Era solo una vecchia bambola con il corpo di stoffa imbottito di segatura e il visetto di cartapesta. Misera bambolina di una bambina povera, consumata dal tempo e dalle troppe carezze.
Già malandata, l’aveva trovata nel pacco dei vestiti smessi che di tanto in tanto arrivavano da parte di una zia benestante, a rimpinguare lo scarso guardaroba della famiglia. E quella bambola sciupata, ripudiata dalla sua cuginetta che certamente aveva di meglio con cui giocare, era apparsa ai suoi occhi come un tesoro prezioso.
Sua madre, dopo averla ripulita, le aveva sostituito lo sbrindellato abito di seta rosa, confezionandole un grazioso abitino di cotone a fiori con gli avanzi di un vecchio vestito, e aveva nascosto in una cuffietta celeste i pochi ciuffi di stoppa biondastra residuati dell’originaria capigliatura a boccoli. Poco o nulla invece aveva potuto fare per sistemare il naso irrimediabilmente schiacciato, su un visetto su cui spiccavano immobili occhioni blu dalle lunghe ciglia disegnate. Ma che importava? A lei, che l’aveva amata fin dal primo sguardo, appariva bellissima.
Non ricordava di averle mai dato un nome, che un nome sarebbe forse servito a distinguerla fra altre bambole, ma lei non aveva altre bambole con cui confonderla.
Sua amatissima compagna di giochi, era secondo i casi la figlioletta per la quale preparava la pappa con intrugli di acqua, erbe e terra, la scolaretta a cui, fungendo da maestra, ripeteva le nozioni imparate a scuola, ma soprattutto era la sorellina che lei, figlia unica, avrebbe tanto desiderato avere. Era stata la muta confidente di tutti i crucci e di tutti i sogni della sua infanzia, e per tutta l’infanzia l’aveva accompagnata, consumandosi e sciupandosi sempre più.
E un giorno scomparve, insieme alla scatola che conteneva i suoi pochi balocchi.
Suo padre aveva deciso che era ormai troppo grande per giocare e aveva gettato tutto nella scarpata che in paese fungeva da discarica.
Ma lei … lei aveva soltanto undici anni!
Già malandata, l’aveva trovata nel pacco dei vestiti smessi che di tanto in tanto arrivavano da parte di una zia benestante, a rimpinguare lo scarso guardaroba della famiglia. E quella bambola sciupata, ripudiata dalla sua cuginetta che certamente aveva di meglio con cui giocare, era apparsa ai suoi occhi come un tesoro prezioso.
Sua madre, dopo averla ripulita, le aveva sostituito lo sbrindellato abito di seta rosa, confezionandole un grazioso abitino di cotone a fiori con gli avanzi di un vecchio vestito, e aveva nascosto in una cuffietta celeste i pochi ciuffi di stoppa biondastra residuati dell’originaria capigliatura a boccoli. Poco o nulla invece aveva potuto fare per sistemare il naso irrimediabilmente schiacciato, su un visetto su cui spiccavano immobili occhioni blu dalle lunghe ciglia disegnate. Ma che importava? A lei, che l’aveva amata fin dal primo sguardo, appariva bellissima.
Non ricordava di averle mai dato un nome, che un nome sarebbe forse servito a distinguerla fra altre bambole, ma lei non aveva altre bambole con cui confonderla.
Sua amatissima compagna di giochi, era secondo i casi la figlioletta per la quale preparava la pappa con intrugli di acqua, erbe e terra, la scolaretta a cui, fungendo da maestra, ripeteva le nozioni imparate a scuola, ma soprattutto era la sorellina che lei, figlia unica, avrebbe tanto desiderato avere. Era stata la muta confidente di tutti i crucci e di tutti i sogni della sua infanzia, e per tutta l’infanzia l’aveva accompagnata, consumandosi e sciupandosi sempre più.
E un giorno scomparve, insieme alla scatola che conteneva i suoi pochi balocchi.
Suo padre aveva deciso che era ormai troppo grande per giocare e aveva gettato tutto nella scarpata che in paese fungeva da discarica.
Ma lei … lei aveva soltanto undici anni!
© Carla Castellani (Krilù)
° ° ✿° 。✿ ✿ჱܓ
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E' stato l'ultimo post della carissima dolce Nives del blog Teddy Bears House a farmi ritornare in mente questo racconto, che avevo scritto alcuni anni fa e che era già stato pubblicato da Carla Colombo nella vetrina a me dedicata sul suo blog La vostra arte .
In questo post Ni propone un tuffo nel passato, presentando alcune bellissime bambole "vintage" prodotte dalla "Furga" negli anni '60, così diverse dalla miserrima bambola del mio racconto.
Se già non lo conoscete, vi invito a fare un giro nel suo blog, vi perderete in un magico mondo di dolcezza.
In questo post Ni propone un tuffo nel passato, presentando alcune bellissime bambole "vintage" prodotte dalla "Furga" negli anni '60, così diverse dalla miserrima bambola del mio racconto.
Se già non lo conoscete, vi invito a fare un giro nel suo blog, vi perderete in un magico mondo di dolcezza.
Veramente un racconto molto bello, potresti ripubblicare tutte le tue opere, per coloro che non le hanno mai lette prima.
RispondiEliminaCiao sogni d'oro
enrico
ciao
RispondiEliminama che brava che sei. Racconto fantastico, emozionante, ti prende il cuore. Buon fine settimana.
degno dei migliori novellatori...complimenti.
RispondiEliminaCaio dolcissima amica,
RispondiEliminaScherzi...assolutamente per me è un grande onore essere citata nel tuo bellissimo ed emozionante blog...emozionante come questo racconto!
Sei una dolce amica!
Un bacio GRANDISSIMO ed ancora GRAZIE, grazie di cuore...
Buon w.e. Kissssssss. NI
Kirlu.ti lascio un saluto veloce veloce. ciaooooooooa presto
RispondiEliminaDolcissimo racconto, Carla! Suppongo che la bimba con la bambola sia tu, vero?
RispondiEliminaUn racconto emozionante, grazie per averlo riproposto....così ho potuto prenderne conoscenza
RispondiEliminaUn abbraccio
Cara Krilù che racconto bellissimo grazie di vero cuore che lo hai condiviso. Se pizzico di tempo sicuramente passerò una volta per leggere i suoi racconti.
RispondiEliminaCiao e buon fine settimana amica.
Tomaso
Ma che bello, dolce ed emozionante racconto.
RispondiEliminaComplimenti sinceri, Krilù!
Un bel racconto, Krilù! Malinconico...ho sempre amato molto le bambole, e ho sempre pensato avessero un cuore anche loro. Ti scriverò, ho una cosa da farti leggere. Bacioni!
RispondiEliminaCarissima Krilù quanto mi è piaciuto leggere questo tuo racconto. Mi sono ricordata di quando anch'io ero piccola e giocavo con le bambole. Andrò subito a curiosare nel blog che indichi. Serena domenica!!
RispondiEliminaGran bel racconto su una trama che, purtroppo, potrebbe essere d'attualita'! E anche con le bambole si fa una parte di storia del costume.
RispondiEliminaCara Krilù,tu sei veramente brava ed è molto bello il tuo racconto, ti devo confessare che in quella bambola ho rivisto la mia infanzia, fatta di pochissime cose. Erano altri tempi....Ciao buona domenica!!!
RispondiEliminaUn racconto meraviglioso cara Krilù con una sapore dolce amaro, che ci fa ricodare con nostalgia la nostra infanzia.
RispondiEliminaCara amica ti auguro una domenica fantastica!! Noi saremo al mare!!
“Ogni giorno che nasce è un foglio bianco su cui scrivere i minuti e le ore, un foglio bianco da dipingere coi colori dell’anima e del cuore.
Io oggi il mio lo colorerò dell’azzurro più gentile, quello dell’aria serena e calma, e poi lo spruzzerò dei colori dei fiori a primavera…
Gli darò luce con il giallo del sole e segnerò una strada fatta di arcobaleno…
Disegnerò ali d’uccelli e di farfalle in un libero volo e lo popolerò di corse per i prati…
E poi…vi soffierò su il respiro di un sorriso per donargli la vita”
- ©Riflessi d’acqua -
Copyright©2011
Ottimo racconto.
RispondiEliminaSerena domenica a presto.
Ti va di partecipare alla simpatica catena "Versatile blogger"? Vieni a trovarmi e saprai di cosa si tratta!!
RispondiEliminaciao Krilù
RispondiEliminabel post!
mi piace il testo di Carla Castellani
Complimenti per il racconto!
RispondiEliminaBene, vado subito a vedere il blog che citi. Ciao!
Sono andata a vedere nel post le bambole "Furga" che mi hanno fatto fare un salto nel passato...non ricordo se proprio quelle, ma anch'io da piccola le avevo. Sono stata una bambina che ha giocato moltissimo con le bambole e nel tuo racconto ho ritrovato con emozione gli stessi giochi che facevo con loro. Il finale è duro, una forzata crescita quando si ha ancora voglia di indugiare nell'infanzia... E' un racconto bellissimo, complimenti Krilù!
RispondiEliminaciao..che bel racconto...
RispondiEliminacomplimenti...ciao..luigina
Il racconto è davvero molto bello ed è ... quasi annedoto biografico di mia figlia !! Lei aveva trovato bambolotto tutto rotto buttato in un angolo durante una visita pediatrica. "Lui ha bisogno di me !" aveva esclamato mollando una costosa bambola bionda testè regalata. Nessun nome, ma semplicemente Bimbo Uno, e così è rimasto. Però non lo abbiamo mai buttato, perchè io non riesco, ed è un mio limite, a buttare via mai niente. Per me è perdere pezzi di vita. Ciao Andrea
RispondiEliminaChe storia bellissima, dolce e triste, mi evoca certe atmosfere alla Andersen!
RispondiEliminaComplimenti per le tue doti di narratrice, spero di poter leggere altri tuoi racconti, a presto!
Carmen
Buongiorno Krilù, oggi si prospetta un'altra giornata bollente per cui ho approfittato per una visita mattutina....sai i colpi di calore sono in agguato
RispondiEliminaKiss
Ciao carissima:il racconto è bellissimo e già lo avevo letto da Carla; voglio aggiungere che questo racconto merita di essere l'inizio di un romanzo, perchè in chi legge fa incubare troppi pensieri che alla fine rimangono come mozzati...insomma secondo me è una storia che ti richiede "urlando" di essere continuata!!!...magari se e quando ne avrai voglia
RispondiEliminabuona settimana!!!
Bellissimo racconto Krilù!
RispondiEliminaBeh io non ero ancora nato!...come blogger intendo! Se non l'avessi ripubblicato...me lo sarei perso. Ciao Krilù. Buona giornata.
RispondiEliminaCiao Krilù, grazie della visita e nel contraccambiare scopro questo bel blog. Il tuo racconto mi ha emozionato....a presto :=)
RispondiEliminacommovente!
RispondiEliminaciao
Struggente quel tuo racconto, Krilù. Conosco Nives ma manco da un po' me devo andare a vedere il post che citi.
RispondiEliminaGrazie a tutte/tutti, confesso che mi avete fatto arrossire con così tanti complimenti! Scusatemi se ancora una volta sono in grosso ritardo a rispondere ai vostri graditi commenti, ma un po' per il caldo che ad ogni estate mi mette KO, un po' per la mia non ancora buona forma fisica, mi sento in versione bradipo e vado a rilento in tutte le mie manifestazioni.
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