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domenica 26 giugno 2011

Veglia per una madre




Il buio è più profondo e le stelle più vicine, quassù sulle alture che dominano la valle del Savio, lontano dall’inquinamento cittadino.
Siamo qui, nove donne di diverse età, accomunate dall'amore per la poesia, per stringere in un solidale ed affettuoso abbraccio un’amica che di recente ha perso la madre e ricordare, con questa madre, tutte le madri.
L’accogliente e solitaria casetta che in questa serata di fine giugno ospita il nostro incontro, sorge su una radura circondata da un folto bosco di latifoglie.
Sediamo in circolo, sotto una cupola di stelle e, mentre le fiammelle che rischiarano la nostra veglia, palpitano tremule alla leggera brezza notturna, si dipana di voce in voce, l'incanto delle parole: parole di un brano del Vangelo e parole del nostro sentire espresso in versi, nel ricordo delle madri, delle nostre madri, vive o morte, cui siamo in eterno legate da un filo indistruttibile. Perché una madre va quando resta, e resta quando va; così è il legame madre-figlia.
Il groviglio delle emozioni palpita e si trasmette di cuore in cuore, voci rotte da un singulto e ciglia inumidite, in una totale condivisione di sentimenti.
E il respiro notturno del bosco, in questa solitudine, non è inquietante, come si potrebbe pensare, ma caldo ed avvolgente, come un confortevole grembo materno.


"... cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio" [ Luca, cap. 12, vv.6-9 ]

Giugno 2006




sabato 18 giugno 2011

Hanno detto: sull'ignoranza

Ignoranza e conoscenza sono le due facce opposte della stessa medaglia e poiché nemmeno l'uomo più sapiente del mondo potrà mai dire di sapere tutto di tutto, nessuno può considerarsi indenne dall'ignoranza.




✿ La più grande parte di ciò che sappiamo, è la minima di ciò che ignoriamo. (Michel de Montaigne)

✿ L'ignoranza è la notte della mente, ma una notte senza luna nè stelle.
(Confucio)

✿ Chi confessa la propria ignoranza la mostra una volta soltanto ma chi cerca di nasconderla la mostra più volte.
(Beresford)

✿ Dato che l'ignoranza è la fonte dei nostri errori essa è il più grande nemico della nostra felicità.
(M. Alberici)

✿ Il poco che sappiamo ci salva dall'ignoranza mentre il tanto che non sappiamo ci salva dall'orgoglio.
(Emerson)

✿ L'ignoranza è sempre difficile nasconderla.
(Eraclito)

✿ L'ignoranza non significa mancanza d'intelligenza così come il sapere non è prova di genialità.
(Vauvenargues)

✿ Solo i colti amano imparare. Gli ignoranti preferiscono insegnare.
(Edmond Le Berquier)

✿ L'ignoranza è meno lontana dalla verità del pregiudizio.
(Denis Diderot)

✿ Se credete che la cultura sia costosa provate l'ignoranza.
(Derek Bok)

lunedì 13 giugno 2011

Award ricevuti

Ultimamente non sono presente nel Web come vorrei, perché purtroppo la mia salute fa nuovamente i capricci. Devo quindi scusarmi con Ketty e Paola, le due care amiche blogger che mi hanno assegnato questi graditissimi riconoscimenti, per il ritardo con cui li presento.



Questo "Your Blog Rocks Award" me lo offre Ketty del blog Charlieonline Scrapping Book una bravissima grafica amica mia che conosco già da qualche anno, anche in sedi extra-blog.
Anche se il suo blog è scritto in inglese Ketty è italiana, quindi nessun problema se volete lasciarle commenti in italiano.

Grazie Ketty!





Questo "One Lovely Blog Award" mi giunge dalla dolce e sensibile Paola del blog Mondo di Paola , un'amica dalle manine davvero fatate, che ho avuto il grande piacere di conoscere anche personalmente nel corso del recente incontro Blogger di Bologna.

Grazie Paola!


Poiché questo secondo Award prevede anche di elencare sette cose di me che mi caratterizzano, non mi resta che ripetere cose già note a chi legge i miei post o i miei commenti:

1 - I miei figli e la mia famiglia sono in assoluto al primo posto nella mia vita.
2 - Amo la montagna, le piante e la natura in genere.
3 - Adoro i gatti.
4 - Amo i libri e non solo da leggere; amo anche guardarli, toccarli, odorarli, possederli.
5 - Scrivo versi, che qualcuno ha avuto la bontà di definire poesie.
6 - Sono molto legata alla mia terra d'origine e alle mie radici.
7 - Attribuisco grande importanza all'amicizia.



Entrambi questi Award prevedono la loro assegnazione ad altri amici blogger ma io mi trovo come al solito in difficoltà perché vorrei assegnarlo ad ognuno di voi che mi leggete.
Li metto quindi a disposizione di tutti coloro che vorranno liberamente prelevarli e fregiarsene.

venerdì 10 giugno 2011

Lord Byron a Ravenna

Lord George Gordon Byron
sesto barone Byron di Rochdale
(1788- 1824)
in una litografia di A. Senefelder

Non si stupisca il turista in visita a Ravenna, di trovare numerosi legami tra la romantica figura di Lord Byron e la città: riferimenti che troverà nel nome di hotel, B&B, bar caffè, oltre a targhe commemorative sui muri di alcuni edifici.
Qui infatti il poeta inglese trascorse un periodo della sua vita, dal giugno 1819 all'ottobre 1821, alcuni anni prima di partire per la Grecia dove, stroncato dalla febbre, il 19 aprile 1824 a Missolungi, si concludeva la sua avventurosa esistenza.

la contessa Teresa Gamba Guìccioli
(1801 - 1873)
in una incisione di T. A. Dean


Proveniente da Venezia, dove aveva vissuto per tre anni e dove aveva incontrato, innamorandosene, la giovanissima contessa Teresa Gamba, terza moglie del vecchio conte ravennate Alessandro Guiccioli, di tanti anni più anziano di lei, Lord Byron la segue a Ravenna dove giunge mentre è in corso la processione del Corpus Domini, e le strade della città sono formicolanti di gente.

Così descrive l' arrivo di Byron, Pier Desiderio Pasolini nel suo libro "Ravenna e le sue grandi memorie" (Roma 1912):
"Era il 10 giugno 1819: nell'aria calda dell'estate si sentivano gli effluvi odorosi della pineta.
La processione era passata nelle vie principali sotto un tendato continuo di tele che riparavano dal caldo sole primaverile e davano aspetto di lunghe gallerie con la luce temperata e gradevole.
In ogni famiglia ospiti; dappertutto ricevimenti e rinfreschi. Dalle finestre dei ricchi pendevano tappeti e damaschi: i muri esterni delle case erano stati tutti imbiancati. Sulle facciate dei palazzi stavano in mostra specchiere, arazzi, quadri sacri, quadri di paesaggi, di marine, di battaglie e perfino ritratti di antenati.
Ciascuna famiglia aveva esposto ciò che aveva, o almeno ciò che credeva di avere di bello. Ogni famiglia, senza ombra di vanteria nè di rivalità, faceva mostra di tutto l'essere suo. I poveri, se altro non trovavano in casa, guarnivano le finestre con la coperta colorata del letto.
Le strade così addobbate formicolavano di contadini con la "galoza" gialla, una specie di berretto frigio che si avvicinava al corno dogale di Venezia, e formicolavano di contadine con sottane verdi, gialle, rosse, scarlatte. La popolazione della campagna si era riversata tutta nella città.
Tra quella folla gaia e variopinta si apre la via avanzandosi a stento, un enorme carrozzone da viaggio, copiato da uno preso in guerra a Napoleone. Il carrozzone si ferma all'albergo che era nella via di Porta Sisi al n. 295 presso alla piazza di S. Francesco vicino alla tomba di Dante ed alle antiche case dei Polentani. Ne scende un giovane bellissimo. E' Lord Byron."


Targa posta sull'edificio che attualmente ospita la Biblioteca Oriani,
costruito dove un tempo si trovava l'Albergo Imperiale


Byron prende dunque alloggio all'Albergo Imperiale ma poi, su invito dello stesso padrone di casa, conte Alessandro, si stabilisce a palazzo Guiccioli, sito nella attuale centralissima Via Cavour, diventando in pratica "cavalier servente" della giovanissima e bellissima contessa Teresa.
L'infatuazione amorosa, dopo i primi tempi, si ridimensiona diventando quasi un menage familiare. Quando il conte Ruggero Gamba, padre di Teresa, ottiene per lei il divorzio, il loro amore è già diventato una tranquilla relazione che gli permette di tornare a scrivere.
A Ravenna Byron riprende la stesura del Don Juan e contemporaneamente scrive il Diario Ravennate, Il Mio Dizionario e Pensieri Sparsi.



Ritratto di Lord Byron
eseguito da Richard Westall nel 1813
e conservato alla National Portrait Gallery di Londra


I suoi ideali di libertà lo portarono a svolgere una parte attiva nelle associazioni segrete che propugnavano la liberazione dell'Italia dalla servitù straniera. Le vicende politiche si intrecciavano con quelle della sua vita sentimentale e durante la sua relazione con la contessa Guiccioli ebbe l'occasione di stringere amicizia con il fratello di lei, Pietro, e con il padre Ruggero, i quali, essendo ardenti liberali e carbonari, lo accolsero con entusiasmo nelle file della cospirazione patriottica.
Ruggero, Pietro e Teresa erano "pecore segnate" come lo era Byron, definito fin dal 1819 nelle carte segrete della polizia pontificia: il pazzo inglese, ardente perturbatore della pubblica tranquillità".

Durante il suo soggiorno ravennate egli riuscì ad immergersi, anzi a farsi coinvolgere dall'atmosfera della città, apprezzandone tutti gli aspetti positivi e cogliendo tutte le opportunità. Invitato e corteggiato negli ambienti più esclusivi, trovava il tempo per le sue abituali cavalcate in pineta e non disdegnava di intrattenersi con la gente più umile con la quale era molto generoso e prodigo di opere di carità.

Dopo che tutta la famiglia del Conte Gamba, condannata all' esilio, partì per Pisa anche Byron abbandonò Ravenna per non farvi più ritorno.
Era l'alba del 29 ottobre 1821.


La romantica storia d'’amore tra Teresa Gamba e Lord Byron è ampiamente documentata nel Carteggio Byroniano ora conservato, insieme ad altri ricordi e cimeli, nella Biblioteca Classense a Ravenna.

Busto marmoreo della contessa Teresa Guìccioli Gamba
eseguito da Lorenzo Bartolini nel 1821
e conservato nella Biblioteca Classense di Ravenna



Don Juan - Canto III

.... O del tramonto
Incantevoli istanti! o te di pini
Solitudine immensa! antica selva
Di Ravenna, che alla silente riva
Confini; tu che fai coperto il suolo
Dove muggivan dell'adriaco mare
L'onde commosse un dì, fin dove al cielo
Dei Cesari s'ergean l'ultime torri;
O te foresta eternamente verde
In cui per me divenner di Boccaccio
Sacri i volumi e la dorata cetra
Di Dryden, o diletta selva t'amo
Ed il tramonto ancor ...


La pineta





Alcune delle notizie riportate in questo articolo sono tratte dai volumi:
Ravenna una capitale - Edizioni Alfa
Questa Romagna Vol. I - Edizioni Alfa



Tutte le immagini presenti in questo post sono state reperite nel Web

giovedì 9 giugno 2011

4 Sì "per quelli che passeranno"

Anche se già da diversi giorni questo logo compare ben visibile nel mio blog (e lì resterà fino alla chiusura delle urne per il referendum), ho voluto unirmi anch'io al coro degli amici blogger aderendo alla pubblicazione contemporanea di questo post.



"Dicono che il tempo cambi le cose,
ma in realtà le puoi cambiare solamente tu"

(Andy Warhol)






Post pubblicato contemporaneamente
ed in accordo con molti amici blogger.

****

IMPORTANTE
Le schede per i referendum
non vanno sovrapposte,
hanno la caratteristica della carta carbone:
METTENDOLE UNA SOPRA L'ALTRA
SI CORRE IL RISCHIO
DI ANNULLARE LE ALTRE
MENTRE SI VOTA LA PRIMA.

domenica 5 giugno 2011

Proverbi di giugno in dialetto romagnolo

Continua, mese dopo mese, lo scorrere del tempo che, nella campagna della mia infanzia, era scandito dalla saggezza popolare dei proverbi.
E poiché giugno, primo mese dell'estate, è anche il mese della mietitura, non è certo strano che la loro massima attenzione fosse incentrata sul raccolto di uno dei più importanti prodotti agricoli.

Immagine presa dal Web
Zogn da la fêlza int e' pogn.
Giugno dalla falce in pugno.

In giugno iniziava la mietitura che, prima dell'avvento della mietitrebbia veniva effettuata manualmente con la falce.



L'instê sfiuré e l'inveran stuvé.
D'estate arieggiàti e d'inverno stufàti.

D'estate si deve stare vestiti leggeri e d'inverno vicino alla stufa, al caldo.



Par Sân Barnabë e' grân l'a fat e' pë.
Il giorno di San Barnaba il grano ha fatto il piede.

Par Sân Barnabë e' grân e' perd e' pë.
Il giorno di San Barnaba il grano perde il piede

Per San Barnaba (11 giugno) il grano ha ormai raggiunto il suo pieno sviluppo e lo stelo smette di crescere.



Dop la not d' Sân Barnabë e' grân u s' seca piò la not che e' dé.
Dopo la notte di San Barnaba il grano si secca più di notte che di giorno.

La temperatura da questo periodo in poi è ormai elevata, tanto che anche di notte il grano continua a imbiondire.



Par Sân Zvân d'istê i dé i cmânza a calê.
Per San Giovanni d'estate i giorni cominciano a calare.

Siamo nel periodo del solstizio d'estate, e le giornate cominciano ad accorciarsi.
San Giovanni Battista (24 giugno) veniva denominato "d'estate" per distinguerlo da San Giovanni Apostolo ed Evangelista (27 dicembre) che si celebra invece in inverno.




L'e pr al guaz d' Sân Zvân ch'u s taja e' grân.
E' per le guazze di San Giovanni che si taglia il grano.

Cvând che e' grân l'a avù la guaza, cjapa int na fêlza e va a tajê.
Quando il grano ha avuto la guazza prendi una falce e va a tagliare.

Alla rugiada (guazza) di San Giovanni veniva attribuito un effetto magico. Comunque è questo il periodo in cui il grano è maturo e pronto per la mietitura.



Par Sân Pir i figh int e' panìr.
Per San Pietro i fighi nel paniere.

Per San Pietro (29 giugno) è il momento in cui si raccolgono i fioroni, cioè i primi fichi.



Sân Pir , la stëla pr e' zil.
San Pietro la stella per il cielo.

In questo periodo dell'anno il tempo è generalmente bello e ben visibile è il cielo stellato.

giovedì 2 giugno 2011

Un poeta da ricordare: Eugenio Montale



Un poeta da ricordare:

Eugenio Montale
(Genova 12 ottobre 1896 - Milano 12 settembre 1981)



Una poesia da non dimenticare:

Dora Markus


I parte (1926)

Fu dove il ponte di legno
mette a porto Corsini sul mare alto
e rari uomini, quasi immoti, affondano
o salpano le reti. Con un segno
della mano additavi all’altra sponda
invisibile la tua patria vera.
Poi seguimmo il canale fino alla darsena
della città, lucida di fuliggine,
nella bassura dove s’affondava
una primavera inerte,senza memoria.

E qui dove un’antica vita
si screzia in una dolce
ansietà d’Oriente,
le tue parole iridavano come le scaglie
della triglia moribonda.

La tua irrequietudine mi fa pensare
agli uccelli di passo che urtano ai fari
nelle sere tempestose:
è una tempesta anche la tua dolcezza,
turbina e non appare,
e i suoi riposi sono anche più rari.
Non so come stremata tu resisti
in questo lago
d’indifferenza ch’è il tuo cuore; forse
ti salva un amuleto che tu tieni
vicino alla matita delle labbra,
al piumino, alla lima: un topo bianco,
d’avorio; e così esisti!




II parte (1939)

Ormai nella tua Carinzia
di mirti fioriti e di stagni,
china sul bordo sorvegli

la carpa che timida abbocca
o segui sui tigli, tra gl’irti
pinnacoli le accensioni
del vespro e nell’acque un avvampo
di tende da scali e pensioni.

La sera che si protende
su l’umida conca non porta
col palpito dei motori
che gemiti d’oche e un interno
di nivee maioliche dice
allo specchio annerito che ti vide
diversa una storia di errori
imperturbati e la incide
dove la spugna non giunge.

La tua leggenda, Dora!
Ma è scritta già in quegli sguardi
di uomini che hanno fedine
altere e deboli in grandi
ritratti d’oro e ritorna
ad ogni accordo che esprime
l’armonica guasta nell’ora
che abbuia, sempre più tardi.

È scritta là. Il sempreverde
alloro per la cucina
resiste, la voce non muta,
Ravenna è lontana, distilla
veleno una fede feroce.
Che vuole da te? Non si cede
voce, leggenda o destino...
Ma è tardi, sempre più tardi.


Tamara De Lempicka
"Ragazza con i guanti" - 1930

2 giugno 1946: L'Italia diventa Repubblica



Dopo venti anni di fascismo e cinque anni di guerra, il 2 giugno 1946 gli italiani sono chiamati alle urne. E per la prima volta viene adottato il suffragio universale, cioè anche le donne hanno diritto di voto.

Il referendum istituzionale dovrà decidere se l'Italia resterà una Monarchia o diventerà una Repubblica.
Gli elettori scelgono la Repubblica decretando, seppure con un margine di soli 2 milioni di voti (12.718.641 voti pari al 54,3% dei voti validi contro 10.718.502 pari al 45,7% dei voti validi), la fine della Monarchia e l'esilio dei Savoia.