In Romagna, terra tradizionalmente dedita all'agricoltura, negli ultimi tre giorni di febbraio e nei primi tre giorni di marzo, all’imbrunire, era usanza accendere in gran numero le “focarine”, nei campi e sulle colline, bruciando sarmenti e fascine.
Era il rito del "fê lom a Mêrz" (fare lume a marzo), che si celebrava nel tempo di passaggio fra l'inverno e la bella stagione, per invocare un'annata favorevole per i prodotti agricoli.
Attorno a queste cataste ardenti si ballava e si cantava, recitando questa formula propiziatoria che invocava un buon raccolto:
"lòm, lòm a mêrz, una spiga faza un bêrch, un bêrch un barcarôl, una spiga un quartarôl, un bêrch una barchèta, tri quatrèn una malèta."
(lume, lume a marzo, una spiga faccia una bica, una bica una bichetta, una spiga un quartarolo, una bica una bichetta, tre quattrini una sacchetta.)
Un'usanza questa caduta in disuso nel dopoguerra, come tante altre usanze della tradizione romagnola.
Da qualche anno però nella provincia di Ravenna, grazie all'Associazione "Il Lavoro dei Contadini", in collaborazione con l' "Istituto Friedrich Schürr" associazione che si prefigge lo scopo di conservare e valorizzare il patrimonio dialettale romagnolo; "Slow Food Emilia-Romagna" che segnala e rivaluta con i suoi presidi le eccellenze gastronomiche più significative del territorio; "Musica nelle Aie" impegnata nella ricerca di musiche popolari e antichi strumenti, si sta riproponendo, in agriturismi e aziende agricole del territorio, questa antica ed affascinante tradizione, in un corollario di manifestazioni che hanno lo scopo di far riscoprire le antiche usanze, i cibi contadini, il dialetto romagnolo, la musica popolare, l’artigianato locale.
Ma ovunque, il momento clou di tutti questi eventi sarà appunto l'accensione delle "focarine" all'imbrunire.
Era il rito del "fê lom a Mêrz" (fare lume a marzo), che si celebrava nel tempo di passaggio fra l'inverno e la bella stagione, per invocare un'annata favorevole per i prodotti agricoli.
Attorno a queste cataste ardenti si ballava e si cantava, recitando questa formula propiziatoria che invocava un buon raccolto:
"lòm, lòm a mêrz, una spiga faza un bêrch, un bêrch un barcarôl, una spiga un quartarôl, un bêrch una barchèta, tri quatrèn una malèta."
(lume, lume a marzo, una spiga faccia una bica, una bica una bichetta, una spiga un quartarolo, una bica una bichetta, tre quattrini una sacchetta.)
Un'usanza questa caduta in disuso nel dopoguerra, come tante altre usanze della tradizione romagnola.
Da qualche anno però nella provincia di Ravenna, grazie all'Associazione "Il Lavoro dei Contadini", in collaborazione con l' "Istituto Friedrich Schürr" associazione che si prefigge lo scopo di conservare e valorizzare il patrimonio dialettale romagnolo; "Slow Food Emilia-Romagna" che segnala e rivaluta con i suoi presidi le eccellenze gastronomiche più significative del territorio; "Musica nelle Aie" impegnata nella ricerca di musiche popolari e antichi strumenti, si sta riproponendo, in agriturismi e aziende agricole del territorio, questa antica ed affascinante tradizione, in un corollario di manifestazioni che hanno lo scopo di far riscoprire le antiche usanze, i cibi contadini, il dialetto romagnolo, la musica popolare, l’artigianato locale.
Ma ovunque, il momento clou di tutti questi eventi sarà appunto l'accensione delle "focarine" all'imbrunire.
I tuoi testi profumano di Romagna,una regione che ho sempre
RispondiEliminaapprezzato (a dir poco) e dove spero di ritornare.
Una regione che anche un visitatore curioso ed assiduo non
può mai dire di conoscere compiutamente.
Nella zona del riminese non ricordo questa tradizione .
RispondiEliminaIl 19 marzo si fanno i fuochi ( la fucaraza ad san Giusep) chiamati di san Giuseppe , cioè si " brucia l'inverno "
Mi piacciono questi post "romagnoli"
ciao
Tradizioni che è sempre valido conoscere. Un abbraccio Krilu. La tua mimoma lassù emana aria di primavera.
RispondiEliminaBelle tradizioni, Krilù.
RispondiEliminaBacioni.
A me, tutto quanto hai raccontato, sembra contenere una poesia dolce e gioiosa.
RispondiEliminaLe focarine all'imbrunire ...
Conosco i fuochi di S. Giuseppe di cui scrive Valerio, a Rimini.
Un tempo, non so ora, i bambini andavano in cerca di rami di legno per farne fuochi nei cortili.
Grazie Krilù per tutti questi tuoi racconti. Ci fanno sognare...
Ciao e un abbraccio,
Lara
Buongiorno Krilù, non conoscevo queste usanze....interessanti
RispondiEliminaBuon inizio settimana
Deve essere bello assistere almeno una volta alle "focarine". Trovo che sia una bella idea questa iniziativa volta a conservare un'antica tradizione che andrebbe altrimenti dimenticata.
RispondiEliminaUn abbraccio, a presto!
Che bello sentire parlare delle vecchie tradizioni cara Krilù.
RispondiEliminaTomaso
Cara Krilù, è bello che nella tua terra ci siano associazioni e principlamente persone che vogliano ritrovare e rinverdire le tradizioni romagnole.
RispondiEliminaGià solo il dialetto è un patrimonio di rara bellezza, da non perdere assolutamente.
belle le usanze tradizionali,peccato che non siano più di moda!
RispondiEliminaE' molto bella l'iniziativa di preservare e far conoscere queste antiche tradizioni. Nella nostra zona è usanza fare la focarina di San Giuseppe, come ha detto anche Valerio. Dell'om a Merz, ne ho scoperto l'esistenza ascoltando una cassetta, anni fa, dei Quinzan che a questa festa hanno dedicato una canzone. Grazie per avercene parlato Krilù, mi hai fatto anche venire in mente l'anno in cui, attorno ad un grande falò, ho ballato delle danze popolari in cerchio: è stata una serata davvero suggestiva. Ciao, buona settimana!
RispondiEliminaAntiche ( ma nemmeno troppo...tempo dei nonni) tradizioni tutte legate alla terra, come tu dici. Sai di qualche luogo e manifestazione in particolare calla quale potere magari partecipare ?
RispondiEliminaSai...mi hai fatto ricordare un bel film visto qualche anno fa :Ballando a Lughnasa" . Le danze intorno ai fuochi in realtà nel film sono per la mietitura ma trattandosi di Irlanda...il clima è un po' il nostro a primavera.
Che bella questa rievocazione di una suggestiva vicenda storica per me inedita del tutto!
RispondiEliminaè un bene che esistano queste associazioni che cercano di salvare le tradizioni dei nostri nonni: conoscerle, tramandarle e parteciparvi attivamente è l'unico modo per sentirsi parte di una famiglia allargata, della nostra piccola grande Italia! Non conoscevo le focarine, un post davvero interessante!
RispondiEliminaciao...tradizioni che non smettono mai di sorprenderci e di stupirci..ciao..luigina
RispondiEliminaPiccoli pezzi di grande cultura che teneva vicino alla vita e all'interiorità
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