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domenica 30 dicembre 2012

Tempo di bilanci e di buoni propositi


Un anno se ne va, un anno arriva ...
Il bilancio dell'anno che sta finendo non mi  si presenta molto positivo, specie sul fronte della salute ... quello in arrivo posso solo ipotizzare che sarà  anche peggio di così ... ne sono consapevole e lo accetto, sia pure obtorto collo.

Ma ad ogni inizio d'anno è d'uopo affrontare il futuro armati di speranza e di buoni propositi perciò io faccio mia questa esortazione di Daisaku Ikeda:

Non lasciarti condizionare dal passato,
guarda sempre avanti;
“Da questo momento, da oggi,
da ora in poi”.
Non perdere mai la forte determinazione
di continuare ad avanzare. 

                        (Daisaku Ikeda) 



A tutti voi
il mio sincero augurio 
che il nuovo anno possa realizzare 
tutte le vostre speranze
e i vostri desideri

lunedì 24 dicembre 2012

Buon Natale

Nella confusione di questi giorni pre-natalizi ho cercato di recapitarvi direttamente nei vostri blog i miei auguri di liete feste, ma a un certo punto devo aver perso il conto e certamente ci sarà qualcuno che li ha ricevuti doppi o tripli e qualcuno che non li ha ricevuti per niente ...   Per farmi perdonare, ripeto qui, per tutti   
                  


i miei più fervidi auguri 
di un dolce e sereno Natale 
per voi e per i vostri cari

 



mercoledì 19 dicembre 2012

Riapre il Garden Mondoverde di Cervia

Riprendo l'argomento del post precedente  per ringraziare sentitamente,  anche a nome dello Staff del Garden Mondoverde di Cervia, ciascuno di voi, miei cari amici,  che avete commentato  esprimendo il vostro rincrescimento e la  vostra solidale vicinanza a chi  ha visto in un attimo andare in fumo il frutto di anni di lavoro.


Prima di mostrarvi qualcuna delle foto che ho scattato  alla struttura devastata, desidero però aprire il post con queste fiorite immagini,  significative di quanto tutto lo Staff, con grande tenacia e determinazione, si è adoperato per  l'immediato allestimento di un' area di vendita provvisoria  nell' unico capannone superstite, situato dietro alla struttura principale.



Allestimento che se al momento non può certo competere con il super fornitissimo Garden andato distrutto, almeno consente loro in questo periodo natalizio di continuare a servire per quanto possibile la loro affezionata clientela.

Per loro è molto importante che si sappia che il Garden non ha chiuso i battenti ma sta proseguendo la sua attività. 
Per questo chiedo agli amici che  ne hanno la  possibilità  di  fare da cassa di risonanza,   condividendo la notizia su Facebook o Twitter, così che il pubblico romagnolo ne sia informato.







Questo è  ciò che  rimane delle due serre che costituivano la struttura di vendita del Garden, che dovranno essere abbattute e ricostruite.



A tutto lo Staff del Garden 
e in particolare a
Massimiliano e Francesca,
Chiara, Eleonora, Francesca 2, 
Graziella, Martina
il mio sincero augurio 
di ritrovare il sorriso e la speranza
e che il nuovo anno
 sia più propizio.



venerdì 14 dicembre 2012

Un Natale in bianco e rosso


Sulla S.S. 16, nel tratto fra Cervia e Milano Marittima c'è un grande e fornitissimo Garden, dove in ogni stagione dell'anno amo trascorrere un po' di tempo, gironzolando fra piante di ogni specie e dimensione, ricche collezioni di vasi da esterno e cache-pot, composizioni fiorite, oggettistica varia, arredamenti da giardino e tutto quello che un garden può offrire a chi è interessato all'argomento.


In questo periodo dell'anno però, ciò che maggiormente mi cattura è lo show-room di Natale, dove passare  pomeriggi  interi è davvero cosa da niente.


Quest'anno è l'incanto di un Natale di stampo nordico, prevalentemente sui toni del rosso e del bianco, con una piccola concessione all'oro, ad accogliere i clienti con le sue festose tentazioni.





Quella che vi propongo in questo post è solo una piccola parte delle immagini che ho scattate nel corso della mia ultima visita al Garden, ma già mi predispongo a ritornarci sia per lustrarmi gli occhi fra tante belle cose che per fare rifornimento di piante e decorazioni natalizie.








# # # # # # # # # # # # # # # # # # #




Avevo completato questo post nel giorno dell'Immacolata, con l'intento di pubblicarlo l'indomani ma ... l'indomani il Garden non c'era più, completamente distrutto nelle strutture e nel loro contenuto, da un devastante incendio.

Questa foto non è mia ma  prelevata 
da un giornale locale online


Non so se ho fatto bene o male ma, dopo molte titubanze, ho comunque deciso di pubblicare ugualmente questo post, sia per testimoniare la mia solidarietà e vicinanza ai titolari e dipendenti del Garden, che in un attimo hanno visto andare in fumo il frutto di anni di appassionata professionalità, sia perché con grande impegno e  forza di volontà, a pochi giorni dall'incendio,  stanno già riprendendo l' attività nell' unica struttura del complesso che, essendo staccata dalle altre, è stata risparmiata dal fuoco.


♥ CON TUTTO IL CUORE ♥
 IN BOCCA AL LUPO, RAGAZZI !!!!

martedì 11 dicembre 2012

"Bianco Natale" by Fantasie di Fata

Con piacere vi segnalo una simpatica idea natalizia lanciata da Elly del blog Fantasie di Fata, che con un concorso fotografico avente per tema "Bianco Natale", ci introduce nell'atmosfera ammaliante delle imminenti festività.

Cliccando sul banner qui a destra, vi troverete direttamente nel blog Fantasie di Fata, sul post che illustra le modalità di partecipazione a questa simpatica iniziativa.

Con questo click anch'io partecipo 
al concorso di Elly:

domenica 9 dicembre 2012

Di acque e di luce


"Riflessi all'Adda"
olio su tela cm 24x18 - (2006)
della pittrice lombarda Carla Colombo

Questa è l'opera pittorica di Carla che a suo tempo scelsi per illustrare questi miei versi a lei dedicati e pubblicati nel mio sito.
Il dipinto non è dei suoi più recenti, ma mi sembra tuttora significativo dell'amore che Carla ha sempre manifestato per il "suo fiume" che ha innumerevoli volte immortalato con sapienti tocchi "di acque e di luce".

Ma nemmeno questi miei versi che ho voluto dedicare alla sua arte sono recentissimi, risalgono infatti al 2009.



DI ACQUE E DI LUCE
(dedica all'artista Carla Colombo)


Lei che
della terra lombarda
sa voci e silenzi

di acque e di luce
l'arte sua alimenta
in voli d'ombra
e vampe di colore

E dell'Adda che va
coglie sussurri e guizzi
e fremiti e armonie

linfa di vita che
dal cuore alla tela
scorre a fermarne
nel tempo la malìa



© Carla Castellani
(Krilù)



venerdì 7 dicembre 2012

"Un Natale da gatti" by Rumore di fusa

Un Natale da gatti
E' con molto piacere che  segnalo l'idea   lanciata da Silvia, del blog  "Rumore di fusa", perché a parer mio è una simpatica iniziativa natalizia, originale e divertente.

Cliccando sul banner qui a fianco vi troverete direttamente nel blog Rumore di fusa, sul post che illustra il concorso, dove troverete tutte le informazioni  utili per partecipare.

"Un Natale da Gatti" oltre a costituire una raccolta fotografica inedita di mici alle prese con gli addobbi natalizi, offrirà ai partecipanti la possibilità di vincere  un bel premio a estrazione.

Anche se adoro i gatti, purtroppo al momento in casa mia non godo della loro compagnia,  ma ho per "nipotine" due micette deliziose e, se mi sarà dato di poterle  fotografare, anch'io aderirò con uno scatto all'iniziativa di Silvia.

 
 



lunedì 3 dicembre 2012

La poetessa che amava le montagne


Era per me inevitabile, amando la poesia ed amando la montagna, andare alla ricerca di poeti che dalla montagna hanno tratto ispirazione.
In questa appassionante ricerca mi sono imbattuta nell’opera di una poetessa italiana, Antonia Pozzi, che la montagna l’ha molto amata, l’ha intensamente vissuta, anche come alpinista e fotografa, e l’ha cantata in liriche di grande suggestione poetica.
Ne sono rimasta affascinata e ho desiderato conoscere più a fondo la sua vita e la sua opera.


Antonia Pozzi


Antonia Pozzi nacque a Milano il 13 febbraio 1912, in una famiglia dell’alta società lombarda, e pose fine alla sua vita nel 1938, all’età di soli 26 anni, in un gelido mattino di dicembre, nella campagna milanese vicino all’Abbazia di Chiaravalle.
Poetessa di grande sensibilità, donna di grande intelligenza e di grande cultura, la sua opera “Parole” fu pubblicata postuma in forma privata (incompleta e censurata a cura del padre), per la prima volta nel 1939. A questa seguirono altre edizioni più complete.
Apprezzata da grandi poeti quali T.S. Eliot e Montale, che scrisse la prefazione alla quarta edizione di “Parole”, è stata considerata dalla critica una delle voci femminili più importanti della poesia italiana del 1900.

Tralascio volutamente di soffermarmi sul suo tormentato itinerario esistenziale (l’amore, osteggiato dalla famiglia, per il suo professore di greco e latino al liceo, Antonio Maria Cervi, che la segnerà profondamente) e del suo articolato processo culturale (allieva del filosofo Antonio Banfi col quale discute con grande successo la sua tesi su Flaubert, laureandosi in Estetica; fa parte del gruppo di giovani intellettuali lombardi della sua generazione: Remo Cantoni, Dino Formaggio, Vittorio Sereni, Paolo e Piero Treves, Mario Monicelli, Alberto Mondadori, Giancarlo Vigorelli, ecc.; compie numerosi viaggi di studio all’estero, munita dell’immancabile macchina fotografica con la quale, da professionista dell’obbiettivo sa cogliere atmosfere e suggestivi particolari e parla correttamente francese, inglese, tedesco).
Chi fosse interessato ad approfondire la conoscenza di questa intensa figura femminile potrà fare riferimento alla bibliografia elencata in calce, che mi è stata di supporto per la mia ricerca.

In questo contesto mi limiterò a parlare del forte legame che Antonia Pozzi ebbe con la montagna, e dei suoi rapporti con lo scrittore e nota guida alpina Guido Rey e con il grande alpinista Emilio Comici, al quale dedicò due intense poesie.

Monte Cervino


Nella maggior parte delle liriche di Antonia Pozzi vi è l’indicazione della data ed in molte di esse anche del luogo dove sono state scritte.
A testimonianza del suo amore per la montagna troviamo numerose località alpine: Madonna di Campiglio, Pasturo, Grigna, S.Martino di Castrozza, Breil, Valtournanche, Misurina: tutti luoghi questi, dove la poetessa trasse spunto per liriche di vibrante intensità anche se, naturalmente, l’opera di Antonia Pozzi non è solo nella montagna che trova ispirazione, ma si potrebbe definire, credo, un diario esistenziale in poesia.

A Pasturo, piccolo borgo arrampicato alle pendici della Grigna, nell’alta Valsassina, sopra Lecco, (che lei definisce “il mio brutto, dolce paese”), nell’antica villa settecentesca di proprietà della sua famiglia, amava ritirarsi per leggere, scrivere ed esplorare i sentieri che, tra boschi di aceri e di abeti, conducono fino alle cime della Grigna.
In questo borgo tranquillo Antonia si sente a casa “(…) sto tanto bene qui – scrive all’ amico poeta Tullio Gadenz – è la casa della mia prima infanzia (…)”. Dalla larga e bassa finestra del suo studio, che ha “l’aspetto di una baita alpestre” al secondo piano della villa, lo sguardo spazia sulla Grigna. Di questi luoghi conosce ogni roccia, ogni angolo e si inerpica instancabile sulle montagne dei dintorni.

A Madonna di Campiglio nell’agosto 1929, effettua la sua prima vera ascensione alpinistica, che così descrive in una lettera all’amatissima nonna, (che lei chiama “Nena”) Maria Cavagna Sangiuliani, nipote di Tommaso Grossi: “(…) Io ho fatto la mia prima ascensione di roccia; (…) soli con una buona guida si può andare dovunque. E, credi, la montagna è una palestra insuperabile per l’anima e per il corpo. Nel salire non si è che carne pieghevole e istinto felino aggrappati alla rupe pungente: a palmo a palmo, con l’arcuata tensione delle dita, con la piatta aderenza delle membra, si guadagna la roccia. E poi, in vetta, quando ti vedi intorno un anfiteatro di guglie e di ghiaccio, o, da una cengia esilissima, guardi, sotto lo strapiombo, affogata nella fluidità vertiginosa, la falda verde da cui balza il getto estatico di massi che hai conquistato, allora un’ebbrezza folle t’invade e l’adorazione selvaggia della tua fragilezza ardente che vince la materia. Eppure, là in alto, anche la materia, la colossale materia che ci attornia, non sembra inerte ed ostile, ma viva ed amica: e le guglie pallide non sembrano monti, ma anime di monti, irrigidite in volontà d’ascesa. (…). Emozioni intense, meglio espresse in versi nella sua lirica “Dolomiti” datata 13 agosto 1929.

Durante una vacanza a Breil nel luglio 1934, Antonia conosce personalmente la celebre guida valdostana Guido Rey, già vecchio e malato, e così descrive l’incontro in una lettera al padre: “ (…) Ieri mi hanno condotta da Guido Rey e ne sono rimasta ammaliata. E’ un povero vecchio malaticcio, ma ha due occhi, due occhi color pervinca come non ne ho visti mai. Sta in una casa di legno e pietra come una grande baita valdostana, con larghe vetrate sul Cervino. Parla piano di un’infinità di cose rare, del mondo di artisti, alpinisti e guide in cui è vissuto. Non ci si stanca di ascoltarlo e di guardarlo mentre racconta. (…).”
E alla madre, lamentandosi del maltempo che le impedisce di muoversi come vorrebbe “(…) Il Breil ha però tante attrattive lo stesso: non ultima – anzi una delle più grandi – la presenza di Guido Rey, che ho conosciuto ieri nella sua meravigliosa casa valdostana e che è un tremulo, bellissimo vecchio, con due occhi color pervinca quali non ho mai, assolutamente mai visto al mondo. Si rimane incantati a guardarli, come si guarderebbe il cielo sopra una montagna, risuscitato dopo anni di tempesta. Non so: occhi che sono di più di tutta una storia, di tutta una vita; che fanno pensare alle fiabe e alle poesie. (…) E’ un vero piacere poterlo distrarre e divertire un po’, perché è molto malato e nervoso: sono tanto contenta di esserci riuscita. E poi dice che io sono divertente, perché parlo con le mani e con le braccia: è vero?”

Guido Rey


L’incontro con Guido Rey l’ha sicuramente colpita perché tornata a Pasturo ancora parla di lui scrivendo all’amica Lucia Bozzi. Raccontandole delle sensazioni provate sulle creste del Furggen e sulla Becca di Guen, così lo ricorda: “(...) Quando poi parlai della mia gioia della solitudine, qualcuno si stupì: chi mi capì e mi approvava, senza parlare, solo col cenno dei suoi magici occhi azzurri, era Guido Rey. Che occhi, Lucia! Color pervinca, cielo dopo la tempesta, fiaba: si pensa ai secoli di luce sepolti oltre le vette, oltre le nubi. Si resta muti a guardarli, a berli, ci si perde in un prato di prodigiosa innocenza, in un fiume di silenzio. Oh, la sua voce dolce di vecchio, nella sua casa di pietra e di legno! Le sue mani pallide, scarne, sul tavolo scuro di abete – o levate nel saluto, come a benedire! Che bello, che bello Lucia avergli parlato, aver sentito che lui mi capiva, ch’era contento quando andavo a trovarlo!”.
Guido Rey (Torino 1861 – 1935) fu una delle personalità più notevoli del mondo alpino all’inizio del XX secolo. Effettuò un gran numero di ascensioni classiche ed esplorò in modo sistematico la cresta del Furggen al Cervino. Fu autore di pregevoli opere sull’alpinismo tra cui “Il monte Cervino” (1904), “Alpinismo acrobatico” (1914), “Il tempo che torna” (1929), che costituiscono veri classici della letteratura alpina.

Antonia, che vive la montagna come un’avventura dello spirito e non solo come mero esercizio fisico, condivide le posizioni atletico-filosofiche di Guido Rey, propugnatore del concetto di montagna come itinerarium mentis in natura.

Emilio Comici


In vacanza a Misurina nel gennaio 1936 Antonia, insieme all’amica Lucia, prende lezioni di sci da Emilio Comici che diventa suo compagno di indimenticabili ascensioni, prima di morire in un incidente alpinistico sui Roccioni di Vallelunga nei pressi di Selva di Val Gardena, due anni dopo la morte di Antonia.
Emilio Comici (Trieste 1901 – Selva di Val Gardena 1940) fu uno dei fondatori della scuola del moderno alpinismo acrobatico. Scalatore eccezionale lasciò la sua attività d’impiegato per diventare guida alpina e maestro di sci. Le vie aperte da Comici sono ancora oggi tra le più belle e difficili tra quelle di 6° delle Dolomiti: la direttissima della parete Nord-occidentale del Civetta, la parete Nord di Cima Grande di Lavaredo, lo Spigolo Giallo della Piccola di Lavaredo. Fu anche arrampicatore solitario su alcune vie di difficoltà estrema.

Tre Cime di Lavaredo

Nell’agosto del 1938, l’ultima estate della sua vita, Antonia ritorna a Misurina dove ritrova, nel pieno della sua maturità virile, il celebre scalatore. Antonia, che era anche appassionata fotografa, lo ritrae mentre arrampica, tutti i muscoli tesi nello sforzo dell’ascensione.
Così lo descrive in una lettera di cui si ignora il destinatario, forse l’amico poeta Tullio Gadenz: “(…)Mi erano compagni due spiriti rari e forti: Comici e una ragazza di Padova aristocratica e montanara. (…) Comici arrampicava solo su per la Nord della Piccola, un’ascensione estremamente difficile. Noi sotto, sul ghiaione, nell’ombra fredda, a seguire spasmodicamente con gli occhi quel punto minuscolo crocefisso al lastrone nero. Poi, quando lui fu in cima, noi giù a salti per uscire dall’ombra e là, per terra, al sole, a 2500 metri, fino al tramonto. C’era un silenzio infinito e pur denso di suoni (…) Forse in quell’ora era il passo delle nuvole, era la voce delle nuvole che mi sonava dentro come una sinfonia orchestrale. O forse erano le Tre Cime, là erette come una cattedrale gotica, sventrata dal fulmine e spalancata a Dio, che lasciavano prorompere l’urlo delle loro preghiere di pietra. E forse in tutto quel canto la nota più alta era tenuta dall’anima dell’uomo solo lassù, con la sua vittoria e il suo sonno sotto il sole(…).

Alessandra Cenni, autrice della sua biografia, ipotizza un “innamoramento violento” di Antonia per quest’uomo inequivocabilmente bello, dalla pelle eternamente abbronzata dal sole d’alta montagna, gli occhi di un blu intenso. Ma forse l’attrazione per quest’uomo, che sfida i limiti del proprio corpo per conquistare la vetta, non è per Antonia altro che l’espressione della sua intensa passione per la montagna.

Ed è nell’abbraccio delle montagne che tanto amava che Antonia Pozzi riposa per sempre, secondo l’espresso suo desiderio: “ (…) Desidero di essere sepolta a Pasturo, sotto un masso della Grigna, fra cespi di rododendro (…)”.



Antonia Pozzi



Bibliografia:
“Parole” – Antonia Pozzi – a cura di A. Cenni e O. Dino - Ed. Garzanti
“La vita sognata e altre poesie inedite” –Antonia. Pozzi – a cura di A. Cenni e O.Dino – Ed. Scheiwiller
“L’età delle parole è finita. Lettere 1923-1938”- A.Pozzi - a cura di A.Cenni e O.Dino – Ed. Archinto
“Mentre tu dormi le stagioni passano” – Antonia Pozzi - a cura di A.Cenni e O.Dino – Ed. Viennepierre
“Diari” ”-Antonia Pozzi - a cura di A. Cenni e O. Dino – Ed. Scheiwiller
“In riva alla vita - Storia di Antonia Pozzi poetessa” – Alessandra Cenni – Ed. Rizzoli





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Questo mio articolo è stato pubblicato su:
GAM Gruppo Amici della Montagna
Anno XVIII N.2 - maggio 2003

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sabato 1 dicembre 2012

Hanno detto: sull'alpinismo


Qualcuno li ha definiti "I conquistatori dell'inutile" coloro che mettono a repentaglio la loro vita per raggiungere una vetta. Quella vetta che appare irraggiungibile, là dove il silenzio più profondo unisce la montagna al cielo.

Gente visceralmente innamorata della montagna, che vive la montagna fino all'ultimo spasimo, con determinazione, con fatica, con sofferenza, con grande pericolo.
Ma per conquistare cosa? Il niente? Oppure loro stessi?

Certuni, anzi certamente molti, liquidano la notizia di un incidente alpinistico con un "ma chi glielo ha fatto fare?!"
Molto tempo addietro anch'io ero fra quelli, ora non più.
Avendo vissuto da vicino le esperienze alpinistiche di persone che mi sono care, ho compreso quanto l'interazione con la montagna abbia dato loro la percezione del meglio di sé stessi.
E adesso comprendo la passione viscerale che li spinge a rischiare la vita per la "conquista dell'inutile".

Herman Buhl alle Cinque Torri
parete sud-est della Torre Grande


Così hanno espresso il loro sentire questi famosi alpinisti:

✿ Sulla montagna sentiamo la gioia di vivere, la commozione di sentirsi buoni e il sollievo di dimenticare le miserie terrene. Tutto questo perché siamo più vicini al cielo.
(Emilio Comici)

✿ La montagna è fatta per tutti, non solo per gli alpinisti: per coloro che desiderano riposo nella quiete come per coloro che cercano nella fatica un riposo ancora più forte
(Guido Rey)

✿ La montagna ha il valore dell’uomo che vi si misura, altrimenti, di per sè, essa non sarebbe che un grosso mucchio di pietre.
(Walter Bonatti)

✿ Anche gli esperti muoiono sotto le valanghe, perché le valanghe non sanno che sei esperto.
(André Roch)

✿ L'alpinismo porta con sé dei rischi, ma anche tutta la bellezza che si nasconde nell’avventura dell’affrontare l’impossibile.
(Reinhold Messner)

✿ Che senso ha scalare una montagna? Ciò che conta è sapere di aver compiuto qualcosa.
Bisogna essere convinti di poter resistere fino alla fine. Sappiamo anche che non esistono sogni che non valgano la pena di essere sognati.
(George Herbert Leigh Mallory)

✿ Chi ha dato tanto alla montagna, chi per la montagna ha rischiato con tanto accanimento la vita, a questo amore resterà legato per sempre.
(Dino Buzzati)

✿ Prima si arrampica con la testa, poi con i piedi e alla fine con le mani.
(Bruno Detassis)

✿ Non basta essere all’altezza delle difficoltà che si affrontano, bisogna essere superiori ad esse.
(Paul Preuss)

✿ Se mi fosse dato di vivere senza la possibilità di sognare e di lottare per un sogno, bello quanto inutile, sarei un uomo finito.
(Giusto Gervasutti)