e tritati possono essere impiegati in infusione come bevanda.
Poiché i cinorrodi sono ricchi di peli interni, prima di usarli è bene aprirli e pulirli accuratamente, ed in caso vengano utilizzati per preparare infusi si consiglia di filtrare con cura i liquidi.
Marmellata di petali di rosa
Occorrente:
g. 200 di petali di rosa
g. 500 di zucchero
6 dl. di acqua
mezzo limone.
Lavate i petali e tritateli con la mezzaluna, non troppo fini per evitare la dispersione del succo), mescolateli con 200 g. di zucchero e con il limone (impastandoli con le mani e mescolandoli a lungo).
Fate scaldare l'acqua con il resto dello zucchero, unite l'impasto, fate bollire fino ad ottenere uno sciroppo denso.
Quando diventa vischiosa la marmellata è pronta.
g. 200 di petali di rosa
g. 500 di zucchero
6 dl. di acqua
mezzo limone.
Lavate i petali e tritateli con la mezzaluna, non troppo fini per evitare la dispersione del succo), mescolateli con 200 g. di zucchero e con il limone (impastandoli con le mani e mescolandoli a lungo).
Fate scaldare l'acqua con il resto dello zucchero, unite l'impasto, fate bollire fino ad ottenere uno sciroppo denso.
Quando diventa vischiosa la marmellata è pronta.
Marmellata di bacche di rosa
Occorrente:
1 Kg. di bacche di rosa
acqua
zucchero
Lavate e asciugate 1 kg. di cinorrodi (bacche) di rosa.
Tagliateli in due per il lungo ed eliminate i filamenti e i semi.
Metteteli in una pentola e coprite con poca acqua.
Fate cuocere per 20 minuti circa, quindi pesateli: unite circa 400 g. di zucchero per ogni 500 g. di frutti.
Proseguite la cottura finché la marmellata sarà pronta.
1 Kg. di bacche di rosa
acqua
zucchero
Lavate e asciugate 1 kg. di cinorrodi (bacche) di rosa.
Tagliateli in due per il lungo ed eliminate i filamenti e i semi.
Metteteli in una pentola e coprite con poca acqua.
Fate cuocere per 20 minuti circa, quindi pesateli: unite circa 400 g. di zucchero per ogni 500 g. di frutti.
Proseguite la cottura finché la marmellata sarà pronta.
Gelatina di rose
Occorrente:
5 succose arance non trattate
4 mele renette
una manciata di petali di rosa selvatica
acqua
zucchero
Sbucciate le arance e tagliate tutta la polpa a pezzettini, dopo averla liberata delle pellicine bianche. Tritate finemente anche la scorza di 2 delle arance (solo la parte gialla, raschiando via la parte bianca perché è amara).
Sbucciate le mele, liberatele dei semi e tagliatele a pezzettini.
Mettete al fuoco la polpa delle arance insieme alle mele e a circa 3/4 di litro d'acqua.
Fate cuocere a fiamma moderata finché le mele non si saranno completamente disfatte, quindi filtrate, attraverso una garza, il succo emesso con la cottura.
Rimettete al fuoco, unendo circa 500 g. di zucchero per ogni litro di succo e mescolando portate a bollore. Unite anche la scorza tritata d'arancia e i petali di rosa che avrete prima pulito con un panno umido.
Cuocete fino a raggiungere la giusta consistenza, quindi invasate in vasi a chiusura ermetica ben puliti. Chiudete e lasciate i vasi capovolti fino a completo raffreddamento.
5 succose arance non trattate
4 mele renette
una manciata di petali di rosa selvatica
acqua
zucchero
Sbucciate le arance e tagliate tutta la polpa a pezzettini, dopo averla liberata delle pellicine bianche. Tritate finemente anche la scorza di 2 delle arance (solo la parte gialla, raschiando via la parte bianca perché è amara).
Sbucciate le mele, liberatele dei semi e tagliatele a pezzettini.
Mettete al fuoco la polpa delle arance insieme alle mele e a circa 3/4 di litro d'acqua.
Fate cuocere a fiamma moderata finché le mele non si saranno completamente disfatte, quindi filtrate, attraverso una garza, il succo emesso con la cottura.
Rimettete al fuoco, unendo circa 500 g. di zucchero per ogni litro di succo e mescolando portate a bollore. Unite anche la scorza tritata d'arancia e i petali di rosa che avrete prima pulito con un panno umido.
Cuocete fino a raggiungere la giusta consistenza, quindi invasate in vasi a chiusura ermetica ben puliti. Chiudete e lasciate i vasi capovolti fino a completo raffreddamento.
Liquore di rose
Occorrente
600 g. di alcool a 90°
60 g. di petali di rose
650 g. di zucchero
1 g. di cannella
500 g. di acqua
Mescolate i petali di rose con 200 g. di zucchero e un po' di alcool.
Versate l'infuso in un vaso di vetro a chiusura ermetica aggiungendo il resto dell'alcool. Lasciate macerare per 10 giorni.
Preparate uno sciroppo con lo zucchero e l'acqua e quando si sarà raffreddato unitelo al contenuto del vaso.
Fate riposare per altri 10 giorni.
Trascorso questo tempo, filtrate il liquore e imbottigliatelo.
Prima si utilizzarlo conservatelo in un luogo fresco per circa tre mesi.
600 g. di alcool a 90°
60 g. di petali di rose
650 g. di zucchero
1 g. di cannella
500 g. di acqua
Mescolate i petali di rose con 200 g. di zucchero e un po' di alcool.
Versate l'infuso in un vaso di vetro a chiusura ermetica aggiungendo il resto dell'alcool. Lasciate macerare per 10 giorni.
Preparate uno sciroppo con lo zucchero e l'acqua e quando si sarà raffreddato unitelo al contenuto del vaso.
Fate riposare per altri 10 giorni.
Trascorso questo tempo, filtrate il liquore e imbottigliatelo.
Prima si utilizzarlo conservatelo in un luogo fresco per circa tre mesi.
martedì 28 maggio 2013
Le donne nelle barzellette
Come avevo messo in evidenza in alcuni vecchi post, sia nei proverbi che nelle citazioni, le donne nel corso del tempo sono sempre state vittime e bersaglio del più bieco maschilismo.
Per fortuna a gratificarci ci sono barzellette "dalla parte delle donne", in cui l'intelligenza femminile viene esaltata, a discapito dei poveri maschietti che finiscono regolarmente con l'essere "infinocchiati".
E allora, vogliamo riderci un po' su?
Per fortuna a gratificarci ci sono barzellette "dalla parte delle donne", in cui l'intelligenza femminile viene esaltata, a discapito dei poveri maschietti che finiscono regolarmente con l'essere "infinocchiati".
E allora, vogliamo riderci un po' su?
Un carabiniere ferma un'auto che viaggia a 120 Km/h dove vige il limite di 50! Si avvicina alla macchina e dice: «Patente e libretto prego.»
La bella donna al volante risponde: «La patente non ce l'ho più. Me l'hanno ritirata 10 giorni fa quando per la quarta volta mi hanno fermata ubriaca!»
«Posso vedere almeno il libretto di circolazione?»
«La macchina non è mia. L'ho rubata!»
«Rubata???»
«Sì, però penso che i documenti siano nel cassetto del cruscotto. Mi sembra di averli visti quando ci ho nascosto la pistola...»
«Lei ha una pistola nel portaoggetti?!? »
«Certo, l'ho nascosta dopo aver sparato all'uomo che guidava. Poi ho messo il suo cadavere nel bagagliaio!»
«Cosa??? Lei ha un cadavere nel bagagliaio???»
«Sì!»
Il carabiniere estrae la pistola d'ordinanza e chiama i rinforzi via radio.
Immediatamente arrivano altre due pattuglie. Da una scende un graduato che chiede alla donna: «Posso vedere la sua patente?»
«Certo, eccola!» E gli porge la patente che è regolare e validissima.
«Di chi è quest'auto?»
«Mia. Ecco il libretto.» Anche il libretto è in ordine.
«Potrebbe aprire il portaoggetti? Voglio controllare se ha nascosto una pistola...»
«Subito. Comunque le garantisco che non c'è nessuna pistola!»
La donna apre il cassetto portaoggetti, che è vuoto.
«Le dispiace se perquisiamo il bagagliaio? Ci hanno avvisato per radio dicendo che ci sarebbe un cadavere!»
«Ma certamente.» La donna apre il cofano che è perfettamente vuoto.
L'ufficiale è perplesso: «Ma... non capisco. Il carabiniere che l'ha fermata mi ha detto che lei non aveva la patente, che gliel'avevano ritirata per guida in stato di ebbrezza, che la macchina era stata rubata a un uomo che lei ha ucciso e di cui ha occultato il cadavere nel bagagliaio e che la pistola era nel portaoggetti!»
La donna lo guarda e dice: «Fantastico! E scommetto che le ha detto pure che andavo troppo forte...»
La bella donna al volante risponde: «La patente non ce l'ho più. Me l'hanno ritirata 10 giorni fa quando per la quarta volta mi hanno fermata ubriaca!»
«Posso vedere almeno il libretto di circolazione?»
«La macchina non è mia. L'ho rubata!»
«Rubata???»
«Sì, però penso che i documenti siano nel cassetto del cruscotto. Mi sembra di averli visti quando ci ho nascosto la pistola...»
«Lei ha una pistola nel portaoggetti?!? »
«Certo, l'ho nascosta dopo aver sparato all'uomo che guidava. Poi ho messo il suo cadavere nel bagagliaio!»
«Cosa??? Lei ha un cadavere nel bagagliaio???»
«Sì!»
Il carabiniere estrae la pistola d'ordinanza e chiama i rinforzi via radio.
Immediatamente arrivano altre due pattuglie. Da una scende un graduato che chiede alla donna: «Posso vedere la sua patente?»
«Certo, eccola!» E gli porge la patente che è regolare e validissima.
«Di chi è quest'auto?»
«Mia. Ecco il libretto.» Anche il libretto è in ordine.
«Potrebbe aprire il portaoggetti? Voglio controllare se ha nascosto una pistola...»
«Subito. Comunque le garantisco che non c'è nessuna pistola!»
La donna apre il cassetto portaoggetti, che è vuoto.
«Le dispiace se perquisiamo il bagagliaio? Ci hanno avvisato per radio dicendo che ci sarebbe un cadavere!»
«Ma certamente.» La donna apre il cofano che è perfettamente vuoto.
L'ufficiale è perplesso: «Ma... non capisco. Il carabiniere che l'ha fermata mi ha detto che lei non aveva la patente, che gliel'avevano ritirata per guida in stato di ebbrezza, che la macchina era stata rubata a un uomo che lei ha ucciso e di cui ha occultato il cadavere nel bagagliaio e che la pistola era nel portaoggetti!»
La donna lo guarda e dice: «Fantastico! E scommetto che le ha detto pure che andavo troppo forte...»
Un uomo e una donna si scontrano in auto.
Benché le due automobili siano distrutte, nessuno dei due conducenti ha riportato ferite.
Riescono a strisciare fuori dalle loro macchine sfasciate e la donna fa all'uomo:
«Non posso crederci: tu sei un uomo... io una donna. E ora guarda le nostre macchine: sono completamente distrutte eppure noi siamo illesi. Questo è un segno Dio: voleva che ci incontrassimo e che divenissimo amici e che vivessimo insieme in pace per il resto dei nostri giorni...»
E lui: «Sono d'accordo: deve essere un segno del cielo!»
La donna prosegue: «E guarda quest'altro miracolo... Nonostante la mia auto sia completamente distrutta la bottiglia di vino che avevo appena acquistato non si é rotta. Di certo Dio voleva che noi bevessimo questo vino per celebrare il nostro fortunato incontro...»
La donna gli passa la bottiglia, lui la apre, se ne beve praticamente metà e la passa a lei. Ma la donna richiude la bottiglia senza berne neppure una goccia.
Stupito l'uomo le chiede: «Ma tu non bevi?»
E lei risponde: «No... io aspetterò che arrivi la polizia stradale...»
Benché le due automobili siano distrutte, nessuno dei due conducenti ha riportato ferite.
Riescono a strisciare fuori dalle loro macchine sfasciate e la donna fa all'uomo:
«Non posso crederci: tu sei un uomo... io una donna. E ora guarda le nostre macchine: sono completamente distrutte eppure noi siamo illesi. Questo è un segno Dio: voleva che ci incontrassimo e che divenissimo amici e che vivessimo insieme in pace per il resto dei nostri giorni...»
E lui: «Sono d'accordo: deve essere un segno del cielo!»
La donna prosegue: «E guarda quest'altro miracolo... Nonostante la mia auto sia completamente distrutta la bottiglia di vino che avevo appena acquistato non si é rotta. Di certo Dio voleva che noi bevessimo questo vino per celebrare il nostro fortunato incontro...»
La donna gli passa la bottiglia, lui la apre, se ne beve praticamente metà e la passa a lei. Ma la donna richiude la bottiglia senza berne neppure una goccia.
Stupito l'uomo le chiede: «Ma tu non bevi?»
E lei risponde: «No... io aspetterò che arrivi la polizia stradale...»
Una coppia andò in vacanza su un lago in cui si poteva pescare.
Lui amava pescare all'alba e lei adorava la lettura.
Una mattina lui tornò dopo alcune ore di pesca e decise di schiacciare un pisolino.
Benché il lago non le fosse familiare, lei decise di uscire con la barca.
Remò un po' poi ancorò la barca e ricominciò a leggere il suo libro.
Dopo un po' le si avvicinò una guardia nella sua barca e le disse: «Buongiorno, signora... cosa sta facendo?» «Leggo!» rispose lei stupita, pensando che fosse evidente.
«Si trova in un'area di divieto di pesca!»
«Ma non sto pescando! Non lo vede? »
«Sì, però ha con sé tutto l'occorrente. Dovrà seguirmi e la dovrò multare!»
«Se lo fa, la denuncio per violenza carnale! » disse la donna indignata.
«Ma... ma se non l'ho neanche toccata!»
«Sì... però ha con sé tutto l'occorrente...»
Lui amava pescare all'alba e lei adorava la lettura.
Una mattina lui tornò dopo alcune ore di pesca e decise di schiacciare un pisolino.
Benché il lago non le fosse familiare, lei decise di uscire con la barca.
Remò un po' poi ancorò la barca e ricominciò a leggere il suo libro.
Dopo un po' le si avvicinò una guardia nella sua barca e le disse: «Buongiorno, signora... cosa sta facendo?» «Leggo!» rispose lei stupita, pensando che fosse evidente.
«Si trova in un'area di divieto di pesca!»
«Ma non sto pescando! Non lo vede? »
«Sì, però ha con sé tutto l'occorrente. Dovrà seguirmi e la dovrò multare!»
«Se lo fa, la denuncio per violenza carnale! » disse la donna indignata.
«Ma... ma se non l'ho neanche toccata!»
«Sì... però ha con sé tutto l'occorrente...»
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