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sabato 29 gennaio 2011

Letture per non dimenticare

Si è appena celebrata la Giornata della Memoria, per ricordare la tragedia della Shoah, vale a dire le persecuzioni, la deportazione e lo sterminio di cui furono vittima gli Ebrei durante la seconda guerra mondiale, perché tutte le Nazioni coinvolte hanno l'obbligo morale di mantenere viva la memoria di quel barbaro genocidio, che non può e non deve essere dimenticato, affinchè le giovani generazioni comprendano che razzismo e intolleranza a danno di chi è diverso da noi, per etnia, religione o cultura sono sempre forieri di guerre e dolore.


Tempo fa mi è capitato fra le mani l' opuscolo di una Biblioteca che segnalava come, sul drammatico argomento dell'Olocausto, esista anche una vasta letteratura dedicata espressamente ai ragazzi.
Possiamo chiamarle ... letture per non dimenticare?






Autore: Anna Frank

Titolo: "Diario" (ll diario di Anna Frank)

Nel giorno del suo 13° compleanno, il 12 giugno 1942, Annalies Marie Frank inizia il suo "Diario" con queste parole:
"Spero che ti potrò confidare tutto, come non ho mai potuto fare con nessuno, e spero che sarai per me un gran sostegno."
E' il diario di una adolescente ebrea diventata, attraverso la sua testimonianza, il simbolo delle vittime delle persecuzioni naziste contro gli ebrei.
Scritto nei due anni di segregazione forzata nell'alloggio clandestino in cui, insieme alla sua famiglia, era riparata per sfuggire alla cattura da parte dei nazisti, è forse la più conosciuta e la più importante fra le testimonianze del periodo più fosco della storia del Novecento.


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Autore: Lia Levi

Titolo: "Il segreto della casa sul cortile"

La vita di Piera e della sua famiglia non è più la stessa da quando Roma è occupata ed è iniziata la caccia all'ebreo, e l'unica soluzione è nascondersi, cambiando nome e inventandosi una vita diversa da quella che si è sempre vissuta.
Tra paura e bombardamenti, non resta che fingere, sperando di non essere scoperti.
Ma riuscirà Piera a continuare a mentire a Carlo, che è diventato il suo migliore amico?


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Autore: Myron Levoy

Titolo: "Alan e Naomi"

Alan vive in un quartiere popolare di New York con la sua famiglia, va a scuola e gioca con gli amici.
La sua è una vita normale, fino a quando nel suo palazzo va ad abitare Naomi, ebrea come lui, sfuggita per miracolo agli agenti della Gestapo nella Francia travolta dalla seconda guerra mondiale.
Naomi non parla più e si rifiuta di comunicare col mondo esterno; riuscirà Alan con pazienza e dedizione a rompere il suo drammatico isolamento?

"Facevo sempre picnic coi miei amici. Tanto tempo fa.
Giocavamo al picnic in cortile ... I miei amici ... ora sono tutti morti, vero?"


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Autore: Carlo Lucarelli

Titolo: "Il trillo del diavolo"

28 agosto 1939: Viktor, Reinhard e Hana sono giovani, felici, sorrridenti e soprattutto amici.
28 agosto 1940: Viktor e Hana, di origini ebree, sono lontani anni luce da Reinhard che sogna di entrare nelle SS, ma il destino ha per loro in serbo una difficile prova.


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Autore: Rose Lagercrantz

Titolo: "La ragazza che non voleva baciare"

E' la vera storia di Orge, il padre dell'autrice, un ebreo tedesco forte e passionale, attaccabrighe e, da sempre, insofferente ai soprusi.
Arrestato più volte ed inviato ai massacranti campi di lavoro, riesce a fuggire a Praga, dove incontra Anna, la ragazza che non voleva baciare, e con lei vive un'intensa storia d'amicizia, fino a quando ...


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Autore: Fred Uhlman

Titolo:"L'amico ritrovato"

Hans è un ebreo tedesco che vive ormai da trent'anni in America, dove i suoi genitori lo hanno fatto riparare a soli diciassette anni, per sfuggire alla shoa.
E' un affermato avvocato, è sposato e ha un figlio ormai adulto, ma non ha dimenticato gli anni vissuti in Germania e soprattutto la sua amicizia con Konradin, un coetaneo con il quale aveva instaurato un'amicizia speciale e che con l'avvento del nazismo si era schierato dalla parte di Hitler.

"Ho cercato di dimenticare.
Le mie ferite non sono ancora rimarginate e, ogni volta che ripenso alla Germania, è come se venissero sfregate col sale."


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Autore: Lia Levi

Titolo: "Una valle piena di stelle"

Brunisa ha 13 anni ed è convinta che il destino si voglia prendere gioco di lei: innanzitutto le ha rifilato un nome stravagante, poi le leggi marziali di Mussolini e adesso la guerra che travolge l'Europa e rinchiude gli ebrei come lei nei campi di sterminio.
La famiglia di Brunisa però non è una di quelle che si arrende, così inizia un viaggio clandestino verso le montagne per oltrepassare il confine svizzero, dove li attende una valle piena di stelle.
Il viaggio però si rivela più lungo e tortuoso del previsto e ...


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Autore: Alison Lesile Gold

Titolo: "Mi ricordo Anna Frank"

Hannah e Anna Frank sono amiche inseparabili fin dall'asilo, ragazzine entrambe, ed entrambe ebree.
Quando le persecuzioni razziali contro gli ebrei arrivano ad Amsterdam, la famiglia Frank sparisce, facendo sapere a vicini e amici di aver trovato rifugio in Svizzera.
Hananah nell'affrontare con i suoi cari l'orrore dei campi di concentramento è certa che all'amica Anna sia toccato un destino migliore, ma ... le due amiche d'infanzia sono destinare ad incontrarsi ancora una volta.

"-Che fortuna che hai ad avere ancora la famiglia. Io, i genitori non li ho più, Hanneli. Non ho più nessuno. Anche Margot è molto malata.-
Scoppiarono di nuovo a piangere.
-Mi hanno rasata a zero.-
Che cosa terribile, pensò Hannah ... la sua amica era sempre stata tanto fiera dei suoi capelli folti e neri."


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Autore: Hans Peter Richter

Titolo: "Si chiamava Friedrich"

Ambientato in Germania, è la storia di due amici tra il 1925 e il 1942.
I due ragazzi e le loro famiglie sono molto legati, ma l'avvento del nazismo cambia la loro vita, nelle piccole e nelle grandi cose: Friedrich infatti è ebreo, mentre chi racconta è un ragazzo che marcia con la Gioventù Hitleriana, e il cui padre si è iscritto al Partito Nazionalsocialista, anche se solo perchè "lo fanno tutti".
La storia dei due ragazzi e delle loro famiglie si intreccia così a quella della persecuzione nazista, fino alla drammatica conclusione.


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Autore: Uri Orlev

Titolo: "L'isola in via degli uccelli"

Nella Polonia sconvolta dalla guerra e dall'occupazione nazista, la vita per gli ebrei è divenuta drammatica.
Alex vede prelevare dalle SS suo padre, sua madre scompare nel nulla e lui resta solo, nel rifugio che si è trovato in un edificio abbandonato nel Ghetto di Varsavia, da dove esce solo per procurarsi il cibo per sopravvivere.
Ma riuscirà un ragazzo di undici anni, da solo, a difendersi dalla violenza e dalla crudeltà dei nazisti?


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Autore: Steven Schnur

Titolo: "Il segreto di Mont Brulant"

Etienne ha sempre trascorso le vacanze estive nella fattoria del nonno, e sono sempre state vacanze di sogno e di libertà. Ma improvvisamente qualcosa è cambiato: compaiono bambini laceri e scalzi intorno al paese, risuona il fischio di un treno che non esiste, si ritrovano strani oggetti del passato, e il nonno va in collera ogni volta che Etienne prova a parlarne per scoprire la verità. Nessuno vuole raccontare, tutti vogliono dimenticare quello che è avvenuto a Mont Brulant: ma Etienne li costringerà a rendersi conto che il passato non si cancella, e che la memoria è più forte del tempo e della morte.


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Autore: Judith Kerr

Titolo: "Quando Hitler rubò il coniglio rosa"

Nella Germania di Hitler essere ebreo può significare solo paura, violenza, deportazione, morte.
Anna e Max con i loro genitori riescono a fuggire prima che tutto ciò accada loro, ma non per questo non si rendono conto del dramma che altri ebrei stanno vivendo.
La perdita del suo giocattolo preferito, un coniglio rosa, è per Anna il simbolo della crudeltà e della violenza che anche i bambini subiscono in queste situazioni.


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Autore: Joseph Joffo

Titolo: "Un sacchetto di biglie"

Nel 1941 Parigi è occupata dai nazisti. Un mattino Joseph e Maurice Joffo - due ragazzini di dieci e dodici anni - devono andare a scuola con una stella gialla cucita sul cappotto, il distintivo che gli ebrei, ormai privati di alcuni diritti fondamentali, sono costretti a portare. La sera stessa dovranno abbandonare i genitori e il pittoresco quartiere parigino dove il padre ha un negozio di barbiere, per raggiungere i fratelli più grandi che sono già in salvo a Mentone, nella Francia ancora libera.
Ha inizio così la straordinaria avventura dei due fratellini ebrei, che per sfuggire alle retate della Gestapo dovranno nascondersi, arrangiarsi, escogitare mille stratagemmi, muovendosi in un mondo lacerato dalla guerra, dove non c'è più posto per l'innocenza infantile, ma soltanto per un odio cieco e assurdo.
Pur scrivendo questo resoconto più di trent'anni dopo, Joseph Joffo è riuscito a restituire intatte tutta la vivacità e la freschezza della sua gioventù.

"-Bene, adesso tocca a te Jo-
Mi avvicino alla tavola con la giacca in mano. Sono le otto del mattino e fuori è ancora buio pesto. La mamma è seduta accanto al tavolo. Ha ago e filo e le mani le tremano. Sotto il paralume, Maurice liscia qualcosa attaccato al risvolto sinistro: una stella gialla sopra la quale è ricamata la parola JUIF (ebreo).
Maurice mi guarda. -Non piangere. Avrai anche tu la tua.-
Si, nel quartiere ne avranno tutti una e, una volta che la si ha, non si può più fare molto: non si può andare al cinema o prendere il treno; può darsi che non si abbia più nemmeno il diritto di giocare a biglie. Può darsi che non si abbia più nemmeno il diritto di andare a scuola. Come legge razziale quella non sarebbe tanto male.
Mamma taglia il filo ed è fatta. Sono marchiato."


venerdì 28 gennaio 2011

I giorni della merla


Gli ultimi tre giorni di gennaio, ovvero il 29, il 30 e il 31, considerati i giorni più freddi dell’inverno vengono chiamati, per tradizione popolare, "i giorni della merla".

Legate a questa definizione, ci sono alcune leggende popolari, che partono dal presupposto che in origine i merli fossero bianchi.

Una di queste leggende racconta che una merla con i suoi pulli, per ripararsi dal gran freddo di fine gennaio, si rifugiasse dentro un comignolo. Quando il 1º febbraio ne emerse con la sua nidiata, erano divenuti tutti neri a causa della fuliggine. E da quel giorno tutti i merli furono neri.

Secondo un'altra versione, una merla dal candido piumaggio, era regolarmente strapazzata da gennaio, mese freddo e dispettoso, che si divertiva ad aspettare che la merla uscisse dal nido in cerca di cibo, per gettarle addosso freddo e gelo. Stanca delle sue continue persecuzioni la merla decise di fare provviste sufficienti per un mese, e si rinchiuse al riparo nel suo nido, per tutto il mese di Gennaio, che allora aveva solo 28 giorni. L'ultimo giorno del mese, la merla pensando di aver ingannato il cattivo Gennaio, uscì dal nido e si mise a cantare a squarciagola per sbeffeggiarlo. Gennaio si infuriò talmente tanto che chiese in prestito tre giorni a Febbraio e si scatenò con bufere di neve, vento, gelo, pioggia. La merla allora si rifugiò dentro un comignolo, e lì restò al riparo per i tre giorni in cui Gennaio scatenò le sue ire. Però quando la merla uscì, sana e salva, il suo bel piumaggio candido era diventato nero a causa del fumo e della fuliggine e così rimase per sempre.



In realtà non si capisce perchè nella leggenda si parli di una merla e non di un merlo, quando è noto che il piumaggio di un bel nero lucente è solo prerogativa del maschio, mentre il piumaggio della femmina è di color bruno scuro uniforme nelle parti superiori e bruno-fulve con striature scure più o meno distinte nelle parti inferiori, come si può vedere dall'immagine (credits: www.animaliitaliani.com )

giovedì 27 gennaio 2011

27 Gennaio: Giornata della Memoria

Il 27 gennaio ricorre la Giornata della Memoria, istituita dal Parlamento italiano con la Legge 20 luglio 2000, n. 211, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 177 del 31 luglio 2000.





Legge 20 luglio 2000, n. 211 "Istituzione del "Giorno della Memoria" in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti" pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 177 del 31 luglio 2000,

Art. 1.

1. La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonchè coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.

Art. 2.

1. In occasione del "Giorno della Memoria" di cui all'articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell'Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinchè simili eventi non possano mai più accadere.

La presente legge, munita del sigillo dello Stato, sarà inserita nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. E' fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato.

Data a Roma, addì 20 luglio 2000





Il 27 gennaio 1945 veniva liberato dalle truppe sovietiche, il campo di concentramento e di sterminio di Auschwitz, situato nei pressi della cittadina polacca di Oświęcim (in tedesco Auschwitz) che si trova a circa 60 chilometri ad ovest di Cracovia.
La prima armata che entrò nel lager fu la LX Armata del Primo Fronte Ucraino.
Vennero trovati circa 7.000 prigionieri ancora in vita. Inoltre, vennero trovati migliaia di indumenti abbandonati, oggetti vari che possedevano i prigionieri prima di entrare nel lager e 8 tonnellate di capelli umani imballati e pronti per il trasporto.

Il complesso dei campi di concentramento e di sterminio di Auschwitz svolse un ruolo fondamentale nei progetti di "soluzione finale della questione ebraica" - eufemismo con il quale i nazisti indicarono lo sterminio del popolo ebraico (anche se nel campo trovarono la morte anche molte altre categorie di internati) - divenendo rapidamente il più grande ed efficiente centro di sterminio del Reich.
Oggi quel che resta di quel luogo è stato proclamato "patrimonio dell'umanità".



Così Eliezer Wiesel (nato a Sighet, Romania, il 30 settembre 1928) scrittore rumeno ebreo naturalizzato statunitense, sopravvissuto all'Olocausto, che ha scritto le sue memorie e le sue esperienze in numerosi libri ed ha ricevuto il Premio Nobel per la pace nel 1986, descrive il suo arrivo nel lager di Auschwitz:

Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo, che ha fatto della mia vita una lunga notte e per sette volte sprangata.
Mai dimenticherò quel fumo.
Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto.
Mai dimenticherò quelle fiamme che bruciarono per sempre la mia Fede.
Mai dimenticherò quel silenzio notturno che mi ha tolto per l'eternità il desiderio di vivere.
Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i miei sogni, che presero il volto del deserto.
Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso. Mai.

(tratto da "La notte" di Elie Wiezer)

martedì 25 gennaio 2011

Gennaio millenovecentosessanta


GENNAIO MILLENOVECENTOSESSANTA
(dedicata a Diana)


L’inverno ricamava di merletti
le scabre nudità dei biancospini
e di freddo l’aria profumava
e di fumo di legna dei camini.

Un pettirosso ardito sopra il pero
curioso spiava il nostro andare
sopra il fango rappreso di un sentiero
che d’altri passi serbava orme gelate.

Nell’aria sottile di gennaio
l’affanno della corsa sollevava
acerbi seni e scarmigliati crini
e con dita di brina accarezzava
gote arrossate e illividite membra.

Il correre giocoso s’arrestava
sull’argine gelato del Lamone
e di lassù l’orizzonte del mondo
valicando frontiere quotidiane
raggiungeva il pensiero e l’illusione.

Inconfessato un sogno nascondevi
sotto frange di palpebre socchiuse
e domande sottese e silenziosa
ascoltavi il fragore del silenzio.

Ma il soffio della notte il sogno spense
e l’ala dolce della tua breve vita
mai ti condusse oltre quell’orizzonte.

Io sola percorsi sconosciute strade
raccogliendo i detriti della vita
ma dietro palpebre grevi ancora conservo
il ricordo dell’ultimo tuo inverno.


© Carla Castellani
(Krilù)

lunedì 24 gennaio 2011

Premio per il Mini-concorso di Carla Colombo

E siccome non c'è due senza tre ... ecco il terzo e molto gradito regalo che ho ricevuto in questo periodo.

Si tratta del premio che mi è stato assegnato in quanto prima selezionata (NON CI POSSO CREDEREEEE! HO VINTOOO!!!) del Mini-concorso di dicembre "Opera in cerca di titolo", indetto sul blog ArteCarlaColombo.



"Glicine"
acquerello di Carla Colombo


E' questo un suo acquerello (opera unica) in formato biglietto d'auguri , che Carla ha simpaticamente e generosamente aggiunto, al premio previsto per i vincitori del concorso.




"La Resistenza rimossa"
Storie di donne lombarde
di Erica Ardenti

E' il volume che ho scelto fra i premi messi in palio da Carla. Si tratta di coinvolgenti (e talvolta sconvolgenti) testimonianze di donne che hanno preso parte alla Resistenza, che sto ora leggendo con grande interesse.







Questo dipinto di Carla Colombo è l' "opera in cerca di titolo", oggetto del mini-concorso del mese di dicembre.

Il Dott. Romeo Aracri, appassionato d'arte e giudice unico del concorso, tra i molti titoli proposti, ha giudicato come primo titolo vincente il mio "Dorati ricordi di un'estate".




Grazie Carla!


domenica 23 gennaio 2011

Le dive di Mariarita Brunazzi

Ed eccomi a raccontarvi di un altro dei bellissimi regali che ho recentemente ricevuto.

Un dono giuntomi assolutamente inaspettato e quindi accolto con gioiosa nonché grandisssima sorpresa.
Sorpresa a cui, all'apertura del bustone imbottito, è seguito un ohhhhhhh di estatica ammirazione, immediatamente sopraffatto da un'ondata di intensa commozione, sia per l'affetto di cui la mia adorabile e adorata Thelma mi ha inondata, attraverso questo mirabile dono, sia per il tenerissimo biglietto che l'accompagnava.



Chi è Thelma per me, Voi miei cari e abituali lettori ormai lo sapete, e la vera storia di Thelma e Louise già ve l'abbiamo raccontata.
Ma, a chi ancora non lo sapesse, basterà osservare questi tre splendidi e assolutamente inediti ritratti di dive, che Thelma mi ha regalato, per riconoscere l'inconfondibile stile della straordinaria pittrice Mariarita Brunazzi, ovvero Rita B. del blog A Bozzolo, ovvero ....... ma con quanti affettuosi appellativi è conosciuta questa ragazza nel mondo web, dove scorazza come un simpatico ed amabile folletto?








Purtroppo la qualità della fotografia lascia molto a desiderare (il colore di sfondo è lo stesso in tutti e tre i ritratti, mentre in foto inspiegabilmente è uscito diverso), ma le immagini postate riusciranno ugualmente a farvi apprezzare la bellezza e perfezione di questi originali ritratti.

E poiché queste deliziose opere (tecnica: matita, matita bianca, penna, su cartoncino bruno 25 x 32,5) non sono certamente state fatte per restare chiuse in un cassetto, al più presto le porterò dal corniciaio. Non vedo l'ora di vederle appese una vicino all'altra su una parete del mio soggiorno.
Nel frattempo, avete suggerimenti da darmi, sul modo migliore di incorniciarle?




Grazie Thelma!

sabato 22 gennaio 2011

"Il vento e la rosa" di Francesco Baldassi

In queste ultime settimane ho ricevuto alcuni graditi doni, che desidero mostrarvi. Doni preziosi, provenienti da persone che considero speciali, e ad ognuno dei quali dedicherò un apposito post.

Eccomi a raccontarvi del primo:




"Il vento e la rosa"
ultima silloge poetica del poeta romano
Francesco Baldassi
Edizioni Tabula Fati (2010)


Era proprio la vigilia di Natale quando mi è stato recapitato tramite posta quello che ho accolto come un prezioso dono natalizio, da parte di Francesco Baldassi, poeta e scrittore romano che ho avuto l'onore e il piacere di conoscere, sia pur solo in maniera virtuale, grazie all'amica Carla Colombo e al suo blog La vostra arte.

E' infatti attraverso la vetrina a lui dedicata nel suddetto blog, che ho avuto modo di conoscere ed apprezzare la sua poetica, colta e profondamente incisiva, che ho poi potuto approfondire grazie ad alcune delle sue ultime sillogi di poesia.

Una persona dotata di grande sensibilità e umanità, Francesco Baldassi, oltre che - lui sì - Poeta per davvero, della cui attenzione e considerazione mi sento molto onorata e che ancora, voglio con gratitudine ringraziare, per il lusinghiero giudizio che ebbe ad esprimere sul mio scrivere in versi, in occasione della vetrina dedicatami da Carla sul già citato blog.


Di questa sua ultima silloge, un canto amoroso a due voci fra sposo e sposa, vorrei offrirvi un piccolo assaggio, riportando questi suoi eleganti, limpidissimi versi:



Vagabondo
SPOSO


Vagabondo dentro l’universo
del pensiero,

raccolgo tutto il peso della vita.

Ma tu ricorda, amore:

solo per te oggi mi accingo
a conquistare le costellazioni
per indicarti il cuore di una stella
che abita l’infanzia della vita.

E cometa sarò
quando avrò dilatato i confini
ai limiti del cosmo
navigando lo spazio dissepolto
della felicità.



Brusio


SPOSA


Oggi,
per ridonare tutto il mio sorriso
ai sussulti del cuore
traggo dal vento l'alito
della memoria antica.

Ma intera, lentamente
la mia costanza,
scivolando sul bordo degli attriti,
occultamente inquieta la presenza
di un dì morente.

M'affido allora
all'attimo cruciale del pensiero,
per inoltrarmi
dentro il brusio del buio
che già si addensa attorno
alla vicina notte.





Una simpatica coincidenza che mi piace sottolineare è che l'immagine che appare sulla copertina del libro è una fotografia scattata ed elaborata da Nina Grioli, un'amica di forum di vecchia data, appassionata fotografa dilettante (ma definirla dilettante è veramente riduttivo, come potete constatare clikkando sul link).



Grazie Francesco!

mercoledì 19 gennaio 2011

Sul Gran Sasso

La montagna è meravigliosa ma può essere anche terribile.
Avevo incontrato Giampo, un romano appassionato di montagna e di alpinismo, su un forum dedicato all'argomento. Una conoscenza virtuale tra le tante ma, come confermato da chi lo aveva conosciuto personalmente, fra cui anche mia figlia, era una persona davvero speciale.
Sorpreso da una tormenta di neve sul Gran Sasso durante un'escursione domenicale, nella notte tra domenica 18 e lunedi 19 gennaio 2009, Giampo se n'è andato, ucciso dal freddo e dalla sua passione per l'alpinismo e per la montagna.

In occasione del primo anniversario di quel drammatico evento avevo scritto questi versi che, in suo ricordo, qui riporto.




SUL GRAN SASSO

Altra neve ha coperto
l’orma di smarriti passi
e il vento sperde l’eco
della voce nella bufera.

Con cuore pellegrino
risalgo l’erta dove
l’algido abbraccio
di una nicchia di neve
accolse
l’ultimo tuo pensiero
l’ultimo tuo sospiro

e sulla vetta
lascio per te una prece
un fiore ed un sorriso.



© Carla Castellani

martedì 18 gennaio 2011

I miei hobby: la montagna

Una delle mie passioni più intense è la montagna, che ho amato ed amo in tutte le sue espressioni e in tutte le stagioni.
Lo so, può sembrare strana questa mia predilezione, se si considera che io vivo vicino al mare e che ho sempre dovuto percorrere centinaia di chilometri per raggiungere le montagne.

Purtroppo ora, per sopraggiunti problemi di salute alquanto limitanti, non sono più in grado di affrontare le lunghe e ripide escursioni verso i rifugi alpini, nè di sobbarcarmi faticose scarpinate in cerca di funghi o di prodotti del sottobosco, e nemmeno di godermi le discese invernali sugli sci.

E' già da molti anni ormai che non mi è più possibile vedere dal vivo le montagne ammantate di neve, nel pieno della loro magnificenza invernale.
E' solo la televisione adesso, durante le telecronache delle gare di sci, ad offrirmi scorci dei luoghi da me amati: immagini che mi riempiono gli occhi di bellezza e il cuore di nostalgia.

Ancora c'è l'estate però, che mi regala la possibilità di godermi le montagne, e anche se ormai mi limito a distensive e non troppo lunghe passeggiate su agevoli sentieri, catturandone la bellezza con lo sguardo e con la fotocamera, la montagna, con i suoi boschi e le sue rocce, resta sempre la regina incontrastata del mio cuore.

lunedì 17 gennaio 2011

Hanno detto: sui ricordi

Felici o dolorosi che siano, i ricordi sono il prezioso bagaglio che ci accompagna lungo il tragitto della nostra vita.




✿ Un sorriso non dura che un istante, ma nel ricordo può essere eterno.
(Friedrich von Schiller)

✿ Il ricordo è un modo d'incontrarsi.
(Kahlil Gibran)

✿ I ricordi sono mani che non giungono a toccarsi.
(Camillo Sbarbaro)

✿ I rimpianti sono ricordi vestiti a lutto.
(Jacques Normand)

✿ Non esiste separazione definitiva finché esiste il ricordo.
(Isabel Allende)

✿ Il ricordo della felicità non è più felicità, il ricordo del dolore è ancora dolore.
(George Byron)

✿ Una cattiva azione non ci tormenta appena compiuta, ma a distanza di molto tempo, quando la si ricorda, perché il ricordo non si spegne.
(Jean Jacques Rousseau)

✿ Ci vuole più coraggio per dimenticare che per ricordare.
(Sören Kierkegaard)

✿ A che serve passare dei giorni se non si ricordano?
(Cesare Pavese)

✿ La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.
(Gabriel Garcia Marquez)

✿ Perdona i tuoi nemici, ma non dimenticare mai i loro nomi.
(John Fitzgerald Kennedy)

✿ A volte basta un attimo per scordare una vita, ma a volte non basta una vita per scordare un attimo.
(Jim Morrison)

venerdì 14 gennaio 2011

La neve in arte e poesia


Walter Elmer Schofield
(1867-1944)
"Morning Light"



Fior di neve

Dal cielo tutti gli Angeli
videro i campi brulli
senza fronde né fiori
e lessero nel cuore dei fanciulli
che amano le cose bianche.
Scossero le ali stanche di volare
e allora discese lieve lieve
la fiorita neve.

(Umberto Saba)





Joseph Felix Bouchor
(1853-1937)
"Soleil et neige"



La danza della neve

Sui campi e sulle strade
silenziosa e lieve
volteggiando, la neve
cade.

Danza la falda bianca
nell'ampio ciel scherzosa,
poi sul terren si posa,
stanca.

In mille immote forme
sui tetti e sui camini
sui cippi e sui giardini,
dorme.

Tutto d'intorno è pace,
chiuso in oblio profondo,
indifferente il mondo
tace.

(Ada Negri)






Charles Mertens
(1865-1919)
"Moulin et église dans un paysage enneigé"



La Neve che mai si accumula -
La transitoria, fragrante neve
Che arriva una sola volta l'Anno
Morbida s'impone ora -

Tanto pervade l'albero
Di notte sotto la stella
Che certo sia il Passo di Febbraio
L'Esperienza giurerebbe -

Invernale come un Volto
Che austero e antico conoscemmo
Riparato in tutto tranne la Solitudine
Dall'Alibi della Natura -

Fosse ogni Tempesta così dolce
Valore non avrebbe -
Noi compriamo per contrasto -
La Pena è buona
Quanto più vicina alla memoria -

(Emily Dickinson)






Alfred Sisley
(1839-1899)
"Neige à Marly"



Neve

Neve che turbini in alto e avvolgi
le cose di un tacito manto.
Neve che cadi dall'alto e noi copri
coprici ancora, all'infinito: imbianca
la città con le case, con le chiese,
il porto con le navi,
le distese dei prati...

(Umberto Saba)






Vincent Van Gogh
(1853-1890)
"Paysage enneigé"



Il cielo è basso, le nuvole a mezz'aria,
un fiocco di neve vagabondo
fra scavalcare una tettoia o una viottola
non sa decidersi.
Un vento meschino tutto il giorno si lagna
... di come qualcuno l'ha trattato;
la natura, come noi, si lascia talvolta sorprendere
senza il suo diadema.

(Emily Dickinson)






Claude Monet
(1840-1926)
"La charette"



Nevicata

Lenta fiocca la neve pe 'l cielo cinereo: gridi,
suoni di vita più non salgon da la città,

non d'erbaiola il grido o corrente rumore di carro,
non d'amor la canzon ilare e di gioventù.

Da la torre di piazza roche per l'aere le ore
gemon, come sospir d'un mondo lungi dal dì.

Picchiano uccelli raminghi a' vetri appannati: gli, amici
spiriti reduci son, guardano e chiamano a me.

In breve, o cari, in breve - tu calmati, indomito cuore -
giù al silenzio verrò, ne l'ombra riposerò.

(Giosué Carducci)






Alfred Sisley
(1839-1899)
"The Place du Chenil at Marly-Le Roi"



La terza neve

Guardavamo dalle finestre, là
dove i tigli
si stagliavano neri
nella profondità del cortile.
Sospirammo
ancora, la neve non veniva,
ed era tempo, ormai,
era tempo...
E la neve venne,
venne verso sera.
Essa
giù dall'alto dei cieli
volava
a seconda del vento.
e nel volo
oscillava.
A falde sottili come lamine.
fragili,
era confusa di sé stessa.
La prendevamo delicatamente nelle mani
e stupivamo:
dunque, era quella la neve?
Ma la neve ci rassicurava:
Verrà, io lo so,
verrà la neve vera.
Non vi turbate
mi scioglierò,
non inquietatevi
subito... .
Dopo sette giorni
venne la neve nuova.
Non venne
precipitò.
Cadeva cosi fitta, da non potere
tenere aperti gli occhi.
a tutta forza
vorticava in cerchio, mugliando.
Con pervicace ostinazione
voleva inseguire il trionfo
perché tutti dicessero concordi:
si, è lei, la neve
vera. Che non dura un sol giorno,
o due.
Ma disperò di sé, non resistette
e si diede per vinta.
E se non si scioglieva tra le mani
si scioglieva
sotto
i piedi...
E noi inquieti, ansiosi
sempre più spesso
scrutavamo l'orizzonte: quando
quella vera verrà?
Perché era tempo,
era tempo...
E un mattino,
appena alzati, pieni di sonno,
ignari ancora,
d'improvviso aperta la porta,
meravigliati, la calpestammo.
Posava, alta e pulita
in tutta la sua tenera semplicità.
Era
fittissimamente di sé sicura.
Giacque
in terra
sui tetti
e stupì tutti
con la sua bianchezza.
Era davvero tanta,
ed era davvero bella.
Cadeva e cadeva
nel baccano dell'alba
fra il rombo delle macchine e lo sbuffare
dei cavalli
e sotto i piedi non si scioglieva.
anzi diventava più compatta.
Giaceva
fresca e scintillante
e ognuno ne era abbagliato.
Ed era lei, la neve. La vera.
L'aspettavamo.
Era venuta.

(Evgenij Evtušenko)






Gustave Courbet
(1819-1877)
"Village in winter"



L'orfano (La neve)

Lenta la neve, fiocca, fiocca, fiocca,
senti: una zana dondola pian piano.
Un bimbo piange, il piccol dito in bocca,
canta una vecchia, il mento sulla mano,

La vecchia canta: Intorno al tuo lettino
c'è rose e gigli, tutto un bel giardino.
Nel bel giardino il bimbo s'addormenta.
La neve fiocca lenta, lenta, lenta.

(Giovani Pascoli)






Claude Monet
(1840-1926)
"La gazza"



E viene il tempo

E viene il tempo
del corvo nero
sulla neve bianca.
Un'isola di ghiaccio
sopra il fiume
porta il corvo lontano.
E il corvo canta -cra-
io solo sono nero
in questo mondo bianco
D'estate vorrei essere
bianco come un gabbiano
sull'azzurro del mare,
ma su questo mondo candido
-cra-cra- io solo sono nero.

(Elisabeth Borchers)






Camille Pissarro
(1830-1904)
"Strada a Pontoise"



Quando la sera nevica
ogni suono è ovattato
e il silenzio del mondo
ti giunge inalterato.
E sa, senza guardare,
che deve nevicare
nel buio della sera;
quando la sera nevica
e tu cammini a caso,
senti l'aria che punge
e ti pizzica il naso,
e ti arrossa i ginocchi;
la neve scende a fiocchi
nel buio della sera.

(Kelly Jackson)




Tutte le immagini presenti in questo post sono state reperite nel Web.

giovedì 13 gennaio 2011

Mona Lisa descending a staircase

E' Joan Gratz l'autore di questo video che, ormai con qualche annetto alle spalle, è ancora capace di ipnotizzare lo spettatore. Si tratta di "Monalisa descending a staircase", vincitore nel 1992 dell'Oscar come miglior cortometraggio.
La tecnica con cui è stato realizzato, il "clay painting", consente di fondere, sciogliere, trasformare le immagini le une nelle altre, così dal sorriso enigmatico di Monna Lisa, ci si perde in un universo pittorico in continua trasformazione.
Le opere di Van Gogh, Gauguin, Munch, Schiele, Picasso, Dalì, Mirò, Bacon... e di molti altri artisti ancora, compongono e scompongono un vivacissimo quadro in movimento, palpitante di vita.


martedì 11 gennaio 2011

Ricordo di Fabrizio De André


L' 11 gennaio 1999 moriva a Milano, a soli 59 anni, Fabrizio De André.
Il grande Faber, che era nato a Genova il 18 febbraio 1940, è stato uno dei più noti ed amati cantautori italiani di sempre, sicuramente uno fra i più importanti.

Come definirlo? cantautore ... cantastorie ... musicista ... poeta ... che con le parole sapeva accarezzare ma anche picchiare duro.
Io ho molto amato tutto il suo repertorio e ancora adesso, che non c'è più da tanto tempo, le sue parole e la sua voce mi regalano profonde emozioni.




Un brano che rammento con particolare tenerezza è "La canzone di Marinella", che non sarà forse la più bella fra le sue innumerevoli e indimenticabili canzoni, ma è legata a ricordi miei dolcissimi perché, negli anni '70, è stata la ninna-nanna di entrambi i miei figli.
Gliela sussurravo per farli addormentare, come se gli raccontassi una fiaba in musica e, benché piccolissimi, quando piangevano bastava che iniziassi a canticchiarla sottovoce perché, zittiti, si mettessero in ascolto.
Forse sono stati i suoi più minuscoli, inconsapevoli fans.




Una rosa per te Fabrizio, per dirti grazie, per dirti
"...è stato meglio lasciarci
che non esserci mai incontrati".

lunedì 10 gennaio 2011

Proverbi di gennaio in dialetto romagnolo

Essendo io romagnola ed essendo nata in campagna, dove le esternazioni della saggezza popolare erano molto legate alle stagioni e al lavoro dei campi, ho voluto rispolverare i vecchi proverbi in dialetto della mia infanzia.
Ovvio che, alla luce dell'andamento stagionale degli ultimi anni, questi proverbi ormai non sempre ci azzeccano!

Questi sono i proverbi che ricordo, legati al mese di gennaio, e che riporto sia in dialetto romagnolo che nella traduzione in italiano, aggiungendo anche una piccola nota esplicativa.





Ad zner ten e' gren int e' suler.
In gennaio tieni il grano nel solaio.

E' una raccomandazione a conservare con cura e ad usare con oculatezza le granaglie riposte nel solaio della casa colonica.


Zner aver.
Gennaio avaro.

In gennaio, col freddo e il gelo, la natura e la terra offrono ben poco.


Zner e' fa e' pont, fabrer u l' romp.
Gennaio fa il ponte, febbraio lo rompe.

In gennaio il ghiaccio congiunge le rive dei corsi d'acqua; febbraio lo fa sciogliere.


Quand ch' e' vola la mosca de mes d'zner, ten da cont la paja de' pajer.
Quando vola la mosca nel mese di gennaio, non sprecare la paglia del pagliaio.

Quand ch' e' da fura l'êva d' zner, u s' fa pôch pajer.
Quando esce l'ape in gennaio, si fa poco pagliaio.

Se a zner e' zira e' muscon, ten da cont e' pajon.
Se in gennaio gira il moscone, conserva il paglione.

Il rigore invernale uccide le larve e i parassiti, ma un gennaio non abbastanza freddo, tanto da consentire a mosche, api e mosconi, di entrare in attività, influirà negativamente sulle prossime colture, per cui è opportuno risparmiare la paglia dell'anno precedente.


Par l' an nôv tot al galen al fa l'ôv.
Per l'anno nuovo tutte le galline fanno l'uovo.

Zner uver.
Gennaio ovaio.

In gennaio le galline ricominciano a fare l'uovo, dopo la sosta di produzione dovuta al cambio di piumaggio.


Quel c' u s' fa e' prem de d' l'ân u s' fa par tot l'ân.
Quello che si fa il primo giorno dell'anno si fa per tutto l'anno.

Questo proverbio rispecchia intenti di previsione e propiziatori, per cui si cercava di iniziare bene l'anno per avere una buona annata.


La not d' la Pasqueta e s-cor e ciù e la zveta.
La notte della Pasquetta (Epifania) parlano l'assiolo e la civetta.

Era credenza popolare che nella notte dell'Epifania gli animali potessero parlare il linguaggio degli uomini.


Par la Pasqueta un'ureta.
Per la Pasquetta un'oretta.

Pasqueta mez'ureta.
Pasquetta mezz'oretta.

Con un calcolo piuttosto approssimativo, questi proverbi si riferiscono all'allungarsi del giorno che già si riscontra dall' Epifania.


Par Sant'Antoni Abêt i de i s' aslonga un'ora e un quêrt.
Per Sant'Antonio Abate i giorni si allungano un'ora e un quarto.

Anche questo proverbio si riferisce all'allungarsi del giorno che aumenta man mano che procede il mese.


Sant'Antoni da la berba biânca, s'un la ja u s' la fa.
Sant'Antonio dalla barba bianca, se non ce l'ha se la fa.

Assimilando la neve alla lunga barba bianca con cui è rappresentato S. Antonio, si ipotizza che se non c'è già la neve, per S. Antonio (17 gennaio) nevicherà.


Par San Bas-ciân, e' trema la coda a e' cân.
Per San Sebastiano trema la coda al cane.

Siamo nel pieno dell'inverno (20 gennaio) ed ovviamente fa freddo, tanto che trema anche la coda del cane.


Par San Bas-ciân e trema la coda a e' can; par Sant'Agnes la i chesca sques.
Per San Sebastiano trema la coda al cane; per Sant'Agnese quasi gli cade.

Riprendendo il precedente proverbio relativo a San Sebastiano, si conferma con Santa Agnese (21 gennaio) il clima rigido della seconda metà di gennaio.


Par San Pêval e' giaz l' e a ca de' gêval.
Per San Paolo il ghiaccio è a casa del diavolo.

Per S. Paolo (25 gennaio) la morsa del gelo dovrebbe allentarsi .

sabato 8 gennaio 2011

Sei partita

E’ accaduto l’8 gennaio.
Come oggi.
La porta a vetri del Reparto Rianimazione si è chiusa alle mie spalle con un piccolo scatto ed eravamo separate per sempre. Tu di là, io di qua.
Tu di là, con le infermiere intente a liberarti dai tubi che invadevano il tuo povero corpo martoriato.
Io di qua, smarrita ... orfana ... sperduta ... anche se c’erano le braccia di mio marito ad accogliermi, comprensive e consolatorie.
Dovevo imparare a vivere senza di te, mamma. Dovevo lasciarti andare.
Non ho ancora saputo farlo.
Mi ha colto di sorpresa rendermi conto che da quel giorno sono già passati anni. E’ ancora così presente, così vivo, il dolore!







SEI PARTITA


Non c’è stato commiato
non un cenno, uno sguardo
a sancire l’addio.

Sempre più incerti e lenti
i picchi sul visore
delle macchine
che ti davano vita.

Quando il medico ha detto:
Ormai ci siamo, ora è meglio che vada ...
l’ho pregato: no, mi lasci restare.

Sei partita in silenzio
scivolando
oltre i bordi del tempo

il mio sguardo
ancorato al tuo viso
la mia mano
aggrappata alla tua
come quand’ero piccina

e piatta sul visore
scorreva
una linea sottile.

© Carla Castellani
(Krilù)



giovedì 6 gennaio 2011

Foto d'autore: Steve McCurry

Voglio proporvi alcune splendide fotografie realizzate da Steve McCurry, il fotografo statunitense della prestigiosa agenzia Magnum, divenuto universalmente noto grazie alle sue memorabili immagini scattate per il National Geographic.

Steve McCurry, che è nato a Philadelphia nel 1950, ha iniziato la sua carriera di fotoreporter quando, cammuffato sotto gli abiti della gente del posto, attraversò il confine del Pakistan per entrare in Afghanistan prima dell'invasione russa. Il reportage gli valse la Robert Capa Gold Medal, assegnata ai fotogafi che dimostrano eccezionale coraggio.

E' universalmente considerato uno dei più grandi maestri della fotografia dei nostri tempi.




Peshawar, Pakistan, 1984

E' questa forse la sua foto più famosa, quella che apparve sulla copertina del National Geographic nel giugno 1985: il volto attonito di una ragazzina afgana dai grandi occhi verdi, rifugiata in un campo profughi in Pakistan.


A distanza di 17 anni Steve Mc Curry ha rintracciato Sharbat Gula, quella bambina nel frattempo diventata donna che ora, avvolta nel burka, vive in una remota regione dell'Afganistan e l'ha nuovamente fotografata.






Jodhpur, India, 1996





Agra, India, 1999





Kandze, Tibet, 2001




Ando, Tibet, 2001




Pul-i-Kumri, Afghanistan, 2002



Potete guardare direttamente sul suo sito, tante altre delle sue meravigliose foto.

mercoledì 5 gennaio 2011

La festa dell'Epifanìa e la Befana

Re Magi
S. Apollinare Nuovo - Ravenna
decorazione musiva parietale
posta nella parete settentrionale,
registro inferiore, a destra



Il termine Epifanìa, che deriva dal greco epiphàneia cioè "manifestazione", da epiphànesthai cioè "apparire", nella tradizione cristiana assume il significato del primo manifestarsi della divinità di Gesù ai Re Magi ed è festa di precetto, che la Chiesa Cattolica festeggia il 6 gennaio (dodici giorni dopo Natale).
Questo giorno inizialmente era consacrato in Oriente alle "manifestazioni" di Cristo: adorazione dei Magi, Battesimo di Gesù, miracolo di Cana (cioè il cambiamento dell'acqua in vino).
L'Occidente, nel IV secolo, adottando l'Epifanìa orientale, ne sottolineò soprattutto la manifestazione ai gentili, cioè la considerò come la festa dei Re Magi.


L'Adorazione dei Magi è un tema molto diffuso nell'iconografia dell'arte cristiana, specie nel Quattrocento.



Gentile da Fabriano
"Adorazione dei Magi"
(o Pala Strozzi)
1423
Firenze, Galleria degli Uffizi




Stefano da Zevio
"Adorazione dei Magi"
1434
Milano, Brera




Sandro Botticelli (Alessandro Filipepi)
"Adorazione dei Magi"
1476-1477
Firenze, Galleria degli Uffizi




Leonardo da Vinci
"Adorazione dei Magi"
1481-1482
Firenze, Galleria degli Uffizi






Domenico Ghirlandaio
"Adorazione dei Magi"
1488
Firenze, Spedale degli Innocenti




In molti Paesi, e in particolare in quelli mediterranei, per tradizione popolare, il 6 gennaio è anche la festa della Befana, figura folkloristica, rappresentata da una vecchietta male in arnese, dispensatrice di doni, che nella notte fra il 5 e il 6 gennaio arriva nelle case dei bambini cavalcando una scopa.
Gli studiosi vedono in questa usanza un ricordo dei festeggiamenti pagani connessi con i Saturnali e la sua datazione al 6 gennaio legata probabilmente a calcoli e considerazioni sul solstizio e sulle lunazioni.


E' questa una festa molto sentita dai bambini che però, per un certo lasso di tempo se la sono vista "scippare" dal Governo.
Infatti, in un periodo di recessione, il Governo Andreotti, con la Legge n. 54/1977 sopprimeva agli effetti civili molte festività, fra cui anche la festa dell'Epifanìa, la cui celebrazione veniva trasferita alla domenica successiva.
Veniva poi ripristinata, con D.P.R. n. 792/1985 come giornata festiva a tutti gli effetti, a partire dal 6 gennaio 1986.



E non dimentichiamoci che l'Epifanìa ...
tutte le Feste si porta via!




Tutte le immagini presenti in questo post sono state reperite nel Web.