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venerdì 29 aprile 2016

Poesie di Giorgio Caproni

Giorgio Caproni: uno dei grandi poeti del Novecento, che in gioventù, prima di fare il maestro elementare, fece di mestiere il violinista.
Che sia stata l'educazione musicale ad aver affinato quei caratteri di limpidezza e cristallinità che sprigionano i suoi versi?

Sentite che melodiosa sonorità, in queste sue brevi ma incisive poesie.



Concessione

Buttate pure via
ogni opera in versi o in prosa.
Nessuno è mai riuscito a dire
cos’è, nella sua essenza, una rosa.





Sulla strada di Lucca

Com’erano alberati
e freschi i suoi pensieri!

Dischiusa la camicetta,
volava, in bicicletta.

Spariva, la bocca commossa,
nel vento della sua rincorsa.






Sassate

Ho provato a parlare.
Forse, ignoro la lingua.
Tutte frasi sbagliate.
Le risposte: sassate.





Biglietto lasciato prima di non andare via

Se non dovessi tornare
sappiate che non sono mai partito
il mio viaggiare
è stato tutto un restare
qua, dove non fui mai.





Per lei

Per lei voglio rime chiare,
usuali: in -are.
Rime magari vietate,
ma aperte: ventilate.
Rime coi suoni fini
(di mare) dei suoi orecchini.
O che abbiano, coralline,
le tinte della sue collanine.
Rime che a distanza
(Annina era così schietta)
conservino l'eleganza
povera, ma altrettanto netta.
Rime che non siano labili,
anche se orecchiabili.
Rime non crepuscolari,
ma verdi, elementari.



domenica 24 aprile 2016

Voci di pietra

Mi rivedo bambina, e poi adolescente, pedalare con i capelli al vento per strade sterrate e carraie erbose nelle campagne intorno al mio paese natale.
Sia pure in un così piccolo lembo di terra, nel dopoguerra erano spuntati come funghi malefici, 23 cippi di pietra, disseminati sulle aie, nei campi o sui cigli delle strade, a segnare altrettanti luoghi di memoria dove, in seguito ad esecuzioni sommarie o scoppi di mine, uno o più civili - donne, uomini, bambini, a volte intere famiglie - avevano perso tragicamente la vita.

Uno di questi cippi, posto in piena campagna, lungo la strada che porta al paese, ricorda il luogo dove il mio nonno materno morì dilaniato da una mina lasciata dai tedeschi in ritirata. Di questo drammatico episodio vi ho parlato qui alcuni mesi fa.

Quel cippo, durante la mia infanzia e adolescenza, fu la settimanale meta di un pellegrinaggio dove, insieme a mia mamma e a mia nonna, ci recavamo per portare fiori freschi e strappare erbacce, in modo che il luogo fosse sempre ben curato, a testimonianza del nostro cordoglio e profondo rispetto.

E la frase incisa sulla pietra l'ho letta talmente tante volte che ancora, dopo 70 anni, la porto incisa nel cuore e nella mente:
"Qui il giorno 5 dicembre 1945 chiudeva gli occhi alla vita Guerra Carlo di anni 44 straziato dallo scoppio di un insidioso ordigno che il barbaro tedesco lasciò nella via dell'ultima fuga."

Di recente questo cippo è stato restaurato, rendendo nuovamente visibile la scritta divenuta negli anni ormai illeggibile, ed è stata ricostruita la passerella che lo collega alla strada, dopo che la notte dell'Epifania 2012 un'auto carica di ubriachi, uscendo di strada, l'aveva demolita.

Da ragazza, finchè ho abitato al paese prima di trasferirmi con la famiglia in città, anch'io ho sempre fatto parte della delegazione  che, in una sorta di via crucis, ogni 25 Aprile in occasione della Festa della Liberazione passava in bicicletta di cippo in cippo, per deporvi garofani rossi.


Ora la maggior parte di quei cippi di pietra sparsi per le campagne sono ormai erosi dal tempo e invasi dai licheni ma, anche ove le scritte risultino illeggibili, continuano a rivolgere ai passanti il loro muto grido di denuncia contro le atrocità della guerra.

domenica 17 aprile 2016

Era d'aprile...



Quest'anno per noi "Nozze di lavanda", che a partire da quel lontano 19 aprile 1970 corrispondono a 46 anni di vita coniugale. Ovviamente ci accompagna la speranza di poter superare anche i prossimi 4 anni per raggiungere le tanto vagheggiate "Nozze d'oro". E perché no, anche oltre, se ciò ci fosse consentito, purchè li possiamo vivere sempre insieme.

Di quel lontano giorno d'aprile, oltre agli immancabili ed incancellabili ricordi legati ad un evento così emozionante, conservo una memoria di fiori bianchi:


 del ciliegio in fiore
di fronte alla nostra casa,



 dei gelsomini
che componevano la mia acconciatura,



 e delle profumatissime fresie
del mio bouquet da sposa.


giovedì 14 aprile 2016

Finestre




FINESTRE


Occhi affacciati
su circoscritti orizzonti quotidiani
son le finestre di casa.

Vacui sguardi
fissi su consuete immagini

indifferenti
allo scorrere del tempo.



(© Carla Castellani)

mercoledì 6 aprile 2016

Mostra: Piero della Francesca. Indagine su un mito - Forlì

Piero della Francesca. Indagine su un mito

Sede: Musei San Domenico
Piazza Guido da Montefeltro - Forlì


Periodo: dal 13 febbraio al 26 giugno 2016





Ancora un evento speciale quello che propone il Museo di Forlì con la mostra su Piero della Francesca, esponendo un numero senza pari di opere del Maestro, ma contemporaneamente mettendolo a confronto con tanti artisti e sottolineando l'influenza che ha avuto, anche a secoli di distanza, su tanti pittori.
Non è facile poter ammirare insieme tante opere di colui che fu uno dei più grandi pittori italiani del Quattrocento, e che fu definito da Luca Pacioli "Il Monarca della Pittura", con quelle figure che sembrano ergersi al di sopra del caos delle passioni.



La Madonna della Misericordia (1445-1455)
di Piero della Francesca


La Madonna del Parto (1455-1465 circa)
affresco di Piero della Francesca

Ma in questa mostra, nei Musei San Domenico, si possono ammirare anche opere dei contemporanei di Piero o dei suoi immediati posteriori, come Beato Angelico, Luca Signorelli o Melozzo da Forlì.




Santa Apollonia (1454-1469)
di Piero della Francesca

San Girolamo e un devoto (1450 ca.)
di Piero della Francesca




Dopo un lungo periodo di oblio, l'influenza di Piero della Francesca ha ripreso vigore e qui si può constatare la forza della sua ispirazione nei Macchiaioli.
Ma è soprattutto nell'Inghilterra del primo Novecento che viene riscoperto Piero e lo vediamo nelle opere di Roger Fry, Duncan Grant e nel gruppo di Bloomsbury.
Da lì ecco che la sua influenza invade l'Europa e la si ritrova in Degas, Saurat, poi in De Chirico, Casorati, Morandi.

Il ritratto di Silvana Cenni (1922)
di Felice Casorati


I giocatori di carte (1966-1973)
di Balthus