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venerdì 31 dicembre 2010

Buon anno!

Questo nuovo anno che sta per iniziare arriva carico di aspettative, come tutti quelli che l'hanno preceduto. Aspettative che, come sempre, finiranno per essere in gran parte disattese.
Ma noi continuiamo a crederci, perché è la speranza che ci aiuta a vivere, perciò


questo è l' augurio
che faccio a tutti noi, per un

Buon 2011




lunedì 27 dicembre 2010

Mostra: "Libri mai mai visti"

Inaugurata l' 11 dicembre 2010, resterà aperta al pubblico fino al 21 gennaio 2011, presso l'Ex Chiesa in Albis di Russi (Ravenna) Piazza Farini, l'originale mostra che sempre segue la premiazione dei vincitori del concorso "LIBRI MAI MAI VISTI".


Organizzato dall'associazione VACA (vari cervelli associati) e dal Comune di Russi, e giunto ormai alla sua XVI edizione, è questo un concorso alquanto anomalo, al quale si partecipa presentando ... un libro.
Sembrerebbe facile, no?
E invece no! perché essendo un concorso, come ho detto, alquanto anomalo, il libro deve essere manufatto, mai edito né presentato in pubblico o recensito.
Per manufatto, s'intende un libro di forma e dimensione a piacere, eseguito con qualsiasi materiale, ed abbastanza robusto per poter essere maneggiato dal pubblico.
Il testo, di qualsiasi lunghezza, può essere inventato o già noto, d'autore antico o moderno.
Essendo peculiarità irrinunciabile della mostra che il pubblico possa toccare, sfogliare e maneggiare le opere, non vengono ammesse quelle che presentino pericolosità per i visitatori, in particolare vetri, specchi, lame, ecc.


Questo concorso, che in sedici anni di vita ha visto la folta partecipazione di concorrenti da ogni parte d'Italia e anche dall'estero, non mette in palio premi in denaro ma in libri antichi e moderni ed è aperto a tutti coloro che abbiano già compiuto il 16° anno d'età, che possono partecipare con opere singole o collettive.

Ed ecco quindi la fantasia e la creatività sbizzarrirsi, nel produrre libri nei più svariati materiali, forme, dimensioni.


I premiati di questa XVI edizione:

I PREMIO - "Cane sbagliato" di Agnese Baruzzi.
II PREMIO - "La gallina dalle uova d'oro" di Claudia Vernacotola.
III PREMIO - "Aurora e il mondo dei sogni" di Anna Ostanello e Orietta Reolfi.
PREMIO VACA - "Incisioni originali" di Danila Denti.
PREMIO Arti e mestieri - "Il ricciolo di legno" di Stefano Biondi.
PREMIO Stupor Sensibile - "Buon compleanno topo Oreste" di Elisa Bigi.
PREMIO Genialità e simpatia - "Queste citazioni sono un altro paio di maniche" di Rossella Civolani.
PREMIO Alvaro Becattini - "Cinque costellazioni" di Fulvia Fabbi.
PREMIO Editoria - "Non uccider un ragno. Porta male!" di Paola Fagnola e Anna Ostanello.
PREMIO Artusi - "Le prelibatezze della signora Maria" di Anna Tazzari, Olindo Tazzari, Margherita Tedaldi, Tiziana Visani, Domenica Nannetti.



Qui è possibile visionare tutti i libri selezionati in ognuna delle precedenti edizioni, dal 1995 al 2009.
Per quelli della edizione 2010 ... pazientate un po'. Oppure c'è la mostra da vedere, almeno per coloro che si trovano in zona.


Orario Mostra: da mercoledì a venerdì dalle 15.00 alle 19.00.
Il sabato, la domenica e in tutti i festivi la mostra sarà aperta dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 19.00. Chiuso il 25 dicembre e l'1 gennaio.
Ingresso gratuito.
Per informazioni, Centro Culturale Russi: Tel:0544/ 587641

giovedì 23 dicembre 2010

Due giorni a Natale

Un altro Natale sta per arrivare ...
Già da molte settimane le vetrine brillano di luci e addobbi ...
Nelle case fanno bella mostra di sé luccicanti alberi di Natale e Presepi ...
I blog e i siti web sono già da tempo in versione natalizia ...
Continua l'affannosa ricerca degli ultimi regali ...
Già si predispone per il menu del Cenone di Natale ...

Io invece, in questo periodo dell'anno, vorrei andare in letargo, per svegliarmi solo a primavera.
Perché io non amo il periodo delle Festività di fine anno ... Non più.




Fino a pochi giorni fa in casa mia non c'era ancora alcuna traccia del Natale in arrivo, ma poi i miei ragazzi hanno addobbato un abete in salotto e uno anche in cucina, cercando di farmi assimilare un pò di gioioso "spirito natalizio".




Allora, per non deluderli, sia pur con sommo sforzo mentale, ho sistemato su una mensola della libreria, un accenno di presepe, disponendo le statuine di Gesù, Giuseppe, Maria, Angelo osannante, bue e asinello, nella capanna che avevo costruito quando i miei figli erano piccoli.
Gia che c'ero ho messo pure qualche addobbo alle finestre ed ho "natalizzato " anche il mio blog e il mio sito.




Sono gli anniversari, le ricorrenze e le festività importanti come il Natale, che più di tutto ci fanno avvertire la mancanza delle persone care che abbiamo perduto, anche se questo non significa che nel resto dell'anno non ce ne importi.
Tutti, o quasi tutti, abbiamo motivo di rattristarci, per l'assenza di una o più figure a noi care, in questo periodo che, più di altri, è legato al godimento degli affetti familiari. Anch'io, nel corso degli anni, ho pianto e rimpianto persone molto amate, la cui mancanza a Natale si faceva e si fa maggiormente sentire.
Ma se ci sono tristezze che il tempo, taumaturgo sapiente, riesce a mitigare, ci sono invece ferite profonde, forse perché subite proprio nel periodo natalizio, capaci di deturparne per sempre la magia.

Purtroppo il destino ha fatto sì che il ricordo dell'evento più traumatico e devastante della mia vita coincida proprio con le Festività di fine anno e la festosità/fastosità del periodo acuisce ulteriormente ferite ahimè ancora troppo dolenti.
Così, all'approssimarsi di dicembre accade che quella che io chiamo l' "ansia da Natale" quasi mi tolga il fiato e, nonostante il mio caparbio autocontrollo, non sempre riesco a celare la mia angoscia. Un pò come quando si battono i denti per il freddo e a fermarli non basta la nostra volontà.

Vorrei tanto riuscire di nuovo ad apprezzare e godere sia la sfavillante esteriorità che l'intima essenza di questo periodo di Festività, che invece mi procura una angoscia infinita ... e non trovo giusto che sia così ... non voglio che sia così ...

martedì 21 dicembre 2010

Stille Nacht

I canti di Natale sono tutti molto suggestivi, ma ce n'è uno che mi suscita una particolare emozione, forse perchè legato ad un ricordo che nel tempo è rimasto sempre ben radicato nel mio cuore.


Era il primo Natale che trascorrevo con i miei bimbi e mio marito, in Alto Adige. L'atmosfera natalizia, lassù in quel minuscolo villaggio fra le montagne era davvero tangibile.
Non era l'affannosa corsa all' acquisto degli ultimi regali, fra luci psichedeliche e lustrini, cui eravamo avvezzi in città, ma pace e serenità, neve e profumo di resina delle frasche tagliate per ornare porte e finestre.
Mi è difficile spiegarlo, ma era l' attesa di un avvenimento arcano, che si respirava nell'aria, si godeva con gli occhi, si percepiva con tutti i sensi.


E venne la notte di Natale, una notte freddissima ma tersa, luminosa, con un cielo gravido di stelle e il paesaggio circostante immerso in una silente coltre innevata.
Trascorremmo la serata della vigilia nel salotto di amici sud-tirolesi dove troneggiava un enorme abete profumato di bosco, illuminato dalle tremolanti fiammelle di candeline rosse. Ci scambiammo i regali sgranocchiando speziati dolcetti tirolesi mentre i bambini, accovacciati sul tappeto intorno all'albero, intonavano coretti natalizi.

Poi, mentre affacciati al balcone ammiravamo la straordinaria bellezza di quel paesaggio incantato, nella notte si levò un canto dolcissimo e potente allo stesso tempo che sembrava venire dal cuore del paese, dai monti circostanti, dall'aria stessa, che mi commosse fino alle lacrime. Certamente quel canto proveniva da un altoparlante situato sul campanile, ma nell'incanto di quell'algida notte, davvero si poteva immaginare di stare ascoltando un coro di angeli.



Quel canto, che ad ogni ascolto mi riporta indietro nel tempo, a ritrovare la magia di quella notte, era Stille Nacht.




Stille Nacht!

1. Stille Nacht! Heilige Nacht!
Alles schläft; einsam wacht
Nur das traute heilige Paar.
Holder Knab im lockigten Haar,
Schlafe in himmlischer Ruh!
Schlafe in himmlischer Ruh!

2. Stille Nacht! Heilige Nacht!
Gottes Sohn, o wie lacht
Lieb´ aus deinem göttlichen Mund,
Da schlägt uns die rettende Stund.
Jesus in deiner Geburt!
Jesus in deiner Geburt!

3. Stille Nacht! Heilige Nacht!
Die der Welt Heil gebracht,
Aus des Himmels goldenen Höhn
Uns der Gnaden Fülle läßt sehn:
Jesum in Menschengestalt,
Jesum in Menschengestalt

4. Stille Nacht! Heilige Nacht!
Wo sich heut alle Macht
Väterlicher Liebe ergoß
Und als Bruder huldvoll umschloß
Jesus die Völker der Welt,
Jesus die Völker der Welt.

5. Stille Nacht! Heilige Nacht!
Lange schon uns bedacht,
Als der Herr vom Grimme befreit
In der Väter urgrauer Zeit
Aller Welt Schonung verhieß,
Aller Welt Schonung verhieß.

6. Stille Nacht! Heilige Nacht!
Hirten erst kundgemacht
Durch der Engel Alleluja,
Tönt es laut bei Ferne und Nah:
Jesus der Retter ist da!
Jesus der Retter ist da!



Questo brano, musicato dall'organista e maestro di scuola Franz Xaver Gruber su parole del sacerdote Joseph Moor, fu eseguito per la prima volta dal suo autore, durante la Messa della notte di Natale del 1818 nella chiesa di St. Nikolaus ad Oberndorf (Austria).

lunedì 20 dicembre 2010

I miei auguri di Buon Natale


Felice è chi riesce ancora a vivere
la magia del Natale

con l'animo del bambino
che è in lui


venerdì 17 dicembre 2010

Le piante di Natale e Capodanno

L’affermarsi del Cristianesimo stravolge il significato delle antiche tradizioni, sovrapponendo a riti vecchi di millenni i nuovi riti cristiani, che ne assimilano anche molti simbolismi.Frequenti sono le date corrispondenti ad antiche feste pagane, legate a calendari primitivi mai dimenticati e a ricorrenze solstiziali, cui la nuova religione sostituisce le proprie ricorrenze.

Tanto per citarne alcune:

- il Natale, che si festeggia il 25 dicembre e celebra la nascita di Gesù, sostituisce i Saturnali, le feste del solstizio d’inverno, che celebravano la nascita del sole;

- la Pasqua, che ricorda la resurrezione di Cristo e che si festeggia in data variabile fra marzo e aprile, sostituisce le feste dell’equinozio di primavera, che cadevano in data fissa il 25 marzo.
In questa ricorrenza si celebravano divinità legate alla vegetazione, raffigurate sempre da un dio che muore e rinasce (Attis, Cibele, Cerere) che rappresentavano appunto il morire e rinascere della vegetazione.

- il 24 giugno, data in cui la chiesa cristiana ricorda San Giovanni Battista, corrisponde al solstizio d’estate ed era considerata notte magica, in cui le piante avevano poteri miracolosi.
Per tutti i popoli d’Europa era la notte delle streghe, popolata di presenze inquietanti.

- il 1° novembre, data in cui si commemorano i defunti era per i Celti il capodanno (Samhain – Halloween).

La selva, gli alberi, la vegetazione in genere, venivano identificati nelle religioni arcaiche come densi di significati sacri.
L’abete, il vischio, l’agrifoglio, il ceppo natalizio, trovano dunque la loro origine simbolica di piante legate alle festività del Natale e del Capodanno nelle antiche religioni pagane.


L'abete

Fin dall’antico Egitto fu considerato un albero della natività, perché era la pianta sotto la quale era nato il dio di Biblos, il prototipo dell’Osiride predinastico egiziano.

In Grecia l’abete bianco era sacro alla dea Artemide, cioè alla Luna, protettrice delle nascite.
Nel calendario celtico l’abete era consacrato al giorno della nascita del fanciullo divino, giornata supplementare che seguiva al solstizio d’inverno.
Il legame fra l’abete e il solstizio è documentato anche nei paesi scandinavi e germanici dove nel Medioevo ci si recava poco prima delle feste solstiziali nel bosco a tagliare un abete che, portato a casa, veniva decorato con ghirlande, uova dipinte e dolciumi. Intorno all’abete si trascorreva la notte allegramente: un’usanza radicata, se nel XV secolo Geiler von Kayserberg, un predicatore della cattedrale di Strasburgo, condannava gli eccessi orgiastici di quella notte passata intorno all’abete.
Nei paesi latini l’abete natalizio, forse presente in epoca barbarica nei territori invasi dalle popolazioni germaniche e poi scomparso dopo la loro evangelizzazione, penetrò molto tardi. Solo nel 1840 la principessa Elena di Mecklenburg, moglie del duca di Orleans, introdusse l’albero di Natale alle Tuileries, suscitando la sorpresa generale della corte francese.
Fu così che l’uso di decorare per Natale l’abete si diffuse a poco a poco anche nei paesi latini, a simboleggiare la nascita del Cristo, anzi a trasformarsi in un simbolo di Cristo come albero della vita. Anche gli addobbi dell’albero furono interpretati cristianamente: i lumini simboleggiano la luce che Gesù dispensa all’umanità, i frutti dorati, insieme con i regalini e i dolciumi appesi ai suoi rami o raccolti ai suoi piedi rappresentano il simbolo della vita spirituale e dell’amore che egli offre agli uomini.


Il ceppo natalizio

Mentre l’usanza dell’abete solstiziale era scomparsa dalle tradizioni italiane con la cristianizzazione delle popolazioni germaniche che l’avevano introdotta, e non sarebbe riapparsa timidamente che all’inizio del XX secolo, era rimasta viva la tradizione di bruciare il ceppo, che oggi tuttavia è diventata molto rara, ristretta a poche comunità capaci di resistere pervicacemente al processo di sradicamento delle tradizioni.

Intorno alle origini dell’usanza del ceppo natalizio diverse sono le interpretazioni: il fuoco acceso nei giorni del solstizio invernale, quelli in cui la luce ed il calore del sole languono, poteva rappresentare una pratica magico-simpatica per rafforzare il sole stesso; oppure poteva simboleggiare l’anno che si consumava e finiva, aprendo la strada al rinnovamento del tempo; oppure poteva essere un rito legato al culto degli antenati.
Di certo, va visto come adattamento cristiano di una vecchia tradizione pagana quello di considerare il fuoco del ceppo come “rimedio per scaldare Gesù Bambino”. Ne sono la prova le proibizioni e le condanne ecclesiastiche contro l’usanza del ceppo e dell’uso dei suoi resti, ai quali il popolo attribuiva poteri magici di fertilità, abbondanza, fecondità.



Il vischio

Per le feste natalizie si usa appendere o regalare rametti di vischio, considerato un amuleto contro gli influssi negativi. Stando a una simpatica consuetudine, se si passa sotto un cespo di vischio ci si deve baciare.

In qualche regione dell’Inghilterra, per scongiurare il pericolo di rimanere zitelle, nella notte del 6 gennaio si deve bruciare il mazzo di vischio che ha addobbato la casa durante le feste natalizie.
La tradizione legata al vischio ci giunge dai Celti che lo consideravano una pianticella misteriosa, proveniente direttamente dagli dei, poiché non aveva radici e cresceva come parassita sui rami di un’altra pianta. Essi credevano che nascesse là dove era caduta la folgore, simbolo di una discesa della divinità e quindi di immortalità e rigenerazione.
Il vischio cresce su particolari specie di alberi, la quercia è un albero poco attaccato da questo parassita vegetale perciò il vischio delle querce era ritenuto sacro dai Druidi (sacerdoti Celti) che lo usavano nelle cerimonie purificatrici, staccandolo dalla pianta ospite con un falcetto d’oro.
Analogo valore sacro aveva il vischio nelle religioni nordiche. Le usanze druidiche continuarono in Francia anche dopo la sua cristianizzazione: nel XV secolo esisteva ancora una cerimonia che ricordava quella dei Celti e veniva detta Guilanleuf o Auguilanneuf (vischio dell’anno nuovo).
La natura solare del vischio, la sua nascita dal cielo e il suo legame con i solstizi non potevano non ispirare il simbolo del Cristo, luce del mondo, nato in modo misterioso e quindi usanza accettata anche nella simbologia della festa cristiana.


L'agrifoglio e il pungitopo

Gli antichi romani portavano dei ramoscelli di agrifoglio, durante i Saturnali, nei giorni che precedevano il solstizio invernale, considerandoli come talismani. Questa funzione di amuleto vegetale si ispira probabilmente al suo aspetto: le sue foglie coriacee e munite di spine molto pungenti evocano una funzione di difesa, sempreverdi e lucidissime evocano anche immagini e idee di durata, prosperità, sopravvivenza, mentre i frutti color rosso vivo, che maturano in autunno e durano per tutto l’inverno sembrano celebrare la rinascita del sole al solstizio ed augurare un anno felice.

Grazie alle foglie spinose ed alle bacche rosse anche il pungitopo ha evocato lo stesso simbolismo dell’agrifoglio e spesso lo sostituisce negli addobbi natalizi, soprattutto nelle zone in cui l’agrifoglio è diventato una pianta protetta.


La Stella di Natale

Una consuetudine che non proviene invece da antiche usanze è quella diffusasi in tempi recenti di regalare per Natale una piccola pianta di origine esotica, la Stella di Natale, le cui brattee a raggiera si colorano a poco a poco di rosso fino a raggiungere una tonalità accesa proprio nel periodo natalizio.

Questa piantina, che appartiene alla famiglia delle Euphorbiaceae e al genere Euphorbia fu scoperta fin dal 1520 dagli spagnoli di Cortés, che la notarono fra i doni che i sudditi portavano a Montezuma.
Soltanto nel 1825 l’ambasciatore degli Stati Uniti in Messico, Joel Robert Poinsett, colpito dalla sua bellezza ne portò alcuni esemplari in Carolina per coltivarli, ed in suo onore la pianta fu battezzata Poinsettia pulcherrima.
Nel XX secolo è invalsa in America l’usanza di regalarla per Natale insieme con il vischio e l’agrifoglio e, come tutte le mode provenienti da Oltreoceano, anche da noi questa consuetudine si è ben presto affermata.
Attualmente vengono coltivate anche varietà con brattee di colore diverso dal rosso originario.

La strenna natalizia

Infine un’ultima curiosità: anche l’usanza della “strenna natalizia”, nome con cui genericamente si indica il dono che viene fatto in occasione del Natale, ha radici lontane e anche questa tradizione è legata ad una pianta. Infatti alle Calende di gennaio, con l’inizio del nuovo anno i Romani solevano scambiarsi come dono augurale le strenae, ramoscelli prelevati da un boschetto sull’Esquilino dove si trovava il sacello della dea di origine sabina Strenia o Strena, dea dei buoni presagi, apportatrice di buona fortuna e felicità.


© Carla Castellani


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Bibliografia:
Alle radici del folklore romagnolo – E. Baldini
Calendario e folklore in Romagna – E. Baldini / G. Bellosi
Florario – A. Cattabiani




mercoledì 15 dicembre 2010

Foto d'autore: David Lorenz Winston

Nato a Philadelphia nel 1943, David Lorenz Winston è un pluripremiato fotografo americano, noto a livello internazionale.

Eccovi alcune sue belle immagini con paesaggi "di stagione":


"Solitude"


"Dancing Trees"


"Tranquility"


"Past Dreams"


"Frosted Tree"

lunedì 13 dicembre 2010

Natale sta arrivando (2)

Segue da post precedente:

Per concludere il resoconto della mia visita al Garden, di cui al post precedente, eccovi alcune immagini della dimostrazione pratica offerta ad un pubblico attento ed interessato, su come preparare per il Natale la casa all'interno e all'esterno.

Francesca è intenta al confezionamento di una composizione natalizia con piante da esterno.


Ed ecco la composizione completata: in una vaschetta di vetro, rivestita internamente di muschio, sono state disposte due piante di elleboro (rosa di Natale) con rametti di abete e lucette a led, funzionanti con una pila che può essere comodamente nascosta fra il fogliame.


Anche i ciclamini, piante che mal sopportano le alte temperature degli interni, possono essere utilizzati, in diversi accostamenti di colore, per decorare i davanzali, magari con l'aggiunta delle solite lucette a led funzionanti a pila.


Le conifere, di vari generi e dimensioni sono le piante verdi più adatte e più utilizzate per decorare l'esterno delle case nel periodo natalizio.
Dei tanti esempi suggeriti sia per le varietà di piante che per i tipi di decoro, eccone uno molto semplice ma, a parer mio, molto raffinato per decorare un davanzale: due piccole conifere nane poste in contenitori di metallo lucido, affiancate da due lanterne laccate di bianco, dove due candele accese potranno trovare collocazione e riparo.


E mentre Francesca offriva suggerimenti su come abbellire l'esterno delle nostre case a Natale e, con grande competenza, elargiva consigli sulla cura delle piante invernali, Eleonora esibiva la sua invidiabile abilità nel confezionare ornamenti per l'interno, disponendo ad arte candele e materiali artificiali vari, su basi costituite da rametti d'abete fresco, profumati di resina.







venerdì 10 dicembre 2010

Natale sta arrivando (1)

Il Natale s'avvicina a grandi passi: solo il tempo di un breve batter di ciglia e sarà qui.
Ogni anno con sempre maggior anticipo, le vetrine dei negozi ed i centri commerciali scintillanti di luci e lustrini, invitano alla corsa agli acquisti natalizi.
Luminarie multicolori già da un po' ammiccano nelle vie del centro e sugli abeti addobbati nei giardini e sembrano dirmi: "... e datte 'na mossa!" perché io -non ancora riuscita mentalmente ad entrare in questo convulso clima natalizio- ancora non ho pensato agli addobbi, non ho pensato ai regali, non ho pensato ... e basta.
Ma il Natale avanza a grandi passi e si deve vestire a festa la casa, allora eccomi pronta ad immergermi nello show-room di Natale di un grande e fornitissimo Garden, che si trova sulla Statale Adriatica, fra Cervia e Milano Marittima, a caccia di idee e di addobbi natalizi



dove mi accoglie una festosa distesa di Stelle di Natale
di varie dimensioni e colori.




Stelle di Natale ad alberello




Stelle di Natale rosse, bianche, rosa,





Stelle di Natale screziate in varie tinte




Perfino le Echeverie hanno cercato di travestirsi da
Stelle di Natale




Incontro anche un cagnolino fatto con ritagli di rametti d'abete fresco




Varcata la magica soglia, entro ora nello scintillante
"mondo di Natale"





Il Natale bianco-argento





Il Natale rosso





Il Natale dorato





Il Natale viola-lilla
(che è il colore di moda per questo Natale)




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Ma mica finisce qui ...