Come avevo anticipato nel post precedente, eccovi un articolo che scrissi alcuni anni fa, sulle antiche Pinete storiche di Ravenna (Pineta di Classe e Pineta di San Vitale) dove per diversi anni ho svolto servizio come guardia ecologica volontaria e guida ambientale naturalistica.
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Ricca di suggestioni è la Pineta, che col mutare delle stagioni sa offrirsi
agli occhi del visitatore con aspetti e colori sempre diversi.
Per l’appassionato amante della natura, che la frequenta non con intenti prettamente utilitaristici, quali possono essere l’esercizio della caccia o la raccolta dei prodotti del sottobosco, o per fini ricreativi come il footing o il pic-nic con la famiglia, ma per il solo piacere di osservarla e studiarla, la pineta è una finestra aperta su un mondo
estremamente affascinante, sia per la ricchezza di specie appartenenti al regno vegetale e animale, sia per la conformazione morfologica del suolo, in un susseguirsi di antichi cordoni dunosi e di bassure retrodunali, di lagune d’acqua salmastra e di paludi d’acqua dolce.
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Nelle pinete storiche ravennati è rappresentato un sistema forestale eterogeneo dove, insieme all’impianto artificiale dei pini troviamo, influenzato dalla quantità d’acqua presente nel suolo, sia bosco igrofilo sia bosco xerofilo.
Formata da un considerevole numero di specie spontanee, è la vegetazione arbustiva del sottobosco, mentre non molto ampia è la varietà di essenze arboree.
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Pino domestico (Pinus pinea) |
Fra le più rappresentative, oltre al Pinus pinea (Pino domestico) dall’inconfondibile sagoma ad ombrello
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Pino marittimo (Pinus pinaster) |
e al Pinus pinaster (Pino marittimo) di aspetto più contorto e disordinato, incontriamo farnia, pioppo bianco, salice bianco, frassino,
olmo (caducifoglie tipicamente igrofile, cioè amanti di suoli umidi). Troviamo inoltre il leccio e la roverella, piante termofile che prediligono suoli più caldi e asciutti.
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Dante Alighieri |
Per l’amante della natura, che con curiosità, attenzione e rispetto, si
addentra in questo straordinario monumento naturale ricco di interessi scientifici e ricordi letterari, cui Dante si ispirò nel descrivere “la divina foresta spessa e viva ”, “lèggere” in ogni stagione la pineta con l’aiuto dei cinque sensi può essere un modo per entrare più a fondo nella sua intima essenza:
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Caprifoglio |
ANNUSARE gli odori che aleggiano nell’aria: sopra tutti quello balsamico e penetrante di resina, che accoglie il visitatore fin dal suo arrivo in pineta, ma anche il profumo dolce-amaro del biancospino in fiore; il gradevolissimo profumo del caprifoglio, che al tramonto si fa ancora più intenso; la profumata fioritura del ligustro che attrae api e insetti; l’odore di fertile humus che sale da foglie e tronchi marcescenti.
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Picchio rosso |
ASCOLTARE le mille voci che animano il silenzio del bosco: lo stormire delle fronde, il ritmico ticchiettìo del picchio intento a costruirsi il nido o a procurarsi cibo, il tonfo di una pigna che cade, l’improvviso fruscio di un rettile che s’infratta nel sottobosco, il canto di un uccello fra i rami, il ronzìo di un insetto, un gracidar di rane nelle bassure allagate.
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More di rovo |
ASSAPORARE il gusto acidulo delle rosse bacche del biancospino, del corniolo, del crespino, quello aromatico delle coccole di ginepro, la dolcezza delle nere more di rovo, l’asprezza allappante delle drupe bluastre del prugnolo, che solo dopo le prime gelate diventano commestibili.
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Pungitopo (fiori) |
PALPARE la soffice cedevolezza di un tappeto di umido muschio o la ruvida, fessurata e appiccicosa corteccia dei pini. Il ritrarsi improvviso della
mano, offesa dalle spine di una delle tante piante pungenti del sottobosco (rovo, pungitopo, asparago selvatico, ginepro, agazzino, rosa di macchia, crespino, prugnolo, biancospino, sono solo alcune fra le tante piante che Madre Natura ha dotato di questo mezzo per difendersi dai
grandi predatori).
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Quercia |
Ma soprattutto saper osservare.
OSSERVARE le forme e i colori che vestono la pineta e segnano l’avvicendarsi delle stagioni:
l’abito primaverile, caratterizzato dal verde tenero delle prime foglie sulla
vegetazione decidua, in contrasto con le cupe chiome sempreverdi dei pini e del leccio.
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Corniolo |
Le ricche fioriture delle essenze arbustive, prima
fra tutte la precocissima fioritura gialla del Cornus mas (corniolo),
poi quella bianca del Prunus spinosa (prugnolo), entrambi fioriti prima
della comparsa delle foglie, cui fanno seguito tutte le altre
infiorescenze, più o meno appariscenti, più o meno profumate, in un
tripudio di insetti impazziti;
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Vitalba paonazza |
le festonature di corolle violacee della vitalba paonazza e il verde denso del fogliame che ombreggia la pineta nei mesi estivi;
la variegata ricchezza di tonalità autunnali, col verde, l’oro, il bruno
delle foglie caduche
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Biancospino (bacche) |
e la spettacolare policromìa della fruttificazione
arbustiva, che sarà la principale fonte di sostentamento per molte
specie di uccelli nella stagione invernale;
e infine la magia
dell’inverno, quando il bosco, immerso nel silenzio, appare sfumato in
un velo di bruma, o affondato in dense nebbie, o quando tutta la
vegetazione, dopo una notte particolarmente fredda e umida veste un
abito ingemmato di scintillante galaverna.
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Gufo |
Anche saper cercare e saper riconoscere le tracce degli animali può essere un esercizio affascinante, anche se forse non così gratificante alla vista: impronte, orme, tane, nidi, escrementi, borre, penne, uova, tracce di pasti,
oltre a segnalare la presenza di una eterogenea popolazione appartenente
al regno animale, possono raccontare interessanti storie sulla brulicante vita segreta del bosco.
Nel momento in cui la pressione antropica sugli ambienti naturali si fa sempre maggiore, estremamente importante è la consapevolezza che essi non rappresentano soltanto un insieme di risorse da sfruttare ma anche un bene prezioso da
tutelare. Sarebbe quindi auspicabile che il contatto dell’uomo con la
natura fosse guidato dalla conoscenza e dal rispetto dei suoi delicati,
fragili equilibri.
© Carla Castellani
Le immagini di questo post sono state reperite nel Web.