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mercoledì 18 luglio 2012

Le Gualchiere



La scorsa estate, mentre mi dibattevo ancora incerta sull'opportunità di raggiungere il mio solito luogo di vacanza in Dolomiti o rinunciarci definitivamente, trovai per alcuni giorni una momentanea tregua all'afa cittadina in un agriturismo sull'Appennino tosco-romagnolo.
Impossibile fare un paragone con le splendide Dolomiti ma, in mancanza di meglio, anche per quest'anno ci sto facendo un pensierino.









L'agriturismo "Le Gualchiere", dove il silenzio è rotto solo dallo scrosciare del torrente che lo lambisce, è immerso nella natura della vallata del fiume Savio e si trova appena fuori dall'abitato di Bagno di Romagna (FC).
Proseguendo in direzione Verghereto, a circa 200 mt. dopo il bivio Verghereto - Passo dei Mandrioli, sulla destra si imbocca una stradina che scendendo in una stretta valletta costeggiata dal torrente Mandrioli, attraversa il piccolo borgo delle Gualchiere (m.526 slm.), per poi inoltrarsi nei boschi incontaminati dove la natura è protagonista assoluta.



E' questo l'inizio del Cammino di San Vicinio, che per un tratto ricalca una via peregrinorum descritta in guide duecentesche, che veniva percorsa dai "romei" medievali per valicare l'Appennino e recarsi a Roma. Lungo questo percorso sono ancora visibili tratti di lastricatura dell'antica mulattiera che per tutto l'Ottocento rappresentò l'unico collegamento tra questa parte di Romagna e la Toscana.



Insediamento paleoindustriale documentato fin dal Cinquecento, il Borgo Le Gualchiere di proprietà della famiglia Balassini sin dal 1300, ha legato per secoli la sua storia all'annesso mulino. Utilizzando l'acqua del torrente gli abitanti del borgo attivavano la segheria, procedevano alla gualcatura dei tessuti ed effettuavano la macinatura di cereali e castagne.
Esisteva anche una fornace, nota fin dal 1585 e rimasta attiva fin verso il 1960, per la produzione di mattoni, coppi, tegole, calce e laterizi in genere.




Il fascino dell'antico passato caratterizza questo piccolo ameno borgo il cui recupero, conservandone l'aspetto architettonico originale, è stato fortemente voluto dagli attuali proprietari (famiglia Silvani) discendenti della famiglia Balassini, che lo hanno trasformato in un agriturismo che offre ospitalità in rustici appartamenti autogestiti.






lunedì 16 luglio 2012

Quest'anno per me niente Dolomiti


Per la prima volta in oltre quarant'anni, ho deciso volontariamente di rinunciare al mio abituale soggiorno estivo in Dolomiti. Decisione presa obtorto collo ma con la consapevolezza che era la cosa più ragionevole da farsi, considerando la pesantezza del viaggio che avrei dovuto affrontare e la necessità di restare nelle vicinanze delle strutture sanitarie cui devo ricorrere con frequenza per visite specialistiche, esami di laboratorio ed esami strumentali, tanto più che anche in questo periodo estivo la mia agenda è fitta di impegni di carattere medico.
Già, perché il mio 'lupetto', ribattezzato 'lupo feroce', dopo i disastri causatimi nella seconda metà del 2011, non è che nel frattempo si sia molto placato e devo usare frusta e museruola per tenerlo sotto controllo (almeno finché questo sarà ancora fattibile).

Purtroppo io ho sempre sofferto moltissimo il caldo, (e da quando mi sono ammalata ancora di più dato che l'eccessivo calore non è certo condizione ideale per il Lupus), e un lungo soggiorno in montagna mi aveva sempre aiutata a superare in maniera ottimale il periodo estivo.
Ora, oltre al dispiacere di non potermi ristorare e rilassare alla vista di quelle montagne che amo visceralmente, mi chiedo come -e se- riuscirò a superare questa torrida estate nell'afa cittadina.

Credo proprio che in questi mesi estivi vi subisserò di argomenti e immagini aventi per tema le mie amatissime montagne.
Portate pazienza, vi prego, ma in qualche modo dovrò pur consolarmi...


sabato 7 luglio 2012

Dai boschi alle rocce: vegetazione alpina

Val di Fassa
L'estate è finalmente arrivata e chi ama la montagna già pregusta la ripresa delle attività estive, dalle semplici passeggiate nei boschi per i meno atletici, alle escursioni per vie ferrate, alla conquista di nuove pareti rocciose.
Incamminiamoci dunque per raggiungere le alte vette ma, mentre ci avviamo verso la meta che ci siamo prefissi, proviamo a guardarci intorno, osservando con occhi più attenti non solo le cime ma anche la vegetazione che ci circonda e che incuranti calpestiamo.

Partendo dal fondovalle e risalendo lungo le pendici di una montagna, potremo notare un susseguirsi di paesaggi diversi, i cui limiti variano con l'altitudine, il clima, l'esposizione al sole, il tipo di terreno.

Al fondo valle troviamo i boschi di latifoglie, querceti caducifogli montani e castagneti, che al giungere del freddo si spogliano delle foglie.
Spesso al castagno si accompagnano altre specie come il cerro, il carpino nero, il sorbo domestico.

faggeta
Al di sopra di questo “piano basale”, con una larga zona in comune ricca di faggi, si stendono le foreste di conifere (che sulle Alpi hanno la più ampia diffusione) e formano il “piano montano”.
Dapprima troviamo le aghifoglie sempreverdi, come l’abete bianco, l’abete rosso (che rappresenta una delle più tipiche caratteristiche del paesaggio alpino), il pino silvestre (con formazioni limitate ad alcune valli alpine caratterizzate da clima caldo d’estate e rigido d’inverno), il pino nero.
Le foreste di abeti sono spettacolari per i tronchi dritti e slanciati e per l’ombra cupa e la frescura che vi regna.


coni di larice
Più sopra le aghifoglie decidue: pino montano, larice, pino cembro. I lariceti sono boschi aperti e luminosi, spesso si tratta di veri prati alberati dall’aspetto tranquillo e riposante. Spettacolari sono gli ultimi cembri che si spingono a colonizzare i ghiaioni.

Inizia poi il “piano cacuminale” (da cacumen = cima) con la zona delle brughiere di arbusteti nani (mirtillo rosso, mirtillo nero, rododendro, brugo, erica, pino mugo, semprevivo, azalea delle Alpi, ginepro nano, che è la specie legnosa che si spinge alle più alte quote (fino a 3.500 m.).

Salendo ancora scompaiono anche gli alberi e gli arbusti nani, soppiantati dagli alti pascoli, forse il paesaggio più tipicamente alpino. Sono pendii verdi di praterie fiorite, rotte da balze rocciose, percorse da gelidi ruscelli; pascoli magri di minute graminacee, di filiformi festuche, oppure prati umidi costellati di gialle arniche, di campanule azzurre, di genziane e nigritelle, soldanelle e botton d’oro.

mirtillo nero
Nelle combinazioni delle specie esistono nette differenziazioni tra il substrato calcareo e quello siliceo. I tappeti erbosi calcarei sono composti da Sesleria varia e da Carice sempreverde, cui si associa una miriade di piante multicolori (astro alpino, aquilegia azzurra, sulla di monte, camedrio alpino).

edelweissMolto più monotoni sono i tappeti erbosi su substrato siliceo in cui è caratteristica la Carice curvula, a cui sono associate anemone primaverile, raponzolo emisferico, dente di leone elvetico, varie specie di primule e il raro giunco di Jacquin.

raponzolo di rocciaSopra gli ultimi prati sassosi giungiamo alla zona che si potrebbe pensare senza vita vegetale. Invece anche lassù, sui detriti e sui depositi lasciati dai ghiacciai, la vita non si arrende: vi troviamo infatti una “vegetazione pioniera” fra cui le sassifraghe, la stella alpina, l’eliantemo, il ranuncolo dei ghiacciai (che è stato visto fino a 4.200 m.), la silene acaule.
Infine, ancora più in alto, c’è il regno delle tallofite: licheni, muschi, alghe.

crisantemo alpinoNelle nostre escursioni non dimentichiamo che molte delle specie vegetali che incontriamo sono protette perciò, per non incorrere nelle sanzioni previste dalla legge per i trasgressori, lasciamole stare dove sono.
rododendroE se anche non fossero protette, perché estirparle, per poi arrivare a fondo valle con un floscio mazzolino che non ha più l’attrattiva che ci ha spinto a raccoglierlo e che invariabilmente viene abbandonato nel primo cestino dei rifiuti o, peggio ancora e più frequentemente, sull’asfalto del parcheggio?
Se proprio vogliamo portarci a casa un fiore che ci ha particolarmente colpito, usiamo la macchina fotografica, immancabile nelle nostre escursioni, che ci consentirà di conservarne immutati nel tempo il colore e la forma ed anche il ricordo di quel particolare momento.

giglio martagoneFacciamo nostro il motto: “Godere la natura e rispettare l’ambiente”.
Quando ammiriamo la maestosità di un bosco, lo straordinario cromatismo di un prato montano fiorito o una piantina abbarbicata ad una roccia, ricordiamo che oltre che bella, ogni pianta è utile, avendo una propria funzione insostituibile nel piano della natura.

Gli ambienti naturali, così come si sono andati formando attraverso miliardi di anni di vita e di evoluzione, godono di uno stato di equilibrio: il mondo inorganico, il mondo vegetale e il mondo animale sono strettamente interdipendenti e “in armonia” tra di loro. Colui che di questo “stato armonico” usufruisce, deve preoccuparsi di non distruggerne il prezioso equilibrio, per poter essere definito a pieno titolo amico della montagna.


© Carla Castellani


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Questo mio articolo è stato pubblicato su:
GAM Gruppo Amici della Montagna
Anno XV N.2 del maggio 2000


Tutte le immagini di questo post sono state reperite sul Web
e sono pertanto di proprietà dei loro autori.

mercoledì 4 luglio 2012

5 luglio 1946: Louis Réard lancia il bikini

Il 5 luglio 1946 lo stilista francese Louis Réard lancia a Parigi presso la "Piscine Molitor" un nuovo e audace costume da bagno femminile composto da due pezzi assai succinti: il bikini.



Non trovando nessuna modella parigina disponibile a sfilare con il provocante indumento, Louis Réard per la presentazione del suo modello è costretto a ingaggiare una ballerina/spogliarellista del Casino de Paris, la diciannovenne Micheline Bernardini.

In dubbio sul nome da attribuire alla sua "esplosiva" creazione lo stilista si ispira ai test nucleari americani in corso in quei giorni nell'atollo di Bikini.
In men che non si dica la sensazionale moda si diffonde sui litorali del Mediterraneo. Per qualche tempo Spagna e Italia proibiscono l'utilizzo di questo scandaloso costume da bagno sulle pubbliche spiagge.

Benché io fossi ancora piccola, ricordo bene che negli anni '50, sulla spiaggia di Rimini, esuberanti bellezze dalle forme generose e dai costumi succinti erano a rischio d'ammenda da parte di zelanti Vigili preposti a pattugliare la spiaggia misurando i centimetri di pelle scoperta. Una legge, infatti, vietava di mostrare l’ombelico perché la sua vista offendeva il comune senso del pudore.

martedì 3 luglio 2012

Hanno detto: Jim Morrison

Il 3 luglio 1971, in circostanze mai del tutto chiarite, moriva a Parigi Jim Morrison, mito della musica rock, cantautore e poeta, controversa figura simbolo dell'inquietudine giovanile degli anni '60.
James Douglas "Jim" Morrison, leader carismatico e frontman della band statunitense "The Doors" fondata nel 1965, era nato a Melbourne in Florida (USA) l' 8 dicembre 1943 ed è sepolto al Cimitero Père-Lachaise di Parigi.

Non intendo qui mitizzare la sua sconsiderata breve vita né il modo in cui ha voluto distruggerla ma oggi, nell'anniversario della sua morte, voglio ricordarlo con questa sequenza di frasi, profonde e disperate, a lui attribuite.




✿ Sorridi anche se il tuo sorriso è triste, perché più triste di un sorriso triste c'è la tristezza di non saper sorridere.

✿ Se sei triste e vorresti morire, pensa a chi è triste e vorrebbe vivere ma sa di dover morire.

✿ Non amare per paura di soffrire è come non vivere per paura di morire.

✿ Non essere così triste e pensieroso, ricorda che la vita è come uno specchio: ti sorride se la guardi sorridendo.

✿ Il mio migliore amico è lo specchio, perché quando piango non ride mai.

✿ La solitudine è ascoltare il vento e non poterlo raccontare a nessuno.

✿ Dicono che sbagliando s'impara, allora lasciatemi sbagliare.

✿ Non parlare mai di amore e pace: un Uomo ci ha provato e lo hanno crocifisso.

✿ Sono nato piangendo mentre tutti ridevano e morirò ridendo quando tutti piangeranno.

✿ Vivi la vita così come puoi, perché come vuoi non puoi.

domenica 1 luglio 2012

1° luglio 1908: inaugurazione ufficiale Grand Hotel di Rimini

Il 1° Luglio 1908 veniva ufficialmente inaugurato il Grand Hotel di Rimini.

Con le sue lussuose stanze, ampie terrazze, giardini esotici, sale sfarzose e una facciata in elegante stile Liberty, ideata dall'architetto sudamericano Paolo Somazzi, l'Hotel diverrà meta preferita delle vacanze estive delle più celebri personalità dell'alta società e del mondo dell'arte e della cultura internazionali.
Ancora oggi le camere del Grand Hotel conservano gli arredi francesi e veneziani, il parquet e i lampadari dell'arredamento originale mentre nelle sale ristorante arredi, dipinti e luci rievocano le inimitabili e suggestive atmosfere del passato.



Il 14 luglio 1920, un grande incendio divampò ai piani superiori del Grand Hotel, distruggendo le due cupole ornamentali che sovrastavano il tetto, che non furono più ripristinate.

L'albergo tanto amato da Federico Fellini, che con i suoi film (in particolare Amarcord) ha contribuito a diffondere in tutto il mondo il mito del Grand Hotel di Rimini, nel 1994 è stato dichiarato monumento nazionale vincolato dalla Sovrintendenza alle Belle Arti.


Il Grand Hotel Rimini com'è oggi